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Lot 386

Alighieri Dante. Dante col sito, et forma dell'Inferno. Al verso: Lo'Nferno e'l Purgatorio e'l Paradiso di Dante Alaghieri. [Toscolano]: P Alex Pag Benacenses F Bena V V, [1527-1533 ca.]. In 8° (mm 143x81). Carte [248]. Con 4 legni nel testo, di cui uno a doppia pagina raffigurante il sito dell'Inferno. Al verso dell'ultima carta iscrizione in cornice dello stampatore. Legatura novecentesca in pergamena su cartone realizzata per Ernesto Pagnoni con il suo supralibros impresso in oro al piatto anteriore, dorso a cinque nervi con titolo in oro, tagli dorati. Piccolo segno di tarlo in una ventina di carte che comporta un piccola perdita di testo, rinforzo al margine interno del frontespizio, firma anticamente cassata nella parte inferiore del titolo, lievi aloni marginali, ma nel complesso buon esemplare. Prima edizione in-8° della Commedia data da Alessandro Paganini. Egli ne aveva già  procurato un'edizione in-24° intorno al 1515. L'edizione fa parte della collezione in ottavo, frutto maturo del talento e dell'esperienza di Paganini, che comprende "una serie di volumetti di precisa ispirazione aldina quanto alla veste esterna, a firma della quale riemerse la figura del padre, Paganino Paganini. Le peculiarità  della collana, da tempo individuate dai bibliografi (ché anzi si può dire che questa serie sia la più famosa impresa dei Paganini) sono grosso modo le seguenti: tutti i volumi sono in ottavo e segnano il ritorno di Alessandro al corsivo di tipo aldino; i testi della collana sono tutti in volgare, tranne uno; solo un'edizione, tra la dozzina compresa nella collezione, è datata, le altre sono invece firmate dalla notissima iscrizione in cornice rettangolare, che legge: P. Alex. Pag. Benacenses F. Bena. V.V. [...] Per Alessandro, come per tutti i grandi editori del Quattro e Cinquecento, ad una nuova proposta di lettura è connessa una rinnovata presentazione del testo: qui il ritorno all'enchiridio aldino, così brillantemente e latitudinariamente frequentato dai Giunti di Firenze, avrà  significato il finale riconoscimento di un modello ormai standardizzato, profondamente radicato nell'uso della cultura primo-cinquecentesca - e questo recupero dell'ottavo porta a un risultato indubbiamente assai più elegante dei precedenti libri in ventiquattresimo. Viene infatti situato dagli studiosi nell'ultimo periodo di attività  del Paganino, e fondatamente, quale riconoscimento e omaggio obbligato al Manuzio [...]" (A. Nuovo, Alessandro Paganino (1509-1538), Padova, 1990, pp. 90-91). Il testo si basa infatti su quello dell'edizione aldina del 1515, da cui sono tratte anche le figure xilografiche. Nuovo, op. cit., nr. 78; Mambelli, 21. Sander, 2318.  

Lot 387

Alighieri Dante. La comedia di Dante Aligieri con la nova espositione di Alessandro Vellutello. Impressa in Vinegia: per Francesco Marcolini ad instantia di Alessandro Vellutello, 1544. In-4° (mm 205x142). Carte [441] (di 442, manca l'ultima carta bianca). Tre xilografie a piena pagina alle carte CC10v, T7v e AO4v, 84 legni a illustrazione del testo. Numerose carte uniformemente brunite. Diffuse fioriture, alcuni aloni, fori di tarlo al margine inferiore bianco delle carte AH6-AM6. Alcuni segni in più recente inchiostro alle carte AO4v e AO6r. Legatura in pergamena antica rimontata su piatti in cartone, al dorso titolo breve in oro su tassello in pelle rossa. Al piede il numero '10489' su piccola etichetta cartacea. Al frontespizio un monogramma, vergato da un'antica mano e formato dalle lettere S, I, H e A. Prima edizione - in seconda tiratura, con l'integrazione di una terzina ('Dianzi uenimmo inanzi a uoi un poco...') a c. V7r omessa nella prima (cfr. E. A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, Venezia 1824, VI, 819-820) - della Commedia stampata dal Marcolini, di grande importanza filologica nel proporre per la prima volta il commento di Alessandro Vellutello. Considerata dagli studiosi la prima edizione dantesca 'moderna' apparsa nel Cinquecento, il volume del 1544 è innovativo anche sotto l'aspetto iconografico, grazie alle nuove illustrazioni – la cui realizzazione è attribuita allo stesso Marcolini – che corredano il testo, a efficace integrazione del commento testuale. Nel Dante del 1544 "il dialogo tra la penna dell'esegeta e il bulino dell'artista non venne mai meno, col risultato che il commento vero e proprio non poteva che essere quello risultante dalla somma dei due apporti" (P. Procaccioli. La 'nova espositione' di Alessandro Vellutello, in L'Alighieri, n.s., XXVII (2006), 46). Adams, D 94; Batines I, 82-84; Mambelli, 30; Essling, 545; Sander, 2328.

Lot 388

Alighieri Dante. Dante con l’espositioni di Christoforo Landino, et d’Alessandro Vellutello. In Venetia: appresso Giovambattista, Marchio Sessa, 1578. In folio (mm 313x205). Carte [28], 392 [i.e. 396]. Marca tipografica xilografica in fine. Al frontespizio ritratto di Dante in ricca cornice xilografica. Grandi iniziali xilografiche ornate, e belle testatine, con l'insegna dei Sessa; 100 xilografie a mezza pagina. Restaurati i margini interno e esterno del frontespizio, e leggera increspatura della carta; di minore entità il restauro a porzione al margine esterno della carta RR1. Leggerissime e occasionali fioriture ma, nel complesso, buon esemplare. Legatura ottocentesca in vitello raciné, dorso decorato con ghirlande e piccoli ferri in oro. Il nome dell'Autore in caratteri dorati su tassello in pelle. Contropiatti e sguardie in carta caillouté. Tagli policromi. Al contropiatto anteriore è incollato un ritratto inciso di Dante. Bell'esemplare della ristampa dell'importante edizione, già apparsa presso Melchiorre Sessa nel 1564, della Comedia curata da Francesco Sansovino, a cui spetta il merito di aver riproposto il commento di Alessandro Vellutello, che dal 1544 non era stato più pubblicato in Italia. Alle note del Vellutello si accompagna il commento di Cristoforo Landino. Anche questa più tarda ristampa presenta al frontespizio il celebre ritratto di Dante di tradizione vasariana, per il quale l'edizione del Sessa è nota come "del gran Naso" o "del Nasone". I legni che ornano il volume sono invece ripresi – come nel 1564 – dall'edizione del Marcolini del 1544. Adams D, 108; Batines I, 91-92; Mambelli, 40.

Lot 389

Alighieri Dante. La Divina Commedia...con gli argomenti, allegorie, e dichiarazioni di Lodovico Dolce. Parte prima [- terza]. In Venezia: appresso Pietro Qu. Gio. Gatti, 1796. Tre parti in un volume in-12° (mm 157x84). Pagine 187, [1]; 158, [2]; 179, manca ultima carta bianca. Fregi tipografici incisi su legno ai frontespizi, testatine xilografiche. Arrossature, strappo restaurabile alla c. D6 della parte prima. Legatura coeva in cartonato, carta marmorizzata al dorso, abrasioni, lacune al piatto posteriore, strappi e mende alle cerniere e alla cuffie. Al verso del primo frontespizio ex libris 'Vict. Cameli. Ripae', nota manoscritta 'Laus Deo ac mariae" a c. A2r della parte prima, numeri a lapis al contropiatto anteriore.   Ristampa settecentesca della Divina Commedia nella celebre edizione curata e commenata da Lodovico Dolce (1555), la prima in cui l'aggettivo "divino", solitamente attribuito al poeta, viene riferito al poema.

Lot 39

Angelita Giovanni Francesco. I pomi d'oro... dove si contengono sue lettioni de' fichi l'una, e de'melloni l'altra... Aggiuntavi una lettione della lumaca dove si prova, ch'ella sia maestra della vita humana. Recanati: Antonio Braida, 1607. In-4° (mm 196x151). Pagine [36], 182. Frontespizio inciso e inquadrato in ricca cornice allegorica. Testatine, iniziali ornate e finalini incisi su legno. Nel testo silografia a piena pagina con ritratto dell'Autore in medaglione, e 21 belle vignette incise in rame nel testo. Legatura coeva in pergamena floscia, dorso con titolo vergato in inchiostro bruno. Qualche spellatura al piatto posteriore e in corrispondenza della cuffia di piede. Buon esemplare, alcune carte uniformemente brunite. Gore ai margini interno e inferiore, qualche piccola macchia e traccia d'uso. Prima edizione di questa importante opera, indirizzata al cardinale Felice Peretti, uno dei primi libri dati alle stampe a Recanati, città in cui la tipografia era stata introdotta tra il 1605 e il 1606. Il volume raccoglie alcune lezioni tenute da Angelita - autore anche dell'Origine della Città di Ricanati (1601) - di fronte alla locale Accademia dei Disuguali, in cui con stile brillante ma ricco di riferimenti alla letteratura classica e scientifica, illustra le qualità e la coltivazione dei fichi e dei meloni. Interessante, infine la lezione dedicata alla lumaca, di cui l'autore non solo loda i benefici che apporta "alla sanità, e alle mense" (p. 165), ma anche il "moto tardo" da cui occorrerebbe trarre insegnamento, perché "l'esser veloce fa gli huomini inconsiderati, e balordi" (p. 170). Tra le pp. 152 e 153 manca, per un errore del tipografo, una riga di testo, "perché essendo quel guscio la casa della lumaca tutte". Westbury, 10; Paleari Henssler, p. 31; Marciana, 37; Oberlé, 688; B.IN.G., 69.

Lot 394

Apuleius. Apuleius cum commento Beroaldi: e figuris noviter additis. Venetiis: in aedibus Ioannis Tacuini de Tridino impressum, 1516. In folio (mm 299x207). Carte [14], 168 con 35 vignette xilografiche; numerose iniziali a fondo nero incise in legno su nove linee. Qualche macchia e alone marginali. Margine superiore di alcune carte un po' corto. Legatura antica in pergamena su piatti in cartone rimontata, sguardie rinnovate. Tagli spruzzati in rosso. Sporadiche annotazioni marginali di mano antica. Non comune edizione stampata, con la consueta eleganza, da Giovanni Tacuino delle Metamorphoses di Apuleius, celebre e poliedrico scrittore dell'età degli Antonini. Il testo è corredato del commento dell'umanista bolognese Filippo Beroaldo, originariamente impresso a Bologna nel 1500 e destinato a rapida e duratura diffusione. Particolare popolarità ebbe la sua interpretazione della favola di Amore e Psiche, presentata da Apuleio nel quarto libro dell'opera. Beroaldo 'riscrive' questo mito della tarda classicità - sul modello delle Allegoricae enarrationes fabularum di Fulgenzio –  in versione moralizzata e conforme alla filosofia cristiana, elaborando una complessa allegoria che avrà anche ampia fortuna iconografica, grazie agli affreschi realizzati da Raffaello per la Farnesina romana e da Giulio Romano per il Palazzo Tè a Mantova. Adams, A 1375; STC Italian, 35.

Lot 395

Arata Giulio UlisseL'architettura arabo-normanna e il Rinascimento in Sicilia. Prefazione di Corrado RicciMilano: Casa editrice d'arte Bestetti & Tumminelli, 1925. In folio (mm 500x350). Pagine XIV, 30, [2], con oltre 90 illustrazioni in bianco e nero nel testo e 120 tavole – in bianco e nero e a colori, con didascalie in italiano e in francese – interfoliate da carta velina trasparente. Cartella editoriale in tela verde, titoli in oro al piatto anteriore e al dorso, cofanetto ligneo intarsiato, splendido esempio di ebanisteria della fine degli anni Venti del XX secolo. Alla prima pagina lunga dedica manoscritta firmata 'Il Babbo Tuo' e datata 24 dicembre 1928, ascrivibile a Salvatore Di Marzo, del quale si trova, all'interno del volume, una lettera dattiloscritta di ringraziamento inviata a F. Mazzinghi e datata 30 dicembre 1927; alla lettera è accluso un biglietto da visita con alcune righe a firma dello stesso Di Marzo. Seconda edizione – la prima apparve nel 1914 – di questa monumentale opera dell'architetto e critico d'arte piacentino Giulio Ulisse Arata, fondamentale per comprendere la trasformazione architettonica siciliana tra Medioevo e Rinascimento. Arata soggiornò a lungo in Sicilia e viaggiò molto anche in altre regioni italiane (Sardegna, Umbria, Toscana) studiandone le tradizioni locali a livello di artigianato ed edilizia rurale, ma non fu per questo meno attento alle tendenze più avanzate del suo tempo in campo artistico e naturalmente architettonico: fu grande amico, precoce estimatore e primo critico dell'opera del futurista Antonio Sant'Elia. La Prefazione è firmata dall'archeologo e storico dell'arte Corrado Ricci. L'esemplare è impreziosito dalla dedica autografa che denuncia la pertinenza del volume alla biblioteca personale di Salvatore Di Marzo, noto giurista già docente di Diritto romano (Camerino, Cagliari, Messina), poi prosindaco e podestà di Palermo (1925-1929), deputato e sottosegretario di Stato per l'Educazione nazionale (1929-1934) e Senatore del Regno (1934). Ulteriore elemento di pregio è il cofanetto ligneo intarsiato, coevo all'edizione e, per dimensioni, appositamente realizzato per contenere la cartella.

