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Lot 115

Andries & Hiroko Van Onck - Magis - Condor - A mid 20th Century 1970's retro vintage bar / breakfast bar stool by Andries & Hiroko Van Onck for Magis, model the 'Condor'. The chair having a cream plastic moulded seat and backrest raised on black tubular supports with a foot rest. Marks to back. Measures 103cm x 46cm x 43cm. 

Lot 151

Maurice Denis - A lovely 20th Century retro vintage promotional museum poster for Maurice Denis 1870 - 1943 being on display at the Van Gogh Museum, Amsterdam. The poster depicting the famous 'Two Sisters' oil on canvas painting. Framed and glazed. Measures 89cm x 69cm. 

Lot 188

Andries & Hiroko Van Onck - Magis - Condor - A mid 20th Century 1970's retro vintage bar / breakfast bar stool by Andries & Hiroko Van Onck for Magis, the 'Condor'. The chair having a black plastic moulded seat and backrest raised on black tubular supports with a foot rest. Marks to back. Measures 93cm x 45cm x 44cm.

Lot 484

Coriena van Gorsel - Koziol - a West German made retro vintage designer wall clock by Koziol, featuring a space-age design by Van Gorsel. Plastic construction, with a raised central plate with the quarter numbers raised further in white. One small split to border, otherwise good condition. Diameter approx; 45cm. 

Lot 1011

Madonna con il Bambino e SantiOlio su tela, cm 140X117Il dipinto reca un'attribuzione al pittore di origini olandesi Jan Soens (Hertogenbosch, 1547 o 1548 - Parma, 1611), che formatosi ad Anversa, secondo il Van Mander giunse in Italia intorno al 1573 dedicandosi inizialmente alla pittura di paesaggio realizzando eleganti olii su rame ispirandosi al Muziano (cfr. K. van Mander, Het Schilder-Boeck, Haarlem, 1604 (ristampa anastatica Utrecht, 1969, 288 v., 289 r.). Da Roma l'artista dovrebbe essersi trasferito a Parma alla corte di Ottavio Farnese passando da Firenze e Bologna, dove potè osservare gli esempi del rinascimento, le prime opere dei Carracci, ma anche i manieristi emiliani, in modo particolare le creazioni Parmigianino. Le ragioni di questo allontanamento dalla Città Eterna si suppone incoraggiato dal cardinale Alessandro Farnese, ma è attestato che nel 1575 Soens era giunto a destinazione e il 6 ottobre del 1576 gli fu consegnata una somma di danaro per comprare colori su ordine del Duca. Sarà a Parma che il pittore si rivelerà un capace pittore di figura e tra il 1575 e il 1579 a lui furono assegnati i restauri e l'ingrandimento delle portelle interne dell'organo eseguite dal Parmigianino, da adattare all'organo costruito dopo la morte di questi. Dopo tale data i registri contabili continuano a citare l'artista fino al 1606, quando si suppone che si sia portato a Cremona. Bibliografia di riferimento:B. W. Mejer, Giovanni Soens, in Santa Maria della Steccata a Parma, a cura di B. Adorni, Parma 1982, pp. 206 - 208A. Nesi, Un'ipotesi per Jan Soens a Firenze, e alcune note sul paesaggio nella pittura fiorentina del secondo Cinquecento, Mitteilungen des KHI Florenz 54 (2010-2012), pp. 530-540B. W. Meijer, Parma e Bruxelles. Committenza e collezionismo farnesiani alle due corti, Parma 1988W. Kloek, De tekeningen van Pieter Aertsen en Joachim Beuckelaer, Nederlands Kunsthistorisch Jaarboek 40 (1989), pp. 129-166Z. Kwak, Taste making southerners and northern innovators. Artistic dialogue between painters of kitchen scenes in the Republic, De Zeventiende Eeuw 31 (2015), pp. 211-239

