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Lot 176

Servizio da the e caffè in argento composto da teierea caffettiera, lattiera e zuccheriera, Corpo globulare schiacciato liscio e ampie anse lineari. Punzone del titolo 900 e dell'argentiere AD incusso gr. 2350, altezze da cm 12,5 a cm 19,5

Lot 184

Tabacchiera in oro e smalto nero, Di forma ovoidale schiacciata, segnata da risalti e con una faccia rettilinea in corrispondenza della cerniera. La montatura in oro include profili modanati che si prolungano in brevi volute fogliacee sul coperchio e sul fondo; l'apertura è marcata da un motivo ricadente composto da nastri e volute fuoriuscenti da un mascherone. Nel coperchio è posta una placca con un cartiglio raffigurante una coppa con frutta e un coniglio; ad essa ne corrisponde sul fondo una della stessa sagoma ma più piccola con volute attorno ad un campo a traliccio. Reca la scritta incisa sul ciglio “Presented by Don Emanuel Uncle of the King of Portugal to Sir William Stirling 4th Bart. of Ardoch“. cm 9,7x6,9x1,8, L'Infante Don Manoel, Conte di Ourém, figlio del Re di Portogallo Pedro II e di Maria Sofia di Neuburg, nacque a Lisbona nel 1697 e morì nella stessa città nel 1766, dopo una vita avventurosa. Assai giovane si recò a Parigi e in Germania senza il consenso di suo fratello, il Re Giovanni V, e fu agli ordini del grande condottiero asburgico Eugenio di Savoia. Si coprì di gloria combattendo i turchi nella battaglia di Petrovaradin e poi nella conquista di Belgrado. Ottenne infine il titolo di Maresciallo di campo vivendo con un certo fasto, di corte in corte. Fu persino considerato, con l'appoggio dell'Imperatore e dello Zar, un possibile candidato al trono di Polonia. Nel 1734 ritornò in patria e sopravvisse di diversi anni a Giovanni V: era dunque lo zio dell'erede di quest'ultimo, il Re Giuseppe, che ascese al trono lusitano nel 1750 (ciò che implica un preciso ante quem alla scritta apposta sulla tabacchiera esaminata dove Don Manoel è definito zio e non fratello del re). Sir William Stirling nacque prima del dicembre 1729 e si distinse in campo militare. Fu il quarto Knight-Baronet di Ardoch e mori nel 1799. Si era sposato nel 1762 con una Erskine di Carnock. E' possibile che il dono della tabacchiera sia stato fatto dall'Infante proprio in quell'occasione. Stilisticamente nulla si oppone alla datazione qui suggerita: infatti nei repertori d'uso si considera che la forma del nostro oggetto sia di origine francese ma gli esempi più vicini al nostro risultano piuttosto eseguiti in Germania e in Inghilterra per quanto nulla vi sia di inoppugnabile in questo tipo di fabbricazione. Sembrerebbe lecito proporre che tenuto conto degli stretti rapporti fra Portogallo e Inghilterra all'epoca, e del fatto che il dono fosse destinato ad un suddito del Re di Gran Bretagna, la tabacchiera fosse stata acquistata a Londra. L'esempio più vicino al nostro è una tabacchiera conservata nel Metropolitan Museum of Art di New York, considerata inglese e datata intorno al 1760. Riferimenti bibliografici: Una tabacchiera simile alla nostra considerata indistintamente francese o tedesca è elencata in S. Grandjean, Catalogue des tabatières, boites et étuis des XVIII' et XIX siècles du Musée du Louvre, Parigi, 1981, cat. 218. La tabacchiera del Metropolitan Museum è in C. Le Corbellier, European and American Snuff Boxes , New York, 1966, cat. 366. Per gli Stirling vedi: A, Mack Sterling, E. Boker Sterling, The Sterling Genealogy, vol. I, Grafton Press, 1909. 2010 Alvar González-Palacios