Lot 397

Aretino Pietro. Dubbj amorosi, altri dubbj e sonetti lussuriosi...dedicati al clero. In Roma: nella Stamperia Vaticana [i.e. Paris: Girouard], 1792. In-8° (mm 185x110). Pagine [4], 68. Lievi bruniture e primo fascicolo un po' lento ma buon esemplare in barbe. Brossura muta coeva, titolo manoscritto al piatto anteriore. Celebre e non comune edizione stampata dal parigino Girouard in limitato numero di esemplari col falso luogo di stampa "Nella Stamperia Vaticana con Privilegio di Sua Santità". La dedicatoria recita: "Agl'Eminentissimi Cardinali agl'illustrissimi e Reverendissimi Arcivescovi e Vescovi, alli Cubicularj di Sua Santità alli Protonotarj Apostolici, a tutto il Clero regolare e secolare, non meno che a tutte le Reverendissime Madri in Christo, Florindo Rompiculo stampatore, quest'operetta umilmente dona, consacra e dedica". L'Aretino fu autore tra i più controversi e scomodi del Rinascimento, tanto da meritarsi l'appellativo dell'Ariosto che lo definì "il flagello dei principi".

Lot 398

Argenti Agostino. Il tempio d'Amore nel quale si contengono le cose d'arme fatte in Ferrara nelle nozze del duca Alfonso et della regina Barbara d'Austria. [Ferrara: Francesco Rossi], 1566. In-4° (mm 200x140). Pagine [6] (di 8, manca c. +⁴), 181, [15] (di 19). Fregio inciso su legno al frontespizio, capilettera, testatine e finalini xilografici. Tracce di sporco al frontespizio e alle prime due carte. Legatura in pergamena, titoli manoscritti al dorso, lacerazione lungo la cerniera anteriore e strappo al dorso. Al piatto porsteriore segnatura a matita, al dorso segni di tassello con titoli ad impressione. Sola parte seconda - l'unica del volume in edizione originale - delle Cavalerie della citta di Ferrara, opera attribuita ad Agostino Argenti (si veda Melzi I, 190) e probabilmente pubblicata a Ferrara da Francesco Rossi, come si evince dal materiale tipografico. Il Tempio d'Amore contiene la descrizione del torneo svoltosi a Ferrara in occasione delle nozze del duca Alfonso II con Barbara d'Asburgo l'11 dicembre 1565, ricca di dettagliati resoconti sugli apparati scenografici, le coreografie e le parti cantate proprie di questa tipologia di pomposo spettacolo di corte rinascimentale.

Lot 399

Ariosto Ludovico. Comedia... intitolata gli Soppositi. (Al colophon:) In Vinegia: per Hicolo di Aristotile di Ferrara detto Zoppino, 1538. Sei opere in un volume in-8° (mm 160x115). Carte 34, [2]. LEGATO CON: Id. La Lena. (Al colophon:) In Vinegia: per Nicolo d'Aristotile detto Zoppino, 1537. Carte [32]. LEGATO CON: Id. Comedia...intitolata Cassaria. (Al colophon:) Stampata in Vinegia: per Nicolo di Aristotile di Ferrara detto Zoppino, 1538. Carte 36. LEGATO CON: Id. Il negromante. (Al colophon: ) In Vinegia: per Nicolo d'Aristotile detto Zoppino, 1538. Carte [36]. Ritratto xilografico dell'Autore al frontespizio di ognuna delle 4 opere. LEGATO CON: Epicuro Marcantonio. Cecaria...nuovamente aggiontovi un bellissimo lamento del geloso con la Luminaria non più posta in luce, con ogni diligentia revista, corretta, & ristampata. (Al colophon:) Stampata in Vinegia: per Nicolo d'Aristotile detto Zoppino del mese di Genaro, 1535. Carte [32], con tre illustrazioni xilografiche rispettivamente al frontespizio, a c. C6v e a c. D7r. LEGATO CON: Dolce Lodovico. Il Ragazzo comedia...Nuovamente impressa. In Vinegia, 1541 (Al colophon:) In Vinegia: Per Francesco di Alessandro Bindoni, & Mapheo Pasini compagni, del mese di Settembre, 1541. Carte 55, [1], marca tipografica xilografica al frontespizio. Qualche lieve arrossatura. Legatura ottocentesca in pelle con cornice a doppio filetto in oro ai piatti, titoli in oro su tassello al dorso a 5 nervi, dentelles, risguardi e sguardie in carta decorata, tagli rossi, segnalibro in seta marrone. Al contropiatto anteriore applicato ex libris 'R. Clayton Browne', indice manoscritto al recto dell'ultima carta bianca dell'ultima opera.  Raccolta di sei rari testi teatrali di Ludovico Ariosto (cfr. Agnelli-Ravegnani, Annali delle edizioni ariostee II, 86-87, 112 e122), Marcantonio Epicuro - pseudonimo di Antonio Marsi (si veda G. Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime I, p. 358) e Lodovico Dolce tutte uscite - tranne l'ultima - dai torchi veneziani di Niccolò Zoppino, uno dei più importanti tipografi del primo Cinquecento e tra i primi a stampare quasi esclusivamente testi in volgare (cfr. L. Baldacchini. Alle origini dell'editoria in volgare. Niccolò Zoppino da Ferrara a Venezia. Annali (1503-1544), Vecchiarelli, 2011). L'impressione della commedia del Dolce è contemporanea a quella originale uscita presso Curzio Troiano Navò e fratelli.

Lot 4

Apicius Coelius. De re Coquinaria libri decem. Venetiis: per Iohannem de Cereto de Tridino alias Tacuinum, 1503. die tertio mensis Augusti. In-4º (mm 217x154). Carte [32]. Iniziali ornate silografiche, su fondo nero. Legatura moderma in pergamena su piatti in cartone, dorso liscio con titolo calligrafico. Buon esemplare, restauro al margine esterno di carta f4, qualche alone ai margini inferiore e esterno. Al frontespizio ampie annotazioni di diverse antiche mani, con notizie su Apicius tratte da fonti classiche. Sporadiche note marginali; di antica mano la numerazione delle carte.     Rarissima terza edizione del più antico trattato di cucina a noi pervenuto, attribuito a Apicius, ma in realtà opera di diversi compilatori del III e IV secolo. Il De re coquinaria - opera fondamentale per la conoscenza della cucina dell'antica Roma - fece la sua prima apparizione tipografica a Milano nel 1498, per le cure di Blasius Lancilotus. Seguì l'edizione veneziana impressa tra il 1498 e il 1500 da Bernardino Vitali, e quella qui presentata di Giovanni Tacuino, l'unica edizione a essere stata pubblicata nel XVI secolo in Italia. Paleari Henssler 34. Non in Simon.

Lot 400

Ariosto Ludovico. Orlando furioso. Tomo primo [-quinto]. In Nizza: presso la Società tipografica, 1785. Cinque volumi in-12° (mm 158x95). Pagine xxxviij, 411, [1]; 381, [1]; 392;  387, [1]; 404, [4]. Fregi xilografici ai frontespizi, testatine e finalini incisi su legno. Qualche arrossatura. Legatura coeva in pelle, titoli su doppio tassello e fregi in oro ai dorsi a 5 nervi, contropiatti e sguardie in carta caillouté, tagli marmorizzati, piatti abrasi con lacune alle cuffie e ai dorsi. Raro esemplare impresso su carta azzurrina del poema epico ariosteo. Il testo è preceduto da una Vita di Lodovico Ariosto tratta in compendio da' romanzi dell'umanista ferrarese Giovanni Battista Pigna, noto per essere stato uno dei principali commentatori di Ariosto nel XVI secolo, e da due scritti di Lodovico Dolce: un Sonetto in lode di Lodovico Ariosto e un Discorso sopra il Furioso. Nel tomo quinto, da c. I5, I cinque canti di Lodovico Ariosto i quali seguono la materia del Furioso. Nell'edizione dell'Orlando furioso curata nel 1814 da Romualdo Zotti l'impressione nizzarda viene descritta come "scorrettissima, indegna di portare in fronte un tal nome" (p. 442). Agnelli - Ravegnani I, 209.

Lot 401

Aristoteles. Rettorica d'Aristotile fatta in lingua toscana dal commendatore Annibal Caro. In Venetia: al segno della Salamandra, 1570. In-4° (mm 207x150). Pagine  [8], 270, [2] con 3 carte aggiunte contenenti un indice manoscritto di mano secentesca. Marca tipografica xilografica al frontespizio ripetuta in fine. Lievi fioriture ma buon esemplare. Legatura coeva in pergamena floscia con titoli manoscritti al dorso, danni alla cerniera anteriore. Al frontespizio timbro di possesso della famiglia Borghese, note bibliografiche al risguardo anteriore. Prima edizione della traduzione italiana di Annibal Caro, pubblicata postuma dal nipote Giovanni Battista Caro e da questi dedicata al cardinale Ferdinando de' Medici. L'opera venne ristampata a Venezia nel 1732. Adams, A-1953; Parenti, Prime edizioni italiane, p. 131; Gamba, 1211; Hoffmann, I 353.

Lot 402

Aristoteles, Averroes, Zimara Marco Antonio. De physico auditu libri octoVenetijs: apud Plinium Petramsanctam, 1554. In-8° (mm 153x100). Pagine 562, [2]. Marca tipografica xilografica al frontespizio, capilettera e finalino incisi su legno. Lievi arrossature e qualche piccola macchia al frontespizio, foro di tarlo non lesivo del testo al margine inferiore a partire da carta E1, gora all'angolo inferiore esterno delle ultime 10 carte con leggero infragilimento delle stesse. Legatura in pergamena rivestita con carta decorata floreale, titoli manoscritti su tassello al dorso, strappi ai contropiatti. Al contropiatto anteriore antica segnatura manoscritta ad inchiostro, nota e numeri tracciati a matita al verso dell'ultima carta bianca.  Edizione della Physica di Aristotele con il commento di Averroè a cura del filosofo e dottore in medicina Marco Antonio Zimara: l'umanista salentino mostrò sempre la sua predilezione per il pensatore arabo come unico, vero e autentico interprete dell'opera dello stagirita.

Lot 404

Ayala Sebastiano. De la liberté et de l'égalité des hommes et des citoyens avec des considérations sur quelques nouveaux dogmes politiques...Nouvelle edition parfaitement conforme à la première de Vienne d'Autriche. À Pavie: chez Balthasard Comino, 1793. In-8° (mm 216x131). Pagine XV, [1], 416. Esemplare con barbe, aloni marginali, particolarmente accentuati all'angolo superiore esterno del frontespizio. Legatura moderna in mezzo vitello con angoli, piatti marmorizzati; dorso liscio con titolo impresso in oro su tassello dipinto, ferri dorati, data di stampa impressa in oro al piede. Brossure editoriali preservate all'interno della legatura con rinforzi, fori di tarlo e aloni. Seconda edizione, che segue di un anno la prima stampata a Vienna da Ignazio Alberti, di questa opera a difesa dell'ancien régime, redatta dal gesuita Sebastiano Ayala (1744-1817). Ispirato dalle Reflections on the Revolution in France di Edmund Burke (1790), il trattato si propone di confutare le massime francesi, riproponendo la concezione cardine del pensiero politico controrivoluzionario europeo contro l'individualismo dissolutore dei philosophes e dei rivoluzionari. L'opera godette di grande fortuna, e l'anno successivo alla sua prima apparizione vennero stampate, contemporaneamente alla presente edizione pavese, un'edizione a Torino e tre traduzioni italiane.

Lot 405

Bandello Matteo. Il primo [-terzo et ultimo] volume delle novelle del Bandello novamente corretto et illustrato dal sig. Alfonso Ulloa. In Venetia: appresso Camillo Franceschini, 1566. Tre parti in un volume in-4° (mm 198x142). Carte [4], 158 [i.e. 156]; [4], 154; [4], 128. Marca tipografica incisa in legno ai frontespizi, capilettera xilografici. Gore marginali e qualche arrossatura. Legatura coeva in pergamena floscia, titoli manoscritti al dorso, bindelle in pelle, strappi ai contropiatti e allentamento del dorso lungo la cerniera interna posteriore. Nota di possesso manoscritta sbiadita datata 1642 al frontespizio del primo volume; al verso di carta a4 del secondo volume e al verso dell'ultima carta del terzo volume altre note coeve a firma di 'Diego de La Vega'. Importante e non comune edizione dei primi tre volumi delle Novelle di Bandello curati dallo scrittore spagnolo Alfonso de Ulloa seguendo l'edizione originale lucchese di Vincenzo Busdrago (1554) e quella milanese di Giovanni Antonio degli Antoni (1560). La quarta parte nel novelliere uscì postuma a Lione presso Alessandro Marsili nel 1573. L'esemplare differisce da quelli censiti in SBN sia, in parte, per la segnatura, che per la marca tipografica. Sulla figura del curatore e sul suo contributo all'edizione di Bandello si vedano A. Rumeu de Armas, Alfonso de Ulloa, introductor de la cultura española en Italia, 1973, pp. 180-181 e A. Lievens, Il caso Ulloa: uno spagnolo "irregolare" nella editoria veneziana del Cinquecento, 2002, p. 219. Gamba, Delle novelle, 82.

Lot 407

Bartholin ThomasDe luce animalium libri III, admirandis historiis rationibusque novis refertiLugd. Batav.: Ex Officina Francisci Hackii, 1647. In-8° (mm 166x106). Pagine [12], 396, [8]. Frontespizio in rosso e nero con marca tipografica incisa su legno, capilettera, testatine e finalini xilografici. Piccole macchie al frontespizio, lievi bruniture e qualche arrossatura. Legatura coeva in pergamena su cartone, dorso a 4 nervi, tagli spruzzati in rosso e blu, piccole macchie al piatto anteriore. Al fontespizio timbro dell'Unione Evangelica in Venezia, al dorso segni di antica presenza di tassello. Edizione originale, non comune, di questo studio dedicato al fenomeno delle emanazioni fosforiche negli animali da parte dell'anatomista danese Thomas Bartholin, noto per essere stato il primo a descrivere in dettaglio e in maniera sistematica il sistema linfatico umano. Si tratta di uno dei primissimi scritti specialistici su tale argomento nonchè uno dei più fortunati, da cui molti autori successivi trassero notizie e informazioni e che diede un forte impulso a ulteriori ricerche sull'argomento. La presunta esistenza di un'impressione precedente datata 1643 non è supportata da alcuna evidenza documentaria  (si veda, anche per la bibliografia, E. N. Harvey, A History of luminescence from the earliest times until 1900, Philadelphia, The american philosophical society, 1957, p. 108).