Lot 1012

(Roma, 1697 - 1773)Veduta del Tevere con l'AventinoOlio su tela, cm 48X76Il dipinto in esame documenta al meglio lo straordinario talento di Paolo Anesi, erede illustre della migliore tradizione vedutistica capitolina, sull'influenza di Gaspard van Wittel e la stretta affinità di intenti estetici con Andrea Locatelli, con cui il nostro condusse i primi studi presso la bottega di Bernardino Fergioni. In Anesi, però, si coglie una sensibilità 'romantica', rafforzata da una peculiare attenzione ai valori luministici di gusto dughettiano, ma altresì contigui agli esempi del paesismo veneto divulgati da Marco Ricci e Francesco Zuccarelli. Questo temperamento, che esula dalla concretezza ottica vanvitelliana e dalle scenografie eroiche di Van Bloemen, consente al pittore di esprimere una piena autonomia espressiva e una rara emotività arcadica. Le sue scenografie, infatti, se pur rispettose della realtà, tradiscono per valori atmosferici una fantasia atta a trasfigurare la veduta, connaturandola alle sembianze idilliache. Ad enfatizzare questa lettura contribuiscono le scene figurate, che ispirandosi agli indirizzi illustrativi dei bamboccianti si collocano in una zona di confine temporale nella produzione dei Souvenir d'Italie. Questo misurato equilibrio si coglie assai bene nella tela in esame, che esibisce una partitura scenica impeccabile, grazie all'equilibrato sovrapporsi dei piani prospettici, percorribili ad occhio attraverso il Tevere. Si vede così il colle dell'Aventino, dove spicca la Chiesa di Santa Maria e la vicina Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio, mentre ai piedi della rupe è la ripa detta 'marmorata', dove si scaricava il marmo proveniente da Ostia. L'effetto è di grandissimo impatto scenico, che nulla ha da invidiare alle migliori prove di Andrea Locatelli e van Wittel, non solo per la accuratezza con cui è descritto il paesaggio, ma anche per la sapiente armonia dei contrappunti cromatici e luministici, che misurano la profondità, congiuntamente alla scansione degli edifici, le naturali imperfezioni del terreno e il placido scorrere del fiume.Bibliografia di riferimento:A. Busiri Vici, Trittico paesistico romano del '700. Paolo Anesi, Paolo Monaldi, Alessio De Marchis, Roma 1975, pp. 3-71L. Salerno, I pittori di vedute in Italia (1580-1830), Roma 1991, pp. 128-129

Lot 1025

(Anversa, 1608 - Parigi, 1660)Fortuna di mareOlio su tela, cm 75X100Questa scena di Fortuna di mare esibisce buone qualità pittoriche, proponendo analogie illustrative con le opere del cosiddetto Monsù Montagna. La drammatica descrizione dei fenomeni atmosferici, ottenuta grazie a un ductus pittorico vivace e a tratti graffiante nel descrivere le onde e il paesaggio costiero, sono le caratteristiche della sua arte. Sulla scorta della menzione che in La Felsina Pittrice (1678), il conte Carlo Malvasia fa di un monsignor Rinaldo della Montagna, Luigi Lanzi, nella sua Storia Pittorica dell'Italia (1792 - 1809), credette di poter identificare il Montagna, di cui fanno cenno diverse fonti, con un olandese pittor di mare, in seguito sempre chiamato Monsù Montagna o Renaud de la Montagne. Dopo la pubblicazione della monografia di Roethlisberger ; Bianco Cavalier Tempesta and his Time (cfr. Delaware, 1970), l'artista va oggi più correttamente riconosciuto nel pittore fiammingo Matthieu van Plattenberg, nato ad Anversa nel 1608, allievo di Andries van Eertvelt, incisore e disegnatore di ricami, detto appunto Platte-Montagne o Montagne.

Lot 1026

(Utrecht, 1656 - Amsterdam, 1701)Paesaggio fluviale con figureOlio su tela, cm 128X248La tela trova corrispondenze iconografiche e di stile con le opere di Jacob de Heusch, artista documentato nella Bent romana nel 1675 e un disegno datato al 1680 appartenente al Museo di Sant'Anna a Lubecca, testimonia ancora la sua presenza nella Città Eterna, oltremodo confermata dal libro dei conti della famiglia Falconieri, dove, negli anni tra il 1686 e il 1692, si registra l'acquisto delle sue opere. L'attività capitolina dell'artista si orienta inizialmente verso lo stile di Gaspard Dughet e Salvator Rosa, ma sarà quest'ultimo a suscitare una vera e propria passione, tanto da indurlo ad imitarne le tele. Il gusto per il pittoresco, la sensibilità atmosferica, la capacità di evocare scenari arcadici di sapore settecentesco ha persuaso la critica a riconoscergli il merito di aver influenzato l'arte di Jan Frans Van Bloemen e Andrea Locatelli. Il dipinto in esame è un felice esempio della sua produzione databile agli anni Novanta, quando Heusch raggiunge un equilibrio poetico di particolare eleganza, rievocando i fondali scenici di Claude Lorrain e stemperando il pittoricismo desunto da Salvator Rosa. Bibliografia di riferimento:L. Salerno, I pittori di vedute in Italia (1580-1830),Roma, 1991, pp. 106-107A. Busiri Vici, Jacob de Heusch (1656-1701) Un pittore olandese a Roma detto il copia, a cura di C. Martini, Roma 1997, ad vocem