Lot 188

Acquasantiera in rame dorato, filigrana d'argento e corallo, argentiere siciliano della fine XVII - inizi XVIII secolo, cm 31x21, L'opera, realizzata su una lamina di rame dorato sbalzato e cesellato, che funge da supporto, è composta da filigrana d'argento e corallo. Sulla superficie metallica è abilmente inserito, infatti, un decoro floreale e fitomorfo in filigrana d'argento, verosimilmente in origine molto più fitto, con varie tipologie floreali di diversa forma ed elementi fogliacei perlopiù nastriformi, terminanti con piccole corolle in corallo. Centralmente, in una nicchia contornata da un serto floreale, è inserita una piccola scultura pure in corallo raffigurante San Giovanni Battista. Il precursore di Cristo, dal viso emaciato e coperto da un ampio e svolazzante perizoma, è effigiato nell'atto di versare l'acqua da una ciotola, che simbolicamente si raccoglie nell'argentea conca di filigrana sottostante. L'accostamento del rame dorato e del corallo rimanda ai pregevoli manufatti realizzati dalla maestranza dei corallari trapanesi, conformandosi del resto ad un'altra propensione tipica dell'artigianato siciliano che combina i materiali più diversi, ma l'opera in esame potrebbe essere frutto della collaborazione tra un argentiere palermitano e un corallaro trapanese. Il pregevole manufatto della collezione Maranghi di Rimini è raffrontabile con pochi altri splendidi esempi di acquasantiere di fattura siciliana, tra cui con il simile manufatto che ingloba la raffigurazione di San Rocco, già in collezione privata ed ora custodita al Civico Museo della Filigrana "Pietro Carlo Bosio" di Campoligure (cfr. M.C. Di Natale, scheda II.101, in Ori e argenti di Sicilia dal Quattrocento al Settecento, catalogo della mostra a cura di M.C. Di Natale, Milano 1989, pp. 254-255; si veda inoltre Tigullio antico. Alla riscoperta del culto di Santa Rosalia. Arte, storia, tradizioni, Genova 2002, p. 125) e con l'altro analogo di collezione privata palermitana recante sul verso l'iscrizione "Franciscus Palumbo filius Gennari Palumbo fecit hoc opus 1678", che presenta la raffigurazione di Santa Rosalia e il genio del fiume Oreto (cfr. M.C. Di Natale, scheda 116, in L'arte del corallo in Sicilia, catalogo della mostra a cura di C. Maltese — M.C. Di Natale, Palermo 1986, pp. 288-290, che riporta precedente bibliografia; M.C. Di Natale, scheda 1.25, in Wunderkammer siciliana alle origini del museo perduto, catalogo della mostra a cura di V. Abbate, Napoli 2001, pp. 116-117). Le affinità compositive e stilistiche inducono a ipotizzare che le preziose opere superstiti, inclusa quella in esame, siano state realizzate dalla stessa bottega, verosimilmente attiva a Palermo "in cui dovevano collaborare un corallaro trapanese, possibilmente riparato nella città dopo la diaspora del 1672, successiva a una sommossa della maestranza dei corallari a Trapani" e un argentiere palermitano (M.C. Di Natale, Ars corallariorum et sculptorum coralli a Trapani, in Rosso corallo. Arti preziose della Sicilia barocca, catalogo della mostra a cura di C. Amaldi di Balme - S. Castronovo, Milano 2008, pp. 27-28), anche se l'opera di Campoligure e quella di Rimini sono state realizzate in un momento immediatamente successivo. Padre Benigno da Santa Caterina nel 1810 ricorda come i corallari trapanesi avessero la possibilità di spostarsi e lavorare anche fuori dall'Isola e riporta un privilegio dato dai barcellonesi ai corallari di Trapani, evidenziando come nella città iberica, oltre agli abitanti, "nissuno possa lavorar del corallo che trapanese non fosse" (Trapani nello stato presente profana e sacra opera divisa in due parti del P. Benigno da S. Caterina Agostino Scalzo intitolata alla Vergine di Trapani, parte I, Trapani profana, ms. del 1810 della Biblioteca Fardelliana di Trapani). Un'opera simile a quella in esame doveva essere pure quella inserita nell'elenco delle suppellettili d'argento di donna Felice Ventimiglia, inventariate e valutate dall'argentiere palermitano Francesco Bracco il 25 agosto 1693, descritta come "un acquasanta di filograna d'argento invitata con rame dorato" anche se non impreziosita dal corallo (cfr. R.F. Margiotta, Appendice documentaria, in M.C. Di Natale, R. Vadalà, Il tesoro di Sant'Anna nel museo del castello dei Ventimiglia a Castelbuono, Palermo 2010, p. 97). Inedita Rosalia Francesca Margiotta

Lot 189

A group of seven pendants with rich silver filigree frames, Sicilian silverware, 18th century - tre pendenti con al centro smalti dipinti a soggetto religioso (di cui due da entrambi i lati) - due con miniature su carta con analoghi soggetti - uno decorato con "Assunzione" nella tecnica del "verre eglomise" e cristallo di rocca - uno contenente reliquia di S.Liborio Vescovo, diametri da cm 10 a cm 5 (difetti e mancanze)

Lot 190

Croce da tavolo in argento dorato e cristallo di rocca, Germania o Spagna XVIII secolo, la composizione presenta una base a plinto gradinato in cristallo di rocca sorretta da piedini sferici su cui poggia una croce nel medesimo materiale con al centro la figura stilizzata di Cristo morto in argento, il nodo è composto da braccia laterali a foggia di girali fitoformi su cui sono poste figure di dolenti. altezza cm 17

Lot 193

Libretto composto da quattro fogli in lastra d’argento con incisi in microscrittura i Vangeli raffigurazione di Cristo trionfante, Roma 1871, cm 8x5,4

Lot 195

Due portasigarette con punzoni con iniziali dell'atelier Fabergè a San Pietroburgo e di titolo in uso dal 1908 al 1917, - Portasigarette in argento cesellato, oro, pietre preziose e smalti guillochè. Guancia anteriore divisa in tre larghe fasce smaltate in azzurro e bianco, applicazioni in oro raffiguranti festoni e fiocchi con, al centro corona imperiale con rubini e rosette; chiusura con zaffiro cabochon, cm 8x7; - Portasigarette in argento niellato, smalti guillochè, e pietre preziose. Guancia anteriore con smalti rosa guillochè a motivi geometrici delimitati da cornice in smalto bianco. Al centro aquila bicipite con zaffiro cabochon e brillanti taglio rosetta incastonati. Chiusura con zaffiro cabochon montato in oro, cm 7x5

Lot 197

Lotto di tabacchiere in tartaruga e una in legno (o corno) decorate ad intarsio in oro e argento. Europa XVIII-XIX secolo, da cm 4 a cm 9

