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Lot 129

A 1930's HMV portable 78 RPM gramophone player, together with a folio of 78 RPM vinyl records.

Lot 164

An unusual printed erotic miniature folio, with hardwood covers.

Lot 1228

Dawson (Alfred), The Life of Henry Dawson: Landscape Painter, 1811-1878, With Plates from some of his Works, Seeley & Co. Limited, London 1891, 131pp, illustrated with fourteen monochrome aquatints, original cloth board, folio; two-fold handwritten letter from Henry Dawson on Victorian mourning paper to the engraver William Chapman, commenting on the art trade, on his own recent pictures, and Chapman's engravings, as well as acknowledging the receipt of 'the picture and the plates', addressed from his home at 'The Cedars, Chiswick' and dated 'July 18"68', 18cm x 11cm (2)

Lot 309

Jamin (Léon), Du Menusier, two portfolios containing c.200 engraving of architectural plans, elevations and perspectives, elephant folio, Bibliothèque de l'Enseignement Professionnel, Paris 1904, the cloth and board portfolios dated later for 1907 and printed with decorative vignettes of an architect flanked by symbols of learning and the arts, ribbon ties

Lot 310

A folio containing vintage textile/wallpaper designs

Lot 439

Folio Society: A collection of various volumes and a small number of Surtees Society books (contents of bookcase)

Lot 445

Folio Society: A collection of various volumes

Lot 455

Folio Society: A collection of various volumes, including 'The History of Rome in Painting'

Lot 508

A folio of unframed watercolours, prints and ephemera

Lot 270

FOLIO SOCIETY - 'A History of England (4 volumes), cased set of Jane Austen (7 volumes), Gibbon's History of the Decline and Fall, and about ten others in slip cases

Lot 373

Will Henderson After J.M.W. Turner, "Childe Harold's Pilgrimage" and "Bay of Baiae", pair of colour mezzotints, 29 x 49cms, mounted and other prints in a folio.

Lot 18

Oils on board - Head and shoulders of a lady in blue dress, two Japanese decoupage pictures of Geisha girls, two silk embroidered pictures, a silkwork picture of a chicken and cockerel, a folio of watercolours including flowers etc..

Lot 32

[GUTHRIE, WILLIAM] : [ATLAS TO GUTHRIE's SYSTEM OF GEOGRAPHY]. London C. Dilly & G. Robinson, 1785. Lacks letterpress title. Folio. 25 engraved maps hand-coloured in outline, mostly double-page, a few folding, plus plate of armillary sphere. The map of Germany very worn, the chart of the world showing the tracks and discoveries of Captain James Cook very worn & torn, some damp marking. Old boards worn & crudely repaired

Lot 156

Matthew G Prater (fl 1930-1992), A folio of watercolours, pencil sketches and various forms of prints, (qty).

Lot 226

Scenes for the Tale of Genji, lithographs in a cloth folio.

Lot 1

Aldobrandino da Siena. Libro per conservare la sanità del corpo [trad. volgare di Zucchero Bencivenni]. [1380-1420 ca.]. UNITO CON:II. Glossario latino di erbe, radici e piante, con il loro corrispondente ""scientifico"", manoscritto cartaceo in volgare (1380-1420ca.).III. Magister Benvenutus. Synonyma Avicennae (glossario arabico-latino di olii, erbe, piante e fiori), manoscritto cartaceo in volgare (1420-1450 ca.). IV. Antonio da Parma. Compendium medicinae, manoscritto cartaceo in volgare (1420-1450 ca.).In folio piccolo (mm 280x195). Carte 56 (numerate 1-51 in alto a destra in inchiostro bruno da mano coeva, bianche le carte 1, 38, e le ultime 2 carte). FASCICOLAZIONE: 5 quinioni e 1 ternione, richiami presenti per i primi 4 fascicoli dello stesso modulo del testo in basso centrali. FILIGRANA: Tre monti sormontati da una croce, riferibile a carta prodotta nel secolo XIV (cfr. Briquet, 11676 e 11681). SISTEMA SCRITTORIO: grafia posata; rubriche in rosso con iniziali di modulo maggiore, segni paragrafali in inchiostro rosso, la lettera I dell'incipit, alta 8 linee, con estensioni a piccole foglie cuoriformi in inchiostro bruno. STRUTTURA: Il manoscritto comprende quattro opere, con tre differenti scritture: salvo la terza opera, non presenta indicazione degli autori. Legatura coeva in cartone rustico, titolo (sbiadito) manoscritto al dorso. I opera: Manoscritto in italiano del Régime du Corps (1256) di Aldobrandino da Siena, nella versione (interpolata) di Zucchero Bencivenni. Dell'opera, che ebbe un enorme successo nel Medioevo, si conoscono una cinquantina di codici in francese e una trentina in italiano. La volgarizzazione del Régime è stata tramandata in almeno due redazioni: una attribuita a Zucchero Bencivenni, edita (seguendo il ms più antico, il FI BMC Plut. LXXIII 47) da Rossella Baldini (1998), e l'altra anonima. La versione tradotta dal Bencivenni mescola la Santà con altre opere, mentre quella anonima è più fedele al testo francese. Sarebbe presente una terza redazione dell'opera, come dimostrano i sondaggi sul ms FI BMC Plut. LXXIII 47 e sull'edizione del ms FI BNC II II 85, curata da Alcide Garosi (1981). Quest'ultimo manoscritto contaminerebbe le due redazioni della Santà (Baldini 1998, p. 38). Al momento, non essendo ancora state pubblicate edizioni critiche delle tre redazioni, non è possibile ricostruire esattamente uno stemma codicum di ciascuna delle tre versioni, pertanto i manoscritti elencati, così come sono riportati da Baldini (Baldini 1998, pp. 294-295) indicano solo che essi tramandano un'opera che è sicuramente una traduzione della Santà, senza specificare l'appartenenza a nessuna delle redazioni. Una prima ipotesi sull'organizzazione della tradizione della Santà del Bencivenni, tuttavia, era stata offerta da Francesco Lospalluto (1921, pp. 37-54) e da Gabriella Bersani (1987), ma i nuovi manoscritti scoperti da Baldini (1998, 294-295) aprono nuovamente il campo d'indagine. Aldobrandino fu il primo a comporre un Regimen sanitatis in lingua vernacolare: scelse il francese perché studiò probabilmente in Francia, stabilendosi poi a Troyes (il suo nome appare tra i testimoni di un atto notarile nel 1277). Il Régime fu composto nel 1256; Aldobrandino redige il suo testamento nel 1287 e muore una decina di anni dopo, tra il 1296 e il 1299. Agli inizi del Trecento (ca. 1310) il notaio Zucchero Bencivenni volgarizzò in fiorentino l'opera, ponendola alla portata di un pubblico italiano più vasto. Il titolo originario che aveva dato all'opera era Livre de phisike, ossia Libro di medicina naturale: la physica era, infatti, nel mondo antico, la medicina esercitata con l'ausilio delle sostanze naturali, contrapposta alla cyrugia, che prevedeva l'intervento dell'uomo. Invece, il titolo Régime du corps fu dato successivamente dai copisti; allo stesso modo, una dedica apocrifa a Beatrice di Savoia, Contessa di Provenza e suocera di Luigi IX, fu aggiunta negli anni 1257-1261. Divisa in quattro parti, l'opera di Aldobrandino ci fornisce le regole per la sanità del corpo e dei suoi singoli organi (prima e seconda parte), enumera le qualità di 163 alimenti (terza parte) e termina con delle nozioni di fisionomia (quarta parte). Le fonti di Aldobrandino sono Avicenna, Isaac, Razes, tutti medici arabi o ebrei che a loro volta si rifacevano alla dottrina di Ippocrate e di Galeno. La rarissima prima e unica edizione incunabola (4 esemplari completi conosciuti nel mondo, in Italia solo l'esemplare della Biblioteca Civica di Catania) fu impressa in francese a Lione da Martin Huss nel 1480-1481, quando il libro non era più di moda, col titolo Le livre pour garder la santé du corps e non fu mai stampata per intero in italiano: tra il 1489 e il 1500, infatti, videro la luce quattro edizioni della sola quarta parte della Fisionomia, nella traduzione in volgare di Battista Carracino. TESTO: carte 1r-37v (incipit): 'II perche noy auemo dito de soura che noy uoleuamo trattare de alchuna partixella de physica...' La prima parte (cc. 1r-16r) è relativa alle indicazioni essenziali di dietetica e igiene che uomini, donne e bambini devono seguire per una corretta e sana gestione della vita. A livello esemplificativo, citiamo alcuni paragrafi: Capitolo a conoscere l'aere bono, Capitolo a la cogestione ouer magnare, Capitolo el qual tratta delle cose simplice, Capitolo del mouerse e de reposare, Capitolo del bagnare e a qual hora, Capitolo di come lomo se die purgare e in qual tempo, Capitolo della colera negra, Capitolo di come la femena se de guardare quando e incinta. La seconda parte (carte 16r-21v), annunciata da una rubrica in rosso 'Questi sono i capitoli de la secunda partita', si riferisce alle varie affezioni del corpo e al modo di trattarle: comprende un Capitolo de guardare li capilli, Capitolo de guardare el uiso e darli bello colore, Capitolo de guardare li denti e le gengiue in sanita, Capitolo de guardare lo stomaco in sanita, Capitolo de guardare lo figato in sanita, Capitolo de guardare lo core in sanita. La terza parte 'Qui commenza la terza partita la quale auremo tratado delle simplice cose cioe a dire che trata di tute le cosse che a l'omo conuiene usare per uiuere la natura loro' (carte 21v-37r) tratta dei semplici e delle sostanze alimentari che garantiscono la buona salute: Capitolo de tute maniere de frutti, Capitolo de tute maniere de herbe che lomo usa, Capitolo de tute maniere de pesci, Capitolo de tute maniere de latte e formaio e oue, Capitolo de tute spetie, Capitolo de tute maniere de biaua e pane, Capitolo de tute maniere de beueragii, Capitolo de tute maniere de carne, Capitolo de tute maniere de ligumi, Capitolo de tute maniere de biaua et in prima del formento. All'interno dei capitoli, l'autore affronta poi gli alimenti singolarmente: formento, orzo, riso, avena e spelta, sagina, farro, semola, beveragi et in prima de laqua, vino nouo e vechio, cerboza (birra), vino agro, tute maniere de carne (porcho, porcho spinoso, bue e vacha, berbire zioe di pechora, montone, de lecho, capra, cervio, lieuora, coniglio, orso, uccelli uolanti domestici, pulcini, gallo, galina colombo, hoca, anatra, uselli seluatichi pernice e coturnice, fagiano, pauone, grua, passera, quaglia e lodola, tordi), interiora (cervella, occhi, lingua, naso, orecchie, milza, rognone, piedi), carna mescolata grassa e magra, legumi e faue, lente, fagioli, lupini, robiglio, cicerchie, fungi, frutti (pere, pomi granati, pome codogne, perssiche, noce, chogumari e meloni), canamele on de si fa el zucharo, erbe (cauoli ouer uerze, porri, cipolle, sparagi, rape, penarescio, radichio, raffano, ruta, saluia, menta, basilico, manichale, abrotano, isopo, pulegio, papauero, apio), pessi (pesci d'acqua dolce e di mare), oua, formagio, late, pepe e spetie, zenzauro, cenamo, garofani, mastice sie goma, galanga, comino, zaffrano, chubebe, cardamomo, anexi, noce moscate, cedoaria, salle. L'opera termina con il seguente explicit alla carta 37v....