Lot 1028

(Roma, 1695 - 1741)Pastori alla fonteOlio su tela, cm 39X47Il Locatelli si inserisce nel difficile ambiente artistico capitolino al meglio, producendo paesaggi di fantasia dal carattere archeologico sull'esempio di Giovanni Ghisolfi, van Bloemen, vedute realistiche e arcadiche, sino a raffigurare composizioni sull'esempio di Salvator Rosa e scene popolaresche che influenzarono Paolo Monaldi. Il paesaggio in esame, databile al terzo decennio del XVIII secolo, su un impianto scenico di memoria dughettina e Rosiana, bene esprime la sensibilità paesistica del pittore, visibile nel ductus pittorico e nell'atmosfera rarefatta e chiara, vicinissima negli esiti alle prove di Paolo Anesi e alla migliore evoluzione in chiave settecentesca degli esempi di Van Bloemen.Bibliografia di riferimento:A. Busiri Vici, Andrea Locatelli, Roma 1976, ad vocem

Lot 1029

(Anversa, 1662 - Roma, 1749)Paesaggio arcadico (veduta di Fiano Romano?)Olio su tela, cm 34X47Giunto a Roma attorno nel 1688 e partecipe della Bent locale con il soprannome di Orizzonte a ragione dei suoi ampi paesaggi, l'artista ottiene sin da subito un grande successo, quale continuatore del paesismo seicentesco di Gaspard Dughet. Il dipinto in esame è tipico della sua produzione, per il taglio d'immagine e il soggetto arcadico pastorale, simile ad esempio al Paesaggio con figure conservato alla Galleria Nazionale Barberini (olio su tela, cm 48X75, n, inv. 1042). Quest'ultimo, presenta, infatti, un simile sfondo, con un villaggio fortificato e una luminosità prossima alle composizioni d'Andrea Locatelli, suggerendo così una datazione alla prima metà del XVIII secolo.Bibliografia di riferimento:A. Busiri Vici, Jan Frans van Bloemen Orizzonte e l'origine del paesaggio romano settecentesco, Roma 1974, ad vocem

Lot 1030

(Anversa, 1662 - Roma, 1749)Paesaggio romano con torrente e figureOlio su tela, cm 74X99Questo paesaggio è una prova giovanile dell'arte di Jan Frans van Bloemen, artista da considerarsi uno dei principali pittori attivi nella Città Eterna tra il XVII e il XVIII secolo, capace di descrivere con straordinaria sensibilità idilliaca e luminosità atmosferica la campagna romana. Le sue vedute raffiguranti vestigia classiche, borghi rurali e la valle del Tevere deliziavano i collezionisti non digiuni di storia e letteratura antica. Nell'età barocca questi luoghi erano la meta prediletta di Claude Lorrain e Nicolas Poussin, interpreti fra i migliori dell'ideale classico che, secondo Jonathan Skelton, avevano entrambi desunto soggiornando oltre le mura aureliane e Bloemen fu indubbiamente uno dei migliori discendenti di questa straordinaria tradizione. Tornando alla tela in esame, oltre alla qualità, rivela dal punto di vista stilistico il gusto impressionistico espresso con pennellate leggere e vibranti si confronta ancora con gli esempi di Dughet, suggerendo quindi una datazione al nono decennio.Bibliografia di riferimento:L. Salerno, Jan Frans van Bloemen Orizzonte e l'origine del paesaggio romano settecentesco, Roma 1974, ad vocemL. Salerno, Pittori di Paesaggio del Seicento a Roma, II, Roma 1976-980, pp. 156-156