Lot 408

Basile Giambattista. Il Pentamerone... Overo Lo Cunto de li Cunte Trattenemiento de li Peccerille di Gian Alesio Abbattutis. Novamente restampato e co tutte le zeremonie corrietto. Al Illustrissimo Sig.e Padron. Coll. il signor Giuseppe Spada. In Roma: nella stamperia di Bartolomeo Lupardi stampator camerale, 1679. In-12° (mm 135x70). Pagine [12], 633, [3]. Marca tipografica incisa in legno al frontespizio, iniziali, testatine e finalini xilografici. Legatura coeva in pergamena floscia con capitelli passanti, titolo manoscritto in inchiostro bruno al dorso. Al contropiatto posteriore ex libris 'William Semprini'. Prima rara edizione romana di questa celebre raccolta di favole popolari in napoletano redatta da Giambattista Basile, noto con il soprannome di 'Boccaccio napoletano'. Scritto intorno al 1625 e conosciuto anche con il titolo Pentamerone - che compare per la prima volta nella stampa napoletana del 1674 all'Insegna della Sirena e che evoca chiaramente il modello boccaccesco - il Cunto de li Cunti è giustamente l'opera più nota di questo autore ed è ritenuto fra i capolavori della letteratura italiana del Seicento, imitato da Perrault, da Carlo Gozzi e da Wieland, ammirato dai fratelli Grimm e tradotto poi in italiano da Benedetto Croce. Le fiabe, narrate da 10 novellatrici nell'arco di 5 giornate, sono in totale 50.

Lot 41

Evitascandali Cesare. Dialogo del Trenciante... Nel quale si legge quanto si deve operare, & osservare nel servitio del Trenciante. In Roma: appresso Carlo Vullietti, 1609. In-4° (mm 211x150). Pagine [8], 100. Frontespizio con stemma inciso su legno del dedicatario -  il cardinale Scipione Borghese - stampato in rosso e nero. Altro stemma, inciso a piena pagina, a introdurre il testo. Testatine, iniziali ornate e finalini silografici. Legatura moderna in cartonato ricoperto in carta decorata a pettine. Esemplare discreto, diffuse bruniture, ampie gore, alle carte L2-M6 evidenti fori a ledere il testo.   Prima edizione, indirizzata al cardinale Borghese, di questo importante trattato dedicato al trinciare da questo grande protagonista della scuola romana (vedi anche lotto successivo, 38 e 49). "È la conferma del primato di questa scuola e dell'importanza che avrà più tardi nel diffondere in tutta Europa una raffinata manualità con il trionfo del 'trinciare in aria' anche se Evitascandalo non esclude la possibilità di posare gli animali di maggiori dimensioni sul piatto sottostante per fare riposare il braccio sinistro che sopporta il peso della forchetta con la quale si 'imbrocca' [...] Qui, per la prima volta, viene illustrata la tecnica per trinciare - o meglio per servire - le vivande all'ultima moda, l'olla podrida con un coltello e un grande cucchiaio d'argento oppure la capirottata [...]" (C. Benporat, Cucina e Convivialità italiana del Rinascimento, Firenze 2007, pp. 48-49). 

Lot 410

Beccuti Francesco. Rime. In Venetia: appresso Domenico, & Gio. Battista Guerra, fratelli, 1580. In-8° (mm 143x95). Pagine [16], 188, [4]. Marca tipografica incisa in legno al frontespizio e al recto di carta N7, capilettera, testatine e finalini xilografici. Leggere arrossature, gora lungo il margine interno dell'ultimo fascicolo. Legatura coeva in pergamena floscia, titoli calligrafici al dorso, gora al dorso e ai piatti. Iniziali BB ad inchiostro al frontespizio, al dorso etichetta cartacea con numero manoscritto '1247', al piatto anteriore numero manoscritto '29'. Edizione originale, postuma, di questa raccolta di versi di Francesco Beccuti detto il Coppetta; curata da Ubaldo Bianchi contiene 129 sonetti, 4 canzoni, 15 poesie in ottave, 2 sestine, 2 capitoli e 4 madrigali. A dispetto dei titoli dei vari sonetti contenuti nel volume, che bene riflettono l'adesione dell'Autore ai moduli compositivi petrarchisti dominanti nel suo tempo, Beccuti compose numerose poesie dai contenuti palesemente allusivi ai suoi amori omosessuali, in particolare a quello per Francesco Bigazzini, cantato con il nome di Alessi. Recentemente il dott. Andrea Crismani ha dedicato la sua tesi di dottorato di ricerca, discussa nel 2012 all'Università degli Studi di Padova - Dipartimento di Italianistica, all'edizione critica delle Rime del Coppetta, utilizzando diversi esemplari - anche postillati - di questa edizione. Adams, C-2606; Gamba, 372.

Lot 411

Belcari Feo. La vita del beato Giovanni Colombini da Siena, fondatore dell'ordine de poveri Giesuati... dedicata al magnifico Giovanni di Cosimo de Medici. (Al colophon:) Impresso in Siena: per Calisto, Francesco di Simione Bindi ad instantia d Giovanni di Alisandro libraio, a di XXVII d'ottobre 1541. In-4° (mm 210x140). Carte [90]. Frontespizio con cornice xilografica vegetale, illustrazione incisa in legno a c. A2r, capilettera xilografici. Restauri al primo fascicolo, qualche leggera arrossatura, tracce di sporco su poche carte. Legatura in piena pergamena rigida, titoli in oro su tassello in pelle marrone al dorso.  Prima rara edizione senese, e terza in assoluto, di questo testo agiografico stampato per la prima volta a Firenze da Niccolò Alemanno intorno al 1477. Autore fu il poeta e priore fiorentino Feo Belcari, noto per le sue opere di carattere religioso e le sue rappresentazioni. Giovanni Colombini era un ricco mercante senese convertitosi, insieme alla moglie, dopo la lettura della Vita di Santa Maria Egiziaca di Jacopo da Varagine; fondatore di una confraternita laica ispirata alla spiritualità di San Girolamo, che il popolo iniziò a chiamare Gesuati a causa del loro ricorrente ricorso al nome di Gesù, Colombini ne ottenne il riconoscimento pontificio nel 1367. La soppressione risale al 1668, con una bolla di Clemente IX.

Lot 413

Benfield. Nuovo e dilettevole giuoco chinese. Questa ingegnosa invenzione è fondata sopra principj geometrici, e consiste in 7 pezzi cioè 5 triangoli, un quadrato ed un parallelogrammo, i quali possono essere combinati in modo da formare più di 300 figure curiose. Milano: presso li Frat. Bettalli Cont. del Cappello n. 4031, [1820 ca.]. In-8° (mm 186x110). Carte [35]. Frontespizio calcografico. Tracce di sporco al frontespizio, gore. Legatura coeva in mezzo cartone, percallina verde ai piatti, titoli manoscritti al dorso, gora al piatto posteriore. Alla sguardia anteriore firma di possesso Anatolio Perelli, al contropiatto posteriore numeri manoscritti. Curioso volume stampato interamente in calcografia contenente l'antico rompicapo cinese noto come Tangram. Per il nome dell'Autore si veda CLIO I, 422, dove l'edizione di riferimento è quella impressa a Firenze per Lorenzo Bardi nel 1817.

Lot 414

Berger Johann Heinrich von. Oeconomia Juris Ad Usum Hodiernum Accommodati. Lipsiae: sumptibus haeredum Lanckisianorum, 1741. In-4° (mm 210x170). Pagine [12], 1276, [108]. Ritratto calcografico dell'Autore in antiporta, marca tipografica incisa su rame al fontespizo stampato in rosso e nero, capilettera, testatine e finalini xilografici. Legatura coeva in pelle, fregi in oro nei comparti e titoli in oro su tassello al dorso a 5 nervi, contropiatti e sguardie in carta marmorizzata, tagli rossi, abrasioni e qualche macchia ai piatti. Quinta edizione di questo testo fondamentale del giurista tedesco Johann Heinrich von Berger, apparso per la prima volta nel 1712 e da considerare la sua opera principale. L'Autore vi tratta, con molta chiarezza e un'impostazione che privilegia gli aspetti di applicazione pratica e concreta, tutti i principali rami del diritto ad esclusione di quanto concerne lo Staatsrecht, ovvero l'insieme delle norme che costituiscono il diritto pubblico e costituzionale. Curatore dell'edizione è il figlio Christoph Heinrich. 

Lot 416

Bidpai. Il filosofo Indiano, ossia la condotta d'ogni grado di persona esposta sotto il vello d'alcune Favole. In Venezia: Presso Antonio Locatelli, 1786. In-8° (mm 197x129). Pagine 179, [2]. Antiporta incisa in rame, marca tipografica incisa in legno al frontespizio, capilettera e testatine xilografici. Qualche lieve arrossatura ma ottimo esemplare in barbe. Cartonato coevo, titoli manoscritti al dorso su tassello cartaceo. Numero manoscritto su tassello al dorso '1714'. Rara edizione - sconosciuta ai principali repertori - di questa traduzione italiana di un corpus di favole di origine indiana noto - nella versione araba che costituisce la base della trasmissione del testo in Europa - come Kalikah wa Dimnah e basato a sua volta su una collezione di racconti in sanscrito risalente al III secolo a. C.: il Panchatantra.  Il nome dell'autore, Bidpai o Pilpay come si legge al frontespizio, deriva probabilmente dal termine con cui si designavano gli studiosi e gli intellettuali alla corte indiana. Di intento edificante e con figure di animali quali protagonisti, le favole si diffusero in Occidente a partire dal Duecento attraverso una versione ebraica del testo tratta dall'arabo; tradotte poi in latino da Giovanni da Capua e quindi in tutte le diverse lingue volgari nel corso del XVI secolo, si ebbe la prima redazione completa in italiano nel 1552 ad opera di Antonfrancesco Doni. 

Lot 417

Biringuccio Vannoccio. Pirotechnia....nella quale si tratta non solo della diversità delle minere, ma ancho di quanto si ricerca alla pratica di esse.. In Venetia: appresso P. Gironimo Giglio, e compagni, 1559. In-8° (mm 148x95). Carte 340 (di 345, mancanti le carte a1, a2, a6, a7, a8, sostituite da carte manoscritte), [7]. Numerose illustrazioni xilografiche nel testo, capilettera, testatine e finalini incisi in legno. Esemplare mediocre, tracce di sporco, lacuna all'angolo superiore delle carte 14-15, strappo alla carta 89 e alla carta 176, gore, usurati e con mende gli angoli dell'ultimo fascicolo. Legatura moderna in pergamena, con titoli manoscritti e illustrazioni al piatto anteriore e al dorso, contropiatti e sguardie in carta floreale. Terza edizione, nonostante la data 1550 apposta sul frontespizio manoscritto, di questo trattato sulla tecnica della lavorazione a fuoco in cui vengono descritti i metalli e le leghe, le loro tecniche di lavorazione, con capitoli dedicati  all'alchimia, alle miniere, alle fornaci e alla preparazione dei fuochi artificial. L'Autore fu chimico, mineralogista e metallurgista. Adams, B 2083; Duveen, 79; Honeyman Coll. 336; Hoover Coll. 131; Mortimer, Italian 66 (Anm.); Wellcome I, 874.

Lot 419

Blount Thomas Pope. Censura celebriorum authorum sive Tractatus in quo varia virorum doctorum de clarissimis cujusque seculi scriptoribus iudicia traduntur. Genevae: apud G. De Tournes, Cramer, Perachon, Ritter, & S. De Tournes, 1710. In-4° (mm 225x170). Pagine [8], 1063, [9]. Marca tipografica xilografica al frontespizio. Fioriture e bruniture. Legatura coeva in pergamena su cartone, fregi e cornici a secco ai piatti, titoli in oro su tassello al dorso. Nota di possesso parzialmente cassata al frontespizio 'ex libris ... Vicarii...'. Pubblicata per la prima volta a Londra nel 1690, quest'opera erudita contiene una critica di molti celebrati autori (ne sono elencati quasi 600), sui quali vengono riportati i giudizi di tutti i maggiori eruditi. Si tratta in pratica di un vasto repertorio bibliografico, in cui, oltre a cenni bio-bibliografici, sono citati i più significativi giudizi critici forniti da studiosi ed eruditi del loro tempo. "Censura" va quindi intesa nel senso di recensione. Tra gli autori censiti, ricordiamo: Aldrovandi, F. Bacone, Barclay, Bellarmino, Bembo, Boccaccio, Boccalini, T. Brahe, Calvino, Campanella, Cardano, Chaucer, Copernico, Dante, Falloppio, Fernel, Galileo, Gassendi, Gesner, Grotius, Guicciardini, Harvey, van Helmont, Hobbes, Jansenius, Kimchi, Lascaris, Leonicenus, Lipsius, Lullus, P. Manuzio, Melantone, Pico della Mirandola, T. Moro, S. Münster, Paracelso, Petrarca, Filelfo, R. Pole, A. Possevino, F. Rabelais, Sabellico, Sadoleto, Sannazaro, Savonarola, Scaligero, Selden, Tasso, Tritemio, L. Valla, Vesalio, G. Vida, Vives, T. Willis, Wycliff, Zwingli e molti altri. Wing, B-3346; Lowndes, I,  p. 221: "An erudite work, much estimeed by the curious".

