(Napoli, 1634 - 1705)La chiamata di Pietro e AndreaOlio su tela, cm 65X67Anche in questo caso si preferisce formulare l'attribuzione con la dovuta prudenza a causa della forte ossidazione delle vernici, fermo restando che oltre a presentare una bella qualità, la tela trova un evidente riferimento con la grande Chiamata dei Santi Pietro e Andrea datata al 1690 (cfr. R. Lattuada Luca Giordano classicamente barocco, in Wannenes art magazine, ottobre 2015, anno 5, n. 2, pp. 13 - 17) Queste indicazioni pongono l'opera intorno a questa data e di conseguenza al periodo che precede il soggiorno spagnolo dell'artista, quando nel 1692 fu invitato dal re Carlo II ad assumere l'incarico di pittore di corte in virtù del suo straordinario talento artistico. Di questo dipinto si conoscono altri due modelletti, quello custodito presso il Frick Art Museum di Pittsburgh Pennsylvania, già della Galleria J. Seligmann and Co. Inc. di New York e quello segnalato da Federico Zeri a Roma già presso l'antiquario Sestieri (olio su tela, cm 52X76) e dallo studioso indicato interrogativamente come copia della tela americana (Foto N. 110931, verso: nota autografa di F. Zeri a matita: 'copy/ cfr. Frick, Pittsburgh). Risulta allora attendibile che la redazione qui presentata sia da considerarsi un modelletto di studio o una redazione di misure contenute in virtù di una qualità che traspare dalla sporcizia e che trova compatibilità con gli esiti maturi dell'artista.Bibliografia di riferimento:O. Ferrari, G. Scavizzi, Luca Giordano. L'opera completa, Napoli 1992, scheda A370, fig. 479
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(Venezia 1712 - 1798)Ritratto di bambina con ciliegieOlio su tela, cm 47X36,5L'autore di questo dipinto si può identificare in Giuseppe Angeli, il più dotato fra gli allievi di Giovanni Battista Piazzetta, tanto che nel 1645 è documentato quale direttore della sua attivissima bottega. Dal maestro, l'Angeli trae quella luminosità cromatica tralasciando le componenti patetiche, esibendo una stesura soffice e una pastosità del colore intonata su accordi delicati, rosa argentei, azzurri profondi e grigi morbidi, con un linguaggio sensuale e suggestivo. Visibili sono gli aggiornamenti desunti dall'arte di Rosalba Carriera e Jacopo Amigoni che connoteranno la produzione matura dell'artista, che, con il 1757, assumerà l'incarico di maestro di nudo all'Accademia. Sono gli anni a cui si riferisce l'esecuzione di questa bellissima tela e la giovinetta rappresentata è un modello più volte ritratto dal nostro pittore sin dalle prime prove; riconoscibile, ad esempio, nella pala con il Beato Gerolamo Miani e alcuni orfanelli in preghiera attorno al crocifisso della chiesa veneziana di Santa Maria dei derelitti e dell'ospedaletto e nel dipinto con Fanciulle che fanno il solletico a un ragazzo addormentato, pubblicata da Egidio Martini nel 1981. Bibliografia di riferimento:E. Martini, La Pittura del Settecento veneto, Udine, 1981, fig. 308T. Pignatti, Giuseppe Angeli, catalogo della mostra Giambattista Piazzetta e il suo tempo, la sua scuola, Venezia, 1983, aad vocemR. Pallucchini in La Pittura nel Veneto. Il Settecento, Milano 1996, II, pp. 161 ; 162, fig. 227
(Lodi, 1500 - 1561) Madonna con BambinoTempera su tela, cm 80X68Provenienza:New York, Sotheby's, 27 gennaio 2006, lotto 287 (come Callisto Piazza)Nato a Lodi, Callisto ha ricevuto la sua prima formazione artistica sotto il padre Martino. Intorno al 1524 è registrato attivo a Brescia verosimilemente nella bottega di Gerolamo Romanino ma sappiamo che produsse numerose opere, tra cui diverse per le chiese della Valcamonica. Nel 1529 tornò a Lodi e rimase radicato in quella città per il resto della sua vita gestendo una bottega fiorente e produttiva. A Brescia sappiamo che l'artista visse nella canonica di San Lorenzo, locatario del preposito Alessandro Averoldi, che gli ordinò 'uno quadreto de uno brazo depento de la Madona cum il suo Fiul in brazo' (M. Marubbi, in I Piazza da Lodi. Una tradizione di pittori nel Cinquecento, a cura di G.C. Sciolla, Milano 1989, pp. 394-395). Le parole dell'Averoldi descrivono nel dettaglio una tipologia illustrativa che induce immediatamente a pensare al dipinto in esame ma che supponiamo appartenere tuttavia a un momento maturo. Si evidenzia comunque in questo caso il talento disegnativo del pittore e l'opera consente altresì di cogliere la rivalutazione in senso precaravaggesco operata da Roberto Longhi nel 1929 (R. Longhi, Quesiti caravaggeschi. I precedenti, Firenze 1929, in Opere complete, IV, Firenze 1968, p. 105), recuperando in una sintesi tutta lombarda il substrato giorgionesco e leonardesco di un artista che in parte resiste ai sintomi manieristici della sua epoca. Bibliografia di riferimento: I Piazza da Lodi. Una tradizione di pittori nel Cinquecento, a cura di G.C. Sciolla, Milano 1989, ad vocem
(Firenze, 1642 - 1710)Natura morta di fiori recisi in vaso doratoOlio su tela, cm 86,5X71I caratteri compositivi di questo elegante vaso fiorito esprimono gli esiti del pittore fiorentino Andrea Scacciati, che insieme a Bartolomeo Bimbi fu uno dei principali naturamortisti toscani tra la fine del XVII ed il primo decennio del XVIII secolo. Stagliati su un fondo scuro, il prezioso vaso sbalzato e gli steli emergono verso il primo piano con inaspettata forza pittorica e un'ostentazione tipicamente barocca. Osservando i fiori si riconoscono le diverse fenologie, descritte con attenta sensibilità botanica grazie a una stesura ricca di impasti e tonalità. Queste caratteristiche denotano altresì la buona conservazione che si mostra in tutta la sua valenza decorativa. Secondo i caratteri di stile la tela si dovrebbero collocare all'ottavo-nono decennio, in analogia con il 'Vaso in metallo dorato con fiori' firmato e datato 1682 pubblicato da Sandro Bellesi (cfr. Bellesi, p. 113, n. 22) e con altre tele presentate dallo studioso (Cfr. Bellesi, pp. 92-96, nn. 2-6 e p. 101, n. 11), che riconducibili tra i primi anni Settanta e i primi anni Ottanta offrono adeguati confronti cronologici. Così, la struttura sfrangiata e vibrante dei fiori che si stagliano sul fondale scuro e si rischiara verso il margine destro in basso, è un artificio scenico che evoca la profondità prospettica offrendo un effetto a tutto tondo peculiare alla sua produzione matura.Bibliografia di riferimento:R. Spinelli, in La natura morta a palazzo e in villa. Le Collezioni dei Medici e dei Lorena, catalogo della mostra a cura di M. Chiarini, Firenze 1998, pp. 160 -161, nn. 79-80M. Mosco e M. Rizzotto, Andrea Scacciati, in La Natura morta in Italia, a cura di F. Porzio, Milano 1989, II, p. 589, fig. 697M. L. Terlizzi, I fiori dei Medici, Milano 2005, ad vocemS. Bellesi, Andrea Scacciati. Pittore di fiori, frutta e animali a Firenze in età tardobarocca, Firenze 2012, ad vocem