Lot 2

Coppia di candelieri in argento sbalzato e cesellato, Napoli XIX secolo, punzone in uso dal 1832 al 1872, argentiere F.P., piede e fusto costolati e cesellati con decori a ramages, sulla base monogramma DP sormontato da corona. gr. 1015, altezza cm 41

Lot 202

Luigi Gandolfi (Torino 1810-1869), Sergente della Guardia Nazionale Miniatura su avorio, ovale, cm 5,5x4,5 Firmata lungo il bordo a destra: "Gandolfi" A retro, l’iscrizione: “Ricordo del Sig: Cav.e Luigi Gandolfi 1850”, Allievo dell’Accademia di Torino, Gandolfi si formò come pittore di grande formato, per applicarsi poi anche al piccolo, all’acquarello e alla litografia. Fu pittore di corte dei Savoia (in particolare, di Vittorio Emanuele II) e professore presso l’Accademia Albertina, nonché direttore della pinacoteca torinese (Schidlof, La miniature en Europe, Graz 1964, I, pp. 291). La miniatura in oggetto raffigura un Sergente della Guardia Nazionale; straordinaria la resa fisionomica, realizzata con grande naturalezza e con pochi tratti, da vero artista.

Lot 204

Anonimo, fine XVIII/inizi XIX secolo, Grifo con la cetra Miniatura su pergamena, bordi irregolari, cm 11x8,5 circa, Soggetto tipico dell’iconografia neoclassica, il grifo (o grifone) è raffigurato come mostro ibrido con testa e artigli di aquila e corpo di leone, così enorme da oscurare il sole. Nell’antica Grecia, in quanto creatura solare, era sacro ad Apollo, ad Atena come dea della saggezza e a Nemesi, come divinità della vendetta. Qui si allude ad Apollo, rappresentato attraverso il suo attributo, la cetra. In araldica il grifone esprime forza e vigilanza ed è un emblema dell’eroe.

Lot 206

Bicoli, Gentiluomo dai capelli incipriati Miniatura su avorio, cm 6x5,5, Bicoli fu un miniatore di qualità, dallo stile asciutto ed essenziale, attivo sul finire del Settecento e all’inizio dell’Ottocento in Toscana, raro da reperire nelle collezioni e sul mercato antiquario. Sono note pochissime opere da lui eseguite, fra le quali un ritratto di Ufficiale delle Reali Guardie del Corpo del Regno d’Etruria (Lonato, Brescia, Fondazione Da Como) e un ritratto di Ferdinando III, Granduca di Toscana (Vienna, Osterreichische Nationalbibliothek). L’elegante ritrattino (1795-1800) mostra un gentiluomo, con capelli incipriati e giacca nera, ripreso a mezza figura contro un accenno di paesaggio collinare. Il volto pallido, nel quale spiccano gli occhi azzurri, è realizzato con pennellata trasparente, che lascia intravedere l’avorio del supporto. Notevole la cornicetta dorata in papier machè.

Lot 207

Gaspare Betoldi (Como 1778 - Milano 1824), attr. , Nobildonna di Casa Serbelloni (?) Miniatura su avorio, diametro cm 6,4, La miniatura, probabilmente non finita, mostra i modi di Gaspare Betoldi, pittore nato a Como nel 1778, poi trasferitosi a Milano. Dai documenti risulta che si unì in matrimonio ad Anna Maria Serbelloni, dalla quale ebbe almeno cinque figli: Luigia (nata nel 1811), Giuseppe (nato nel 1812), Luigi (nato nel 1813), Raffaele (nato nel 1815) e Rachele, che venne alla luce e morì nel 1817 a Marlia. A Milano cambiò varie abitazioni nel territorio della parrocchia di Sant’Alessandro, dove si spense il 27 agosto 1824. La produzione conosciuta dell’artista è costituita da poche miniature firmate; è noto un suo ritratto di mano di Giovanni Battista Gigola, di cui era amico. La miniatura in oggetto, databile al 1810 circa, mostra una gentildonna dalla fisionomia simile a un’altra Giovane e alla Contessa Serbelloni, già ritratta da Betoldi con il marito in una coppia di oli su cartoncino (per confronto si veda C. Parisio, Ritratti in miniatura nella Milano neoclassica, Brescia 2010, p. 40, nn. 7 e 8). Non è noto se la moglie dell’artista, una Serbelloni, fosse in rapporti di parentela con i personaggi appena citati.

Lot 208

Antonio Moro (Limone del Garda, Brescia, 1820-1899) , Franco Aliprandi De Giorgi in casacca rosata Miniatura su avorio, ovale, cm 5x4, La presente miniatura e la seguente, raffiguranti lo stesso bambino, costituiscono un caso curioso. L’identità dell’effigiato, dai capelli biondo rame, è stata individuata da chi scrive mediante il ritrovamento, in altra collezione privata, di un dipinto di grande formato firmato "Ant. Moro pin" (olio su tela, 113x88 cm), che lo ritrae a figura intera, con i suoi giocattoli. Reca l’iscrizione “Franco Aliprandi De Giorgi il 21 aprile 1863” e la firma dell’autore "Ant. Moro pin". Il pittore è il bresciano Antonio Moro (Limone del Garda, 1820-1899), ritrattista attivo per la committenza della sponda bresciana del Benaco. Il volto del fanciullo, così realistico, è assolutamente identico in tutti e tre i dipinti (al punto da chiedersi se le miniature siano state eseguite prima, facendo da modello al quadro, più tardo): evidente il confronto con la fotografia, che allora rappresentava la novità; il ricorso alla miniatura, ormai obsoleta, ha il senso di una scelta esclusiva, legata a una committenza conservatrice, dai gusti raffinati. L’esecuzione, di qualità, è di minuzia e accuratezza ancora neoclassiche. I due ritrattini sono pubblicati in C. Parisio, Ritratti in miniatura in collezioni private bresciane, in “Studi in onore di mons. Antonio Masetti Zannini”, “Brixia Sacra”, 2007, n.1-2, pp. 1104-1106. L’abbigliamento e la gamma cromatica del fanciullo appartengono al registro dei toni caldi: veste, infatti, una casacca rosata, contro uno sfondo marrone scuro.