Lot 420

Boccaccio Giovanni. Genealogie... cum micantissimis arborum effigiationibus cuiusque gentilis dei progeniemParrhisiis excusum est: opera et expensis Dionisii roce Lodouici hornken & sociorum, 1511.  In folio (mm 309x205). Carte [1], VI-CLXII. Belle xilografie a piena pagina all'inizio dei primi tredici libri dell'opera. Eleganti iniziali ornate xilografiche, a fondo criblé; alcune su 12 linee. Bell'esemplare, alcune carte uniformemente brunite. Fioriture ai margini. Lieve gora e alcuni aloni al margine esterno bianco delle ultime carte. Piccolo strappo al margine inferiore bianco della carta n3. Legatura moderna in mezzo marocchino ad angoli, piatti ricoperti con carta stampata da antifonario. Numerose annotazioni marginali di antica mano, di cui una coeva. Al frontespizio ampia nota bibliografica, vergata da mano settecentesca. Rarissima edizione parigina della Genealogia deorum di Giovanni Boccaccio. Data per la prima volta alle stampe da Vendelino da Spira nel 1472 e dal 1481 proposta unitamente– come nel volume che presentiamo – al testo del De montibus, silvis, fontibus liber, la diffusione in area francese di questa opera di Boccaccio è testimoniata non solo dall'ampia circolazione manoscritta del testo, ma anche dalla precoce versione – dovuta con ogni probabilità a Laurent de Premierfait – che ne apparve a Parigi tra il 1498 e il 1499, al fine di rendere maggiormente accessibile questo ricco repertorio di miti e favole dell'antichità pagana. La Genealogia deorum fu ampiamente usata da Geoffroy Tory nel celebre Champfleury, e attentamente studiata da Pierre de Ronsard, Jean du Bellay e altri esponenti della Pléiade, quale inesauribile fonte di immagini classiche. Il volume impresso nel 1511 dal tipografo e libraio Denis Roce – qui associato all'olandese Ludwig Hornken, già attivo a Venezia presso Gregorio de Gregori - si distingue per l'eleganza dei caratteri, e dell'apparato illustrativo e decorativo. STC French, 71; Renouard, Inventaire chronologique II, 63, 24.

Lot 422

Boccaccio Giovanni. Il Decamerone... nuovamente corretto et con diligentia stampato. (Al colophon:) Impresso in Firenze: per li heredi di Philippo di Giunta nell'anno del Signore 1527 [ma Venezia: Pasinello, 1729]. In-4° (mm 225x160). Carte [8], 284. Buon esemplare. Legatura in pergamena antica rimontata. Timbri di antica collezione nobiliare al frontespizio e in fine. Celebre contraffazione, fatta a Venezia da Pasinello nel 1729 in soli 300 esemplari, della celebre edizione giuntina del 1527, conosciuta comunemente come  "Ventisettana", la quale servì di base per tutte le successive edizioni del Decamerone fino alla fine del Settecento. Gamba,172; Parenti, Dizionario dei luoghi di stampa, falsi..., p. 87; Bacchi della Lega, p. 36 (con la segnalazione degli errori per poter distinguere la contraffazione).

Lot 423

Boccalini TraianoDe' ragguagli di Parnaso di Traiano Boccalini romano. Centuria prima [- seconda]. In Milano: appresso Gio. Battista Bidelli, 1615. Tre parti in un volume in-8° (mm 160x105). Pagine [24], 472; [24], 430, [2]. Marca tipografica incisa in legno ai frontespizi, capilettera, testatine e finalini xilografici. (SEGUE:) Briani Girolamo. Aggiunta a' Ragguagli di Parnaso del signor Traiano Boccalini cittadino romano. In Milano: appresso Gio. Battista Bidelli, 1615. Pagine 38, [2]. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio, capilettera e testatine xilografici. Gora al margine inferiore. Legatura coeva in pergamena floscia, titoli manoscritti al dorso e al taglio di piede, macchie ai piatti, gora al piatto anteriore, rottura al dorso. Nota di possesso al primo frontespizio 'Bibliotheca Carmelitanum Placentia', al contropiatto anteriore segnatura manoscritta 'AA.X.33', altra nota cassata ed ex libris della Biblioteca Palazzi, al dorso grande iniziale 'P' manoscritta. SI AGGIUNGE: Contile Luca. La historia de fatti di Cesare Maggi da Napoli, dove si cotengono tutte le guerre successe nel suo tempo in Lombardia & in altre parti d'Italia & fuor d'Italia. In Milano: appresso Gio. Ant. degli Antonii, 1565. In-8° (mm 142x94). Pagine [4], 247, [3]. Marca tipografica incisa in legno al frontespizio, capilettera e testatine xilografici. Gora, qualche arrossatura. Legatura settecentesca in pelle, cornice a doppio filetto in oro ai piatti, titoli e fregi in oro al dorso a 5 nervi, contropiatti in carta decorata a pettine, tagli marmorizzati, abrasioni e lacune agli angoli, rotture lungo le cerniere. Al verso della prima carta di guardia anteriore ex libris di  L. Deboutteville, al dorso monogramma GG sormontato da corona impresso in oro nei comparti, al contropiatto posteriore etichetta 'G. E. Stechert & Co. (Alfred Hafner) New York'. I opera: Ristampa milanese, ad opera di Bidelli che aveva già licenziato un'edizione nel 1613, di questo celebre testo di satira politica e di costume di Boccalini, di vastissima fortuna e diffusione al punto di divenire oggetto di innumerevoli ristampe e contraffazioni: soltanto l'editore veneziano Guerigli lo stampò dodici volte tra il 1614 e il 1680. Segue, quale parte integrante dell'impressione, la nota imitazione letteraria nello stile del Boccalini ad opera del modenese Girolamo Briani: dopo questa prima Aggiunta di 10 ragguagli, l'Autore ne compose altri fino a raggiungere il numero di 50 e, dal 1616 in poi, questi vennero da molti stampatori veneziani annessi alle successive ristampe del testo originale. II opera: Seconda edizione di questo scritto storico del poligrafo Luca Contile che, oltre ad essere un profilo biografico del condottiero napoletano Cesare Maggi, è interessante anche per le molte notizie sulle guerre combattute sul territorio italiano nella prima metà del XVI secolo.

Lot 424

Boiardo Matteo Maria. Orlando innamorato... Quarta edizione accresciuta degli argomenti a ciascun canto del signor G. A. Rovigno. Tomo primo [- secondo]. In Venezia: presso Francesco Santini, 1782. Due volumi in-12° (mm 166x87). Pagine 538, [2]; 701, [3]. Antiporta calcografica al tomo primo, piccolo fregio inciso in legno ai frontespizi, testatine e finalini xilografici. Qualche leggera arrossatura. Legatura coeva in mezza pergamena con punte, carta decorata ai piatti, titoli manoscritti al dorso, tagli spruzzati in rosso, strappi al dorso del secondo volume. Ai contropiatti anteriore nota di possesso manoscritta su tassello cartaceo 'Dei libri di A.lo Antonio Moricone de Luca - Romano 1807', al contropiatto posteriore nota d'acquisto a matita 'L'Amuleto - Perugia 21/05/91 Lit. 180.000'. Edizione curata da Giuseppe Angelini.

Lot 427

Borges Jorge Luis. El Aleph. Buenos Aires: Losada, [1949]. In-8° (mm 205x135). Pagine 146, [6]. Brossura editoriale illustrata, difetti alle cerniere. Firma di possesso all'occhietto 'Miguel Blasco'. Ricercata edizione originale di questa raccolta di racconti di Borges in cui lo scrittore argentino affronta molte delle tematiche più caratteristiche della sua produzione letteraria. El Aleph è anche il titolo dell'ultimo dei 13 racconti e si riferisce ad "uno dei punti dello spazio che contengono tutti i punti", "il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli".

Lot 430

Broussais François Joseph Victor. Le Cholera-morbus èpidèmique, observé et traité selon la Méthode physiologique...seconde édition. Paris: Mademoiselle Delaunay libraire, 1832. In-8° (mm 218x137). Pagine [4], 211, [1]. Con 12 pagine manoscritte contenenti la Table des Matiéres legate tra i ff. 13 e 14. Arrossature. Brossura editoriale in carta verdina, dorso rifatto, tracce di sporco e piccoli strappi ai piatti. SI AGGIUNGE: Bianchini Alessandro. La colèra corsa a Fermo nell'1855 cicalata medica...seconda edizione riveduta e corretta. Fermo: Tipografia de' Fratelli Ciferri, [1855]. In-8° (mm 218x146). Pagine 19, [1]. Brossura coeva stampata in nero ai piatti, nota manoscritta al contropiatto anteriore. SI AGGIUNGE: Pace Giuseppe, Cevolani Pietro. Sul colera osservato nel lazzaretto di Cento l'anno 1855 rapporto all'Ill.ma Commissione Sanitaria di detta città. Fano: tipografia di Giovanni Lana, 1856. In-8° (mm 220x150). Pagine 26. Fregio calcografico al frontespizio. Brossura muta coeva. SI AGGIUNGE: Istruzione popolare sulla condotta da tenersi per garantirsi dal choléra-morbus pubblicata dalla commissione sanitaria di Sanseverino per utile de' suoi amministrati. Macerata: presso Alessandro Mancini, 1836. In-8° (mm 197x135). Pagine 6, [2]. Privo di legatura. SI AGGIUNGE: Istruzione popolare sul colera asiatico. Sanseverino Marche: tipografia di Benedetto Ercolani, 1865. In-8° (mm). Pagine 11, [1]. Brossura orignale stampata in nero ai piatti. SI AGGIUNGE: Battistini Giovanni. Dissertazione teoretica fisiologico-patologico-terapeutica sul colera morbo asiatico. Rieti: per Salvatore Trinchi, 1832. In-8° (mm 215x145). Pagine 20. Brossura in carta azzurra stampata in nero ai piatti. Al piatto anteriore firma di possesso Sig. Gio. Francesco Colapaoli. Gora. SI AGGIUNGE: Cappello Agostino. Esperimenti pel cholèra morbus. Roma: Tipografia delle Belle Arti, 1838. In-8° (mm 204x131). Pagine 10, [2]. Qualche arrossatura. Privo di legatura. SI AGGIUNGE: De Angelis Niccola. Riflessioni intorno il cholera morbus negli animali bruti. Roma: presso Antonio Boulzaler, 1832. In-8° (mm 204x135). Pagine 14, [2]. Privo di legatura. SI AGGIUNGE: Stato Pontificio Commissione straordinaria di pubblica incolumità Consiglio medico. Breve istruzione sui mezzi preservativi dal Cholera Asiatico e sul modo di curarlo al primo suo apparire quando non fosse pronta l'assistenza di un medico redatta dal Consiglio Medico d'Ordine della Commissione straordinaria di pubblica incolumita. Roma: Nella Stamperia della RCA, 1837. In-8° (mm 205x134)). Pagine 16. Bruniture. Privo di legatura. Paginazione manoscritta 329-343. Interessante insieme di volumi, pamphlet ed estratti relativi al morbo del colera. I opera: Seconda edizione di questo trattato del medico bretone François Joseph Victor Broussais: sostenitore della teoria secondo cui la maggior parte delle patologie derivava da infiammazioni o lesioni dell'apparato gastrointestinale, da curarsi mediante un regime alimentare leggero e l'applicazione di sanguisughe per i salassi, propose tale terapia - risultata del tutto inefficace - anche per il colera che proprio nel 1832 si diffuse in Francia. II opera: Estratto dal Raccoglitore medico di Fano, fascicolo 9 del 15 novembre 1855. Sul diffondersi del colera a Fano, tra l'aprile e l'ottobre del 1855, si hanno numerosi documenti e fonti storiche: quello del biennio 1854-1855 fu il terzo caso di epidemia di morbo asiatico in Italia dopo la sua prima comparsa nel 1835. III opera:  Estratto dal Raccoglitore medico di Fano. Serie II. Volume XII. Resoconto dei medici Giuseppe Pace e Pietro Cevolani cui le autorità sanitarie locali affidarono, all'indomani della comparsa a Cento dei primi casi di colera il 22 luglio 1855, la direzione del riaperto lazzaretto. IV opera e V opera: Due esempi di libelli destinati ad istruire la popolazione su alcune basilari norme (o rimedi) igienico-sanitari atti a contrastare il diffondersi del colera: significative le date di stampa (1836 e 1865) coincidenti con due delle più terribili e micidiali epidemie di tale morbo in Italia. VI opera: Breve pamphlet del medico chirurgo Giovanni Battistini sulla storia, i sintomi e la patologia del colera, precedente la sua prima comparsa in Italia nel biennio 1835-1837. VII opera: Estratto dal Giornale arcadico di scienze, lettere ed arti Tomo 74 in cui il medico reatino Agostino Cappello elenca una serie di "esperimenti" atti a studiare il morbo del colera mediante inoculazione in cavie animali. VIII opera: Articolo estratto dal Giornale arcadico di scienze, lettere ed arti Tomo 52  dedicato dal medico veterinario Niccola Da Angelis al cholera morbus e in cui cita, come autorità in materia, il lavoro di ricerca di Agostino Cappello (vedi VII opera)IX opera: Rapporto dei membri del Consiglio della Commissione straordinaria di pubblica incolumità, istituita da papa Gregorio XVI nel 1836 affinchè si occupasse delle misure - sia preventive che terapeutiche - da prendere in caso di epidemia di colera. Fu proprio nel 1837, anno di stampa del libello, che la malattia raggiunse la sua massima diffusione nello Stato pontificio.