Lot 1031

(Anversa, 1637 - Venezia, 1712)Cacciagione con gattoOlio su tela, cm 98X114Allievo di Jan Fyt ad Anversa, celebre pittore di nature morte e maestro di David de Koninck e Pieter Boel, Jacob Van De Kerckhoven si trasferì a Venezia prima del 1663, dove il suo cognome fu italianizzato in Giacomo da Castello e presso il quale si formò Giovanni Agostino Cassana. La tela in esame esibisce gli ingredienti per un ricco banchetto, descritti con cura e distribuiti su uno piano marmoreo, mentre la pennellata veloce e densa di colore, offre una generosa impressione descrittiva e tattile. Forte della lezione fiamminga, l'artista riscosse un notevole successo e gli inventari sei-settecenteschi delle collezioni veneziane citano moltissimi suoi dipinti. A documentare questo apprezzamento critico sono altresì le possibili collaborazioni con importanti pittori di figura, come si evince nella tela di Guido Cagnacci raffigurante una donna che batte due cani della collezione Borromeo (Cfr. D. Benati, in 'Guido Cagnacci', catalogo della mostra a cura di D. Benati e M. Bona Castellotti, Milano 1993, pp. 152-155 n. 36). Il confronto con quel dipinto risulta stringente al fine di convalidare anche l'attribuzione del nostro dipinto, giacché vi appare la medesima definizione ispida del cinghiale, che fu un costante desunta da Fyt, così anche la Natura morta con cacciagione, ortaggi e testa di cinghiale, conservata nella residenza di Argory a Dungannon nell'Irlanda del nord, dimostra come gli specialisti di natura morta utilizzassero sovente degli studi effettuati dal vero al quale attingere.Bibliografia di riferimento:E. Safarik, La natura morta nel Veneto, in La natura morta in Italia, a cura di F. Porzio e F. Zeri, I, Milano 1989, I, fig. 422F. Palliaga, in Fasto e rigore. La natura morta nell'Italia Settentrionale dal XVI al XVIII secolo, catalogo della mostra a cura di G. Godi, pp. 242-246, nn. 98-101

Lot 1033

(Woerden, 1603 - Parigi, 1655)Paesaggio con cavaliereOlio su tela, cm 74X99I caratteri di stile dell'opera suggeriscono la sua genesi romana e un artista di origini forestiere certamente influenzato da Claude Lorrain. Questi indizi conducono a riconoscere quale autore Herman van Swanevelt, documentato nella città capitolina dal 1624. Si deve ricordare che nel 1630 l'artista risiede presso Claudio di Lorena e che il suo esordio artistico noto sì data oltre questa data, mentre la comprensione della produzione antecedente si affida ad una pratica filologica non sempre facile da perseguire, che tuttavia non invalida il giudizio qualitativo sulla pittura, la cui genesi trova nelle opere eseguite dal Lorenese nel terzo decennio un sicuro punto di riferimento. Si avvertono altresì analogie con le opere giovanili di Gaspard Dughet, in modo particolare per le peculiari ossidazioni visibili sui brani arborei.Bibliografia di riferimento:L. Salerno, Pittori di Paesaggio del Seicento a Roma, II, Roma 1977, pp. 410-423; III, 1980, pp. 1085-1089

Lot 1037

(Roma, 1697 - 1773)Paesaggio con ponte, cavalieri e armentiOlio su tela, cm 74X100Paolo Anesi è stato rivalutato a partire dagli studi condotti da Busiri Vici, che ha colto le qualità pittoriche e vedutistiche del pittore equiparandolo negli esiti ad Andrea Locatelli. La tela qui presentata è un esempio eccellente della sua produzione e testimonia il ruolo svolto dal pittore nell'ambito del paesismo romano settecentesco. Non a caso Anesi fu uno degli artisti più apprezzati dai viaggiatori del Grand Tour, specialmente inglesi e le sue opere trovarono posto nelle più importanti collezioni capitoline. Si deve altresì rilevare come Anesi coniughi brillantemente la chiarezza ottica vanvitelliana e del Lint, con la tradizione del paesaggio ideale di Van Bloemen, con risoluzioni che paiono anticipare il neoclassicismo. Tornando alla tela in esame, la cui attribuzione si deve a Giancarlo Sestieri, rivela una bella qualità pittorica e la caratteristica del suo essere una veduta reale della campagna romana, in modo particolare quella raffigurante il panorama a nord di Roma verso il monte Soratte. Peculiare all'artista è la morbidezza della stesura e delle raffinate velature, che riproducono la sensibilità atmosferica dell'aria intrisa di luce, evocando una delicata emotività arcadica.Bibliografia di riferimento:A. Busiri Vici, Trittico paesistico romano del '700. Paolo Anesi, Paolo Monaldi, Alessio De Marchis, Roma 1975, pp. 3-71L. Salerno, I pittori di vedute in Italia (1580-1830), Roma 1991, pp. 128-129