Lot 106

Rendella Prospero. Tractatus de vinea, vindemia, et vino. Ubi nonnulla, quae ad vineae tutelam, et culturam, vindemiaeque opus, atque vinitoris documenta pertinent. Neapoli: ex typographia Stephani Abbate, 1739. In folio (mm 350x224). Pagine [6], 130, [16]. Nel nostro esemplare la carta s3 legata erroneamente a precedere la carta s2. Vignetta silografica con stemma al frontespizio, grande testatina incisa su legno alla carta a2r; iniziali ornate e finalini incisi su legno. Legatura coeva in pergamena su piatti in cartone, dorso liscio con titolo vergato in inchiostro bruno, oggi sbiadito. Buon esemplare ad ampi margini, alcune carte uniformemente brunite, diffuse fioriture, qualche alone. Al contropiatto anteriore ex libris del grecista napoletano Giuseppe Maria Parascandolo, socio della Accademia Ercolanese; altro ex libris 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat', e infine etichetta del libraio Leo Olschki. Rara edizione settecentesca di uno dei più importanti trattati enologici italiani, pubblicato originariamente dai Giunta veneziani nel 1629 e già proposto dal tipografo napoletano Abbate nel 1734. L'opera di Rendella, giurista di origine pugliese, è divisa in tre trattati, e illustra non solo la coltivazione delle viti, la vendemmia e la produzione vinicola, ma anche questioni di natura legale. Di grande interesse il terzo trattato, con notizie sulle caratteristiche dei vini prodotti nel Regno di Napoli e sul loro commercio. Oberlé, p. 918; Simon, Bacchica 4; B.I.N.G. 1669.

Lot 119

Manoscritto settecentesco di ricette. Seconda metà del SettecentoManoscritto cartaceo in folio (mm 330x220). Carte [115], con paginazione manoscritta in numeri arabi 3-247, mancanti 11-14 e salto di numerazione da 188 a 201. Arrossature e bruniture. Legatura coeva in cartonato, carta decorata ai piatti, abrasioni e lacune ai piatti e al dorso, fascicoli allentati, macchie ai piatti. Al piatto posteriore note manoscritte di difficile lettura. Interessante manoscritto in lingua inglese databile alla metà del Settecento, un inedito compendio di ricette e istruzioni per preparazioni a uso dietetico e medicinale, inclusa, come si legge al verso della settima carta (numerata come pagina 22 dalla anonima mano che ne ha vergato il testo), -A Collection of receipts phisicall and chirurgicall most approved-. Tra queste, la ricetta ad esempio della Sanatifera, un cordiale a base di chiodi di garofano, cannella, zenzero e altre spezie lasciate macerare a lungo nel brandy, di cui era noto il salutare, se non prodigioso effetto. Le ricette si susseguono secondo il genere di disturbo da trattare (raffreddore, insonnia, forme di anemia), o gli organi del corpo interessati (occhi, apparato digerente, ecc.). Molte sono, infine, le pagine fitte di rimedi, consigli e segreti destinati alle donne, dalle preparazioni consigliate "to Take away haire", ai prodotti medicinali utili a prevenire l'aborto, o alleviare la nausea in gravidanza. 

Lot 338

Diogenes Laertius. Vitae et sententiae philosophorum [Tr: Ambrosius Traversarius; Ed: Benedictus Brognolus]. Venezia: Nicolas Jenson, 14 agosto 1475. In folio (mm 285x192). Carte [184] (di 187, manca l'undicesima carta bianca, la carta 18/7 e l'ultima carta bianca). Segnatura: [110+1, 210, 3-228, 236]. Testo su una colonna di 34 linee. Carattere: 1b:111R, 115Gk. Spazi bianchi da due a otto linee con letterine guida. Prima carta rinforzata, restauro al margine inferiore della carta del colophon, fori di tarlo risarciti ai primi due fascicoli, lievi fioriture, aloni di polvere al margine inferiore delle prime carte. Bella legatura in marocchino rosso a grana lunga, realizzata da Christian Samule Kalthoeber (1775-1817), con il suo ex-libris al verso della sguardia anteriore. Piatti inquadrati da triplice filetto dorato, dorso a cinque nervi enfatizzati da filetti dorati, titolo impresso in oro al secondo comparto, anno di stampa impresso in oro al piede. Dentelles interne, tagli dorati. Contropiatti e sguardie in carta caillouté. Lievi aloni ai piatti. Capolettera ad incipit dell'opera (c. 1/5 r.) disegnato in inchiostro bruno ad imitazione dei capilettera miniati quattrocenteschi, caratterizzati da decorazioni a girari. Note manoscritte vergate in inchiostro bruno; cartulazione manoscritta all'angolo superiore esterno. Prima edizione datata, e seconda assoluta delle Vite dei filosofi di Diogene Laerzio, che segue di pochi anni la stampa romana di Georg Lauer, anch'essa come la presente nella traduzione di Ambrogio Traversari (1386-1439), "la versione dal greco che più di ogni altra aprì gli orizzonti filosofici nel Quattrocento" (S. Gentili, Il ritorno delle culture classiche, p. 78). Le Vitae Philosophorum di Diogene Laerzio furono ristampate ancora cinque volte nell'arco del XV secolo, sempre nella versione del testo curata dal Brugnolo e data alla stampa da Jenson, a testimonianza della grande fortuna di un testo che ben rispondeva alla visione umanistica della filosofia non solo come sistema di teorie, ma piuttosto come "successione di concezioni della realtà [...] affermazioni di uomini, che hanno recato testimonianza della filosofia con la vita, e che le teorie hanno messo ala prova nelle azioni" (E. Garin, Il ritorno dei filosofi antichi, pp. 56-57). La numerose citazioni in greco presenti nella versione latina del Traversari furono felicemente riprodotte da Jenson con il suo splendido set di caratteri greci, il primo a essere fornito di accenti, spiriti e legature. Layton, Greek Book, p. 4: "Nicolas Jenson's Greek Type is considered by many incunabulists to be the best Greek type of the fifteenth century". HC* 6199; GW 8379; BMC V, 175; IGI 3459; Goff, D-220; Hoffmann I, 567; Proctor, Printing of Greek, pp. 31-33; Scholderer, Greek Printing Types, pp. 2-3; Barker, Greek Script & Type, pp. 23-25; Layton, Greek Book, pp. 4-5; Staikos, Charta, pp. 58-59; E. Garin, Il ritorno dei filosofi antichi, Napoli 1994, pp. 53-65; S. Gentile, Il ritorno delle culture classiche in C. Vasoli, Le filosofie del Rinascimento, Milano 2002, pp. 78-80.

Lot 339

Vergilius Maro Publius. Opera [Bucolica, Georgica, Aeneis cum comm. Servius]. Venezia: Pietro Piasi, Bartolomeo Biavi e Andrea Torresano, 1 agosto 1480. In-folio (mm 310x203). Carte [320]. Segnatura: a-z10, aa-cc10, A-E8, F-G6. Carattere rotondo e carattere greco. Testo su una colonna circondato dal commento. Esemplare in buono stato di conservazione, alcune gore e fioriture; fori di tarlo anticamente restaurati lungo i margini bianchi delle prime e delle ultime carte. Legatura settecentesca in mezzo marocchino rosso con angoli e carta color salmone ai piatti; titolo e fregi floreali in oro al dorso. Numerose postille di mano coeva in inchiostro rosso e marrone lungo i margini del volume e in interlinea. Al recto del foglio di guardia anteriore una mano settecentesca ha annotato in inchiostro marrone: 'Servii Mauri Honorati Commentarii in Virgilii Opera Venetij mcccclxxx'. Pregevole e molto rara edizione dell'opera virgiliana arricchita dal celebre commento di Mauro Servio Onorato risalente alla fine del IV secolo. Il presente volume è inoltre uno dei primi in cui compare il nome di Andrea Torresano accanto a quello dei due tipografi Pietro Piasi da Cremona e Bartolomeo Biavi da Alessandria. Il Torresano infatti godeva all'epoca di condizioni finanziarie tali da permettergli di dedicarsi più disinteressatamente di altri all'arte della stampa, sovvenzionando generosamente amici e colleghi che ricorrevano alla sua assistenza. Il suo nome compare così associato a vari stampatori. Il primo libro in cui figura il nome del Torresano accanto a quello dei due soci Piasi e Biavi è un Breviario del 1479, a cui seguirà subito dopo il presente Virgilio. BMC XII, 17; IGI 10202; Goff, V-169; GW M49806; F. Vittorino, Pietro e Tommaso Piasi tipografi cremonesi del secolo XV, in La Bibliofilia, 43 (1941), pp. 86-110.

Lot 348

Li tre orbi. Commedia di tre atti in prosa scritta per il teatro Paroni nell'autunno dell'anno 1795. [Cremona (?)]: 1795Manoscritto cartaceo in folio (mm 302x205). Carte [24]. Titolo, lista degli attori e testo in inchiostro rosso e nero. Ottimo stato di conservazione. Legatura coeva in cartonato, titoli calligrafati al piatto anteriore. Manoscritto completo della commedia Li tre orbi, che include le indicazioni di scena per gli attori inframmezzate al testo - inedito e verosimilmente perduto - 'scritto per il Teatro Paroni nell'Autunno dell'anno 1795'. Come da indicazione in calce alla lista degli attori la scena si finge in Cremona e, probabilmente, l'anonimo commediografo potrebbe provenire proprio da area lombardo-veneta, come anche alcune inflessioni dialettali possono far supporre.