Lot 432

Buonarroti Michelangelo il giovane. Delle lodi del granduca di Toscana Cosimo II. Orazione... Recitata... nell'Accademia Fiorentina il di 21 di Dicembre 1621. In Firenze: appresso Pietro Cecconcelli, alle Stelle medicee, 1622. In-4° (mm 220x140). Pagine [4], 46, [2]. Marca tipografica incisa in legno al frontespizio, capilettera e testatine xilografici. Legatura in mezzo marocchino marrone, carta marmorizzata ai piatti, titoli e fregi in oro al dorso a 5 nervi. Buon esemplare, antico intervento a c. C1, piccole mende al dorso. Al frontespizio invio autografo dell'Autore, nipote e omonimo del pittore Michelangelo Buonarroti 'All'Ill.mo Sig. Marchese da Bufalo l'autore'.  Edizione originale di questa orazione funebre in onore del Granduca di Toscana Cosimo II de' Medici, morto nel febbraio del 1621, impreziosita dalla dedica autografa dell'Autore, nipote omonimo di Michelangelo Buonarroti 'il Grande'. Buonarroti il Giovane fu cortigiano e poeta di un certo successo, partecipò alle attività dell'Accademia Fiorentina e di quella della Crusca e a partire dal 1600 ottenne numerosi incarichi ufficiali presso la corte medicea, con specifiche competenze e responsabilità soprattutto nel settore delle feste e degli spettacoli. Il favore di cui godeva presso i Medici si incrinò a causa di una sua opera rappresentata al teatro degli Uffizi nel 1619, la Fiera, in cui la società fiorentina del tempo era ritratta in una prospettiva borghese e mercantile, lontana e inconciliabile con l'ottica aristocratica che dominava a corte; l'Autore non venne completamente bandito, come dimostra questo elogio funebre, ma progressivamente messo ai margini, privato di quel ruolo di primo piano che ne aveva decretato l'ascesa nei primi decenni del XVII secolo. Gamba, 2031; Vinciana, 3656; BL STC I, 162.

Lot 434

Bussy-Rabutin Roger de. Histoire amoureuse des Gaules. A Liege, [Éditions à la croix de Malte, 1665]. In-12° (mm 122x74). Pagine [4], 259, [1]. Lievi gore marginali. Legatura coeva in pergamena, filetti a secco ai piatti, titoli manoscritti al dorso. Al verso del frontespizio timbro 'Furste Walden Bibliothek'. Edizione originale di questo romanzo satirico e caustico che descrive in maniera licenziosa i costumi galanti e 'scandalosi' della corte francese del XVII secolo, in particolare gli intrighi amorosi delle dame. Composto da Roger de Rabutin in maniera quasi giocosa  e come prova di talento letterario per gli amici e la propria favorita, la marchesa de Montglas, il pamphlet ebbe una circolazione manoscritta prima di questa stampa, non autorizzata dall'Autore: la diffusione del testo costò al conte de Bussy l'accusa di aver calunniato e compromesso la reputazione della regina, con conseguente arresto nel carcere della Bastiglia. Tchémerzine II, 158.

Lot 435

Caesar Gaius Iulius. I Commentari di C. Giulio Cesare, con le figure in rame...fatte da Andrea Palladio. In Venetia: appresso Pietro de Franceschi, 1575. In-4° (mm 201x151). Pagine [48], 407, [1]. 42 tavole incise in rame fuori testo. Marca tipografica, incisa su legno, al frontespizio. Testatine xilografiche, iniziali ornate e animate. Esemplare in ottimo stato di conservazione. Alcuni aloni marginali; qualche brunitura, più evidenti alle carte del primo fascicolo. Tracce di sporco al frontespizio, sobrio il margine superiore di alcune carte. Legatura tardo ottocentesca, piatti ricoperti con carta decorata. Al dorso, titolo breve in caratteri dorati. Tagli spruzzati in azzurro. Al frontespizio nota di possesso in inchiostro bruno, oggi solo in parte leggibile. Ricercata edizione dei Commentari di C. Giulio Cesare, nella traduzione di Francesco Baldelli e arricchita dalle incisioni in rame del grande architetto Andrea Palladio - di cui è noto l'approfondito studio di Polibio, e l'interesse per la militia degli antichi - realizzate nel 1574 per il tipografo veneziano Pietro De Franceschi, a illustrazione dei luoghi e dei fatti d'arme. Si deve allo stesso Palladio il Proemio che introduce al testo, indirizzato a Giacomo Boncompagni, figlio naturale di Gregorio XIII e Generale di Santa Romana Chiesa, nel quale sottolinea l'importanza di avere cognizione - attraverso le illustrazioni - della scienza tattica dell'esercito romano, che potrebbe essere utilmente applicata nella guerra contro i Turchi. "So once again the text and illustrations served a practical purpose, and the political-military context played a major role in Caesar's popularity in sixteenth-century Italy" (M. McLaughlin, Empire, Eloquence and Military Genius: Renaissance Italy, in A Companion to Julius Caesar, ed. by M. Griffin, Malden-Oxford 2009, p. 354).

Lot 436

Caetani MichelangeloLa materia della Divina commedia di Dante Alighieri, dichiarata in 6 tavole. Prima edizione fiorentina con un proemio di Raffaello Fornaciari. In Firenze: G. C. Sansoni, 1886. In-8° (mm 101x70). Pagine XIX, [1], 18, [2], con 6 tavole litografiche a colori numerate e più volte ripiegate in fine. Carta lievemente brunita, restauri alle tavole. Brossura originale muta, sovraccoperta in pergamenino con titoli in rosso e blu al piatto anteriore, strappi e piccole macchie alla sovraccoperta. SI AGGIUNGE: Id. La materia della Divina Commedia di Dante Allighieri dichiarata in 6. tavole. Roma: 1855. In folio (mm 415x280). Pagine [4], 6 tavole numerate finemente colorite d'epoca. Arrossature. Brossura coeva, strappi e arrossature. SI AGGIUNGE: Id. Lettera autografa al dottor Benedetto Monti di Ancona datata Frascati 1° luglio 1858. (mm 268x210). Pagine [4].  I opera: Prima edizione stampata a Firenze di questo studio dantesco del letterato Michelangelo Caetani, apparso per la prima volta nel 1855: l'Autore fu stimato dantista e l'impressione di Sansoni ebbe numerose ristampe successive.  La nota iniziale Ai lettori si deve al linguista Raffaello Fornaciari. Le tavole litografiche sono siglate R. Bulla Roma: si tratta dell'officina di stampatori fondata da Anselmo Bulla nel 1840 e tuttora attiva. II opera: Edizione originale dell'opera più famosa del nobile romano, duca di Sermoneta, che proprio all'analisi del poema dell'Alighieri dedicò larga parte della sua attività di studioso. Il testo ebbe una seconda impressione romana nel 1872 (Libreria Spithover) prima delle numerose ristampe fiorentine per l'editore Sansoni. III opera: Lettera autografa di Caetani in cui il letterato e politico romano accoglie con favore il "nobile suo progetto di produrre un maturo suo pensiero di uno spedale perfetto per la cura degl'infelici dementi", tuttavia non nasconde le enormi difficoltà di natura politica e finanziaria che a Roma già in passato avevano ostacolato simili iniziative. Promette il suo appoggio anche se riconosce "sarò di pochissimo giovamento a far trionfare l'onorevole sua proposta. La mia voce est vox clamantis in deserto".

Lot 44

Scappi Bartolomeo. Opera... con la quale si può ammaestrare qual si voglia Cuoco, Scalco, Trinciante, o mastro di Casa: Divisa in sei libri... Con le Figure che fanno di bisogno nella Cucina. In Venetia: presso Alessandro Vecchi, 1610. Tre parti in un volume in-4° (mm 197x145). Ogni parte ha frontespizio proprio. Carte [4, compreso il ritratto inciso dell'autore], 310 (con alcuni errori nella numerazione); [4], 39, [una carta bianca]; pagine 22. A ognuno dei tre frontespizi, bella vignetta silografica raffigurante un trinciante e un cuoco al lavoro in cucina. Iniziali ornate e finalini silografici. 27 silografie, di cui una su due pagine. Legatura coeva in pergamena, dorso liscio con titoli delle opere vergati in inchiostro scuro. Buon esemplare, con strappetti e piccole mancanze al margine inferiore bianco. Qualche fioritura, fori di tarlo al margine interni e inferiore di alcuni fascicoli, a ledere occasionalmente singole lettere. Rimarginato e staccato il terzo frontespizio, antichi restauri al margine inferiore delle carte successive, con parziale perdita delle ultime due righe del testo. Antica nota di possesso, in inchiostro bruno, al verso del frontespizio generale, 'C A Pernigott [?] lo compro per soldi 40-'. Al contropiatto anteriore ex libris 'Ex Bibliotheca Gstronomica Claudio Benporat'. Edizione del celeberrimo manuale redatto dal cuoco segreto di Pio V, apparso la prima volta a Venezia nel 1570 (vedi lotti 20 e 21), e qui arricchito da altre due popolari trattati, Il Trinciante di Vincenzo Cervio (vedi lotti 26 e 27) - privo della l'Aggiunta di Reale Fusoritto - e il Mastro di Casa di  Cesare Pandini, per la prima volta dato alle stampe a corredo dell'edizione del Cervio del 1593 (vedi lotto 35). Una scelta editoriale già proposta nel 1605 e destinata a notevole successo commerciale, nel suo offrire in un unico volume un compendio della grande tradizione gastronomica del Rinascimento italiano. Michel-Michel VII, 101-102; Vicaire, 774;  Bitting 419 nota;  Westbury, 203; Paleari Henssler, 673-674; Oberlè 76; B.IN.G, 1782.

Lot 440

Campanella TommasoDe monarchia Hispanica discursus Amstelodami: 1640. In-12° (mm 120x70). Pagine [12], 560. Marca tipografica incisa in legno al frontespizio, capolettera xilografico. Strappo restaurabile a c. O4. Legatura coeva in pergamena, titoli manoscritti al dorso. Annotazioni a matita ai contropiatti. SI AGGIUNGE: Cardano Girolamo. Proxeneta, seu De prudentia civili liber recens in lucem protractus. Lugd. Bat.: ex officina Elzeviriana, 1627. In-12° (mm 118x65). Pagine [24], 767, [1]. Frontespizio inciso su rame, capilettera e fregi xilografici, restauri al frontespizio. Legatura in pergamena, titoli manoscritti in inchiostro al dorso, tagli spruzzati in azzurro. Al contropiatto anteriore etichetta 'Curatorium des Deutschen Reichs-und Königl. Preuss. Staats-Anzeigers' con antica segnatura cassata. I opera: Prima rara edizione latina, successiva alle due tedesche del 1620 e del 1623 stampate da Besold, di questo  trattato del filosofo domenicano composto nel 1601, durante la prigionia napoletana. Nell'opera Campanella dà vita, più che ad un organico sistema capace di riflettere il reale assetto politico del suo tempo, ad una visione utopica in cui la Spagna di Filippo II costituisce il fulcro ideale per l'istituzione di una monarchia teocratica universale, in grado di unificare tutti i regni cristiani. L'impressione di Lowiij Elzevier, il cui nome si evince dalla dedica a c. *4r, ebbe nello stesso anno, a Harderwijk, una celebre contraffazione. Willems, 243-244. II opera:  Prima edizione, postuma, di quest'opera di contenuto politico e morale in seguito intitolata Arcana Politica. Si tratta di un manuale pratico il cui tema centrale è quello della prudenza politica e civile. Il prossenèta, dal greco προξενέω ("ospitare, procurare"), è colui che agisce da mediatore o sensale, spesso nell'accezione dispregiativa di mezzano o ruffiano: nello scritto di Cardano il termine indica quindi quel soggetto che, nei differenti contesti sociali e rispetto alle esigenze più varie, sia in grado di assecondare la realizzazione dei diversi desideri e delle altrui aspettative, la cui azione va valutata non dal punto di vista morale, ma esclusivamente in base all'utilitas e soprattutto all'efficacia in ambienti spesso dominati da inganni e tendenze alla sopraffazione reciproca (si veda G. Cardano, Il prosseneta ovvero della prudenza politica, introduzione di A. Grafton, traduzione italiana di P. Cigada, note di L. Guerrini, Milano 2001). L'Autore godette di fama e fortuna proprio a partire dal XVII secolo, quando apparvero a stampa sue opere fino ad allora rimaste allo stato di manoscritto: fu esattamente il caso del Proxeneta, come si legge nell'epistola dedicatoria degli stampatori. Willems, 72-73; Hoefer VIII, 695.

Lot 441

Canale Bartolomeo. Diario spirituale overo considerationi per tutti i giorni dell'Anno... Parte prima. In Milano: nella stampa di Giuseppe Marelli, 1711. Due parti in un volume in-12° (mm 140x78). Pagine [6], 260, [4]; 96. Tracce di sporco e leggere arrossature al frontespizio, lievi bruniture, menda a c. K2. Legatura coeva in pergamena, dorso a 4 nervi, resti di bindelle, tagli spruzzati in rosso, macchie ai piatti, abrasioni al dorso. Al contropiatto anteriore note manoscritte ex dono 'Do: Maria Colomba Ferri' e 'Dono alla buona, pia, morigerata, devota, cristiana, paziente e fedele sorella in Gesù Cristo Maria Signifredi', al recto della sguardia anteriore nota manoscritta e data 1846. SI AGGIUNGE: Araldi Giambattista. Le virtù teologali fede, speranza, carità, proposte in alcune divote pratiche. In Modena: per gli eredi di Bartolomeo Soliani stampatori ducali, 1759. In-12° (mm 180x97). Pagine 143, [1], con XI tavole calcografiche numerate fuori testo. Fregio inciso su legno al frontespizio, capilettera e finalini xilografici, testo entro cornice xilografica a doppio filetto. Tavole con leggere arrossature. Legatura coeva in marocchino, fregi in oro al dorso, contropiatti spruzzati in rosso, dentelles, tagli spruzzati in rosso, abrasioni agli angoli. SI AGGIUNGE: Storchenau Sigismund von. Institutiones Metaphisicae in IV libros distributae. Liber I. Editio Octava. Venetiis: apud Antonium Rosa, 1817. In-12° (mm 185x103). Pagine 216. Fregio xilografico al frontespizio, testatine incise su legno. Esemplare in barbe, arrossature.Legatura coeva in cartonato, gore al piatto posteriore. Segnatura manoscritta al dorso. I opera: Solo parte prima di questa famosa opera di meditazione del padre barnabita Bartolomeo Canale risalente al 1670. Nato dalla lunga esperienza dell'Autore come guida spirituale dei novizi, il Diario riflette bene la pratica intensa di preghiera ascetica e contemplativa di cui egli stesso fu modello al punto da diventare, già tra i suoi contemporanei, un personaggio in alone di santità. II opera: Edizione originale di questo libretto dell'Araldi, autore di "alcune opere spirituali e sulla confessione o sulla comunione" (G. Tiraboschi, Notizie biografiche e letterarie in continuazione della biblioteca modonese V, p. XLIII). Belle le tavole incise su rame da Giacomo Mercoli su disegno di Giuseppe Fumagalli. III opera: Solo libro I di quest'opera del padre gesuita carinziano von Storchenau, professore di Filosofia a Vienna a partire dal 1763 e prolifico autore di testi che divennero manuali di studio e di riferimento per la formazione dei religiosi anche fuori dalla Compagnia di Gesù. L'edizione originale delle Institutiones Metaphisicae risale al 1769.