Lot 1038

(Roma, 1602 - 1660)Paesaggio con pastori, ponte e casolareOlio su tela, cm 72X134I caratteri di stile e il temperamento tenebroso suggeriscono l'assegnazione a un pittore di cultura centro-meridionale, formatosi a Roma attorno al terzo e quarto decennio e attinente ai valori pittorici del naturalismo caravaggesco. Queste prime indicazioni e l'analisi delle figure conducono la nostra ricerca a riferire l'esecuzione a Michelangelo Cerquozzi. L'attribuzione è altresì avvalorata dalle fisionomie e dalla sprezzatura con cui è realizzato il paesaggio, la trama del tessuto pittorico e il realismo con cui l'artista ha descritto il gruppo di pastori. Allievo del Cavalier D'Arpino e del fiammingo Jacob de Hase, Cerquozzi acquisì una approfondita esperienza dei diversi generi artistici. Altresì importante per la sua formazione fu il Gobbo dei Carracci e la cerchia di Casa Crescenzi, in modo particolare per quanto riguarda la creazione di nature morte, ma sin dalle prime opere autonome appare chiara la propensione a non raffigurare tematiche auliche e storiche. Di notevole fama sono infatti le scene a carattere bambocciante sulla scia di Pieter van Laer. Possiamo quindi affermare che Cerquozzi diede al genere bambocciante d'origine nordica una sincera interpretazione caravaggesca, tuttavia, nella sua produzione si contano anche opere a carattere sacro, come la lunetta ad olio raffigurante il Miracolo di San Francesco da Paola per il chiostro del convento di S. Andrea delle Fratte ora scomparsa.Bibliografia di riferimento:L. Laureati, I Bamboccianti, Roma 1983, pp. 133-193

Lot 1039

(Roma, 1695 - 1741)Paesaggio della campagna romanaOlio su tela, cm 74X99Il pittore nasce a Roma nel 1695; della sua formazione avvenuta con il padre Giovanni Francesco e suo zio Pietro Lucatelli nato a Roma nel 1634, ci sono scarne notizie. Si conosce anche un periodo di apprendistato presso il pittore di marine Monsù Alto, di cui conosciamo solo due opere rintracciate da Marco Chiarini nei depositi dei musei fiorentini. In seguito, sarà presso il paesista Fergioni sino al 1712, probabilmente in compagnia di Paolo Anesi (Roma, 1697 - 1773). Locatelli dopo questa data era attivo in piena autonomia e accreditato presso le più note famiglie romane, quali i Ruspoli, gli Albani, gli Ottoboni e i Colonna, che furono i suoi principali mecenati, ma senza dimenticare le commissioni Savoia per tramite di Filippo Juvarra, che gli ordinò di rappresentare le facciate nord e ovest del Castello di Rivoli. Il pittore s'inserisce nel difficile ambiente artistico capitolino al meglio, producendo paesaggi di fantasia dal carattere archeologico sull'esempio di Giovanni Ghisolfi e van Bloemen, vedute realistiche e arcadiche, sino a raffigurare scene popolaresche che influenzarono Paolo Monaldi e le sue composizioni furono certamente importanti per il percorso artistico di Gian Paolo Pannini, che dalla nativa Piacenza si trasferì a Roma all'incirca nel 1715, divenendo ben presto il più famoso vedutista del tempo.Bibliografia di riferimento:A. Busiri Vici, Andrea Locatelli, Roma 1976, ad vocem