Lot 352

Tes kaines diathekes hapanta. Euaggelion kata Matthaion. Kata Markon. Kata Loukau. Kata Ioannen. Praxeis ton apostolon. Novum Iesu Christi D. N. Testamentum. Ex bibliotheca regia. Lutetiae: ex officina Roberti Stephani typographi regii, 1550. Due parti in un volume in folio (mm 337x217). Pagine [32], 268; 202, [2]. Testo stampato con il celebre carattere 'grecs du roi'. Marca tipografica di Estienne stampatore reale incisa su legno al frontespizio generale e a quello della seconda parte (Epistole e Apocalisse), il suo albero di ulivo impresso su legno al colophon. Canoni eusebiani impressi su 6 pagine entro cornici silografiche sormontate da cherubini ed elaborati elementi architettonici. Capilettera greci e testatine silografici ornati da motivi a volute foliate e grottesche, da cherubini e cornucopie. Due fori di tarlo al margine inferiore bianco della maggior parte del volume, frontespizio parzialmente slegato. Legatura francese seicentesca in pergamena su piatti in cartone, piatti inquadrati da triplice filetto impresso a secco, nello specchio una losanga decorata da volute e da motivi geometrici intrecciati, anch'essa impressa a secco. Dorso a sei nervi, titolo manoscritto al secondo comparto, i rimamenti decorati da ferri dorati. Taglio superiore azzurro, i rimanenti spruzzati in rosso e in marrone. Difetto alla porzione superiore della cerniera anteriore, piccole mancanze ai nervi e al piede. Al margine inferiore dedica manoscritta, datata 1644, del teologo tedesco calvinista Johann Cloppenburg (1592-1652), celebre per aver contribuito a delineare le fondamenta concettuali della teologia federale, al pastore H. Dibbeliu. Al recto della sguardia anteriore iniziali manoscritte 'RJ' ed ex-libris di Henry F. Brooks; al contropiatto anteriore nota manoscritta 'Double Pica', ex-libris di John Putland e di Panof Grafsos: 'P.G. Skinos'. Significativa copia di dono della terza e più importante edizione del Nuovo Testamento di Robert Estienne, conosciuta come Editio Regia per il suo grande formato e per l'eleganza del carattere greco impiegato, ovvero il celebre 'grec du roi', realizzato da Claude Garamond tra il 1541 e il 1544 a spese di Francesco I. La presente edizione non si discostò dalle due precedenti - impresse rispettivamente nel 1546 e nel 1549 a Parigi - solo per la sua magnificenza, bensì anche per la cura del testo, basato sullo studio della Bibbia Poliglotta Complutense e delle varianti di 15 manoscritti greci, tra i quali il Codex Bezae, la cui lezione venne adottata per la prima volta per la presente edizione. Bell'esemplare impreziosito dalla nota manoscritta del teologo tedesco calvinista Johann Cloppenburg, professore di Teologia ad Hardewyk e Franeker, figura di spicco nel dibattito sulla moralità delle transazioni finanziarie e illustre controversista, la cui Theologica opera omnia venne edita nel 1684 dal nipote Johannes à Mark. Adams B, 1661; Brunet V, 737; Darlow-Moule 4622; Mortimer, Harvard French, 78; Renouard, Estienne, p. 75.1; Schreiber, 105; Scholderer, Greek Printing Types, p. 10.

Lot 36

Mattioli Pietro Andrea. [Estratto da]: I discorsi di M. Pietro Andrea Matthioli Medico Sanese, medico cesareo: Quinto Libro, della materia medicinale di Pedacio Dioscoride Anazarbeo. [In Venetia: appresso Felice Valgrisio, 1597]. In-folio (mm 317x201). Le sole pagine 809-896. Iniziali silografiche ornate al recto della carta Yy3. Silografia illustrante la vite vinifera, alla carta Yyy6, Legatura moderna in carta decorata. Tassello cartaceo a vistosa menda al margine esterno della carta Aaaa1, qualche fioritura; altrimenti, buon esemplare. Estratto dei Discorsi del Mattioli del solo capitolo che tratta diffusamente di viticultura, vini, aceti ed aromatizzazioni. Pietro Andrea Mattioli compilò il suo primo lavoro sul De Materia Medicinale quando si trovava a Gorizia. Era al tempo uno studioso poco noto, autore solo di un opuscolo sulla sifilide pubblicato nel 1530. Questa prima traduzione, un volume di 442 pagine, fu pubblicata nel 1544 con il titolo Di Pedacio Dioscoride Anazarbeo libri cinque Della....materia medicinale tradotti in lingua volgare Italiana da M. Pietro Andrea Matthiolo Sanese Medico e si presentava scritta in volgare. A dire dello stesso Mattioli infatti, vi era una scarsa conoscenza del latino tra i medici e gli speziali ed era "doveroso" diffondere la lingua italiana "per la dolcezza sua così familiare". L'estratto è privo di riferimenti bibliografici ma verosimilmente viene dall'edizione veneziana di Felice Valgrisio del 1597.

Lot 367

Vedute del Tevere in Roma prima della sua sistemazione: sponda destra [- sinistra]. Roma: Fratelli D'Alessandri, 1887. Due album in-folio (mm 514x426). I (Sponda destra): 43 fotografie all'albumina (misura media mm 385x270) montate su cartoncino. All'angolo inferiore destro timbro a secco dello studio fotografico romano Fratelli D'Alessandri. Didascalia esplicativa stampata sul supporto cartaceo al piede di ogni fotografia con datazione della stessa. La didascalia delle fotografie 28-33, 35 e 37 è impressa su un ritaglio cartaceo. II (Sponda sinistra): 53 fotografie all'albumina (misura media mm 385x270) montate su cartoncino. All'angolo inferiore destro timbro a secco dello studio fotografico romano Fratelli D'Alessandri. Didascalia esplicativa stampata sul supporto cartaceo al piede di ogni fotografia con datazione della stessa. La didascalia delle fotografie 35, 38-40 è impressa su un ritaglio cartaceo, mentre è manoscritta quella delle fotografie 36 e 37. Le fotografie 50 e 53 sono montate su cartoncino azzurro. Splendido esemplare, lievi arrossature. Legatura uniforme coeva in percallina marrone, al piatto anteriore titolo in oro entro cornice impressa a secco definita da duplice filetto dorato. Cantonali metallici agli angoli esterni. Abrasioni ai piatti, mancanze alle cuffie inferiori e superiori, particolarmente danneggiata la porzione inferiore del dorso del secondo volume. Numerazione manoscritta in lapis rosso al verso di ogni carta. Eccezionale raccolta di fotografie realizzate tra il 1877 e il 1887 dai fratelli Antonio e Paolo Francesco D'Alessandri, titolari di uno dei più affermati studi fotografici italiani dell'Ottocento, nonchè del primo studio professionale di Roma. Nel 1887 il Genio Civile di Roma commissionò ai D'Alessandri una campagna fotografica destinata a documentare lo stato del fiume Tevere prima e dopo la costruzione degli argini, promossa dal piano regolatore del 1883: questa raccolta di albumine rappresenta un'opera di fondamentale valore per la conservazione della memoria storica romana, ovvero una delle rarissime documentazioni visive della Roma ottocentesca, oggi altrimenti perduta. Il ruolo centrale di queste albumine per la storia della Capitale venne messo in luce nella grande Mostra di fotografia romana curata da Silvio Negro, tenutasi nel 1956. Composto complessivamente da 96 fotografie, questo straordinario esemplare costituisce una delle raccolte più complete fra le pochissime conosciute (il Museo di Roma possiede una raccolta di 90 fotografie).

Lot 381

Alberti Leon Battista. L'architecture et art de bien bastir...divisée en dix livres, traduicts de latin en francois, par deffunct Ian Martin. A Paris: Par Iaques Kerver, 1553 (Al colophon:) Imprimé a Paris: par Robert Massellin, 1553. In folio (mm 338x224). Carte [8], 228. Frontespizio entro cornice xilografica, ritratto dell'Autore inciso su legno al verso del frontespizio, marca tipografica xilografica a c. O8v, numerose illustrazioni xilografiche nel testo, capilettera e testatine incise su legno. Lavori di tarlo lesivi del testo alle carte del primo fascicolo, compreso il frontespizio. Legatura ottocentesca in mezza pelle, carta marrone ai piatti, fregi e titoli in oro al dorso, tagli spruzzati in marrone, abrasioni agli angoli, rotture lungo le cerniere, mende alle cuffie. Al verso della sgurdia anteriore ex dono manoscritto firmato T. Perin.    Prima edizione in francese del capolavoro di Leon Battista Alberti, che ebbe una grandissima influenza sugli sviluppi dell'architettura francese. Le figure sono tratte da quelle che corredano l'edizione italiana del Bartoli, apparsa nel 1550, but "some of the italian blocks were omitted by Kerver and a number of additions made to the series" (Mortimer, no. 12). L'edizione contiene anche un epitaffio di Jean Martin del Ronsard. Brunet I, 131; Adams, A-490; Brun, Le livre français illustré de la Renaissance, 106; British Architectural Library RIBA, Early printed books 1478-1840 I, pp. 30-31, n. 50; The Mark Millard architectural collection I, pp. 4-5.

Lot 388

Alighieri Dante. Dante con l’espositioni di Christoforo Landino, et d’Alessandro Vellutello. In Venetia: appresso Giovambattista, Marchio Sessa, 1578. In folio (mm 313x205). Carte [28], 392 [i.e. 396]. Marca tipografica xilografica in fine. Al frontespizio ritratto di Dante in ricca cornice xilografica. Grandi iniziali xilografiche ornate, e belle testatine, con l'insegna dei Sessa; 100 xilografie a mezza pagina. Restaurati i margini interno e esterno del frontespizio, e leggera increspatura della carta; di minore entità il restauro a porzione al margine esterno della carta RR1. Leggerissime e occasionali fioriture ma, nel complesso, buon esemplare. Legatura ottocentesca in vitello raciné, dorso decorato con ghirlande e piccoli ferri in oro. Il nome dell'Autore in caratteri dorati su tassello in pelle. Contropiatti e sguardie in carta caillouté. Tagli policromi. Al contropiatto anteriore è incollato un ritratto inciso di Dante. Bell'esemplare della ristampa dell'importante edizione, già apparsa presso Melchiorre Sessa nel 1564, della Comedia curata da Francesco Sansovino, a cui spetta il merito di aver riproposto il commento di Alessandro Vellutello, che dal 1544 non era stato più pubblicato in Italia. Alle note del Vellutello si accompagna il commento di Cristoforo Landino. Anche questa più tarda ristampa presenta al frontespizio il celebre ritratto di Dante di tradizione vasariana, per il quale l'edizione del Sessa è nota come "del gran Naso" o "del Nasone". I legni che ornano il volume sono invece ripresi – come nel 1564 – dall'edizione del Marcolini del 1544. Adams D, 108; Batines I, 91-92; Mambelli, 40.

Lot 394

Apuleius. Apuleius cum commento Beroaldi: e figuris noviter additis. Venetiis: in aedibus Ioannis Tacuini de Tridino impressum, 1516. In folio (mm 299x207). Carte [14], 168 con 35 vignette xilografiche; numerose iniziali a fondo nero incise in legno su nove linee. Qualche macchia e alone marginali. Margine superiore di alcune carte un po' corto. Legatura antica in pergamena su piatti in cartone rimontata, sguardie rinnovate. Tagli spruzzati in rosso. Sporadiche annotazioni marginali di mano antica. Non comune edizione stampata, con la consueta eleganza, da Giovanni Tacuino delle Metamorphoses di Apuleius, celebre e poliedrico scrittore dell'età degli Antonini. Il testo è corredato del commento dell'umanista bolognese Filippo Beroaldo, originariamente impresso a Bologna nel 1500 e destinato a rapida e duratura diffusione. Particolare popolarità ebbe la sua interpretazione della favola di Amore e Psiche, presentata da Apuleio nel quarto libro dell'opera. Beroaldo 'riscrive' questo mito della tarda classicità - sul modello delle Allegoricae enarrationes fabularum di Fulgenzio –  in versione moralizzata e conforme alla filosofia cristiana, elaborando una complessa allegoria che avrà anche ampia fortuna iconografica, grazie agli affreschi realizzati da Raffaello per la Farnesina romana e da Giulio Romano per il Palazzo Tè a Mantova. Adams, A 1375; STC Italian, 35.