Lot 210

Giorgio Banchi (Novara, 1790 - Milano, 1853) , Gentildonna in abito azzurro Miniatura su avorio, ovale, cm 4,5x3,8 Firmata lungo il bordo, in basso, a destra: "Banchi F." , Giorgio Banchi fu un miniatore importante nell’ambito della ritrattistica lombarda di piccolo formato, quasi sempre presente con le sue opere nelle collezioni nobiliari milanesi. Nacque a Novara il 22 marzo 1790; non si hanno notizie della sua formazione. Maritatosi giovane, ebbe almeno un figlio, Luigi, nato il 15 novembre 1809, che condivise con lui l’attività artistica. Trasferitosi a Milano, dove era ampia la richiesta di ritratti di piccolo formato, Banchi visse in “Contrada dei Stampi” (parrocchia di San Giorgio al Palazzo), cambiando vari studi, fino a quello definitivo, sito in “Contrada del Monte” (Montenapoleone). Definito nei documenti “pittore”, fu rinomato per l’attività ritrattistica, che esplicò con incisivo realismo, con modi vicini al più anziano Giuseppe De Albertis (Arona, 1763 - Gallarate, 1845), non solo nella miniatura su avorio, ma anche ad acquerello su carta. Databili a partire dal secondo decennio dell’Ottocento, i suoi ritrattini su avorio sono solitamente firmati, a testimoniarne la fama. Nel 1834 un recensore della rassegna annuale di Brera citò i "Banco" insieme a Gigola e ai Bagatti Valsecchi per il buon disegno e l’ottima esecuzione, rammaricandosi della loro assenza. Giorgio Banchi morì a Milano il 31 luglio 1853; per una disamina della produzione conosciuta dell’artista si veda C. Parisio, Ritratti in miniatura nella Milano neoclassica, Brescia, Starrylink, pp. 51-61, tavv.VIII-X. La giovane effigiata, dall’incarnato pallido che sfrutta la luminosità dell’avorio, indossa un abito celeste come i suoi occhi, dall’ampia scollatura, bordata di pizzo e fermata da una spilla, resa in oro zecchino. La ricca pettinatura a boccoli, finemente realizzati a piccoli colpi di pennello, data il ritrattino al terzo decennio dell’Ottocento.

Lot 211

Louise Jeanne Sophie Janin (Ginevra, 1781- Plainpalais, 1842) , Triplo ritratto Miniatura su avorio, diametro mm 87 Firmata “L.se Janin 1811 (?)” , A retro i nomi degli effigiati della “Famille Rogèt de Cholese”. Louise Delarue nata a Ginevra il 28 dicembre 1781 da una famiglia borghese, sposò Pierre Janin nel 1799. Fu allieva di Henriette Rath e probabilmente del famoso miniatore Louis-Ami Arlaud-Jurine. Dal 1820 dipinse miniature quasi esclusivamente in Svizzera: nel 1821 espose alla Kunstgesellschaft di Zurigo; nel 1826 partecipò alla rassegna del Museo Rath e alla lotteria di dipinti, disegni e incisioni organizzata a beneficio dei Greci (Thieme Becker Kunstler Lexicon, XXXVII ad vocem, Choisy 1917, p. 238); fino al 1835, fu presente al Salon ginevrino. Forse soggiornò in Francia; morì a Ginevra (Plainpalais) il 18 maggio 1842. Fu una valente artista, le cui miniature sono oggi conservate in alcune raccolte nobiliari milanesi, in collezioni private ginevrine, nei musei di Losanna, Ginevra, Pisa e Bucarest. Per la sua attività artistica si rimanda a: AA.VV., 100 Ans de Miniatures Suisses 1780-1880, catalogo della mostra (Losanna, 1999-2000), pp. 38-39. La pregevole miniatura in oggetto, dalla stesura accurata e compatta, presenta tre bambini elegantemente abbigliati, appartenenti alla famiglia “Rogèt de Cholese”, come si legge nelle note a retro: al centro, il maggiore, Eduard; alla sua sinistra, Olympe, e alla destra, Nancy. L’artista dedica pari attenzione ai bei volti degli effigiati e all’abbigliamento infantile, diversificando con cura i tessuti dei loro abitini. La composizione a tre figure (che dovette essere costosa all’origine poiché i pittori venivano tradizionalmente pagati “a testa”) è simile nella posa a quella eseguita negli stessi anni dall’amico Arlaud-Jurine con Madame Coindet con i due figli [L’âge d’or du petit portrait, catalogo della mostra (Bordeaux, Ginevra, Parigi), 1995, pp. 172-173].