(Venezia, 1699 - 1763)PastorellaOlio su tela, cm 94X76Le fonti storiche concordano nel confermare che Giuseppe Nogari fu allievo di Antonio Balestra, sottolineando che nel periodo che passò alla sua scuola, non diede mai contrassegni di quella egregia maniera, tenera, pastosa, vaga e naturale, che da sé si formò di poi (Orlandi- Guarienti, 1753, p. 235). Formazione che si presume sia proseguita sino al 1718 e in seguito raffinata con il Piazzetta, mentre la registrazione alla Fraglia dei Pittori veneziani avvenuta nel 1726 segna l'inizio della sua autonomia professionale. La tela in esame esprime al meglio la maniera dell'artista, la cui fama presso i contemporanei si deve al peculiare talento nel creare teste di carattere sugli esempi di Piazzetta e di Giovanni Battista Tiepolo, ma anche eleganti ritratti di genere. Ad assecondare questa attitudine fu, secondo Guarienti, il marchese milanese Ottavio Casnedi. Costui 'intendentissimo dell'arte, ed avendo osservato nel Nogari un certo spirito e grazia nel far le mezze figure, gli diede commissione di farne parecchie, intorno a cadauna delle quali avendogli detto il suo giudizio, e datogli utili avvertimenti, di questi tanto egli si approfittò, che in poco tempo colla sua nuova singolare maniera ad un distinto grado di reputazione salì' (Orlandi- Guarienti, 1753).Bibliografia di riferimento:P. A. Orlandi ; P. Guarienti, Abecedario pittorico accresciuto da Pietro Guarienti, Venezia 1753, p. 235.R. Pallucchini, La pittura nel Veneto. Il Settecento, I, Milano 1995, pp. 570-578Teste di fantasia del Settecento veneziano, catalogo della mostra a cura di R. Mangili e G. Pavanello, Venezia 2006, ad vocem
(Firenze, 1535 - 1591)Compianto su Cristo morto Olio su tela, cm 116X95Lo stile e la composizione del dipinto suggeriscono l'attribuzione al pittore fiorentino Giovanni Battista Naldini e in modo particolare grazie al confronto con le tele di medesimo tema custodite nelle chiese di Santa Maria Novella e di Santa Croce a Firenze. Il carattere di queste opere bene risponde al sentimento devozionale post-tridentino incoraggiato da Cosimo I e che segnerà la produzione artistica tardo cinquecentesca toscana. Il paragone con le opere citate fa supporre una datazione alla seconda metà del secolo, verosimilmente dopo il soggiorno romano dell'artista avvenuto intorno al 1575. Nella Città Eterna, Naldini lavorò a San Giovanni Decollato e a San Giovanni dei Fiorentini, oltre ad affrescare la cappella Altoviti a Trinità dei Monti. A questo momento storico, per analogia cromatica e regia scenica, possiamo, con la dovuta prudenza, datare la tela in esame. Anche se una maggiore corrispondenza si coglie osservando la Deposizione dalla croce eseguita dal pittore fra il 1575 e il 1584, per la Cappella di Lodovico da Verrazzano in Santa Croce, elogiata dal Borghini 'per le molte copiose di figure e vaghissima di colorito', secondo una riscontrabile scelta narrativa.Bibliografia di riferimento:R. Borghini, Il Riposo (1584), I, Milano 1967, pp. 101, 112, 114, 190, 197, 205, 588, 613-619A. Giovannetti, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, Milano 1987, II, pp. 779
(Milano, notizie dal 1662 al 1675)Natura morta con frutta, funghi e carciofoOlio su tavola, cm 24X38,5La critica ha solo recentemente identificato la realtà anagrafica del cosiddetto 'Pittore di Carlo Torre', noto sotto il nome di Pseudo Fardella (cfr. L. Salerno, La natura morta italiana, Roma 1984, pp. 280-281). La scoperta da parte di Alberto Crispo di un monogramma (A. M. R) su una tela ha permesso di identificare l'artista in Angelo Maria Rossi, documentato in Lombardia attorno alla metà del XVII secolo (cfr. G. Cirillo, Angelo Maria Rossi alias Pittore di Carlo Torre, in Parma per l'arte, 2003, pp. 77-80). Al Rossi vanno dunque attribuite queste eleganti nature morte in cui l'ambientazione crepuscolare, la luminosità che si accende accentuando le cromie dalle profonde tonalità, evocano il fare pittorico dell'artista. Lo stile trova altresì affinità con la tele note e pubblicate da Giuseppe Cirillo nel catalogo della mostra dedicata alla Natura morta nell'Italia settentrionale (pp. 156-157, n. 47), in cui si riscontrano simili morbide stesure.Bibliografia di riferimento:G. Cirillo, G. Godi, Le Nature morte del pittore di Carlo Torre (Pseudo Fardella) nella Lombardia del secondo Seicento, Parma, 1996, ad vocemG. Cirillo, in La Natura morta nell'Italia settentrionale dal XVI al XVII secolo, catalogo della mostra a cura di G. Godi, Milano 2000, pp. 156-161
(Venezia, 1701 - 1785)Ritratto di uomo con caneOlio su tela, cm 51X36BibliografiaE. Martini, La pittura del Settecento veneto, Udine 1981, p. 545, fig. 798A. Daninos, Pietro Longhi, 24 dipinti da collezioni private, catalogo della mostra, Milano, 1993, n. 13Pietro Longhi fu registrato nel libro dei battesimi della parrocchia di Santa Margherita con il cognome del padre, Piero Falca, di professione argentiere (Moretti, p. 249). Il nome Longhi, di cui si ignora l'origine, è attestato solo a partire dai documenti riguardanti le sue vicende artistiche. Le fonti indicano un primo apprendistato con Antonio Balestra, e fu lo stesso maestro a raccomandarlo a Giuseppe Maria Crespi a Bologna. Tuttavia, poco sappiamo di questo periodo ed è altresì difficile quantificare il tempo di permanenza bolognese, che fu indubbiamente importante per la sua formazione. Volendo dare un giudizio spassionato sulla produzione dell'artista, diremo che il suo merito principale consiste nell'aver introdotto a Venezia il quadro di genere applicando gli insegnamenti del suo maestro Giuseppe Crespi alla società veneziana del Settecento, che egli, senza pretendere agli intendimenti morali di Hogarth e senza possedere la grazia delicata, né il sentimentalismo, né l'acutezza psicologica dei pittori francesi contemporanei, riprodusse fedelmente con amabile realismo e con inimitabile colore locale in mille gustose scenette colte dal vero. In sede di cultura però, andranno certamente ricercate ancora, e pesate meglio, le sue ascendenze non soltanto nel bolognese Crespi, ma soprattutto nella pittura borghese e popolare bresciana e bergamasca, che sulla fine del Sei e sul principio del Settecento, era, col Ghislandi e col Ceruti, la pittura più seria e più sincera di tutta la repubblica veneta. Ma il Longhi prende un passo europeo e si misura con la scala del Watteau e dello Chardin (R. Longhi 1946). Tali descrizioni critiche esplicano al meglio il tenore culturale della tela in esame, che trova nella sua immediata semplicità illustrativa, quasi da scatto fotografico, il senso e l'importanza del pittore come fu riconosciuto da Roberto Longhi. Bibliografia di riferimento:A. Ravà, Pietro Longhi, Firenze 1923R. Longhi, Viatico per cinque secoli di pittura veneziana, Firenze 1946; Milano 2017, p. 57T. Pignatti, Pietro Longhi, Venezia 1968, ad vocem