Lot 395

Arata Giulio UlisseL'architettura arabo-normanna e il Rinascimento in Sicilia. Prefazione di Corrado RicciMilano: Casa editrice d'arte Bestetti & Tumminelli, 1925. In folio (mm 500x350). Pagine XIV, 30, [2], con oltre 90 illustrazioni in bianco e nero nel testo e 120 tavole – in bianco e nero e a colori, con didascalie in italiano e in francese – interfoliate da carta velina trasparente. Cartella editoriale in tela verde, titoli in oro al piatto anteriore e al dorso, cofanetto ligneo intarsiato, splendido esempio di ebanisteria della fine degli anni Venti del XX secolo. Alla prima pagina lunga dedica manoscritta firmata 'Il Babbo Tuo' e datata 24 dicembre 1928, ascrivibile a Salvatore Di Marzo, del quale si trova, all'interno del volume, una lettera dattiloscritta di ringraziamento inviata a F. Mazzinghi e datata 30 dicembre 1927; alla lettera è accluso un biglietto da visita con alcune righe a firma dello stesso Di Marzo. Seconda edizione – la prima apparve nel 1914 – di questa monumentale opera dell'architetto e critico d'arte piacentino Giulio Ulisse Arata, fondamentale per comprendere la trasformazione architettonica siciliana tra Medioevo e Rinascimento. Arata soggiornò a lungo in Sicilia e viaggiò molto anche in altre regioni italiane (Sardegna, Umbria, Toscana) studiandone le tradizioni locali a livello di artigianato ed edilizia rurale, ma non fu per questo meno attento alle tendenze più avanzate del suo tempo in campo artistico e naturalmente architettonico: fu grande amico, precoce estimatore e primo critico dell'opera del futurista Antonio Sant'Elia. La Prefazione è firmata dall'archeologo e storico dell'arte Corrado Ricci. L'esemplare è impreziosito dalla dedica autografa che denuncia la pertinenza del volume alla biblioteca personale di Salvatore Di Marzo, noto giurista già docente di Diritto romano (Camerino, Cagliari, Messina), poi prosindaco e podestà di Palermo (1925-1929), deputato e sottosegretario di Stato per l'Educazione nazionale (1929-1934) e Senatore del Regno (1934). Ulteriore elemento di pregio è il cofanetto ligneo intarsiato, coevo all'edizione e, per dimensioni, appositamente realizzato per contenere la cartella.

Lot 412

Bembo Pietro. Historiae Venetae libri XII (Al colophon): Venetiis: apud Aldi filios, 1551. In folio (mm 275x185). Carte [4], 203, [1]. Grande impresa tipografica incisa in legno al frontespizio, capilettera xilografici istoriati, altra marca tipografica al verso dell'ultima carta. Tracce di sporco al frontespizio, gora alle cc. 3-10, lavori e fori di tarlo lungo il margine interno delle carte solo sporadicamente e in maniera minima lesivi del testo. Legatura ottocentesca in mezza pergamena con carta decorata a pettine ai piatti, dorso a 6 nervi con fregi e titoli in oro su triplo tassello, leggere abrasioni. Al contropiatto anteriore applicato ex libris 'Ing. Roberto Almagià', isolate sottolineature in inchiostro. Edizione originale, postuma, di quest'opera dell'umanista veneziano Pietro Bembo che ne attese alla compilazione a partire dal 1530 quando venne nominato Pubblico Istoriografo della Repubblica di Venezia. La Storia di Bembo segue quella del Sabellico e ne continua la narrazione fino al 1487. Esemplare nella variante B censita in SBN con la correzione dell'errore di numerazione a carta 67, ma antecedente la correzione di carta 180. Ahmanson-Murphy, 420; Renouard 52, 17: "Belle edition"; Adams, B-597.

Lot 420

Boccaccio Giovanni. Genealogie... cum micantissimis arborum effigiationibus cuiusque gentilis dei progeniemParrhisiis excusum est: opera et expensis Dionisii roce Lodouici hornken & sociorum, 1511.  In folio (mm 309x205). Carte [1], VI-CLXII. Belle xilografie a piena pagina all'inizio dei primi tredici libri dell'opera. Eleganti iniziali ornate xilografiche, a fondo criblé; alcune su 12 linee. Bell'esemplare, alcune carte uniformemente brunite. Fioriture ai margini. Lieve gora e alcuni aloni al margine esterno bianco delle ultime carte. Piccolo strappo al margine inferiore bianco della carta n3. Legatura moderna in mezzo marocchino ad angoli, piatti ricoperti con carta stampata da antifonario. Numerose annotazioni marginali di antica mano, di cui una coeva. Al frontespizio ampia nota bibliografica, vergata da mano settecentesca. Rarissima edizione parigina della Genealogia deorum di Giovanni Boccaccio. Data per la prima volta alle stampe da Vendelino da Spira nel 1472 e dal 1481 proposta unitamente– come nel volume che presentiamo – al testo del De montibus, silvis, fontibus liber, la diffusione in area francese di questa opera di Boccaccio è testimoniata non solo dall'ampia circolazione manoscritta del testo, ma anche dalla precoce versione – dovuta con ogni probabilità a Laurent de Premierfait – che ne apparve a Parigi tra il 1498 e il 1499, al fine di rendere maggiormente accessibile questo ricco repertorio di miti e favole dell'antichità pagana. La Genealogia deorum fu ampiamente usata da Geoffroy Tory nel celebre Champfleury, e attentamente studiata da Pierre de Ronsard, Jean du Bellay e altri esponenti della Pléiade, quale inesauribile fonte di immagini classiche. Il volume impresso nel 1511 dal tipografo e libraio Denis Roce – qui associato all'olandese Ludwig Hornken, già attivo a Venezia presso Gregorio de Gregori - si distingue per l'eleganza dei caratteri, e dell'apparato illustrativo e decorativo. STC French, 71; Renouard, Inventaire chronologique II, 63, 24.

Lot 436

Caetani MichelangeloLa materia della Divina commedia di Dante Alighieri, dichiarata in 6 tavole. Prima edizione fiorentina con un proemio di Raffaello Fornaciari. In Firenze: G. C. Sansoni, 1886. In-8° (mm 101x70). Pagine XIX, [1], 18, [2], con 6 tavole litografiche a colori numerate e più volte ripiegate in fine. Carta lievemente brunita, restauri alle tavole. Brossura originale muta, sovraccoperta in pergamenino con titoli in rosso e blu al piatto anteriore, strappi e piccole macchie alla sovraccoperta. SI AGGIUNGE: Id. La materia della Divina Commedia di Dante Allighieri dichiarata in 6. tavole. Roma: 1855. In folio (mm 415x280). Pagine [4], 6 tavole numerate finemente colorite d'epoca. Arrossature. Brossura coeva, strappi e arrossature. SI AGGIUNGE: Id. Lettera autografa al dottor Benedetto Monti di Ancona datata Frascati 1° luglio 1858. (mm 268x210). Pagine [4].  I opera: Prima edizione stampata a Firenze di questo studio dantesco del letterato Michelangelo Caetani, apparso per la prima volta nel 1855: l'Autore fu stimato dantista e l'impressione di Sansoni ebbe numerose ristampe successive.  La nota iniziale Ai lettori si deve al linguista Raffaello Fornaciari. Le tavole litografiche sono siglate R. Bulla Roma: si tratta dell'officina di stampatori fondata da Anselmo Bulla nel 1840 e tuttora attiva. II opera: Edizione originale dell'opera più famosa del nobile romano, duca di Sermoneta, che proprio all'analisi del poema dell'Alighieri dedicò larga parte della sua attività di studioso. Il testo ebbe una seconda impressione romana nel 1872 (Libreria Spithover) prima delle numerose ristampe fiorentine per l'editore Sansoni. III opera: Lettera autografa di Caetani in cui il letterato e politico romano accoglie con favore il "nobile suo progetto di produrre un maturo suo pensiero di uno spedale perfetto per la cura degl'infelici dementi", tuttavia non nasconde le enormi difficoltà di natura politica e finanziaria che a Roma già in passato avevano ostacolato simili iniziative. Promette il suo appoggio anche se riconosce "sarò di pochissimo giovamento a far trionfare l'onorevole sua proposta. La mia voce est vox clamantis in deserto".

Lot 437

Calepino Ambrogio. Dictionarium septem linguarum. Nova hac editione. Patavii: ex Typographia Seminarii apud Joannem Manfre, 1708. Due parti in un volume in folio (mm 310x225). Pagine [8], 952; 64; [2]. Lievi gore e bruniture a qualche carta. Legatura coeva in pergamena su cartone, rotture e lacune al dorso e agli angoli. All'occhietto nota di possesso 'Del  Girolamo Alepan...', al verso della carta di guardia note manoscritte datate 'Adì 20 Aprile 1717 a hore 19 de mattina Filippo nacque'; 'Adì 21 Aprile 1722 a hore 21 è nato Anastasio Gio. Batta'; 'Adì 21 Marzo 1724 a hore 15 nacque...'. Prima e terza parte contenenti l'intero Dictionarium septem linguarum e le due Appendiculae.

Lot 446

Carbonelli Giovanni. Bibliographia medica typographica pedemontana saeculorum XV. et XVI. Romae: excudebat Fieramosca Centenari, 1914. In folio (mm 350x255). Pagine [8], 434, [1] con numerosissime illustrazioni nel testo e una tavola ripiegata. Legatura del tempo in mezza pelle con punte, piatti della brossura originale conservati all'interno. Edizione originale e unica di questo ricercato monumento bibliografico.