Lot 3

Insieme di sei tazzine da sorbetto e vassoio in argento sbalzato e cesellato, Italia XIX-XVIII secolo, vassoio con punzone di Napoli in uso dal saggiatore Paolo de Blasio dal 1832 al 1835, alcune tazzine punzonate con marchi in uso dal 1872 al 1934 (Italia torrita), altre con marchio 800, vassoio con bordo decorato con elementi floreali e manici con bordura a cordone, al centro incisione e monogramma GH gr. 285, cm 25x18,5 e altezza cm 4,6

Lot 30

Cinque modelli in metallo argentato per zuccheriere in stile genovese, XX secolo, altezza da cm 13 a cm 18

Lot 31

Nove modelli in metallo per candelieri genovesi Luigi XV e Luigi XVI (43), altezze da cm 21 a cm 29

Lot 38

Gruppo di tre placche in argento sbalzato e cesellato , - Placca ovale in argento sbalzato con raffigurazione della madonna e del redentore che accolgono le anime del purgatorio con l’intercessione di S. Giacomo Maggiore. Genova XVIII e XIX secolo (apparentemente prima di punzonature) - Placca ovale in argento sbalzato e cesellato con raffigurazione di S. Pietro da Verona entro riserva a volute. Genova XVIII secolo (punzone parziale della Torretta di difficile lettura) - Placca ovale in argento sbalzato e cesellato con cornice traforata a motivi floreali e volute; al centro raffigurazione di S Gennaro in meditazione, Napoli XIX secolo, punzone con testa di Cerere con n. 8 in uso dal 1825 al 1872 e dell’argentiere. cm 15x13 e cm 13,5x11

Lot 45

Bella coppia di doppieri in argento fuso, sbalzato e cesellato, Genova ultimo quarto del XVIII secolo, punzone della torretta per l'anno 1792, base circolare gradinata con decori a perlinatura, fusto troncoconico rovesciato rastremato da cui dipartono due braccia sagomate con applicati motivi fogliacei, al centro figura di satiro che regge bouquet di fiori. gr. 1800, altezza cm 40, L’elegante composizione neoclassica del fusto è impreziosita dall’inusuale parte finale raffigurante un giovane satiro, iconografia raramente presente nell’argenteria genovese della seconda metà del ‘700, documentata come inedita, in altra coppia di doppieri datati 1796 (1) tale raffigurazione è probabilmente derivata dal celeberrimo trittico composto da una coppia di doppieri datati 1785 e una lucerna a “Chinoiseries” appartenuti al marchese Francesco Saverio Casoni che recano all’interno del “complesso repertorio decorativo” (2) una figura di satiro che suona il flauto reggendo una coppa una delle sommità e trova unico esempio analogo quello riscontrabile su una coppia di doppieri datati 1796 in collezione privata Alassio (3). (1) “L’Argenteria Genovese del Settecento” F. Brogero F. Simonetti, Ed. Umberto Allemandi, Torino 2007 pag. 196 tav. 30 (2) “L’Argenteria Genovese del Settecento” F. Brogero F. Simonetti, Ed. Umberto Allemandi, Torino 2007 pag. 196 tav. 30 (3) “L’Argenteria Genovese del Settecento” F. Brogero F. Simonetti, Ed. Umberto Allemandi, Torino 2007 pag. 192 tav. 20

Lot 57

Rara caffettiera neoclassica in argento fuso, sbalzato e cesellato, Genova, punzone della Torretta per l’anno 1797, punzone con croce mauriziana, punzone con delfino, punzone di ricontrollo francese e punzone dell’argentiere, gr. 1170, altezza cm 35,5, La caffettiera dall’elegante forma a vaso rastremato dal corpo riccamente ornato da motivi ogivali, palmette e foglie lanceolate terminante con presa del coperchio a forma di fiore presenta i canoni del lessico decorativo del gusto neoclassico delle argenterie genovesi, eccezion fatta per la parte finale del versatoio terminante con una inusuale ed inedito elemento antropomorfo a foggia di testa di turco. Questo singolare particolare esula da tutti i modelli settecenteschi documentati fino ad oggi nelle numerose pubblicazioni, mostre e rende questa caffettiera un raro unicum nella pur ricca e documentata produzione dell’Argenteria Genovese del XVIII secolo

Lot 6

Set di sei sottobicchieri in argento con bordo a ringhiera traforata, Lombardo Veneto XIX secolo, punzone per i lavori minuti in uso da 1812 al 1872, gr. 323, diametro cm 8,5

Lot 60

Gruppo di quattro cuccume in argento, Venezia, punzoni differenti dal XIX secolo al XX secolo, gr. 1150 circa, da cm 11 a cm 18,5

Lot 62

Caffettiera in argento fuso e sbalzato, Venezia ultimo quarto del XVIII secolo, punzoni del Leone di S.Marco e del facitore B G inframezzate da giglio, corpo costolato a torchon e manico in legno sagomato. gr. 580, altezza cm 24

Lot 64

Caffettiera in argento fuso e sbalzato con manico in legno sagomato, Venezia ultimo quarto del XVIII secolo, punzone del leone di San Marco e Lettere M.G. intramezzate da due stelle, corpo piriforme costolato con alto beccuccio poggiante su piede circolare sagomato e gradinato. gr. 530, altezza cm 24,5