Testa di carattereOlio su tela, cm 47X37Stilisticamente affine ai modi di Giuseppe Nogari, la tela in esame esprime la peculiarità della ritrattistica di carattere in area veneta, sull'esempio di Piazzetta, di Giovanni Battista Tiepolo e in modo particolare l'influenza dei modelli olandesi, soprattutto Rembrandtiani, che caratterizzarono anche alcune opere del Maggiotto. Ad assecondare questa attitudine fu, secondo Guarienti, il marchese milanese Ottavio Casnedi. Costui 'intendentissimo dell'arte, ed avendo osservato nel Nogari un certo spirito e grazia nel far le mezze figure, gli diede commissione di farne parecchie, intorno a cadauna delle quali avendogli detto il suo giudizio, e datogli utili avvertimenti, di questi tanto egli si approfittò, che in poco tempo colla sua nuova singolare maniera ad un distinto grado di reputazione salì' (Orlandi; Guarienti, 1753).Bibliografia di riferimento:P.A. Orlandi ; P. Guarienti, 'Abecedario pittorico accresciuto da Pietro Guarienti', Venezia 1753, p. 235R. Pallucchini, La pittura nel Veneto. Il Settecento, I, Milano 1995, pp. 570-578Teste di fantasia del Settecento veneziano, catalogo della mostra a cura di R. Mangili e G. Pavanello, Venezia 2006, p. 118
(Mantova? ; notizie a Venezia dal 1636 al 1644 e dal 1660 al 1663)Vaso dorato con fiori recisiOlio su tela incollata su tavola, cm 60X47Attivo a Venezia dove è documentata la sua iscrizione alla Fraglia dei pittori tra 1636 e 1639 quale fiorante e creatore di nature morte, le notizie biografiche sul Mantovano sono tuttora carenti (cfr. R. Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, Milano, 1981, I, p. 329), ma le opere note permettono interessanti confronti con la tela in esame. Un utile parametro è il Vaso con fiori bianchi e rossi dell'Accademia dei Concordi a Rovigo, dove i petali di grandi proporzioni e colori vivacemente alternati abbinati a gamme, che variano dal bianco brillante al vermiglio, rivelano un'attenzione formale per l'arte fiamminga ed una cronologia alla fase più arcaica. Sarà il soggiorno romano ad imprimere sull'artista il mutamento in senso barocco della sua arte, grazie alla lezione di Mario Nuzzi, che lo influenzerà all'uso di eleganti vasi istoriati con figure e sormontati da scenografici bouquet. Tornando all'opera in esame, si presume che la sua datazione sia da collocare alla produzione matura, per l'uso del vaso istoriato al posto di quello a grottesche sintomo di un mutamento di gusto oramai in atto e quindi attorno alla metà del secolo. L'opera è corredata da una perizia scritta di Mario Bonzi che riferisce il dipinto a Mario Nuzzi detto Mario dei Fiori.Bibliografia di riferimento:E. A. Safarik, F. Bottari, in La natura morta in Italia, a cura di F. Porzio e F. Zeri, Milano 1989, vol. I, pp. 326-328G. Bocchi. U. Bocchi, Francesco Mantovano, in Naturaliter. Nuovi contributi alla natura morta in Italia settentrionale e Toscana fra XVII e XVIII secolo, Calenzano (Firenze) 1998, pp. 392-410G. Bocchi, U. Bocchi, Francesco Mantovano o Mantovani, in Pittori di natura morta a Roma. Artisti italiani 1630-1750, Viadana (Mantova) 2005, pp. 203-243
(Bologna, notizie dal 1663 al 1610)Cristo nell'ortoTempera su tavola a fondo oro, cm 29,5X27Si deve a Mina Gregori l'assegnazione a un artista di scuola bolognese di questa tavola, che secondo la studiosa presenta strettissime affinità con la produzione di Cristoforo di Jacopo. Non conosciamo la città di nascita dell'artista, variamente indicata sin dal Vasari in Bologna, Ferrara e Modena, mentre le analogie con Simone dei Crocefissi (documentato a Bologna tra il 1355 e il 1399) suggeriscono la sua formazione bolognese, analogie che durante la maturità si diluiscono mostrando nette suggestioni fiorentine e di Vitale da Bologna. Secondo Roberto Longhi il pittore iniziò verosimilmente la sua carriera a Mezzaratta realizzando tra il 1350 e il 1360 alcune delle Storie di San Giuseppe, mostrando uno stile prossimo a quello di Simone dei Crocifissi. Tra il 1360 e il 1375 lo sappiamo invece dedito a dipingere le Storie di Santa Maria Egiziaca in San Giacomo Maggiore a Bologna, da considerarsi una delle migliori creazioni del pittore insieme alle tavole con le storie di Cristo del Museo Civico di Pesaro. È appunto in quest'ultime opere in cui i brani di paesaggio e in modo particolare gli alberi vedono alcune differenze con quelli presenti nella tavola in esame, differenze che giustamente hanno suggerito una dovuta prudenza attributiva, che trova invece mediazione osservando i brani di figura, nitidi e quasi neogiotteschi. L'opera è corredata da una perizia di Mina Gregori.Bibliografia di riferimento:R. Longhi, La mostra del Trecento bolognese, Paragone 1, 1950, 5, pp. 5-44 F. Arcangeli, Pittura bolognese del '300 in San Giacomo Maggiore, in Il tempio di San Giacomo Maggiore in Bologna, Bologna 1967, pp. 101-11
(Napoli 1680 - 1731) Natura morta con frutta e fioriSiglato NC sul vasoOlio su tela, cm 68X100Casissa fu un raffinato emulo di Gaspare Lopez, Francesco Lavagna e del suo maestro Andrea Belvedere. Il De Dominici ne ricorda la longevità e la fama dettata dalle sue suntuose nature morte. Il suo stile ridondante e di gusto rocaille si esprime al meglio soprattutto nella realizzazione di eleganti vasi fioriti, concepiti tramite una stesura libera e sciolta, che in parte tralascia la veridicità botanica prediligendo gli aspetti estetici e pittorici, ricchi di gradazione cromatiche intrise di una luminosità atta a valorizzare al meglio i valori tonali. Nel nostro caso, vediamo come l'artista sembra dialogare sapientemente con gli esempi migliori della natura in posa seicentesca di Luca Forte, dei Ruoppolo, di Giuseppe Recco e Brueghel interpretandone il valore neobarocco che contraddistingue la precocità dell'artista, qui quanto mai negli esiti singolare. A confronto possiamo analizzare la tela di collezione Gargiulo pubblicata da Roberto Middione, in cui possiamo osservare la medesima individuazione oggettuale quasi alla Ruoppolo Senior in cui il nostro già esprime il suo decorativismo atmosferico in analogia con la sensibilità del Belvedere e la fantasia di stesura giordanesca. L'opera è corredata da una scheda critica di Giancarlo Sestieri.Bibliografia di riferimento:N. Spinosa, Pittura Napoletana del Settecento. Dal Barocco al Rococò, Napoli 1986, p. 69R. Middione, in Barocco da Caravaggio a Vanvitelli, catalogo della mostra a cura di Nicola Spinosa, Napoli 2009, p. 432