Lot 442

Cangiullo Francesco. Poesia pentagrammata. Napoli: Gaspare Casella, 1923. In-8° (mm 218x158). Pagine 44, [4]. A fogli chiusi, leggere bruniture. Brossura editoriale originale stampata in rosso e nero, illustrata da Enrico Prampolini, strappi e piccole mende al dorso, piatto anteriore parzialmente staccato. SI AGGIUNGE: Id. Caffeconcerto. Alfabeto a sorpresa. Milano: Edizioni futuriste di Poesia, [1919]. In-8° (mm 259x175). Carte [24], di cui alcune di colore verde o rosa, illustrate in bianco e nero. Brossura editoriale originale stampata in nero, al piatto anteriore illustrazione dello stesso Cangiullo.   I opera: Edizione originale di questa raccolta che contiene una serie di poesie messe in musica con i relativi spartiti, riprodotti dagli originali tramite fotoincisione. All'interno dell'innovazione 'paroliberista' propria della poetica futurista, l'Autore utilizza le lettere e le parole come su fossero note musicali, ricorrendo a soluzioni di composizione tipografica finalizzate a tradurre visivamente la corporeità della scrittura. Insieme alle opere edite negli anni 1916-1924 - Piedigrotta (1916), Caffeconcerto (1918), Il debutto nel sole (1919), Poupée sulle gambe del barone (1920), Il mobilio futurista (1920) e Il sifone d'oro (1924) - si tratta di una delle prove sperimentali più originali e innovative dell'intera produzione di Cangiullo. Cammarota, 76.20; Salaris, 155; Salaris, Bibliografia, 27a; Hulten, 439-440; Falqui, 73; Le Livre futuriste, 81, 145. Gambetti - Vezzosi, 169. II opera: Edizione originale, non comune, di quest'opera tipicamente futurista, in cui la scrittura assume una valenza visiva e pittorica mediante suggestioni tipografiche che - animando le lettere dell'alfabeto - le trasformano in personaggi viventi di uno spettacolo teatrale di varietà. Si tratta di uno dei testi maggiormente esplicativi delle dinamiche grafiche proprie della sperimentazione avanguardistica del Movimento fondato da Marinetti. Sebbene alcune bibliografie riportino il 1916 come data di edizione, si tratta di un errore in palese contraddizione con la menzione - al verso della penultima carta - di una mostra di Cangiullo e Pasqualino presso la Galleria d'arte Bragaglia di Roma (novembre 1918) e dell'Esposizione Nazionale Futurista di Milano (aprile 1919). Salaris, 27; Le Livre futuriste, 87, 118, 145; Jentsch, 322; Andel, 11, 113; Gambetti - Vezzosi, 169.

Lot 444

Capelloni Lorenzo. Vita del prencipe Andrea Doria. In Vinetia: appresso Gabriel Giolito di Ferrarii, 1569. In-4° (mm 208x147). Pagine [22], 188, [4]. Due ritratti calcografici nel testo, marca tipografica incisa su legno al frontespizio e al verso di c. M7, capilettera, testatine e finalini xilografici. Gore e tracce di sporco al frontespizio e su alcune carte, macchie (ceralacca?) al contropiatto e alla sguardia anteriori, mende alle sguardie. Legatura coeva in pergamena floscia, titoli manoscritti al dorso, legatura allentata, lacuna al piatto posteriore. Al recto e al verso della sguardia anteriore lunghe note di possesso manoscritte ('Dalmatius Theseus Guasta...') datate rispettivamente 1694 e 1695, altre note al recto dell'ultima carta ('Comes Laurentius Maximilianus Pasti ex Germania ad pedemontis bellus accessitus anno 1690 obijs Mediolani die 6 novembris 1694') e al verso della sguardia ('Andreas Doria Princeps plurima gestis ad fidei defensione cui parvus inclinant Jan(?) hoc anno 1694 morbo gallico impediente'), corona imperiale tracciata ad inchiostro al frontespizio. SI AGGIUNGE: Orologi Giuseppe. Vita dell'illustrissimo signor Camillo Orsino. In Vinegia: appresso Gabriel Giolito de' Ferrari, 1565. In-4° (mm 206x146). Pagine [22] (di 24, manca c. *12 con ritratto di Camillo Orsino inciso in rame), 141, [3]. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio e al verso di c. S4, capilettera, testatine e finalini xilografici. Qualche lieve arrossatura, lavori di tarlo non lesivi del testo al margine inferiore di alcune carte dei ff. H e G.  Legatura in pergamena su cartone, titoli in oro su falso tassello al dorso, contropiatti in carta decorata, tagli azzurri. Etichetta ex libris di Clemente Domenico al verso del frontespizio, al contropiatto anteriore resti della medesima etichetta, al recto delle cc.*11 e S3 timbro Collezione Clemente Domenico, al dorso etichetta cartacea con numero 48 ad inchiostro. SI AGGIUNGE: Fontaine Simon. Historia catholica de' tempi nostri...contra Giovanni Slaidano divisa in XVII libri. Tradotta di lingua francese, nella nostra italiana. In Venetia: appresso Gasparo Bindoni, 1563. In-8° (mm 152x104). Carte [8], 274, [2]. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio e al verso dell'ultima carta, capilettera xilografici. Tracce di sporco al frontespizio, restauro agli angoli del frontespizio e di c. V3, qualche arrossatura. Legatura in pergamena. Al frontespizio nota di possesso manoscritta datata 7-2-1945. SI AGGIUNGE: Giannotti Donato. Libro de la republica de vinitiani. [1564]. In-8° (mm 144x95). Carte 103, [1]. Marca tipografica e fregio incisi su legno al frontespizio, capolettera xilografico. Due piccole macchie al frontespizio, lievi arrossature.  LEGATO CON: Contarini Gasparo. La republica e i magistrati di Vinegia...Nuovamente corretta, e stampata. In Vinegia: per Dominico Giglio, 1564. In-8°. Pagine 158, [10]. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio, capolettera xilografico. Qualche legera arrossatura. Legatura coeva in pergamena con unghie, titoli manoscritti al dorso, mende al bordo del piatto anteriore e al dorso. Firma di possesso al recto della sguardia anteriore 'Henry Petley September 1846 Venice', sottolineature e marginalia isolati. SI AGGIUNGE: Zinani Gabriele. L' Amico over del sospiro...Alla ser.ma Signora duchessa d'Urbino. In Reggio: appresso Hercoliano Bartholi, [1591]. In-8° (mm 142x86). Pagine [6], 24 [i.e. 22]. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio, capilettera e finalini xilografici. Legatura in pergamena, tagli rossi. I opera: Seconda edizione, "poco conosciuta, e senza paragone più rara della prima" (Bongi II, 215), di questo profilo biografico del celebre ammiraglio genovese, composto dallo storico ligure Lorenzo Capelloni. L'esemplare, sebbene non conforme al censimento ICCU, non può dirsi incompleto, perchè non vi sono mancanze testuali al fascicolo **, quanto piuttosto una variante con ultimo fascicolo M di 8 carte di cui M8 bianca. II opera: Prima edizione, mancante del ritratto, di questa biografia composta da Giuseppe Orologi e curata da Lodovico Dolce, letterato che indirizza la dedicatoria all'inizio del volume a Paolo, Giovanni e Latino, figli del capitano di ventura Camillo Orsini di cui sono raccolte e narrate le gesta. L'Autore compose l'opera in maniera celebrativa, nascondendo o ignorando particolari scomodi, come la presunta vicinanza del condottiero al movimento protestante. Il libro venne ristampato nel 1669 senza la lettera del Dolce, ma con l'aggiunta di una serie di documenti dell'Orologi che erano rimasti manoscritti alla Marciana di Venezia: l'impressione secentesca "è detta terza; qual fosse la seconda non [...] è riuscito di trovarlo" (Bongi, II, p. 213). III opera: Edizione originale dell'unica traduzione italiana, condotta da Giuseppe Orologi, di quest'opera apparsa in francese nel 1558 (A Paris: chez Claude Fremy). L'Autore, ripercorrendo la vicenda della Riforma, narra la vita di Martin Lutero, non senza elementi falsi o leggendari tra cui il topos del suo concepimento ad opera di Satana. Si tratta di fatto di un eloquente libellus anti-luterano, interessante come documento di una precisa fase della storia della Chiesa. IV opera: Edizione, datata 1564 su base tipografica e restituita ai torchi di Domenico Giglio, di questa famosa opera sulla storia e la politica della Serenissima, composta da Giannotti in chiave antimedicea e antiromana e stampata per la prima volta a Roma per Antonio Blado nel 1540. Legata nello stesso volume è l'edizione originale de La republica e i magistrati di Vinegia di Contarini, scritto che contribuì in maniera decisiva, nel corso del XVI secolo, a rafforzare e diffondere in Europa il mito di Venezia. V opera: Edizione originale di questo scritto del letterato reggiano Gabriele Zinani, poeta che insieme a Marino fu iniziatore del genere dell'idillio barocco. L'opera costituisce un esempio della trattatistica amorosa molto diffusa nel secolo XVI, rivolta a discutere la vera natura dell'amore. USTC, 864402.

Lot 445

Capilupi Ippolito. L'Affrica liberata. Poema eroico In Mantova: nella Stamperia di S. Benedetto, per Alberto Pazzoni, Impressore Arciducale, 1726. In-4° (mm 230x175). Pagine 247, [1] con ritratto calcografico dell'Autore inciso da Andrea Bolzoni in antiporta. Buon esemplare. Legatura coeva in pelle su cartone, titoli in oro su tassello e fregi al dorso, abrasioni più evidenti al piatto anteriore. Edizione originale di questo poema eroico.

Lot 448

Carli Gian Rinaldo. Delle opere del signor commendatore don Gianrinaldo conte Carli... Tomo I [- XIX]. Milano: nell'Imperial Monistero di S. Ambrogio Maggiore, 1784-1794. Diciannove volumi in 8° (mm 218x140). Con un'antiporta incisa (firmata da: Hier. Mantelli del., Ant. de Giorgi direxit, Jac. Leonardis scul. Ven.is) e numerose tavole, carte geografiche in rame e tabelle ripiegate fuori testo. Solida mezza pergamena moderna con titolo al dorso. Bellissima copia intonsa con barbe. Prima edizione collettiva delle Opere del grande economista Gian Rinaldo Carli (1720-1795). Originario di Capodistria, Gian Rinaldo Carli fu educato dagli scolopi nel suo paese natale. Nel 1739 si trasferì a Padova, dove, pur iscritto a giurisprudenza, seguì le lezioni di A. Vallisnieri, G. Poleni e J. Facciolati e strinse amicizia con A. Zeno e S. Maffei. Membro dell'Accademia dei Ricoverati, pubblicò vari scritti di carattere erudito e alcuni pezzi tragici per il teatro. Nominato lettore di teoria dell'arte nautica e, dal 1746, di geografia presso l'ateneo patavino, nel 1748 sposò una ricca ereditiera, Carla Rubbi, di cui assunse il cognome, aggiungendolo al proprio. Alla morte della moglie, avvenuta solamente un anno dopo, si trovò a dover gestire un'ingente fortuna. Si dimise da ogni impegno universitario e cominciò ad interessarsi di questioni economiche, pubblicando nel 1751 Dell'origine e del commercio delle monete (L'Aia, ma probabilmente Venezia, 1751). Dopo essersi risposato nel 1752 con una vedova pisana di nobile famiglia, cercò un impiego di corte a Milano, Torino e successivamente in Toscana, dove pubblicò la sua opera principale, Delle monete e dell'instituzione delle zecche d'Italia, dell'antico e presente sistema di esse, e del loro intrinseco valore, e rapporto con la presente moneta dalla decadenza dell'Impero sino al secolo XVII (L'Aja, ma Venezia o Pisa, 1754 e Lucca, 1760). Nel 1760 fece ritorno a Capodistria, dove si costruì una villa e tentò di rinnovare la cultura locale. Rimasto in contatto con gli illuministi lombardi, scrisse articoli sul Caffè e nel 1765 fu nominato presidente del Supremo Consiglio di economia e consigliere della nuova Deputazione per gli studi del ducato di Milano. Negli anni successivi il suo atteggiamento moderato lo portò a frequenti scontri con il più innovativo Verri, ma i due furono costretti a lavorare fianco a fianco per volontà di Maria Teresa e del cancelliere W.A. von Kaunitz. Nonostante gravi problemi familiari, fu operosissimo fino agli ultimi giorni. Curò personalmente l'edizione delle sue Opere. Morì vicino Milano nel 1795. Lotto non passibile di restituzione.