Lot 453

Castiglione Baldassarre. Il libro del cortegiano. [Toscolano: Alessandro Paganini, non prima del 1528]. In-12° (mm 132x70). Carte [204].  Ottimo e genuino esemplare. Legatura in pergamena floscia coeva con nervi passanti. Rarissima edizione tascabile del capolavoro del Castiglione, attribuita al tipografo Alessandro Paganino e probabilmente stampata tra il 1528, anno della prima edizione aldina, e il 1533 circa. Il testo e' stampato in un minuscolo carattere corsivo. Mantenendo per buona la datazione più precoce indicata, si tratterebbe della seconda o terza edizione del Cortegiano, dopo la princeps aldina in folio, precedente o contemporanea all'edizione giuntina in 8° del 1529. Composto a partire dal primo decennio del Cinquecento e più volte rielaborato, il Cortegiano, uno dei testi più celebri ed influenti del Rinascimento italiano, è scritto in forma di dialogo. La scena si svolge ad Urbino e si sviluppa in quattro sere. Gli interlocutori sono alcuni tra i più illustri personaggi dell'epoca, quali la duchessa Elisabetta Gonzaga, Emilia Pio, Cesare Gonzaga, cugino dell'autore, Ludovico di Canossa, il cardinal Bibbiena, Federico e Ottaviano Fregoso, Pietro Bembo, Giuliano de' Medici, Gaspare Pallavicino e Bernardo Accolti (Unico Aretino). Nel primo libro, dedicato all'educazione del gentiluomo, si affronta il tema della lingua più adeguata all'uomo di corte. Nel secondo libro si discorre delle qualità del cortigiano in quanto uomo sociale e del suo contegno. Egli deve sviluppare al massimo tutte le sue facoltà individuali: padroneggiare le armi, essere abile nei giochi di società, conoscere a fondo le arti e la letteratura, essere brillante ed ironico nelle conversazioni, evitare ogni affettazione. Nel terzo libro Giuliano de' Medici e il misogino Gaspare Pallavicino discutono del ruolo della donna a corte. Infine il quarto libro tratta dei rapporti fra il cortigiano e il principe e contiene una dissertazione del Bembo sulla dottrina dell'amore platonico. Permeato di quel raffinato decoro che fu l'ideale del Rinascimento italiano, il Cortegiano, insieme galateo di buone maniere e summa della vita di corte, anche grazie al suo piacevole andamento dialogico, ebbe un enorme impatto sulla cultura europea, influenzando non solo i successivi trattati sull'argomento, ma anche la poesia e il teatro. Castiglione per primo delineò le caratteristiche e gli obblighi sociali di quella figura di perfetto gentiluomo, sicuro di sé, ironico e autosufficiente, che in Spagna prese il nome di caballero, in Francia di honnête homme e in Inghilterra, paese dove la sua influenza fu maggiore, di gentleman (cfr. A. Quondam, "Questo povero Cortegiano". Castiglione, il Libro, la Storia, Roma, 2000). G. Bologna, a cura di, Le cinquecentine della Biblioteca Trivulziana, Milano 1966, II, nr. 345; U. Baroncelli, La stampa della riviera bresciana del Garda nei secoli XV e XVI, 1964, nr. 60; A. Nuovo, Alessandro Paganino (1509-1538), Padova, 1990, p. 139 (l'autrice esclude l'edizione dagli annali del Paganino sulla base della «manifesta difformità di tutti gli aspetti esterni»).

Lot 456

Cavazzi della Somaglia Carlo Girolamo. Alleggiamento dello Stato di Milano per le imposte, e loro ripartimentiIn Milano: nella Reg. Duc. Corte, per Gio, Battista, e Giulio Cesare fratelli Malatesta stampatori Reg. Cam., & della Citta, 1653. In folio (mm 345x227). Pagine [56], 792, [78]. Antiporta incisa su rame con ritratto e armi di Filippo IV, capilettera e fregi xilografici. Gora all'angolo superiore destro dei primi tre fascicoli, altra gora lungo margine interno ai fascicoli Vv-Bbb, lavori di tarlo alla sguardia anteriore e all'antiporta. Legatura coeva in pergamena, titoli manoscritti al dorso, angoli usurati e con piccole mende, gora al piatto anteriore, lavori di tarlo lungo le cerniere interne.     Edizione originale di questa fondamentale summa fiscale composta per codificare spese, esenzioni e tassazioni necessarie - tre le altre necessità - anche al mantenimento delle truppe nella Milano spagnola. Discendente di una famiglia patrizia milanese, l'Autore fu storico ed economista e alcune delle sue notizie sulle Spese di peste sono citate da Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi. Interessante anche per la veduta della città meneghina è l'antipoprta calcografica realizzata da Federico Agnelli, capostipite dell'omonima famiglia di notabili incisori milanesi, su disegno del pittore di Konstanz Johann Christoph Storer, attivo a Milano negli anni '40 e '50 del Seicento. Piantanida II,1093 "Non si conoscono altre edizioni di quest'opera notevole e sconosciuta alle principali bibliografie. Importanti i capitoli sulle spese della peste e per il mantenimento delle milizie"; Einaudi, 966; Hoepli, 627; Predari, 57; Meneghina, 1226; Argelati I, I, 408.

Lot 468

Cicero Marcus Tullius. Le lettere familiari latine di M. Tullio Cicerone e d'altri autori. Commentate in lingua volgare toscana da Giovanni Fabrini, da Fighine. ... Di nuovo ristampate, et con molta diligenza ricorrette da m. Borgaruccio Borgarucci. In Venetia: appresso gli heredi di Marchiò Sessa, 1582. In folio (mm 310x205). Pagine  [4], 451 [1], 66, [2]. Marca tipografica xilografica al frontespizio. Lievi gore e qualche macchia. Legatura secentesca in mezza pergamena, piatti in cartone.  Pregevole edizione, tradotta e commentata da Giovanni Fabbrini, delle Epistole familiari di Cicerone. Nello stesso periodo in cui aveva intrapreso lo studio di Terenzio, Fabbrini portò a termine anche la traduzione delle epistole familiari di Cicerone, su cui lavorò a lungo. Stampata per la prima volta a Venezia nel 1561, l'opera si segnala per l'abbondanza delle osservazioni filologiche e linguistiche e delle spiegazioni etimologiche. In questo e in altri suoi volgarizzamenti,  Fabbrini cercò di stabilire un metodo di insegnamento grammaticale che consentisse un più pratico apprendimento delle lingue classiche e, al contempo, di elevare la lingua volgare alla dignità di quella latina attraverso una rigorosa codificazione delle regole sintattiche e grammaticali (DBI, s.v.).  

Lot 487

De Marinis Tammaro. Il Castello di Monselice. Raccolta degli antichi libri veneziani figuratiVerona: dai torchi della Officina Bodoni, 1941. In folio (mm 320x240). Pagine [8], 403, [3] con XCII carte di tavole numerate. Perfetto esemplare. Legatura editoriale in mezza pergamena con punte, titoli in oro su tassello al dorso.  Ricercata edizione originale curata da Tammaro De Marinis, ricca di schede bibliografiche e riproduzioni facsimilari di illustrati veneziani. Uno dei 310 esemplari stampati a mano da Hans Mardersteig per l'Officina Bodoni su carta Magnani di cui si compone l'intera edizione. 

Lot 493

Diderot Denis, Alembert Jean Baptiste Le Rond (d'). Caracteres et Alphabets de langues mortes et vivantes, Contenant vingt-cinq Planches. [Estratto da Diderot Denis, & D'Alembert Jean Le Rond, Encyclopedie, ou Dictionnaire Raisonné des Sciences, des Arts et des Metiers. [Paris: 1760]. In folio (mm 410x274). Pagine 14 con 25 carte di tavole incise numerate fuori testo. Bruniture. Legatura moderna in mezza pergamena con punte. Estratto dall'Encyclopédie ou dictionnaire universel raisonné des connoissances humaines relativo alle lingue morte.

Lot 507

Duclos P. L.. Histoire naturelle générale et particulière de tous les genres de coquilles univalves marines a l'état vivant et fossile, publiée par monographies... Genre Olive. Paris: Typographie de F. Didot frères, 1835. In folio (mm 336x268). Carte [8], 34 carte di tavole stampate a colori; carte [5], con 30 tavole in bianco e nero e a colori. Inserite due carte manoscritte coeve con indici. LEGATO CON: Id. Histoire naturelle générale et particulière de tous les genres de coquilles univalves marines a l'état vivant et fossile, publiée par monographies....Genre Colombelle. Paris: Typographie de F. Didot frères, 1835. In folio. Carte [2], 40 carte di tavole in bianco e nero e a colori, con 2 carte manoscritte di indici. Minime fioriture. Legatura moderna in mezza pelle con punte, abrasioni. Ai frontespizi timbri 'S.J. DOM. S. ALOYS. JERSEIENS.' SI AGGIUNGE: Deshayes Gerard Paul. Les mollusque. Atlas. Paris: Fortin Masson, [1836-1849?]. Con oltre 140 tavole in bianco e nero e a colori. I opera: Edizione originale, ricercata per le splendide tavole a colori che la illustrano. Apparentemente si tratta di tutto il pubblicato. Caprotti, 187; Nissen, ZBI, 1170. II opera: Solo atlante di tavole, parte di Cuvier Georges. Le règne animal distribuè d'après son organisation, pour servir de base a l'histoire naturelle des animaux, et d'introduction a l'anatomie comparée...edition accompagnée de planches gravées. Lotto non passibile di restituzione.

Lot 514

Facciolati Jacopo. Jacobi Facciolati Calepinus septem linguarum, hoc est lexicon latinum...Tomus primus [-secundus]Venetiis: ex typographia Johannis Gatti sumptibus Remondinianis, 1778Due parti in un volume in folio (mm 385x255). Pagine X, 446, manca ultima carta bianca; 458, 22, 80. Marca tipografica incisa su legno ai frontespizi (stampato in rosso e nero quello del primo tomo), capilettera, testatine e finalini xilografici. Arrossature, alcune pagine brunite. Legatura moderna in mezza tela, carta decorata ai piatti, titoli in oro su tasselli in pelle al dorso provenienti dalla precedente legatura. Grafismi ad inchiostro all'occhietto, alla sguardia anteriore timbro a secco 'Gioacchino Curci legatore libri Trani', conservata all'interno scheda bibliografica dattiloscritta su cui si legge l'appunto manoscritto 'Dono Balsamo 1/12/53'.   Edizione curata dal linguista veneziano Giambattista Gallicciolli del Lexicon septem linguarum di Ambrogio Calepino nella versione ampliata ed emendata, apparsa a stampa per la prima volta a Padova nel 1718, del filologo Jacopo Facciolati. Questa Editio novissima del dizionario segue di qualche anno i primi lavori davvero significativi di Gallicciolli che ne imposero il nome all'attenzione della comunità di eruditi e specialisti di patristica. Graesse II, 15.

Lot 516

Fermo. Statuta Firmanorum. Firmi: apud Sertorium de Montibus impressa, 1589.  In folio (mm 303x201). Pagine [12], 224. Frontespizio stampato in rosso e nero e inquadrato in ricca cornice xilografica. Stemma della città di Fermo. Testatine e iniziali ornate xilografiche, su nove linee quella alla carta A1r. Un buon esemplare. Alcune carte uniformemente brunite, diffuse fioriture e segni d'uso. Leggere imperfezioni e piccoli strappi ai margini bianchi, mancanza all'angolo esterno superiore della carta G5; alla carta H1 un piccolo foro, a ledere alcune lettere del testo. Legatura in pergamena settecentesca, con titolo vergato al dorso, probabilmente rimontata. Alcune macchie ai piatti. Sporadiche annotazioni marginali di mano antica, qualche sottolineatura. Al frontespizio nota di possesso secentesca parzialmente biffata, con conseguente corrosione della carta. Rara seconda edizione degli statuti della città di Fermo, approvati nel 1506 e dati alle stampe nel 1507. Questa seconda edizione risulta notevolmente accresciuta grazie all'inserimento di bolle e documenti pontifici emanati negli anni successivi. Fonte di grande importanza non solo per la storia della città marchigiana, ma anche per il diritto commerciale e marittimo delll'intera regione adriatica. Manzoni, Bibliografia statutaria italiana, 174-175.