Lot 65

Grande Zuccheriera con cucchiaini in argento fuso, sbalzato e cesellato, Lombardia-Veneto prima metà XIX secolo , corpo a vaso poggiante su base quadrata sorretta da quattro piedini sferici, sulla parte alta fascia porta cucchiaini con decori geometrici e coperchio con presa a foglie e frutta. gr. 1070, altezza cm 31 (tre cucchiaini mancanti)

Lot 72

Vassoio da parata in argento sbalzato e cesellato, Italia (Genova?) XVII-XVIII secolo, apparentemente privo di punzonatura, il vassoio di forma ovale e dal bordo ondulato presenta un’ampia tesa riccamente sbalzata con motivi a fiori e foglie, al centro una rara raffigurazione di scena galante con nobiluomo e nobildonna in abiti eleganti entro un interno di gusto barocco, sul retro documento cartaceo datato. gr. 495, cm 40x33

Lot 73

Piccolo piatto da parata in argento sbalzato e cesellato, Genova, punzone della torretta 1699, Decori con motivi a rilievo di fiori e frutta. Largo bordo ondulato. gr. 60 circa, cm 15,5x13, Pubblicato: F. Boggero e F. Simonetti: L’Argenteria genovese del Settecento” Allemandi & C., Genova 2007, p. 121 tav. 6

Lot 74

Vassoio da parata in argento sbalzato e cesellato di forma circolare, saggiatore Zuanne-Contini, Venezia fine del XVIII- inizio del XVIII secolo, su bordo motivi a conchiglia entro volute, sul piatto decori a baccellatura diagonale e volute che racchiudono al centro due putti che sorreggono corona con stemma a campo vuoto entro ghirlanda di foglie e frutta. Il piatto, come spiega Piero Pazzi nella scheda tecnica che lo accompagna, trova stringenti analogie con altre due opere, una conservata al Museo Diocesano (1) e l’altra in collezione privata (2) a Venezia diametro cm 57, gr. 2000

Lot 75

Piatto da parata in argento cesellato e sbalzato, Firenze prima metà del XVIII secolo, Angiolo Maria Alisi, decorazioni a volute, beccellature, fiori e foglie di acanto stilizzate, bordo ondulato. gr. 350 circa, cm 33,5x40, Pubblicato . G. Raspini “ Argenti toscani del 700 e dell’ 800

Lot 76

Vassoio da parata in argento sbalzato con figura centrale di Venere e bordo floreale, Veneto inizi XVII secolo, cm 37x29, gr. 420 circa

Lot 77

Coppia di piccoli versatoi in argento fuso sbalzato inciso e dorato, Milano seconda metà del XVI secolo, bottega all’insegna della volpe, corpo a vaso con bordo piatto poggiante su base circolare gradinata e manico laterale a voluta piccolo beccuccio nella parte alta, entrambi i lati del corpo arricchiti con decori in smalto entro riserve ovali circondate da incisioni. gr. 340, altezza cm 7, Pubblicato: G.Sambonet, Gli argenti milanesi, Longanesi, Milano 1987, p.80

Lot 79

Servizio da viaggio in argento parzialmente dorato,Roma 1700 circa, argentiere Bartolomeo Colleoni (1633-1708), Composto da una ciotola senza manici, un cucchiaio e una forcina a due rebbi: l'interno di cucchiaio e tazza è dorato. L'impugnatura delle posate ha un motivo di foglie cesellate che accompagna il ricciolo sulla parte finale e commenta l'attacco superiore. La ciotola ha un monogramma (G D R) inciso. L'insieme è contenuto nell'astuccio originale, appositamente sagomato, in marocchino impresso a piccoli ferri dorati. ciotola cm 3x12,4x6,8, cucchiaio cm 8, forcina cm 8, Il raro servito da viaggio, o da caccia, rappresenta un unicum della vasta produzione romana di argenteria profana tra il XVII e il XVIII secolo e uno dei pochi documentati in tutta la produzione italiana insieme a quello presentato nella mostra “Tre Secoli di Argenti Napoletani” curata da Angela Carola Perrotti tenutasi in Napoli a Castel Sant’Elmo nel 1988 (vedi catalogo a cura di C.Catello, tav.9, pag.53). Il piatto, che reca i punzoni di Bartolomeo Colleoni, uno dei più celebri orafi argentieri romani, attivo tra la seconda metà metà del XVII e i primissimi anni del XVIII secolo, rende questa opera una importante e significativa testimonianza della produzione romana e italiana di argenteria antica. Cfr.: C. Bulgari, Argentieri, gemmari e orafi d'Italia, Roma, Roma, 1958 vol. I, pp. 308-309. Si noterà che il Bulgari scrive a pagina 308 che Colleoni morì nel 1701 mentre a p. 309 asserisce che Colleoni fu attivo fino al 1708. 2 C. G. Bulgari, A. Bulgari Calissoni, Regolamenti, bolli e bollatoci della città di Roma, Roma, 1977, pp. 25, nn 48, novembre 2011

Lot 80

Acquasantiera in argento e metallo dorato, Roma, ultimo quarto del XVIII secolo (apparentemente priva di punzonatura), è composta da una teca ovale incorniciata da un battente a foggia di serto di alloro, dorato, cui sono applicati ai lati fiori in argento. In basso, fra due volute doppie è posta la vaschetta scanalata; sulla sommità, fra altre volute dorate e corolle in argento è applicato lo stemma di Pio VII. Lo stemma di Pio VII compare anche impresso in oro sull'astuccio in pelle, foderato di velluto turchino e contenente l'aspersorio. cm 33x22,5, astuccio cm 37x27,7x7, aspersorio cm 13