(Frattamaggiore o Orta di Atella, 1585 circa - Napoli, 1656 circa)Giuditta con la testa di OloferneOlio su tela, cm 108X94La tecnica pittorica e i suoi effetti chiaroscurali appaiono ancor memori dell'intenso naturalismo partenopeo d'inizio secolo, mentre la delicatezza espressiva evoca gli esempi di Guido Reni, autore che con la sua influenza addolcì in senso classico lo stile del pittore. Il guardare e il misurarsi con la scuola bolognese e romana da parte dell'artista si avverte sin dagli anni precoci del suo percorso, per consolidarsi quando giunsero a Napoli Artemisia Gentileschi, il Domenichino e il Lanfranco, mentre più complessa è la relazione con Guido Reni, che con la città ebbe rapporti difficili anche se prolungati, tuttavia capaci di esercitare una profonda influenza, basti ricordare le creazioni del bolognese custodite ai Girolamini. Queste opere modificarono l'iter artistico di Stanzione e ne determinarono la fortuna collezionistica, critica e sociale, come attestano i titoli di Cavaliere dello Speron d'oro e dell'Ordine di Cristo ricevuti nel 1621 e nel 1627 da Gregorio XV e Urbano VIII, che gli consentirono di firmarsi MS EQUES o EQ MAX. Non sorprende allora che Stanzione fu da sempre considerato il dominatore incontrastato della scena artistica napoletana, l'inventore di una pittura sacra dalle dimensioni domestiche e rassicuranti, di un linguaggio in contrasto con la esasperata drammaticità del riberismo e la tela qui presentata ne è un esempio.Bibliografia di riferimento:R. Lattuada, Osservazioni su due inediti di Massimo Stanzione, in Prospettiva, 1989-1990, nn. 57-60, pp. 233-234S. Schutze, T. C. Willette, Massimo Stanzione. L'opera completa, Napoli 1992, p. 190, n. A2, fig. 95
(Firenze, 1622 - Roma, 1717)Ritratto di gentiluomoOlio su tela, cm 104X78Allievo a Firenze di Giovanni Bilivert e Sigismondo Coccapani, ricordati dal Baldinucci (1681), lo sappiamo paggio alla corte dei Medici e giovanissimo condotto a Roma dal duca Jacopo Salviati. La benevolenza del nobile gli consentì di ottenere le prime commissioni e di farsi notare quale ritrattista, infatti nel 1655 fu scelto da Papa Alessandro VII Chigi e nel 1657 lo sappiamo membro dell'Accademia di San Luca, di cui fu principe nel 1671 e nel 1680. Divenuto accademico il pittore iniziò a ottenere commissioni pubbliche, si ricordano in questa sede la Morte della Vergine per Santa Maria della Pace, e un dipinto, mai realizzato, per San Carlo ai Catinari, la Visitazione nel transetto meridionale di Santa Maria del Popolo eseguito nel 1659 e al medesimo periodo risalgono le due versioni della Predica di San Francesco di Sales, una già nella collezione Chigi e l'altra in quella della Banca popolare di Modena. Bibliografia di riferimento:R. Sansone, Giovanni Maria Morandi e i Rospigliosi, in Paesaggio e figura. Nuove ricerche sulla collezione Rospigliosi, a cura di A. Negro, Roma 2000, pp. 17 ; 25F. Petrucci, Pittura di Ritratto a Roma. Il '600, Roma 2008, pp. 676 ; 693
(Roma, 1589 - Venezia, 1623)Cristo tentato da SatanaOlio su tavola, cm 42X32Bibliografia:E. Safarik, Fetti, Milano 1990, pp. 65 ; 67; p. 65, altri esemplari n. 17aDel dipinto conosciamo la versione già di collezione M.S. Horton (Regno Unito, olio su tavola, cm 85.5X70.5) successivamente esitata presso Christie's di Londra, 8 luglio 1988, lotto 110. Il confronto tra le due versioni non presenta differenze sostanziali, ma la forte ossidazione della tavola qui presentata non consente una analisi stilistica e qualitativa adeguata. Safarik pubblica inoltre la redazione in esame presentandola con l'ambigua dicitura 'altri esemplari' e senza esprimersi chiaramente sull'autografia. L'opera in esame rientra nel difficile problema della bottega fettiana e della sua complessità, che obbliga a meditare sulle capacità imprenditoriali del pittore, definendo il suo atelier un vero e proprio epicentro produttivo, dove i dipinti erano riletti in diverse varianti ma solo dopo aver ricevuto l'imprimatur del maestro e il suo intervento, erano disponibili alla vendita.Bibliografia di riferimento:E. Safarik, Domenico Fetti, Milano 1990, ad vocem R. Morselli, La famiglia e gli allievi, in Domenico Fetti 1588/89 ; 1623', catalogo della mostra a cura di E. Safarik, Milano 1996, pp. 268, con bibliografia precedente
(Helsingør, 1624 - Roma, 1687)Ritratto di giovane al pozzoOlio su tela, cm 99X74Si deve a Roberto Longhi la corretta lettura critica del pittore di origini danesi Monsù Bernardo, lo studioso ne distinse la produzione rispetto a quella di Antonio Amorosi e ne colse le affinità con Domenico Fetti (cfr. R. Longhi, Monsù Bernardo, in La critica d'arte, 1938, pp. 121-130). Mentre fu Federico Zeri a evidenziare alcune affinità con Bernardo Strozzi, grazie al ritrovamento nella Galleria Pallavicini di Roma di una copia della nota Cena in Emmaus che il Cappuccino replicò più volte. È indubbio che il Keil fu uno dei più originali pittori del suo tempo, tanto che Filippo Baldinucci gli dedicò una biografia nelle sue Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua, considerandolo un artefice lodatissimo, i cui quadri erano richiesti in tutta Europa (Firenze 1728, VI, pp. 510-516). Artista itinerante e dal plurilinguismo stilistico, Keil si formò inizialmente con il padre Gaspard e il danese Morten van Steenwinkel, per poi unirsi alla celeberrima bottega di Rembrandt ad Amsterdam dal 1642 al 1644. Partito per l'irrinunciabile viaggio in Italia, sostò nelle città tedesche di Francoforte, Colonia, Magonza e Augusta, dove portò a termine alcune commissioni, per giungere finalmente a Venezia nel 1651. In questo periodo lo sappiamo intento a eseguire