Lot 522

Fontanini Giusto. Bibliothecae Josephi Renati Imperialis Sanctæ Romanæ Ecclesiæ diaconi cardinalis Sancti Georgii catalogus secundum auctorum cognomina ordine alphabetico dispositus una cum altero catalogo scientiarum & artium. Romæ: ex officina typographica Francisci Gonzagæ in via lata, 1711. Due parti in un volume in folio (mm 347x230). Pagine [2], V, [1], 1-582, [2], 583-738. Bella vignetta calcografica al frontespizio Minime bruniture a poche carte ma buon esemplare. Legatura coeva in pelle, titoli e fregi in oro al dorso. Piatto anteriore quasi completamente staccato. Al contropiatto anteriore applicato ex libris calcografico 'Sinclair'. Non comune edizione originale di questo erudito catalogo di biblioteca comprendente oltre 25.000 voci. Pollard-Ehrman, 262: "the Imperiali catalogue of 1711 by Giusto Fontanini includes under each author's name all his contributions to the periodicals and miscellanies in the library as well as his separately published books. For this reason it was recognised as a useful work of reference on its own".

Lot 535

Golinelli Stefano. ll Trovatore di Verdi due trascrizioni variate per pianoforteMilano: Tito di G. Ricordi, [1853]. In folio (mm 345x256). Pagine [2], 13, [2] impresse con lastra musica a stampa 000025678, manca la trascrizione n. 2 impressa con lastra musica a stampa 000025679. LEGATO CON: Gambini Carlo Andrea. Sei romanze di G. Verdi trascrittte e variate per pianoforte da C. A. Cambini. Milano: presso Francesco Lucca, s.d. [ma 1845]. Pagine [2], 6, [2] con lastra musica a stampa n. 5655; [2], 8 con lastra musica a stampa n. 5658; [2], 9, [1] con lastra musica a stampa n. 5654; [2], 7, [1] con lastra musica a stampa n. 5659; [2], 7, [1], con lastra musica a stampa n. 5657; [2], 7, [1] con lastra musica a stampa n. 5656. Sei illustrazioni litografiche. LEGATO CON: Panzini Angelo. La Traviata di Verdi melodia variata per pianoforte. Milano: Tito di Gio. Ricordi, [circa 1853]. Pagine [2], 8, [2] con lastra musica a stampa n. 25565. Arrossature, gora al margine inferiore. Legatura coeva in percallina marrone, macchie e gore. Indice manoscritto al recto della sguardia anteriore. I opera: Esemplare, mutilo, di due trascrizioni del Trovatore ad opera del compositore Stefano Golinelli, soprannominato il Listz italiano e famoso per aver tenuto la cattedra di pianoforte al conservatorio Giovanni Battista Martini di Bologna su chiamata di Gioacchino Rossini. II opera: Raccolta di spartiti di sei romanze verdiane, nell'arrangiamento del maestro Gambini, la cui sequenza differisce rispetto a quella riportata nel censimento ICCU; nel presente esemplare si susseguono La zingara poesia di Maggioni, Il mistero poesia del Cav. Romani, Il tramonto poesia di A. Maffei, Brindisi versi di A. Maffei, Lo spazzacamino poesia di S. M. Maggioni e Ad una stella versi di A. Maffei. III opera: Variazione della Traviata ad opera del compositore e flautista lodigiano Angelo Panzini, autore oltre a questa di molte riscritture e adattamenti di note opere liriche ottocentesche.

Lot 537

Gretser Jacob. Institutionum linguae Graecae liber primus [-tertius]. Romae: ex typographia Bartholomaei Zannotti, 1608-1610. Tre parti in un volume in-12° (mm 110x75). Pagine 484 [i.e. 486], [2]; [48], 223, [1]; 222, [2]. Ai frontespizi emblemi della Compagnia di Gesù incisi in legno, iniziali ornate, testatine e finalini xilografici, il Liber secundus contiene altre due insegne gesuitiche alle carte *8v e O8r. Lievissime arrossature. Legatura in pergamena coeva su cartone, dorso liscio, con titolo breve quasi completamente sbiadito, tagli spruzzati in rosso. Al recto della carta di guardia anteriore nota di possesso dell'inizio del XVIII secolo, 'Ad usum Francisci Xaverij Gorij Patritij Florentini Graecae Linguae Romae Studentij Collegij Bandinelli Conuictorij Anno Salutis M.DCCVII', al frontespizio una seconda nota di possesso – 'Matthei Canalij' – cassata con un tratto ad inchiostro, al contropiatto posteriore antica indicazione di prezzo, '11:60' e, al margine superiore, ex libris 'William Semprini'.  Edizione romana, probabilmente la seconda completa impressa nella città papale, della grammatica greca composta dal gesuita tedesco Jakob Gretser e apparsa originariamente nel 1593 a Ingolstadt, città in cui fu docente di Teologia e Filosofia, presso il Collegio della Compagnia di Gesù. L'opera fu proposta per la prima volta a uso degli studenti del Collegio Romano nel 1596 dalla tipografia di Luigi Zannetti e in seguito – tra il 1608 e il 1610 – dall'erede Bartolomeo. Vastissima è la produzione editoriale di Gretser – compresa in diciassette volumi in folio degli Opera omnia, dati alle stampe a Regensburg tra il 1731 e il 1741 – nella quale un posto di rilievo hanno gli scritti controversistici e polemici, dati per lo più alle stampe a Ingolstadt, roccaforte della confessione romana in terra tedesca. Accanto a tali interessi, Gretser coltivò anche gli studi filologici, come testimonia non solo la redazione delle Institutiones linguae Graecae, ma anche l'intensa attività di editore e traduttore di testi greci, con la pubblicazione di scritti inediti di Padri della Chiesa. Nel 1593 apparvero a Ingolstadt le Institutiones linguae Graecae, divise in tre libri e dedicate al Johann Georg Herward de Hohenburg, cancelliere di Baviera. Del primo libro fu diffuso anche anche un agile compendio, con il titolo di Rudimenta linguae Graecae. Immediato fu il successo del manuale che andava a inserirsi – insieme ai Rudimenta e al successivo Nomenclator Graeco-Latinus del 1595 – nel settore della produzione di strumenti grammaticali e lessicografici che da decenni era saldamente in mano a filologi di confessione luterana e calvinista. Adottate come libro di testo nei principali collegi di ordini religiosi, e ristampate ancora nella seconda metà dell'Ottocento, le Institutiones costituirono il principale modello di un'altra grammatica greca redatta a uso delle scuole cattoliche, la Compendiaria Graecae linguae institutio di Iacopo Facciolati. Il Liber primus si apre con l'originaria epistola dedicatoria, datata Ingolstadt, 1 luglio 1593, seguita da un indirizzo al lettore, in cui il Gesuita cita – tra le opere dei suoi precedessori – i manuali di Nicolaus Clenardus, di Francisco Vergara e Johannes Varennius. La nota di possesso alla guardia anteriore è da riferire al canonico Francesco Saverio Gori, membro dell'Accademia di Toscana e al tempo convittore del Collegio Bandinelli, nel rione Ponte, destinato alla comunità fiorentina residente a Roma. Sommervogel III, 1748-1755; Allgemeine Deutsche Biographie IX, 644-645.

Lot 552

Horatius Flaccus Quintus. Opera. Parmae: in aedibus Palatinis, typis Bodonianis, 1791. In folio (mm 428x286). Pagine [4], XIV, [2], 371, [1]. Legatura inglese tardosettecentesca in piena pelle, fregi in oro ai piatti e al dorso, tassello con titolo in oro al dorso, piatti in carta marmorizzata, abilmente restaurata. Ottima copia marginosa. Ex libris Boies Penrose II. Sul risguardo libero anteriore è stato incollato un opuscoletto di 4 carte, stampato a Cambridge (MA) nel 1922, dal titolo A Letter to the Students of the History of the Printed Book which is the Subject of the Course known as Fine Arts 5 at Harvard College. Splendida e celebre edizione bodoniana dell'Opera di Orazio, che contiene anche la Vita di Orazio tratta da Svetonio ed una prefazione di Jose' Nicolas de Azara, Marques de Nibiano. L'edizione fu tirata a 125 esemplari su differenti tipi di carta: la presente copia reca come filigrana una croce con le iniziali F.P. Brooks, nr. 417: "Superba edizione. Questo è il primo de' classici che Bodoni stampò co' suoi torchi". De Lama II, pp. 63-64; Brunet III, p. 322; Giani, 12: "Edizione pregiatissima. È il primo della grande serie di Classici latini in folio voluta dal D'Azara. Il testo oraziano, preparato in Roma su antiche edizioni da una schiera di eruditi diretti da Stefano Arteaga (de Azara, E.Q. Visconti, C. Fea), è forse la più autorevole lezione filologica di cui ancor oggi possano disporre gli studiosi"; Dibdin, p.114: "One of the most beautiful specimens of Bodoni's typography".

Lot 556

Iuvenalis Decimus Iunius. Commentarii Ioannis Britannici in Iuvenalem. Venetiis: ex aedibus Alexandri Paganini, 1516. die. xvii. Octobris. In folio (mm 285x190). Carte [6], XLI [i.e. 141], [1]. Testo di Giovenale al centro circondato dall'ampio commento, stampato su due colonne. Timbri sbiaditi sul titolo, le carte del primo fascicolo danneggiate con vari segni di tarlo che proseguono nelle carte successive fino poi a svanire del tutto. Belle iniziali istoriate. Cartone marmorizzato settecentesco. Alcune annotazioni marginali di mano antica. Prima rara edizione di Giovenale con il commento di Giovanni Britannico (fl. 1462-1518), umanista attivo dapprima a Padova e poi insegnante di grammatica e di retorica a Brescia.

Lot 575

Livius Titus. T. Livii Patavini historiarum ab urbe condita libri qui exstant XXXV cum universae historiae, epitomis Caroli Sigonii scholiaVenetiis: In Aedibus Manutianis, 1572. Due parti (di 3) in un volume in folio (mm 312x200). Carte [6], 399, [1], [48], 109, manca ultima carta bianca. Marca tipografica incisa su legno ai frontespizi, capilettera e testatina xilografici. Restauri al frontespizio e ai primi 2 fascicoli, gora al margine inferiore, lavoro di tarlo non lesivo del testo al margine superiore delle prime 20 carte, al margine esterno delle cc. F3-I2 e al margine inferiore delle cc. Bb2-Dd3 della prima parte, restauri all'ultimo fascicolo della seconda parte, strappi all'ultima carta. Legatura novecentesca in mezza pergamena, carta decorata ai piatti, dorso scollato lungo la cerniera interna posteriore. Al margine inferiore al recto di c. R3 della prima parte firma di possesso L. Campani, sottolineature e annotazioni marginali a inchiostro.  Monumentale edizione - mutila della terza parte (Caroli Sigonij Livianorum scholiorum aliquot defensiones adversus Glareanum et Robortellum) - dell'opera di Tito Livio, corredata dall'autorevole commento dello storico modenese Carlo Sigonio. L'esemplare, diversamente da copie censite in alcune biblioteche italiane e straniere o disponibili sul mercato antiquario, presenta l'Index copiosissimus legato subito dopo il testo, prima degli Scholia. Brunet III, 1106; Graesse IV, 228; Schweiger I, 531; Renouard, 214; Adams, 1346.