Lot 449

Caro Annibale. Delle lettere familiari del commendatore Annibal Caro corrette e illustrate come può vedersi nella prefazione a' lettori, volume primo [-terzo]. Colla vita dell'autore scritta dal signor Antonio Federigo Seghezzi, e da lui riveduta e ampliata. In Padova: appresso Giuseppe Comino, 1742. Tre volumi in-8° (mm 171x115). Pagine cxx, 355, [3]; viii, 523, [1]; 376. Minime tracce di sporco ai frontespizi. Legatura coeva in pergamena su cartone, rotture al dorso del primo volume, piatto anteriore del secondo volume perduto. Tagli spruzzati in rosso. Ai contropiatti nota di possesso 'Ex libris Bartholomei M. Prasca Bibliothece Prascane Curatoris ... Anno Jubilei 1750'. Bella e pregevole edizione delle lettere del Caro, pubblicate postume, per la prima volta, da Aldo Manuzio il Giovane in due volumi nel 1572 e nel 1575. "The private letters of Annibal Caro collectively offer numerous insights into the literary, scholarly, artistic, and political life of mid-sixteenth-century Italy. Even if it were not for the sheer bulk of Caro's correspondence, and its even distribution throughout the years of his maturity, it would constitute an important historical source simply because he had such a broad range of interests and such a wide circle of friends" (R.S. Samuels, An Addition to Annibal Caro's 'Lettere Familiari', in Renaissance Quartely, 27/3, 1974, p. 300). L'edizione è anche corredata da una biografia del Caro ad opera di Antonio Federigo Seghezzi.

Lot 451

Castelfranchi Carlo. Il Plutarco ad uso della gioventù, ossia Massime e trattati storici estratti dalle Vite degli uomini illustri...Volume primo [-secondo]. Milano: per Giovanni Silvestri, 1812. Due parti in un volume in-16° (mm 144x95). Pagine [2], 247, [1]; 252. Macchie di ceralacca ai contropiatti e alle sguardie. Legatura coeva in mezza pelle con punte, carta marmorizzata ai piatti, titoli in oro su tassello al dorso, tagli spruzzati in azzurro, abrasioni. Al recto della sguardia anteriore timbro di possesso D'Adda Gioachimo, al dorso etichetta cartacea con segnatura manoscritta. SI AGGIUNGE: Vergilius Publius Maro. Les oeuvres de Virgile, traduites en francais, par l'abbe' des Fontaines, avec des notes tirees des meilleurs auteurs. Tome premier [-quatrieme]. Lyon: Amable Leroy; de l'imprimerie de Michel Leroy, 1812. Quattro volumi in-12° (mm 129x76). Pagine [4], viij, 247, [1]; [4], 215, [1]; [4], 287, [1]; [4], 255, [1]. Ritratto calcografico dell'Autore in antiporta del primo volume, marca tipografica xilografica ai frontespizi. Lievissime arrossature, pochi fascicoli con bruniture, errore nella fascicolazione del f. O del tomo quarto. Cartonato verde coevo, titoli in oro su tassello rosso a dorsi, tagli spruzzati in rosso. All'occhietto del volume quarto timbro di possesso Gioachimo D'Adda, segnatura manoscritta su etichetta cartacea ai dorsi. I opera: Compendio delle Vite di Plutarco redatto dall'abate somasco Carlo Castelfranchi, rettore dell'orfanotrofio maschile di Milano, apparso per la prima volta nel 1807 e più volte ristampato da Silvestri: per l'editore milanese l'Autore compilò altri lavori tutti d'indole scolastica. II opera: Edizione della traduzione francese, condotta dal letterato Pierre-François Desfontaines, delle opere di Virgilio: stampata per la prima volta nel 1743, la versione del critico letterario di Rouen non era solo di tipo linguistico, ma anche metrico-stilistico, perchè la struttura in versi degli scritti virgiliani era volta in forma prosastica.

Lot 454

Cavalieri di Santo Stefano. Statuti dell'Ordine de' Cavalieri di S.to Stefano ristampati con aggiunte in tempo del Ser.mo Cosimo II Gran Duca di Tos.a e Gran Maestro. (Al colophon:) In Firenze: nella stamperia di Pietro Cecconcelli, 1620. In-4° (mm 220x156). Pagine 282, [10]. Frontespizio inciso in rame da Jacques Callot, marca tipografica xilografica in fine. Fioriture e bruniture sparse. Bella legatura ottocentesca in marocchino verde a grana media, duplice cornice in oro ai piatti, titoli in oro su tassello e fregi neoclassici in oro al dorso, tagli gialli spruzzati in verde, abrasioni. Al frontespizio nota di possesso del periodo "Lorenzo Agostini Pisano" (?). Bella edizione fiorentina, impreziosita dal frontespizio inciso da Jacques Callot in ottima e inusuale inchiostratura. Così lo descrive Vitzthum (tav. XXXIV): "Il frontespizio rappresenta, alta su un piedestallo, una figura che tiene in mano lo stendardo e lo scudo dell'Ordine, accompagnata dalle figure assise della Giustizia e della Fortezza e in basso con i piedi incatenati al piedestallo, i prigionieri turchi, dei quali i due seduti nel centro sono evidentemente ispirati dai 'Mori' del Tacca ai piedi del monumento a Ferdinando I, a Livorno, monumento che rappresenta il padre di Cosimo II nella sua veste di Gran Maestro dell'Ordine di Santo Stefano con gli infedeli sottomessi ai suoi piedi. Nello sfondo dell'acquaforte a destra, si intravede una pallida veduta del porto di Livorno, con galere dell'Ordine a sinistra". Sull'opera vedasi Graesse VI, 487; Moreni II, 402; Gamba, 1660.

Lot 455

Cavalieri di Santo Stefano. Statuti dell'Ordine de' Cavalieri di S.to Stefano ristampati con aggiunte in tempo del Ser.mo Cosimo II Gran Duca di Tos.a e Gran Maestro. (Al colophon:) In Firenze: nella stamperia di Pietro Cecconcelli, 1620. In-4° (mm 230x170). Pagine 282, [10]. Frontespizio inciso in rame da Jacques Callot, marca tipografica xilografica in fine, capilettera e testatine xilografici. Qualche arrossatura. Legatura coeva in pergamena floscia, al dorso titoli in oro su tassello, tracce di bindelle, qualche macchia al piatto anteriore, gora al piatto posteriore. Al recto della sguardia anteriore firma di possesso ('Jo: luc de fustinij'?), al dorso segnatura manoscritta in rosso e numero '810' su tassello cartaceo, nota manoscritta di difficile lettura al piatto anteriore.   Bella edizione fiorentina, impreziosita dal frontespizio inciso da Jacques Callot in ottima e inusuale inchiostratura. Così lo descrive Vitzthum (tav. XXXIV): "Il frontespizio rappresenta, alta su un piedestallo, una figura che tiene in mano lo stendardo e lo scudo dell'Ordine, accompagnata dalle figure assise della Giustizia e della Fortezza e in basso con i piedi incatenati al piedestallo, i prigionieri turchi, dei quali i due seduti nel centro sono evidentemente ispirati dai 'Mori' del Tacca ai piedi del monumento a Ferdinando I, a Livorno, monumento che rappresenta il padre di Cosimo II nella sua veste di Gran Maestro dell'Ordine di Santo Stefano con gli infedeli sottomessi ai suoi piedi. Nello sfondo dell'acquaforte a destra, si intravede una pallida veduta del porto di Livorno, con galere dell'Ordine a sinistra". Sull'opera vedasi Graesse VI, 487; Moreni II, 402; Gamba, 1660.

Lot 456

Cavazzi della Somaglia Carlo Girolamo. Alleggiamento dello Stato di Milano per le imposte, e loro ripartimentiIn Milano: nella Reg. Duc. Corte, per Gio, Battista, e Giulio Cesare fratelli Malatesta stampatori Reg. Cam., & della Citta, 1653. In folio (mm 345x227). Pagine [56], 792, [78]. Antiporta incisa su rame con ritratto e armi di Filippo IV, capilettera e fregi xilografici. Gora all'angolo superiore destro dei primi tre fascicoli, altra gora lungo margine interno ai fascicoli Vv-Bbb, lavori di tarlo alla sguardia anteriore e all'antiporta. Legatura coeva in pergamena, titoli manoscritti al dorso, angoli usurati e con piccole mende, gora al piatto anteriore, lavori di tarlo lungo le cerniere interne.     Edizione originale di questa fondamentale summa fiscale composta per codificare spese, esenzioni e tassazioni necessarie - tre le altre necessità - anche al mantenimento delle truppe nella Milano spagnola. Discendente di una famiglia patrizia milanese, l'Autore fu storico ed economista e alcune delle sue notizie sulle Spese di peste sono citate da Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi. Interessante anche per la veduta della città meneghina è l'antipoprta calcografica realizzata da Federico Agnelli, capostipite dell'omonima famiglia di notabili incisori milanesi, su disegno del pittore di Konstanz Johann Christoph Storer, attivo a Milano negli anni '40 e '50 del Seicento. Piantanida II,1093 "Non si conoscono altre edizioni di quest'opera notevole e sconosciuta alle principali bibliografie. Importanti i capitoli sulle spese della peste e per il mantenimento delle milizie"; Einaudi, 966; Hoepli, 627; Predari, 57; Meneghina, 1226; Argelati I, I, 408.

Lot 457

Cervantes Saavedra Miguel de. Il novelliere castigliano... Tradotto dalla lingua spagnuola nell'italiana dal sig. Guglielmo Alessandro de Novilieri Clavelli. In Venetia: presso il Barezzi, 1629. In-8° (mm 153x96). Pagine [16], 720. Marca tipografica incisa in legno al frontespizio, capilettera, testatine e finalini xilografici. Leggera brunitura di alcuni fascicoli, piccoli lavori di tarlo restaurati ai fascicoli D-G e gora al margine inferiore ai fascicoli finali Vv-Yy. Legatura coeva in pergamena, tagli rossi. Al dorso etichetta cartacea con numero manoscritto '88'. Rara seconda edizione della prima traduzione italiana delle Novelas ejemplares di Cervantes, con l'aggiunta di alcuni passaggi assenti nell'impressione del 1626 licenziata sempre dal Barezzi. Dopo quella del francese italianizzante Novilieri Clavelli (al secolo Guillaume Alexandre de Noviliers Clavel), 'Traducciòn concienzuda' come la definisce Palau, ne apparve una seconda a Milano nel 1627, condotta da Donato Fontana. Sulle prime traduzioni italiane delle Novelas si veda C. Castllo Pena - D. Pini, La prosa di Cervantes in mano al traduttore: il caso delle Novelas ejemplares, in Il viaggio della traduzione, Atti del convegno Firenze 13-16 giugno 2006. Firenze, University Press, 2007, pp. 79-90. BM STC, 218; Del Rio y Rico, Cervantes, 778; Palau II, 179.

Lot 458

Cessole Jacopo da. Volgarizzamento del libro de' costumi e degli offizii de' nobili sopra il giuoco degli scacchi... tratto nuovamente da un codice magliabechiano. Milano: dalla tipografia del dottore Giulio Ferrario Contrada del Bocchetto al N.° 2465, 1829. In-8° (mm 227x145). Pagine XX, 162, [2]. Illustrazione xilografica al frontespizio, altre 13 incisioni xilografiche nel testo. Esemplare in barbe, gora al margine interno del frontespizio e delle prime 5 carte. Brossura editoriale a stampa, titoli al piatto anteriore e al dorso, abrasioni lungo le cerniere e piccole mende al dorso. Volgarizzamento del Libellus de moribus hominum et officiis nobilium ac populum super ludo scaccorum, noto più semplicemente come Liber de moribus o Libellus super ludo scaccorum, curato dal letterato Pietro Marocco, autore della nota Al cortese lettore che funge da prefazione. Il Libellus, opera del frate domenicano Jacopo da Cessole composta intorno all'anno 1300, è strutturato in quattro parti e si tratta di uno scritto a carattere edificante che, utilizzando come espediente la descrizione e la spiegazione del gioco degli scacchi e delle sue regole, procede ad un'analisi delle diverse componenti della società medievale, nonchè delle virtù che esse devono coltivare per garantire l'armonico vivere comune. Opera di grande fortuna e diffusione, ebbe numerose traduzioni in tutta Europa già a partire dal XV secolo. Le belle incisioni riprendono quelle che ornavano l'impressione fiorentina di Antonio Miscomini del 1493. Chicco-Sanvito, 181; Gamba, 342.

Lot 459

Chateaubriand François René (de). Itinéraire de Paris a Jérusalem et de Jérusalem a Paris, en allant par la Grèce, et revenant par l'Égypte, la Barbarie et l'Espagne.Tome premier [-troisième]Paris: Le Normant, imprimeur-libraire, 1811. Tre volumi in-8° (mm 192x121). Pagine cix, [1], 277, [1] manca la tavola calcografica con l'itinerario del viaggio; [4], 413, [1]; [4], 216, [9], 218-370, con 1 tavola incisa su rame ripiegata. Qualche arrossatura, macchie a p. 55 del primo tomo, strappo restaurabile a p. 343 del tomo secondo. Legatura omogenea coeva in mezza pelle, carta decorata ai piatti, titoli e numerazione in oro su doppio tassello ai dorsi, contropiatti e sguardie in carta marmorizzata, abrasioni. Esemplare composito, con il tomo primo in edizione originale e gli altri due in seconda edizione, di quest'opera formata dagli appunti che il letterato e politico francese scrisse nel 1806-1807 durante un lungo viaggio attraverso la Grecia, l'Anatolia e l'Asia minore, l'Egitto e la Terra Santa. La tavola calcografica contiene una riproduzione del contratto - in lingua araba - tra l'Autore e il proprietario dell'imbarcazione che lo portò da Jaffa a San Giovanni d'Acri. L'Itineraire è comunemente considerato il "primo viaggio dell'età romantica".