ritratti, affreschi e tele di carattere sacro nei territori della Serenissima, in particolare a Bergamo, per poi approdare a Roma nel 1656. Nella Città Eterna l'artista conobbe il caravaggismo e la Scuola dei Bamboccianti, senza tralasciare i modelli delle eleganti nature morte ivi prodotte. Questa cultura eterogenea si coglie assai bene nel dipinto qui presentato, tipico della sua migliore produzione e partecipe di quelle dedicate all'allegoria dei Cinque sensi da lui compiute cogliendo il pretesto di un soggetto alto offrendoci singolari ritratti di vita quotidiana. Nel nostro caso la scena allude al tatto e all'elemento dell'acqua, evocati da un giovane intento a raccogliere acqua da un pozzo e caratterizzata da una stesura morbida e fluida, ma capace di descriverne con schiettezza la figura senza tuttavia trascendere nel crudo realismo. Sono poi da osservare gli eleganti brani di natura morta e la straordinaria resa delle vesti, in modo particolare il nastro rosa della manica, che denotano una qualità tra le migliori della produzione di Keilhau, che in questo caso si rivela altresì quale straordinario ritrattista. Infine, si deve indicare che di questa composizione non esistono altre versioni e vista la propensione dell'artista a replicare più volte le sue opere, la tela in esame si rivela un unicum. Bibliografia di riferimento:F. Baldinucci, Notizie de' Professionisti del Disegno (1681 - 1728), Firenze, 1972, ad vocemR. Longhi, Monsù Bernardo, in La critica d'arte, 1938, pp. 121-130L. Laureati, in Da Caravaggio a Ceruti. La scena di genere e l'immagine dei pitocchi nella pittura italiana, catalogo della mostra, a cura di F. Porzio, Milano 1998, pp. 336-337M. Heimburger, Bernardo Keilhau detto Monsù Bernardo, Roma 1988, p. 217, n. 128M. Heimburger, Eberhart keilhau, København 2014
(Helsingør, 1624 - Roma, 1687)Scena di genereOlio su tela, cm 74X99Anche questa tela sia pur ossidata e sporca rivela al di sotto delle vernici una notevole qualità pittorica e la scena raffigurata non trova corrispondenze con altre opere di Bernhard Keilhau a noi note. La costruzione scenica dell'immagine risponde in armonia con la tecnica e il lessico del maestro, a esempio, l'inquadratura e la posa delle figure trova corrispondenza con i Musici esitati presso Christie's di New York nel 1999 (cfr. Heimburger 2014, p. 204, n. 108, olio su tela, cm 70X95). Nel nostro caso possiamo altresì notare la notevole forza espressiva, in modo particolare se osserviamo il volto del giovane, quanto mai tenebroso nei suoi esiti comparabili a quelli di Mattia Preti. È al cospetto di queste opere in cui si coglie la modernità del pittore e il suo aderire al migliore naturalismo romano, corrente che il Monsù farà propria con autorevolezza per poi anticipare di gran lunga quella che sarà la pittura di genere del secolo successivo e di Antonio Mercurio Amorosi (Comunanza, 1660 - Roma, 5 ottobre 1738) in particolare, ma anche del Monaldi e di altri interpreti della pittura di genere settecentesca. In poche parole, si deve asserire che l'artista riuscirà a superare i limiti della bambocciata di carattere nordico dando reale fisionomia ai protagonisti della vita popolare romana, compiendo quello che Giuliano Briganti, sulla scia di Giovanni Battista Passeri, definiva il concetto della finestra aperta al cospetto del mondo, valutando lo spessore di questo genere che in quegli anni si inseriva con pieno diritto nel generale cammino verso il realismo di sguardo e di pensiero avviato dalla cultura europea (cfr. Briganti 1983, p. 5). Infine, si deve meditare sul talento ritrattistico dell'artista, di cui non conosciamo testi figurativi specifici, ma è forte la tentazione che possa essersi cimentato anche in questo campo. Bibliografia di riferimento:F. Baldinucci, Notizie de' Professionisti del Disegno (1681 - 1728), Firenze, 1972, ad vocemR. Longhi, Monsù Bernardo, in La critica d'arte, 1938, pp. 121-130G. Briganti, L. Laureati, L. Trezzani, I Bamboccianti, Roma 1983, ad vocemL. Laureati, in Da Caravaggio a Ceruti. La scena di genere e l'immagine dei pitocchi nella pittura italiana, catalogo della mostra, a cura di F. Porzio, Milano 1998, pp. 336-337M. Heimburger, Bernardo Keilhau detto Monsù Bernardo, Roma 1988, p. 217, n. 128M. Heimburger, Eberhart keilhau, København 2014, ad vocem
(Saint-Hippolyte, 1628 - Roma, 1679)Rebecca al pozzoOlio su tela, cm 74X99Guillaume Courtois nome che sarà italianizzato in Guglielmo Cortese giunse a Roma nel 1639 con il fratello Jacques Courtois, a noi noto per le sue straordinarie battaglie. A differenza di quest'ultimo, Guglielmo si dedicherà alla pittura di storia avvicinandosi alle opere di Giovanni Lanfranco e Andrea Sacchi per poi entrare nella bottega di Pietro da Cortona, senza tralasciare lo studio degli artisti di scuola bolognese e gli esempi della maniera cinquecentesca. In virtù di un talento senza pari, il pittore intraprese una carriera autonoma agli inizi del sesto decennio beneficiando della benevolenza del Berrettini e inaugurando nel 1653 il cantiere per realizzare a fresco la navata della basilica di San Marco a Roma, la cui decorazione fu rinnovata per volontà dell'Ambasciatore Nicolò Sagredo (1653-1659). Altra notevole impresa furono gli affreschi al Collegio Romano dei Gesuiti, eseguiti tra il 1660 ed il 1663, coadiuvato dal fratello Jacques. Bibliografia di riferimento:M. Fagiolo dell'Arco, Pietro da Cortona e i cortoneschi: Gimignani, Romanelli, Baldi, il Borgognone, Ferri, Milano, Skira, 2001, pp. 135-148R. Benucci, L'inventario dei beni di Guglielmo Cortese ed altri documenti inediti riguardanti la sua famiglia e la casa in piazza di Spagna, in Rivista dell'Istituto Nazionale d'archeologia e storia dell'arte, III serie, XXIV, 2001, n. 56, pp. 319-357
Astrology.- Angelus (Johannes) Esoptron astroligikon [graece] Astrologicall Opticks. Wherein are represented the Faces of every Signe, with the Images of each Degree in the Zodiack, first edition, 2ff. advertisements, title chipped at foot and laid down, worming to foot of first 2 gatherings, affecting some catchwords, foxing and occasional browning, closely shaved at head, occasionally touching headlines, 20th century calf, spine a little faded, [Wing E737], small 8vo, for John Allen, and R. Moon, and are to be sold at their shops, at the Sun-rising, and Seven-starrs in Pauls Church-yard, in the new buildings between the two north-doors, [1655].⁂ Rare, ESTC lists 5 copies only.