Lot 578

Lodge, Edmund. Portraits of Illustrious Personages of Great Britain Engraved From Authentic Pictures, in the Galleries of the Nobility, and the Public Collections of the Country, With Biographical and Historical Memoirs of Their Lives and Actions. London, England: Lackington, Hughes, Harding, Mavor, and Lepard and Longman, Hurst, Rees,1821. Quattro volumi in folio (mm 417x270). Con complessivi 240 ritratti incisi a piena pagina. Legatura coeva in piena pelle, con decorazioni in oro e stemma dorato al centro dei piatti, dorsi rifatti posteriormente con tasselli e titoli in oro. Esemplare freschissimo. Prima edizione (ristampata poi in formato ridotto nel 1902) di questa collezione di bellissimi ritratti di personaggi illustri della Gran Bretagna, per ciascuno dei quali si forniscono informazioni biografiche e riferimenti storici. Si tratta dell'opera più importante dello storico Edmund Lodge, che la cominciò nel 1814. Presente all'inizio del primo volume la lista dei sottoscrittori. DNB, XII, 57-59.

Lot 583

Lupi Antonio Maria. Dissertatio et animadversiones ad nuper inventum Severae martyris epitaphium. Panormi: Ex Typographia Stephani Amato, 1734. In folio (mm 308x212). Pagine [10], 202 con 15 carte di tavole incise in rame fuori testo di cui 7 ripiegate. Stemma del dedicatario Ottavio Gradina inciso in rame al frontespizio. Ottimo esemplare. Cartonato d'attesa coevo, titoli manoscritti al dorso. Edizione originale di quest'opera di grande importanza per lo studio delle antichità romane, e in particolare le catacombe. "L'épitaphe qui est l'objet de cette savante dissertation fut découvert en 1730 dans le cémetière de St. Thrason, près de la Via Salaria, à Rome" (Choix XI, 1744). L'autore, della Compagnia di Gesù, era nato a Firenze nel 1695, ma soggiornò per lungo tempo a Palermo, ove era direttore del Collegio dei Nobili e dove morì nel 1737 (per questo l'opera viene citata anche nelle biliografie siciliane). Lozzi, 4396: "Illustrazione di sommo interesse storico-archeologico"; Graesse IV, 298; Mira II, 538; Narbone II, 32; De Backer-Sommervogel V, 188.6.

Lot 599

Marcolini Francesco. Le ingeniose Sorti composte per Francesco Marcolini da Forlì. Intitulate Giardino di Pensieri. Novamente Ristampate, e in Novo et Bellissimo Ordine Riformate. (Al colophon:) In Venetia: per Francesco Marcolino da Forlì, 1550. In folio (mm 300x200). Pagine 157 [i.e. 207], [1]. Frontespizio allegorico inciso in legno, al verso del frontespizio ritratto del Marcolini entro raffinata bordura architettonica il tutto inciso in rame. Numerose vignette xilografiche e centinaia di piccoli legni raffiguranti carte da gioco e tarocchi. Strappi restaurati al frontespizio e a poche carte, piccola lacuna restaurata con perdita d'inciso alla carta LL2, carte LL2-LL3 rimarginate, rinforzi al margine esterno delle carte F2-F3, piccoli restauri e rinforzi ai margini di altre carte, tracce di sporco più evidenti alle prime e alle ultime due carte. Legatura ottocentesca in mezza pelle, titoli in oro al dorso. Alla carta di guardia applicata incisione in rame settecentesca raffigurante Giuseppe Porta, considerato uno dei possibili incisori dei legni. Seconda e definitiva edizione che segue la princeps del 1540, dedicata al duca di Ferrara. "La sopradescritta edizione sebbene sia meno rara della prima, tuttavolta è ricercata a preferenza, specialmente in Francia, pel migliore ordine dato all'opera dall'Autore" (Casali). Sempre il Casali, basandosi su una lettera indirizzata a Francesco Sansovino da Lodovico Dolce, attribuisce a quest'ultimo la versione in terzine delle risposte. "Nel 1540 (e poi, di nuovo, nel 1550) [Francesco Marcolini] pubblica Le sorti intitulate giardino dei pensieri, un'opera per molti aspetti simile al Triompho di Fortuna del Fanti. Anche qui siamo davanti a un libro/gioco, il cui uso prevede una combinazione di scelta (si sceglierà uno dei quesiti previsti, di cui 13 riservati agli uomini, 13 alle donne e 24 agli uni e alle altre) e di caso (si pescherà da un mazzo di carte). Ogni giocatore viene così guidato per un percorso, fatto di parole e immagini, che lo condurrà al responso finale: una terzina, che è inserita, come si vedrà, entro una complessa trama di associazioni, concettuali e iconografiche. Il gioco produce dunque, anche qui, un testo, o meglio un frammento testuale variamente combinabile con altri; questo libro/gioco, si diceva, è anche il luogo di tutte le storie possibili. Ritroviamo quindi la topica paradossale, la compresenza di tesi contrarie [...]. L'opera del Marcolini chiarisce bene il rapporto circolare, di riuso, che si instaura fra gioco e letteratura: i quesiti sull'amore e sulla donna sono da un lato legati all'antica tradizione dei "dubbi" e delle corti d'amore, dall'altro sono gli stessi che, proprio in quegli anni, alimentano una letteratura destinata a notevole fortuna editoriale. Le Sorti del Marcolini ci propongono anche una straordinaria galleria d'immagini: si potrebbe parlare di un dizionario iconologico che precede di decenni quello del Ripa, se non che le immagini del Marcolini non sono semplicemente accostate entro un ordine fisso e arbitrario (quale è appunto quello alfabetico), ma sono inserite, come si accennava, entro una trama di relazioni, che le rende pronte al gioco combinatorio. Così ad esempio il Matrimonio è rappresentato da una figura maschile con i piedi incatenati a un giogo, e associato con necessità, piacere, esperienza e pentimento; le immagini dei filosofi, inoltre, accompagnano le immagini dei concetti astratti, che corrispondono alle varie vicende, e situazioni della vita (alla Verità segue Polomone, al Matrimonio Ferecide, alla Vittoria Biante, e così via): una specie, dunque di teatro della memoria, la cui struttura meriterebbe di essere studiata; l'influenza del Camillo era del resto molto viva nell'ambiente del Marcolini, fra i suoi più stretti collaboratori: l'Aretino, il Doni, come si diceva, ma bisognerà ricordare anche Sebastiano Serlio, delle cui Regole di Architettura il Marcolini dà una splendida edizione. Questo libro/gioco, si diceva, dispone ordinatamente nei luoghi delle sue pagine parole e immagini, che insieme ricordano e profetizzano, distillano la sapienza del passato per indicarci la nostra sorte [...] Come ha mostrato Quondam, il Giardino del Marcolini, d'altra parte, era diventato due anni prima, nel Ragionamento delle corti dell'Aretino (1538), il luogo emblematico di un'esperienza letteraria libera dalla corte e dalla chiesa. [...] Anche il Marcolini aveva associato il gioco alla possibilità, o all'illusione, di avere il mondo in pugno: ma aveva sognato di costruire una specie di doppio, piacevole e ingegnoso, capace di suggerire il modo di affrontare la sorte attraverso l'arte combinatoria delle parole e delle immagini, attraverso l'incanto della poesia e del disegno" (L. Bolzoni, La stanza della memoria. Modelli letterari e iconografici della stampa, Torino 1995, pp. 118-119). Casali, n. 78; Essling II, p. 670; Mortimer, 280; Cicognara, 1701; L. Nardin, Carte da gioco e letteratura fra Quattrocento e Ottocento, Lucca 1997.

Lot 600

Maresti Alfonso. Cronologia et istoria de capi, e giudici de savii della città di Ferrara...alla santità di nostro signore Innocentio XI. pontefice ottimo massimo. In Ferrara: nella stampa camerale, 1683. In folio (mm 290x204). Pagine [20], 164. Frontespizio stampata in rosso e nero con stemma del dedicatario inciso su legno, stemmi, capilettera, testatine e finalini xilografici. Tracce di sporco al frontespizio e su alcune carte, qualche lieve arrossatura. Legatura coeva in pergamena su cartone, titoli manoscritti al dorso a 4 nervi, qualche macchia ai piatti, abrasioni e mende alle cuffie. Firma di possesso al frontespizio e al recto della sguardia anteriore 'Nicolò Baruffaldi', due diversi timbri di possesso al frontespizio e al contropiatto anteriore, marginalia ad inchiostro. Edizione originale di questa opera storico-araldica in cui si raccoglie la serie cronologica di personaggi ferraresi illustri, corredata da brevi notizie sul loro operato. Precedono il testo la dedica al pontefice Innocenzo XI, una nota al lettore, un utile indice dei nomi e vari sonetti in onore dell'Autore. Spreti, 2167; Colaneri, 975; Vinciana, 760; Bocca, 1816.

Lot 606

Marliani Bartolomeo. Urbis Romae topographia nuper ab ipso auctore nonnullis erroribus sublatisemendata, addita etiam interpretatione nominum, quae unica litera, uel syl aba in antiquis titulis scripta inueniuntur. (Al colophon:) Romae: in aedibus Valerij Dorici & Aloisij fratris, Academiae Romanae impressorum, 1544. In folio (mm 298x208). Carte 6, pagine 122, [2]. Numerose incisioni xilografiche nel testo raffiguranti monumenti, statue, piante di edifici e una grande pianta di Roma a doppia pagina con i margini esterni ripiegati. Gora all'angolo superiore interno delle ultime carte, altrimenti bellissimo esemplare ad ampi margini. Legatura settecentesca in pelle su cartone, cornici in oro ai piatti, lievi abrasioni. Nota bibliografica di difficile lettura al frontespizio, numerose glosse coeve in inchiostro bruno e rosso lungo tutto il volume. Prima edizione illustrata (la terza assoluta) di questa importante opera sulla topografia storica di Roma. La pianta a doppia pagina è considerata la prima mappa di Roma disegnata in maniera scientifica cercando di riprodurre fedelmente l'orografia della Città eterna (cfr. Frutaz, XII). Adams, M-613; Mortimer, Italian, 284; Schudt, Guide di Roma, 613; Rossetti, G-483; Olschki, Choix, 17515; Borroni II, 7923-6; Frutaz XII.