Lot 461

Chaussard Pierre Jean Baptiste, Courtilz de Sandras Gatien. Les antenors modernes, ou voyages de Christine et de Casimir en France, pendant le regne de Loius XIV: esquisse des moeurs generales...Avec des planches gravees a' l'eau-forte d'apres les dessins de M. Lafitte. Tome premier [-troisieme]. A Paris: chez F. Buisson, libraire, rue Git-le-Coeur, n. 10, 1806. Tre volumi in-8° (mm 195x120). Pagine xvj, 496; [4], 508; [4], 545, [1], con 3 tavole calcografiche, una in antiporta di ogni volume. Lievi arrossature. Legatura omgenea coeva in mezza pelle, carta marmorizzata ai piatti, fregi e titoli in oro su tassello ai dorsi, leggere abrasioni. SI AGGIUNGE: Courtilz de Sandras Gatien. La vie de Jean-Baptiste Colbert ministre d'etat. Sous Louis XIV Roi de France. A Cologne: 1695. In-12° (mm 150x80). Pagine [8], 333, [1] (di 3, manca ultima carta bianca). Manca antiporta calcografica con ritratto di Colbert. Fregio xilografico al frontespizio, stampato in rosso  e nero, testatine incise su legno. Arrossature. Legatura coeva in pelle, fregi e titoli in oro su tassello al dorso a 5 nervi, tagli spruzzati in rosso, abrasioni, piccole mende alle cuffie. Al verso della sguardia anteriore nota di possesso su etichetta cartacea 'Appartient a moi Nicolas Marenco'. I opera: Opera del letterato e politico francese Pierre Jean Baptiste Chaussard che si configura come raccolta di costumi ed eventi storici, dal sapore anedottico, 'd'après les mémoires secrets de deux ex-souverains' come si legge ai frontespizi. Le tavole all'acquaforte poste in antiporta sono siglate 'Lafitte del.' II opera: Esemplare di questa biografia di Colbert composta da Courtilz de Sandras (si veda Barbier IV, 969-970), corrispondente al censimento ICCU n. 026974.

Lot 462

Chiabrera Gabriello. Delle opere di Gabbriello Chiabrera, in questa ultima impressione tutte in un corpo novellamente unite... Tomo primo [-quarto]. In Venezia: presso Angiolo Geremia in Campo di S. Salvatore, 1730-1731. Quattro volumi in-8° (mm 170x114). Pagine [8], XXXVI, 458, [10]; 441, [23]; 383, [5]; [8], 373, [5] con ritratto dell'Autore inciso in rame al primo volume. Minime arrossature sparse ma buon esemplare. Legatura coeva in pergamena su cartone, titoli e numerazione su doppi tasselli ai dorsi, abrasioni. L'opera poetica del Chiabrera fu raccolta per la prima volta dal Salvioni a Roma nel 1718 in un'edizione tuttavia ancora piuttosto lacunosa. Questa nuova edizione veneziana, più completa della precedente, fu realizzata per supplire alle mancanze della precedente. Chiabrera stravolse la canzone petrarchesca in maniera molto più ardita delle innovazione tecniche tentate in precedenza dal Trissino, dal Minturno e dall'Alemanni, giungendo sempre più ad imitare anche esteriormente la strofa pindarica caratterizzata dalla struttura tripartita (strofe, antistrofe ed epodo) e da una grande libertà metrica (cfr. La scelta della misura: Gabriello Chiabrera, l'altro fuoco del Barocco italiano, in Atti del Convegno di Studi su Gabriello Chiabrera nel 350° anniversario della morte, Genova, 1993, passim). Chiabrera, considerato uno dei massimi poeti barocchi italiani, ebbe una giovinezza molto turbolenta, mentre passò una maturità ed una vecchiaia al contrario piuttosto tranquille. Mandato a Roma dalla madre ad abitare presso uno zio, studiò filosofia al Collegio Romano e quivi rimase fino ai vent'anni, divenendo intimo di letterati quali S. Speroni, M. Mureto e P. Manuzio. Nel 1572 entrò al servizio del cardinal camerlengo Cornaro, presso il quale rimase fino a quando non fu costretto a lasciare la città in seguito ad un duello con un nobile che si era reso colpevole verso di lui di una grave offesa. Tornato a Savona, dopo poco tempo fu bandito a causa di altre intemperanze. Col passare degli anni il suo carattere andò calmandosi ed egli entrò in rapporto con tutti i più potenti principi italiani, che in cambio di componimenti e dediche gli concessero notevoli donativi, esentandolo fra l'altro dall'obbligo di risiedere presso le loro corti. Ciò gli permise di scrivere in tutta tranquillità nella sua casa savonese. Ebbe rapporti soprattutto con i Savoia, i Gonzaga ed i Medici, per i quali, in occasione del matrimonio di Maria de' Medici con Enrico IV, organizzò i festeggiamenti nuziali e diede da musicare al Caccini il melodramma intitolato Il rapimento di Cefalo. Fu scrittore assai prolifico (cfr. O. Varaldo, Bibliografia delle opere a stampa di Gabriello Chiabrera, Genova, 1886).

Lot 463

Chiabrera Gabriello. Lettere di Gabriello Chiabrera nobile savonese date in luce da Giacomo Filippo Porrata della Compagnia di Gesù e dal medesimo dedicate a sua eccellenza il signor conte Gian-Luca Pallavicino. In Bologna: per Lelio dalla Volpe impressore dell'Instituto delle Scienze, 1762. In-4° grande (mm 279x206). Pagine XII, 167, [1]. Vignetta calcografica al frontespizio. Testatine e 28 finalini animati calcografici. Diffuse fioriture, frontespizio lievemente brunito. Legatura di poco posteriore in mezzo marocchino verde, piatti marmorizzati, dorso liscio con titolo impresso in oro, comparti rilevati da ferri dorati. Angoli usurati, fori di tarlo e piccole lacune al dorso, in corrispondenza delle cerniere e delle cuffie. Ex libris inciso al contropiatto anteriore. Prima edizione di questa pregevole opera, stampata su carta forte e arricchita da eleganti finalini incisi, che raccoglie 150 lettere redatte da Chiabrera tra il primo giugno 1632 e il 2 ottobre 1638. Curatore dell'edizione fu il gesuita Filippo Porrata, che definisce il celebre poeta savonese 'Pindaro della nostra Italia' per la raffinatezza dello stile, e ne dedica le epistole al diplomatico Gian Luca Pallavicini, ritiratosi a Bologna dopo essere stato governatore militare e civile della Lombardia. Gamba, 1877.

Lot 465

Cicero Marcus Tullius. Le tusculane di M. Tullio Cicerone recate in italiano. Con la tavola nel fine di tutte le cose degne d'annotatione. In Vinegia: appresso Vicenzo Vaugris al segno d'Erasmo, 1544. In-8° (mm 144x95). Carte 144. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio e al verso dell'ultima carta, capilettera xilografici. Tracce di sporco e arrossature al frontespizio, braghette al frontespizio e a numerose carte. Legatura coeva in pergamena floscia, titoli calligrafici al dorso, tagli azzurri, fori di tarlo al piatto anteriore. Alcuni marginalia. Prima edizione in volgare, per le cure di Sebastiano Fausto da Longiano, delle Tusculanae disputationes di Cicerone. Il Fausto fu abile traduttore e scrisse anche un importante trattato teorico sull'arte di tradurre. I cinque libri di cui consta l'opera ciceroniana sono riconducibili al genere del dialogo filosofico e l'oratore romano - all'epoca della composizione ritiratosi nella villa di Tusculum dopo la morte della figlia Tullia - affronta temi inerenti il senso della vita e della morte, riconoscendo nell'esercizio della virtù (stoica) l'unica azione in grado di allievare il dolore. Adams, C-1811; Gamba, n. 351.

Lot 467

Cicero Marcus Tullius. Orationi di M. T. Cicerone di latine fatte italiane. Divise per i generi in giudiciali, deliberative, e dimostrative... Con l'annotationi de le cose più degne. In Vinegia: [Lodovico Avanzi], 1556. Tre volumi in-8° (mm 152x105). Carte [4], 386, [1], 32; [4], 284, 70; [4], 170, 148, 25, [1]. Tracce d'uso più evidenti nel secondo volume e gora alle ultime carte del terzo volume altrimenti buon esemplare non sofisticato. Legatura coeva in pergamena floscia, titoli manoscritti ai dorsi. Ai dorsi etichette cartacee di antica collocazione.   Pregevole edizione in italiano delle Orazioni ciceroniane, curata da Sebastiano Fausto da Longiano, autore, fra l'atro, di un importante trattato teorico sull'arte della traduzione. Graesse II, p. 184.

Lot 468

Cicero Marcus Tullius. Le lettere familiari latine di M. Tullio Cicerone e d'altri autori. Commentate in lingua volgare toscana da Giovanni Fabrini, da Fighine. ... Di nuovo ristampate, et con molta diligenza ricorrette da m. Borgaruccio Borgarucci. In Venetia: appresso gli heredi di Marchiò Sessa, 1582. In folio (mm 310x205). Pagine  [4], 451 [1], 66, [2]. Marca tipografica xilografica al frontespizio. Lievi gore e qualche macchia. Legatura secentesca in mezza pergamena, piatti in cartone.  Pregevole edizione, tradotta e commentata da Giovanni Fabbrini, delle Epistole familiari di Cicerone. Nello stesso periodo in cui aveva intrapreso lo studio di Terenzio, Fabbrini portò a termine anche la traduzione delle epistole familiari di Cicerone, su cui lavorò a lungo. Stampata per la prima volta a Venezia nel 1561, l'opera si segnala per l'abbondanza delle osservazioni filologiche e linguistiche e delle spiegazioni etimologiche. In questo e in altri suoi volgarizzamenti,  Fabbrini cercò di stabilire un metodo di insegnamento grammaticale che consentisse un più pratico apprendimento delle lingue classiche e, al contempo, di elevare la lingua volgare alla dignità di quella latina attraverso una rigorosa codificazione delle regole sintattiche e grammaticali (DBI, s.v.).  

Lot 47

Timoteo Michele. Il cortegiano, nel quale si tratta di tutti li offitij della corte, offitiali, et ministri de prencipi, et si leggono istorie, e casi successi, utilissimi avvertimenti, discorsi dotti, et cose utili, e curiose à sapersi. In Roma: appresso Giacomo Mascardi ad instanza di Antonio Martinelli libraro all'insegna del Giesù, 1614. In-4° (mm 200x145). Pagine [8], 136. Marca tipografica, incisa su legno, al frontespizio. Iniziali ornate silografiche. Legatura in cartone rustico, qualche macchia ai piatti. Esemplare discreto, cucitura allentata, al frontespizio tracce di colla, strappi e mancanze ai margini bianchi. Carte brunite, diffuse fioriture, qualche gora. Piccoli fori di tarlo al margine interno bianco di alcune carte. Al frontespizio la nota di possesso, in inchiostro scuro, 'Ex Museo March. de Sterlich'. Al contropiatto anteriore ex libris 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat'.  Prima edizione, dedicata dall'autore a Paolo V e curata per la stampa da Giovanni Martinelli. L'operetta di Timotei si inserisce in un genere editoriale ormai fiorente, e tratta brevemente delle mansioni e delle qualità dei tanti officiali al servizio del principe, tra cui lo scalco, il trinciante, il dispensiero, lo scalco di tinello, il credienziere, il bottigliero, e il cuoco. Particolarmente delicato è l'officio del cuoco, perché la vita stessa del principe "in un certo modo [...] stà nelle sue mani; dovendo poi nella sua arte, & professione essere tale, che con ogni industria, & diligenza proveda, & acconci li cibi, esquisiti, & delicati" (p. 128).

Lot 470

Codeluppi Filippo. Tavole di ragguagli e conti-fatti per la pronta riduzione d'ogni sorta di pesi e misure attualmente in uso negli Stati Estensi ai pesi ed alle misure del sistema metrico decimale e viceversa coll'aggiunta d'esempi pratici. Modena: Tipografia di Antonio ed Angelo Cappelli, 1854. In-8° (mm 245x185). Pagine CIII, [1], 278 e 10 tabelle fuori testo ripiegate, tra cui il 'Grande Quadro Statistico'. Al recto della sguardia anteriore nota di possesso "D. Francesco Ficarelli e ora di me Picchini (?) Carlo che camperai dopo la morte di Don Francesco da suo fratello Angelo". Cartone marmorizzato coevo, mancanze al dorso, leggera brunitura uniforme su alcune carte. Prima edizione di questo esaustivo manuale per la conversione di tutti i pesi e le misure in uso negli Stati Estensi nel sistema metrico decimale, che si andava diffondendo sempre più in quegli anni.

Lot 473

Condorcet Jean Antoine Nicolas de Caritat marquis de, Voltaire. Eloge et pensées de Pascal. Nouvelle edition, commentée, corrigée et augmentée. Par mr. de ***. A Paris: 1778. In-8° (mm 195x115). Pagine XII, 316, con una (di 2) tavola calcografica con il ritratto di Pascal siglata 'Demeuse Sculp'. Frontespizio incorniciato, capilettera, testatine e finalini incisi in legno. Privo del ritratto inciso su rame di Voltaire siglato R. Brichet, fascicolo A legato dopo il B, lavoro di tarlo non lesivo del testo lungo il margine interno delle carte dei fascicoli D-F, qualche leggera arrossatura, alcune pagine lievemente brunite. Legatura ottocentesca in mezza pelle con piatti marmorizzati, risguardi e sguardie in carta decorata, fregi e titoli in oro al dorso, tagli spruzzati. Al recto dell'occhietto firma di possesso 'Mr. Sacco'. Nuova edizione aumentata, corretta e commentata ad opera di Voltaire: si tratta dei Pensieri di Pascal nella versione curata e data alle stampe da Condorcet nel 1776. Sul rapporto di conoscenza e amicizia tra Voltaire e il Marchese di Condorcet, con specifico approfondimento su questa edizione di Pascal, si veda il contributo di H. Kief, D'un «préservatif contre le fanatisme»: la réédition par Voltaire de L'Éloge et Pensées de Pascal publiés par Condorcet, in Voltaire editeur, n.4 della Revue Voltaire (Paris, 2005), pp. 97-108. Graesse V, 147.

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