Bees.- Purchas (Samuel) A Theatre of Politicall Flying-Insects. Wherein Especially the Nature, the Worth, the Work, the Wonder, and the manner of Right-ordering of the Bee, is Discovered and Described, 2 parts in 1 vol., first edition, titles within typographic borders, woodcut initials and headpieces, errata leaf c2, longitudinal half-title and blank leaf preceding title to part 2, title a little browned and stained with corners chipped, foxing and browning, ink inscriptions to title and final f., contemporary calf, rebacked, upper cover detached, wear to extremities, [Wing P4224; British Bee Books 35], small 4to, Printed by R. I. for Thomas Parkhurst, to be sold at his shop, at the Three crowns in Cheapside, over against the Great Conduit, 1657.⁂ Rare complete, by the son of the author of Purchas his Pilgrimage (see lot XXXX)Provenance: William Danig; G. Greg (ink inscriptions).
Meteors.- Willsford (Thomas) Natures Secrets. Or, the Admirable and wonderfull History Of the generation of Meteors, first edition, engraved frontispiece portrait by R. Vaughn (lower margin chipped), woodcut initials, head- and tailpieces, full-page woodcut illustration on p.150, 8pp. advertisements, occasional dampstaining, G8 with tear running into text, contemporary sheep, rebacked, lower corner repaired, [Wing W2875], 8vo, for Nath. Brook at the Angel in Cornhill, 1658.⁂ First edition of this rare book on meteors, dedicated to Lady Stafford.
Prophesies.- Ancient and True Prophesie (An) of all those Transactions that have Already Happened, first edition, the Heber copy, title with typographic decoration, foxing, a few ink marks to title and margins, later red half morocco, gilt, extremities a little rubbed, ink stamp and inscriptions to endpapers, bookplate to pastedown, [Wing A3067], small 4to, for R. Page, living in Barbican, in Three Pigeon-Court, 1659.⁂ Rare prophesy in verse that allegedly predicted the English Civil War and the execution of Charles I, ESTC lists 4 copies only. Provenance: Richard Heber (Bibliotheca Heberiana ink stamp); White Knight's sale 1819 (ink note); Loscomb's Sale (pencil note, lot 435); Henry Cunliffe (bookplate).
Augustine (Saint) The Life of S. Augustine. The First Part, [translated by Abraham Woodhead], title within double-rule border, typographic decorations, A2 and A3 with upper corner and part of fore-margin torn away, the latter with loss of 1 or 2 words of text, ink inscriptions to front endpapers, contemporary mottled calf, old spine repair, spines ends chipping, joints cracked, 8vo, by J.C. for John Crook, and are to be sold at the sign of the Ship in St. Pauls Church-yard, 1660.⁂ The first edition of this translation, scarce. Provenance: Geo. Donham ex dono Fra. Wingfield (the latter possible Francis Wingfield, b.1628, Stamford lawyer and MP, later Serjeant at Law); R. W. Wynne (ink inscriptions).
Cervantès Saavedra (Miguel de) The History of the Valorous and Witty Knight Errant Don Quixote, of the Mancha. Translated out of the Spanish [by Thomas Shelton], 2 parts in 1 vol., title with woodcut decorations, woodcut initials and headpieces, some chips and tears to margins, occasionally running into text but without significant loss, H1 with part of fore-margin torn away, touching text, hole to Q3 with loss to a few words of text, R2 misbound after R3, small rust-hole to 2R4 and 2 P2 with loss to 1 or 2 letters of text, occasional browning, light marking and soiling, early ink ownership inscriptions to title, later ink inscription to endpaper, contemporary calf, 19th century rebacking, rubbed, extremities a little worn, later endpapers, [Palau 52464; Wing C1777], folio, for R. Scot, T. Basset, J. Wright, R. Chiswell, 1675 [& 1672].⁂ Fourth edition of the first part and third edition of the second part. Shelton's translation, first published in 1612, was the first foreign-language version of Don Quixote.Provenance: Mary ?Bonas Junior; Tom David Powell; Nathaniell Priest; Mili Gorges (ink inscriptions).
Astronomy.- Wittie (Robert) Ouranoskopia [graece]. Or, a Survey of the Heavens. A Plain description of the admirable Fabrick and Motions of the Heavenly Bodies, as they are discovered to the Eye by the Telescope... To which is added the Gout-Raptures, first edition, title within double-rule border, with final advertisement f., lacking prelims a1-2 (dedicatory verses by Brian Fairfax and T. Guidott), some light marginal browning, later diced calf, gilt, neatly rebacked, retaining original backstrip, [Wing W3229], by J. M. for the author, and are to be sold by R. Clavell and J. Robinson in St Paul's Church-Yard, and R. Boulter at the Turks-head in Cornhil, 1681.⁂ Includes discussion of the telescopes of Hooke and Gallileo and the probability of other inhabited stars.
Geometry.- Elements (The) or Principles of Geometrie, engraved frontispiece (margins chipped just within image), and 7 folding plates (the first frayed at lower corner), title with woodcut device, lacking final to ff. of index, dampstaining and some browning, bookplate to pastedown, later half calf, spine gilt, [Wing E495], small 8vo, by J. P. for J. Seller on the Royal Exchange, R. Mount on Tower-Hill, A. Churchill near Amen-Corner, and J. Thornton in the Minories, 1684.⁂ Rare, we can trace only 2 other copies at auction.
Banks (John) The Island Queens: or, The Death of Mary, Queen of Scotland. A Tragedy, first edition, lacking 2 dedicatory ff. and final blank f., some browning and staining to inner margins, 20th century boards, [Wing B659], small 4to, for R. Bentley, in Russel Street, in Covent-Garden, 1684.⁂ First edition of Banks' play that was banned on political grounds. It was eventually staged twenty years later under the title of The Albion Queens and became a hit with its audience.
Geology.- Warren (Erasmus) Geologia: or, a Discourse concerning the Earth before the Deluge..., first edition, engraved illustrations, title within double-rule border, occasional light browning and some light marginal dampstaining, ink inscriptions to pastedown and rear endpapers, contemporary calf, sympathetically rebacked, corners repaired, [Wing W966A], small 4to, for R. Chiswell, at the Rose and Crown in St. Paul's Church-Yard, 1690.⁂ The first book in English to use the word "geology", written as a refutation of Burnet.Provenance: James Read (ink inscription).