Lot 81

Servizio di Eucarestia in argento fuso sbalzato e cesellato, argenterie G. Bortolotti, Roma 1770, composto da vassoio e ampolle entro custodia in marocchino con impressioni in oro, vassoio mistilineo con bordo decorato a volute e grappoli d’uva recante al centro iscrizione entro riserva sormontata da insegna papale, San Silvestri in Capite 1770”. Due ampolle riccamente sbalzate e con versatoio terminante a testa di grifo e con presa dorata. vassoio cm 28x23 gr. 940, cm 28x23 e altezza cm 17, L'importante servizio da Eucarestia presenta le forme stilistiche della produzione del maestro argentiere Giuseppe Bartolotti, riscontrabili in altri manufatti ad uso profano come caffettiere e vassoi usciti dalla sua bottega sita in via del Pellegrino, caratterizzate nella nostra opera da eccezionale qualità esecutiva, che colloca il servito in una delle più riuscite realizzazioni del Maestro. Cfr.: "Argentieri ,Gemmari e Orafi d'Italia" di Costantino G.Bulgari, F.lli Palombi Editori, Roma 1980, parte prima, pag.111

Lot 98

A four piece silver miniature tea set of oval demi-reeded bulbous form, on a twin handled tray Da-Mar Silverware London 1976

Lot 104

Scuola Bolognese del XVIII secolo, Studio di fregio con putti Lotto di quattro disegni tra cui uno studio di fregio con del lotto fa parte anche uno studio di affresco da Gaudenzio Ferrari (1475-1546), e due apostoli di Scuola lombarda Secolo XVI, nei modi di Perin del Vaga (1501-1547)

Lot 170

Michelangelo Cerquozzi (Roma 1602 - 1660), Natura morta di frutta olio su tela, cm 45x68,5, in cornice dorata, Expertise di Alberto Cottino del 2/2/2011 “Su un piano di pietra sono stati disposti da sinistra una melagrana aperta, tre cotogna, una melagrana chiusa e due fichi. La composizione è serrata, naturalistica, ma anche silente e contemplativa. Una lumachina percorre lentamente la superficie della melagrana a destra. L’ambientazione serale approfondisce il senso ottico e poeticamente meditativo, ma un raggio di luce fende improvviso l’oscurità fasciante, illuminando nitidamente il primo piano [...] Un dipinto come quello qui studiato mostra chiaramente strettissimi rapporti con il mondo figurativo di Verrocchio, ad esempio la disposizione della frutta in senso paratattico sopra un piano di pietra, la lucidità ottica, il senso contemplativo, non corrispondendo tuttavia appieno alla sua peculiare stesura materica. L’attribuzione del nostro raffinato dipinto al giovane Cerquozzi à coté del suo maestro appare legittima e una sua datazione verso il 1635-40 più che plausibile.”

Lot 213

Valentin de Boulogne (Coulommers 1591 - Roma 1632), attribuito a, Angelo cantore che si accompagna al suono di una cetra olio su tela, cm 65x54, in cornice dorata, Corredato di perizia di Maurizio Marini che nell’expertise scrive: “... in ottimo stato conservativo, è opera della prima fase espressiva del pittore, uno dei più significativi esponenti del cosiddetto ‘caravaggismo francese’, il cui centro d’irraggiamento è però Roma. Infatti, dopo un tirocinio nella bottega paterna, all’incirca ventenne, il Valentin si trasferisce a Roma dove giunge nel 1611. Nella città papale si pone in rapporto con l’ambiente cosmopolita degli artisti, coi quali frequenta la confraternita laica detta dei ‘Bentvloegel’, presso la quale, forse per il suo carattere romantico, gli viene attribuito il nomignolo d’ ‘Innamorato’. Nondimeno sono la conoscenza delle esperienza su natura post-caravaggesche condotte da Bartolomeo Manfredi e la suggestione della sua ‘manfrediana methodus’a indurre ilValentin a realizzare esperienze pittoriche simili:conviti,zingare,musici,violenti martiri e scene sacre a lume artificiale,dalle quali ottie- ne un successo internazionale, finanche in Spagna e in Francia (il Re Sole ospita nelle sue stanze, a Versailles, la serie dei ‘quattro evangelisti’, oggi al Louvre), nonché una pala per la nuova basilica di San Pietro Vaticano. Come premesso la tela in oggetto deve essere ricondotta alla sua prima maturità, vale a dire tra il 1617 e il 1620, in stretta relazione con la “Sacra Famiglia con due angeli” del Banco Urquillo di Madrid.” Entro cornice intagliata e dorata (di recente esecuzione). Bibliografia: B. Nicolson, Caravaggism in Europe,Torino 1989, I p. 202, II tav. 660-661.