Lot 607

Martialis Marcus Valerius. Epigrammaton libri XIV. Interpretantibus Domitio Calderino, Georgioque Merula, cum indice copiosissimoVenetiis: ex Sirenis Officina, 1552. (Al colophon:) Venetiis: apud haeredes Petri Rauani & socios, 1552. In folio (mm. 305x215). Carte 122, dalla 11 a alla 14 erroneamente numerate 3-6. Belle iniziali istoriate. Testo poetico al centro circondato dal commento stampato su due colonne. Alone marginale in alcune carte. Legatura coeva in pergamena floscia, dorso in parte staccato. Nota di possesso sul titolo 'Valerio Palermo', interessanti annotazioni marginali antiche lungo il testo. Elegante edizione veneziana dell'opera di Marziale accompagnata dal commento erudito di Domizio Calderino (m. 1478) e Giorgio Merula (m. 1494).

Lot 618

Monti Carlo Antonio. Instruzione brevissima per formare regolatamente qualunque scrittura in un libro doppio, coll'esemplare dello stesso libro, e suo giornaleIn Vicenza: nella stamperia di Francesco Modena, 1779. In folio (mm 305x200). Pagine VIII, 73, [7], 54, [1]. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio, a c. *2r stemma calcografico della famiglia Trento, capilettera e finalini xilografici. Esemplare in barbe, piccole gore e arrossature al frontespizio. Brossura coeva, titoli manoscritti al piatto anteriore, restauri al dorso e all'angolo inferiore destro del piatto anteriore, piccole macchie. Al frontespizio firma di possesso 'Marino del Giudice'. Edizione originale di questo 'manuale', utile come guida alla contabilità con partita doppia, composto dal modenese Carlo Antonio Monti e dedicato al nobile vicentino Ottavio Trento. Base della moderna ragioneria, il libro doppio viene dall'Autore trattato e spiegato nella sua applicazione pratica per la gestione amministrative di aziende civili: Monti dimostra di conoscere l'opera dello studioso Angelo Pietra, monaco benedettino che scrisse sul tema con specifica attenzione all'azienda monasteriale.

Lot 619

Moretti Marino. Novelle per Urbino...illustrate con calcografie originali da A. Ciarrocchi. Urbino: Regio Istituto d'arte del libro, 1937. In folio (mm 345x244). Pagine 100, [4], con 12 acqueforti fuori testo. Legatura editoriale coeva in cartonato, fregio e titoli in rosso al piatto anteriore. Al contropiatto anteriore etichetta ex libris Biblioteca Fernando Palazzi. Unica edizione fuori commercio, impressa in cento copie numerate di cui la presente è la 49, di questa raccolta di novelle di Moretti, impreziosita da 12 tavole incise all'acquaforte - una per ogni racconto - dall'artista e illustratore marchigiano Arnoldo Ciarrocchi. Gambetti-Vezzosi, 579: "Piuttosto raro e molto ricercato per le incisioni"; Spaducci, 193.

Lot 623

Newton Helmut. Sumo. Köln, London: Taschen, 1999. In folio (mm 700x500). Pagine 464 con 350 fotografie a colori e in bianco e nero. Legatura editoriale in cartone con sovraccoperta illustrata. Piccoli strappo al dorso e ai margini della sovraccoperta ma buon esemplare. Con leggio originale in alluminio. Firmato dall'Autore. Edizione originale di questa pietra miliare della storia della Fotografia. Un vero libro monumento cui collaborarono più di 50 persone e che ripercorre la straordinaria carriera di Helmut Newton. Il leggio in alluminio venne progettato dal designer Philippe Starck. Danna, 2009: "In Sumo la rivoluzione del fotografo [...] è documentata a partire dai primi scatti di moda fino alla serie dei Big Nudes che l'ha consacrato tra le stelle della fotografia di tutti i tempi e oltre. [Newton, n.d.R.] Si definiva 'una pistola in affitto', per la sua attitudine a essere sicario in bianco e nero di eros e bellezza per il miglior offerente. Senza pudore [...] con l'ardore di un amante e la tecnica di un fine conoscitore dell'immagine".

Lot 633

Pallavicino Sforza. Istoria del concilio di Trento...Parte prima [-seconda]. In Roma: nella stamperia d'Angelo Bernabò dal Verme Erede del Manelfi per Giovanni Casoni libraro all'insegna di San Paolo, 1656-1657. Due parti in due volumi in folio (mm 345x225). Pagine [6], 1038; [6], 1066, [64]. Bruniture più evidenti al secondo volume. Legatura coeva in pergamena su cartone, dorsi rinforzati al tempo in pergamena. Etichette cartacee ai contropiatti anteriori e note coeve al risguardo. Edizione originale di questo scritto del prelato romano, membro della Compagnia di Gesù e creato cardinale da papa Alessandro VII nel 1659. Autore di numerose opere letterarie, storiche, filosofiche e teologiche, questa Istoria del concilio di Trento - da lui riveduta e ritoccata per una seconda edizione nel 1664 - è quella che gli diede maggiore notorietà, attirandogli elogi e apprezzamenti, ma anche severe critiche. Composta a scopo apologetico e in aperta polemica con le posizioni espresse da Paolo Sarpi, l'Istoria si distingue per un'accurata ricerca delle fonti.

Lot 639

Petrarca Francesco. Opera... con el commento de misser Bernardo Lycinio sopra li triumphi. (Al colophon:) Stampadi in Venetia per Augustino de Zanni da Portese, 1515. Due parti in un volume in folio (mm 300x206). Carte [10], CXXVIII; CXIII, [3]. Frontespizio in rosso e nero, con vignetta xilografica raffigurante s. Bartolomeo. Numerose iniziali xilografiche ornate e animate su fondo nero, alcune su nove linee. Sei xilografie a piena pagina, a illustrare i Trionfi. Un discreto esemplare. Diffusi aloni e bruniture al frontespizio e ai primi fascicoli. Alcune carte uniformemente brunite. Fioriture ai margini, occasionali aloni, qualche brunitura; macchie di antico inchiostro, senza danno alla leggibilità del testo. Legatura secentesca in pergamena su piatti in cartone; dorso liscio, con titolo breve in inchiostro bruno. Tagli azzurri. Alcune macchie ai piatti. In calce al frontespizio un'antica mano ha annotato le note tipografiche dell'edizione. Sottolineature, tratti marginali e annotazioni, di diverse mani, di cui una cinquecentesca, come attesta la nota datata 23 maggio 1579 al verso della carta P5.  Rara edizione illustrata di Petrarca, comprendente i Trionfi e il Canzoniere, stampata dal tipografo veneziano Agostino Zani e di notevole importanza nella fortuna cinquecentesca di Petrarca. Già nel 1497 la tipografia degli Zani – allora diretta da Bartolomeo – aveva dato in luce il Petrarca volgare, poi riproposto nel 1500 in una nuova edizione curata dal poeta, giurista e astronomo Niccolò Peranzone, appartenente a quel gruppo "di correttori non propriamente illustri" che furono attivi nelle officine veneziane del primo Cinquecento (cfr. P. Trovato, Con ogni diligenza corretto, Bologna 1991, p. 60). Come nella edizione del 1497, i Trionfi sono accompagnati dal commento del senese Bernardo Lapini, noto con il nome umanistico di Lycinio, apparso originariamente a Bologna tra il 1475 e il 1476, mentre il Canzoniere è corredato da quello di Francesco Filelfo, anch'esso per la prima volta impresso nel Petrarca bolognese. Peranzone ripropone anche la Vita di Petrarca di Antonio da Padova, la cui prima edizione risale al 1473. Di nuova introduzione, nel volume del 1515, è il contributo dell'umanista Girolamo Aleandro, amico di Aldo Manuzio e Erasmo. Adams P, 792; STC Italian, 503; Mortimer II, 373; Sander, 5618; Essling, 87; Hortis, 38.

Lot 647

Pinelli Bartolomeo. Gruppi pittoreschi modellati in Terra-Cotta... ed incisi all'Acqua-forte. Roma: Gentilucci, 1834. In folio (mm 390x275). 29 tavole incise all'acquaforte, numerate 1-28 a partire dalla seconda. Arrossature. Brossura editoriale in carta azzurra, titoli in nero al piatto anteriore, piccole mende angli angoli dei piatti e al dorso, piccole macchie e lievi arrossature.  Edizione originale di queste tavole incise all'acquaforte da Pinelli che riproducono le figure in terracotta da lui stesso realizzate: le sculture raffigurano vari soggetti tra cui spiccano senza dubbio i briganti, personaggi che l'artista ebbe modo di conoscere da vicino vivendo con loro nei boschi, così da studiarne anche gli aspetti più intimi e privati. Interessanti le scene di vita tratte dalla quotidianità del popolo, raccontate con dovizia di dettagli soprattutto per quanto riguarda la foggia degli abiti. L'unica incisione non numerata è la prima, con il ritratto di Pinelli mentre lavora nel suo studio.

Lot 650

Pizolanti Carlo Filiberto. Delle memorie istoriche dell'antica città di Gela nella Sicilia. In Palermo: Nella Stamperia di Francesco Valenza, 1753. In folio (mm 288x196). Pagine XV, [1], 248 con ritratto calcografico dell'Autore ripiegato in antiporta e 4 tavole ripiegate incise in rame fuori testo. Testatine, finalini e capilettera xilografici. Minimi lavori di tarlo alla prima carta e alla tavola con il ritratto ma buon esemplare. Legatura coeva in pergamena, titoli in oro al dorso su falso tassello. Al contropiatto anteriore etichetta ex libris di Erio Fiore.  Prima edizione, pubblicata postuma dal padre Angelo Formica, di grande pregio e ricercata anche per il bell'apparato illustrativo - ritratto dell'Autore eseguito da Bernardino Bongiovanni, una grande tavola con la veduta del porto e della città di Licata (mm 437x487) su disegno di Sebastiano Conca e incisa da Van Westerhout, una tavola che rappresenta una tabula di pietra incisa con testo greco, una tavola con l'albero genealogico della famiglia del tiranno di Gelone e una tavola che mostra l'antica Gela (mm 420x480). Il libro nasce da una diatriba sulla localizzazione della città di Gela. Per quanto riguarda il problema delle 'due Gele', che allora dilettava gli eruditi locali della Sicilia centromeridionale, esso era stato posto nel 1631 dal caltagironese Mario Pace nel suo libro L'antichità di Caltagirone, per cui s'era inventata di sana pianta una Gela sicula interna pregreca da identificare con Caltagirone; nel 1654 il piazzese oriundo caltagironese Giovan Paolo Chiarandà, nel suo Piazza città di Sicilia, era partito dalla ipotesi di Pace per sostenere che non esisteva alcuna Gela marittima, per cui Caltagirone poteva tenersi la sua Gela barbara, ma l'altra, la greca, fondata presso le sorgenti e non presso la foce del fiume Gela, si trovava a Piazza. Pizolanti, con questo suo saggio, riprese l'argomento quasi un secolo dopo per confutare decisamente la teoria delle due Gele (esattamente come andava facendo in quel torno di tempo anche D'Orville) e collocare l'unica Gela esistita - quella marittima - a Licata. Mira II, 229-230: "Opera ricercata e poco comune"; Lozzi I, 343; Narbone I, 200; Moncada, 1790; Brunet IV, 681; Cicognara, 2702.

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