Mathematics.- Leybourn (William) Pleasure with Profit: Consisting of Recreations of Divers Kinds, viz. numerical, geometrical, mechanical, statical, astronomical, horometrical, cryptographical, magnetical, automatical, chymical, and historical. Published to Recreate Ingenious Spirits; and to induce them to make farther scrutiny into these (and the like), sublime sciences..., to this work is also annext, A Treatise of Algebra... by R. Sault, first edition, title within double-rule border, woodcut initials, diagrams and charts, 2 folding engraved plates, ink inscriptions and light soiling to title, A2 with upper corner torn away, not affecting text, occasional browning, contemporary calf, repairs to covers and spine ends, wear to covers, [Tomash & Williams L106; Wing L1931 & S732B], folio, for Richard Baldwin, and John Dunton; near the Oxford-Arms in Warwick-Lane: and at the Raven in the Poultrey, 1694.⁂ Includes Salusbury's translation of Galileo's La Bilancetta as well as Descartes' treatise on mathematics.Provenance: Pierce Edwards; Revd. Tho. Edward, Llanaber (ink inscriptions).
Witchcraft.- Bekker (Balthasar) The World Bewitch'd; or, An Examination of the Common Opinions Concerning Spirits, vol. 1 (all published), first English edition, with half-title and initial blank ff., title within double-rule border, closely trimmed occasionally touching text along fore-margin or catchwords at foot, ink ownership inscription to endpaper, bookplate to pastedown, 19th century blindstamped calf, lower joint cracked but holding firm, [Wing B1781; cf. Caillet I, 131], 12mo, for R. Baldwin in Warwick Lane, 1695.⁂ The rare first English edition of this important Enlightenment text. We can trace only 2 other complete copies at auction. Bekker (1634-98) published his 4-volume examination of witchcraft from 1691 to 1693, the present work contains the full text of the first volume (the only one published in English) alongside a lengthy abridgment of the complete work. Bekker's refutation of the popular superstitions surrounding witchcraft and demonology led to a storm of controversy and the author's eventual excommunication. Nevertheless this work contributed to the end of the witch trials and was an important step in the shift of natural philosophy away from the influence of religion and superstition. Provenance: "Mitford" (ink ownership inscription dated 1816); Henry Cunliffe Armiger (sold, his sale, Sotheby's, 1946).
Feminism.- [Drake (Judith)] An Essay in Defence of the Female Sex. In which are inserted the Characters of a Pedant, a Squire, a Beau, a Vertuoso, a Poetaster, a City-Critick, &c...by a Lady, first edition, engraved frontispiece of 'The Compleat Beau', title within double-rule border, light offsetting onto title, contemporary panelled calf, splitting to joints, spine ends chipped, 8vo, for A. Roper and E. Wilkinson at the Black Boy, and R. Clavel at the Peacock, in Fleetstreet, 1696.⁂ The first English feminist tract, also attributed to Mary Astell but now generally accepted to be by Judith Drake whose husband wrote the commendatory verses at the beginning. The treatise is a defence against male accusations of ignorance, vanity, enviousness etc. of women and also addresses the faults of men, particularly satirizing some of hercontemporaries.
[Pix (Mrs. Mary)] The Spanish Wives. A Farce, first edition, the Roxburghe-Harlech copy, title with typographic decoration, foxing and browning, ink inscription to title, 19th century half morocco, gilt, joints worn, [Wing P2332], small 4to, for R. Wellington, at the sign of the Lute in St. Paul's Church yard, 1696.⁂ A scarce play by the woman playwright. Though she subsequently fell out of fashion, Pix's plays were admired in their day, with her comedies especially lauded. Her plays are notable for their prominent and numerous female characters. Provenance: Duke of Roxburghe (ink stamp to title verso); early ink note adds that it was bought by Evans for M. Giles, and was sold in the Giles sale (5 th. July, 1820) for 1/6; Lord Harlech (pencil note to endpaper, sold, his sale, 27-28th February, 1956).
Medicine.- Flamand (M.) The Art of Preserving and Restoring Health. Explaining the nature and causes of the distempers that afflict mankind. Also shewing that every man is, or may be, his own best physician. To which is added a treatise of the most simple and effectual remedies for the diseases of men and women, 2 parts in 1 vol., first edition in English, title within double-ruled border, foxing and light staining, ink ownership inscription to head of title, later calf, neatly rebacked and recornered, [Wellcome III, p.30; Wing F1129], 12mo, by R. Bently, in Covent-Garden; H. Bonwick, in St. Paul's Church-yard; and S. Manship, at the Ship in Cornhill, 1697.⁂ Rare at auction, we can trace no complete copy since 1954. The first part is a general discussion of health matters while the second includes specific medical receipts and suggested cures. Provenance: "Rog. Wilkson E. Coll. Uni. Oxon. (ink inscription to title).
Divorce.- Treatise Concerning Adultery and Divorce (A), first edition, woodcut initial, occasional spotting, ink inscription to foot of title, book-label to pastedown 19th century half calf, extremities rather rubbed and worn, upper cover becoming loose, [Wing T2086], small 4to, by R. Roberts, 1700.⁂ Rare examination of divorce and adultery, we can only trace one copy at auction in the last 70 years. Provenance: Charles Clark, Totham, Essex (book-label).
[Allott (Robert, editor)] Wits Theater of the little World, first edition, title with fine woodcut device of cherubs sittings astride cornucopia and vines entwining a fish, with final errata f., occasional very light browning, cancel slip on 2B1 recto largely degraded, 2I4 with small hole touching text, errata f. with small portion of loss to upper corner, contemporary limp vellum, yapp edges, some light discolouration, a very good copy, [Pforzheimer 1094; STC 382], small 8vo, by J. R. for N. L. & are to be sold at the west doore of Paules, 1599.⁂ First edition of this Elizabethan prose "collection of the flowers of antiquities and histories", the issue with the dedication unsigned. With excerpts from works by Luther, Erasmus, Ovid, Augustine, Pertrach and Froissart among others.
Most Famous and Renowned Historie (The), of that Woorthie and Illustrous Knight Meruine, 2 parts in 1 vol., first edition in English, black letter, first title within typographic border, second title with woodcut device, woodcut initials head- and tail-pieces, lacking O1, 07, P8, and V8 with portions of margin torn away, touching text, R1-2 and 7-8 repeated, inserted between Z2 and 4, dampstaining and some browning, a few ff. closely shaved at head, affecting page numbers, some soiling towards end, 18th century calf, gilt, rebacked, [STC 17844], small 4to, By R. Blower and Val. Sims, 1612.⁂ Rare first English edition of this French romance, ESTC lists only 2 copies in the UK, the translation is sometimes credited to Gervase Markham.