Lot 230

Michelangelo Merisi detto Caravaggio (Milano 1571 - Porto Ercole 1610), copia da, Deposizione olio su tela, cm 75x56

Lot 231

Pietro Paolo Rubens (Siegen 1577 - Anversa 1640), copia da, Deposizione olio su tela, cm 58x68

Lot 240

Jacopo da Ponte Bassano (1510/18-1592), bottega di, Scena pastorale olio su tela, cm 130x90

Lot 253

Jacopo da Ponte Bassano (Bassano del Grappa 1510/18-1592), bottega di, Salita degli animali sull’arca di Noè olio su tela, cm 98,5 x 132

Lot 264

Philipp Peter Roos, detto Rosa da Tivoli (Francoforte sul Meno 1655 - Tivoli 1706), nei modi di, Paesaggi pastorali con rovine sul fondo coppia di dipinti ad olio su tela, cm 74 x 96

Lot 27

Giovan Battista Pittoni (Venezia 1687-1767), copia da, Natività olio su tela, cm 87x109, in cornice dorata

Lot 276

Jacopo da Ponte detto Bassano (Bassano del Grappa 1510/18-1592), seguace di, Scena contadina olio su tela, cm 100x157, in cornice dorata

Lot 287

Jan Bruegel il Giovane (Anversa 1601 - 1678), Sacra Famiglia entro ghirlanda di fiori e putti sorretta da angeli olio su rame, cm 75x59, in cornice guilloque parzialmente ebanizzata, Si tratta di un dipinto di estrema raffinetezza e complessità e di notevoli dimensioni per il supporto. La sacra Famiglia con San Giovannino e due putti è raffigurata seduta in un boschetto con cerbiatti e altri animali sullo sfondo. L'intera scena è incorniciata da una ricca ghirlanda di fiori e frutta sorreta da putti alati nella quale compaiono pappagalli e uccellini dalle vivaci piume colorate. L parte bassa della composizione si sviluppa con un trionfo di frutta e verdura con Scimmiette ammaestrate, topolini, conigli. La composizione riprende con varianti compositive e stilistiche la celebre tavola di Jan Bruegel il vecchio con figure di Peter van Avont conservata all’Alte Pinakothek di Monaco, considerata l’apice della sua produzione in questo genere. Anche nel caso del nostro rame le figure potrebbero essere state eseguite dal van Avont o altro pittore della bottega. Un’altra versione di Brueghel il Giovane su tavola, priva del San Giuseppe alle spalle della Madonna è stata venduta da Sotheby’s a Londra nel Luglio 2012, lotto 121

Lot 308

Scuola veronese del XVI-XVII secolo, da Paolo Veronese, L'annunciazione inchiostro marrone su carta, mm 260x345

Lot 331

Scuola del XVIII secolo, Matrimonio mistico da Santa Caterina olio su tela cm 28x23,5, in cornice dorata

Lot 38

Scuola Lombarda del XVII secolo, Natura morta con pollame e attrezzi da cucina olio su tela, cm 141x173,5, in cornice dorata

Lot 7

Francesco Rizzo da Santacroce (XV-XVI secolo), ambito di, Madonna con Bambino e Santi olio su tavola, cm 45x37, in cornice dorata

Lot 78

Manierista Toscano del XVI secolo, San Giovanni Battista olio su tavola, cm 145x67, in cornice dorata, Il presente dipinto è accompagnato da attestato di libera circolazione

Lot 80

Artista Romano del XVI secolo, da Raffaello, Sacra Famiglia con Sant’Anna e angeli olio su tavola, cm 100x76, in cornice dorata

Lot 117

Japanese porcelain, printed and painted water jug with reserved figural panels, six character Da Nippon mark to base together with a Chinese porcelain bowl and cover decorated all over with peaches, bats and Shou characters in iron red enamels. Red painted seal mark to base and finial well. (2)

Lot 100

Placchetta in bronzo fuso, cesellato, argentato e dorato raffigurante Madonna con Bambino e due santi, da Galeazzo Mondella detto Moderno (1467-1528), Italia circa 1490, entro cornice architettonica con nicchia e lunetta circolare, cm 10,5x6, Cfr.: Placchette. Secoli XV-XVIII, Museo Nazionale del Bargello, ed. S.P.E.S. Firenze 1996, pag.88-89

Lot 105

Placca ovale in bronzo fuso, cesellato e dorato, Venezia 1600 circa, all’interno raffigurazione della Madonna del Rosario con San Domenico e Santa Caterina da Siena, il papa Clemente XII e il doge Marino Grimani. cm 14x9,5, Cfr.: catalogo “Accademia Carrara di Bergamo” di F.Ross, ed. Bolis 1992, pag.108

Lot 11

Vetrata policroma raffigurante S.Andrea. Arte vetraria comasca, ultimo decennio del XV secolo- primo decennio del XVI secolo, L’opera è corredata da una scheda tecnico scientifica redatta da “Corpus vitrearum medii aevi Italia” diametro cm 53,5

Lot 115

Cavallo in bronzo fuso e cesellato su base in legno dorato, bronzista fiorentino (Antonio Susini? 1585-1653), da un modello del Gianbologna, Firenze inizi del XVII secolo, cm 23x25, Il bel bronzo deriva da un modello attribuito al Ganbologna (1529-1608) databile nell’ultimo ventennio del Cinquecento, oggi conservato presso il Museo del Bargello (fig.1). Sotto la base etichetta cartacea della Galleria Zabert di Torino. Cfr.: Cambi Casa d’Aste, Fine Art Selection, novembre 2014, asta 215, pag.69, lotto 206

Lot 116

Corpus Christi in bronzo fuso e cesellato, bronzista fiorentino dei primi decenni del XVII secolo, da modello di Gianbologna, cm 22x20

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