[D'Avity (Pierre)] The Estates, Empires, & Principalities of the World, Represented by ye description of Countries, maners of Inhabitants, Riches of Provinces, forces, Government, Religion and the Princes That Have Governed in Every Estate, translated by Edward Grimstone, first edition in English, title with engraved architectural border depicting the peoples of the world in homage to James I by Renold Elstracke, woodcut initials, head- and tail-pieces, with initial and final blank ff., 3A5-3B2 with small rust-hole to upper margin, 4N1 with tear to lower margin, occasional light dampstaining, mostly marginal, but a very good, clean copy generally, a few contemporary ink notes to margins, contemporary calf, initialled in gilt on covers, some wear to spine ends and corners, light staining to covers, [STC 988], folio, by Adam: Islip; for Mathewe: Lownes; and Iohn: Bill, 1615.⁂ An excellent copy of d'Avity's comprehensive account of the economic, geographic and political powers of the world. Includes much on the Americas including Florida added by Grimstone for this edition.Provenance: R. A. (gilt initials to covers).
Golding (Arthur, translator) The Lyfe of the Most Godly, Valeant And Noble Capteine and Maintener of the trew Christian Religion in Fraunce, Jasper Colignie Shatilion, first edition in English, black letter, woodcut device to title, woodcut initial and headpiece, lacking final 2 blank ff., title a little soiled, B7&8 with tear running into text without loss, final f. of text mounted with outer half torn away with loss to much of text, closely trimmed at head, occasionally touching headline, minor worming to inner margin, occasional chipping to outer margin, ink ownership inscriptions to title and endpaper, bookplate to pastedown, early 19th century half calf, spine chipped and worn, corners bumped and a little worn, [STC 22248], 12mo, By Thomas Vautrollier, 1576.⁂ A translation of Gasparis Colinii Castilloni, magni quondam Franciae amiralij vita, published in 1575, a biography of the Huguenot leader Gaspar de Coligny (1519-1572), a victim of the St Bartholomew's Day massacre. Rare, we can trace no copy at auction since 1955.Provenance: Arthur Whiteside (early ink inscription); James Johnston (ink inscription dated 1728); Euphemia Thomson (bookplate); R. A. Scott Macfie (ink inscription stating the book passed to him in 1906 with family tree showing familial link to Thomson).
Corbet (John) The Ungirding of the Scottish Armour: or, an Answer to the Informations for Defensive Armes against the Kings Majestie, Which Were Drawn up at Edenburgh, first edition, issue with 24 fleur-de-lys and three rules on title, woodcut initials and headpieces, H4 with small hole with loss to 1 letter of text, occasional light soiling, 20th century half roan, [STC 5754], small 4to, Dublin [but London], by the Society of Stationers [but R. Hodgkinson], 1639.⁂ Scarce anti-Presbyterian pamphlet described by Robert Baille as "one of the most venomous and bitter pamphlets against us all that could come from the hand of our most furious and enraged enemy."
Donne (John) LXXX sermons preached by that learned and reverend divine, engraved additional architectural title with an oval portrait of Donne at its centre (second state), lacking initial but with terminal blank f., [STC 7038; Grolier/Donne 62; Grolier/Wither to Prior 293; Keynes, Donne, 29], for Richard Royston, in Ivie-lane, and Richard Marriot in S. Dunstans Church-yard in Fleetstreet, 1640, bound with Fifty Sermons Preached... The Second Volume, [Grolier/Donne 64; Keynes, Donne 30; Wing D1862], Ja. Flesher for M. F. J. Marriot, and R. Royston, 1649, together 2 works in 1 vol., first editions, letterpress titles within double-rule borders and with woodcut devices, woodcut initials, head- and tail-pieces, occasional light marginal damp-staining, small rust or similar holes to first work 3R5, 3Y1 & 4A1 and second work I1, N3, O1 & O4, with loss to 1 or 2 letters of text, contemporary calf, neatly and sympathetically rebacked, covers rubbed and scuffed, folio. ⁂ Two good collections of sermons by Donne one volume. The prefatory essay in the first is the first printing of Izaak Walton's classic Life of Donne. While the second is listed as the second volume on the title, it is regarded as a separate work in its own right.
New England religion.- Cotton (John) The Churches Resurrection, or the Opening of the Fift and sixt verses of the 20th Chap. of the Revelation. By that Learned and Reverend, Iohn Cotton Teacher to the Church of Boston in New England, first edition, title within typograhic border, woodcut initial and headpiece, with final blank f., small marginal repairs to title and A2, occasional light marginal foxing, bookplate to pastedown, 20th century boards, [Sabin 17054; Wing C6419], small 4to, by R. O. & G. D. for Henry Overton, and are to be sold at his shop in Popes-head-Alley, 1642.⁂ Scarce pamphlet by Cotton (1585-1652), minister and so-called "Patriarch of New England". Cotton here compares religion in New England with that practiced in Europe, attacking the Catholic Church in particular, equating it to the seven-headed beast in the book of Revelation.Provenance: Fairfax of Cameron (armorial bookplate).
C[orbet] (R[ichard]) Poëtica Stromata or a Collection of Sundry Peices in Poetry, second edition, with final contents f., light worming to first 3 gatherings with occasional loss to 1 or 2 letters of test, I1 with small hole to lower margin caused by printing error with loss to signature, light foxing and soiling, occasional corrections or marginal notes in a contemporary hand, attractive modern antique-style black morocco, gilt, [Wing C6272], small 8vo, n.p. [France or Holland], 1648.⁂ First edition under this title, originally published as Certain Elegant Poems in 1647, and with several poems added. It was published posthumously and probably printed on the Continent. Above the poem "An Exhortation" an early hand has inscribed "This is none of Dr. Corbets" with the poem signed "J. Harris" at foot.
Donne (John) Fifty Sermons Preached... The Second Volume, first edition, title and text within double-rule border, title with woodcut device, woodcut initials and headpieces, worming, mostly marginal, small rust-hole to M2, Z5, 2C1 and 2F4, occasional light browning, ink names to title and pastedown, ink notes in a later hand to endpapers, 18th century calf-backed boards, wear to corners, rubbed, folio, [Grolier/Donne 64; Keynes, Donne 30; Wing D1862], Ja. Flesher for M. F. J. Marriot, and R. Royston, 1649⁂ While Fifty Sermons is listed as the second volume on the title, it is regarded as a separate work in its own right. See also previous lot. Provenance: Miss Parsons; Edward White (ink inscriptions).
Collection of OO gauge railway items including Tri-ang Hornby Britannia loco with R35 tender, R.259 boxed, Inter-City diesel locomotives, Tri-ang OO gauge yard switcher, R353, collection of rolling stock, straight and curved track, transformer, Stamford scenic accessories, and other buildings, Airfix OO scale footbridge kit, some repainted (three boxes)
19th Century English Porcelain part dinner service in the manner of H&R Daniel, comprising two serving platters, 11.5" wide, and two plates, 8.5" diameter, centrally decorated with birds on branches with floral sprays within gilt highlighted yellow ground rim borders; also another English porcelain sauce boat on stand, decorated with floral sprays and lobed gilt highlighted rim, 9.5" wide (5)
HENRY BARLOW CARTER (1804-1868); sepia wash, Northeastern coastal scene with fishermen to foreground, signed lower right, R. Scupham & Sons Ltd label verso, 14.4 x 22cm, framed and glazed.Additional InformationSome minor spotting to the image, the glass very dirty and the frame heavily worn.

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