Lot 1040

(Roma, 1615 - 1675)Paesaggio con viandanteOlio su tela, cm 74X62Di origini francesi ma romano di nascita, Gaspard Dughet fu uno dei più importanti paesisti dell'età barocca. La sua formazione si svolse nella bottega di Nicolas Poussin, che ne incoraggiò il talento osservando che inclinava più a disegnar paesi che figure (Pascoli, 1730, p. 58). Sia pur numerose le notizie letterarie e storiche che lo riguardano, la biografia del pittore è nondimeno sfocata, tuttavia, la poetica di Dughet possiede una personale e riconoscibile cifra stilistica, una sincera adesione al dato naturale e un gusto arcadico parco di citazioni antiquariali o mitologiche. L'artista fu tra i primi a descrivere la campagna romana con empatia e sensibilità realistica, ponendo altresì attenzione ai fenomeni atmosferici, certificandone l'ideazione en plein air. È questo l'aspetto che più lo distingue dai suoi colleghi e dall'ideale classico di tradizione bolognese, cogliendo nei fremiti drammatici della natura la sua intrinsecità arcadica. Non stupisce pertanto, che Dughet fu ricercatissimo e celebrato dall'aristocrazia, modello di riferimento per gli artisti della generazione seguente, come Jan Frans van Bloemen e Andrea Locatelli. A lui si devono importanti commissioni decorative, mentre la sua tecnica raggiunge esiti d'altissima qualità e compiutezza, specialmente quando esercita la sua arte a tempera, tecnica che porta a livelli d'eccelso virtuosismo. La sua attività autonoma comincia nel quarto decennio, con la decorazione del Palazzo Muti - Bussi all'Ara Coeli, sono gli anni in cui l'artista al seguito di Claude Lorrain e Nicolas Poussin cerca la sua ispirazione esplorando la campagna romana, studiandone dal vero gli scorci più suggestivi, gli effetti di luce e la lussureggiante vegetazione. Alla metà del secolo sarà chiamato dai Pamphilj, i Costaguti e i Colonna, per i quali esegue affreschi e dipinti da cavalletto. Il dipinto in esame è quindi un affascinante esempio della sua arte matura, nei modi di quella famosa seconda maniera ricordata dal Baldinucci (Baldinucci, 1845-1847, p. 304), una veduta reale ma idealizzata dell'agro romano interpretata con sensibilità pastorale, dove lo sguardo si addentra in profondità seguendo la cadenza degli alberi e delle ombre. Bibliografia di riferimento:L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori..., Roma 1730, I, pp. 57-63L. Salerno, Pittori di paesaggio del Seicento a Roma, Roma 1977-1978, II, pp. 522-545M. N. Boisclair, Gaspard Dughet 1615-1675, Paris 1986G. Sestieri, Repertorio della Pittura Romana della fine del Seicento e del Settecento, Torino 1994, I, pp. 104-107, III figg. 599 ; 622

Lot 1043

(Haarlem, 1649-1700)Paesaggio pastoraleOlio su tela, cm 52X45Il dipinto si assegna a Dirck van den Bergen attivo nel XVIII secolo. La scena descrive un gruppo di pastori a riposo secondo il gusto illustrativo dei paesisti olandesi, come di consueto per questo genere di raffigurazioni, il pittore ha delineato con cura le singole figure cercando di evocare l'ambientazione arcadica della vita contadina, seguendo indubbiamente gli esempi della pittura italianizzante dell'epoca. A confronto possiamo citare il Paesaggio con pastorella e armenti custodito al Rijksmuseum di Amsterdam (cfr. J. J. Pieter van Thiel, All the paintings of the Rijksmuseum in Amsterdam, Maarssen: Gary Schwartz, pp. 113-114, n. A 37).

Lot 1045

(Delft, 1603 - 1678)Paesaggio con figureOlio su tavola, cm 26X39Lo stile dell'opera rimanda alla personalità di Pieter Jansz Van Asch, riconoscibile per il carattere ecletticamente ispirato ai modelli di Jan Van Goyen e Salomon Van Ruysdael, mostrando una predilezione per i piccoli paesaggi alla maniera dei suoi maestri. Il dipinto esibisce una stesura resa con tocchi veloci che lasciano emergere i lumi, mentre le piccole figure che animano il paesaggio sono descritte in modo corsivo e appaiono quasi in scala minore, come se l'autore volesse sottolineare l'importanza scenica con sensibilità preromantica.

Lot 1048

(Haarlem, 1618 - 1678)Esterno di fattoria Firmato Decker in basso a sinistraOlio su tavola, cm 54X41Provenienza: Colonia, Lempertz, 15 marzo 2017, lotto 12 (come Cornelis Decker)Allievo di Salomon van Ruysdael, Decker risulta membro della Gilda di Harlem dal 1643 e si dedicò principalmente a temi bucolici raffigurando vedute campagnole, fattorie e contadini al lavoro. I suoi temi e il suo stile si spirano direttamente all'opera di Jacob van Ruisdael, mentre i personaggi raffigurati ricordano spesso quelli di Adriaen van Ostade, tanto da suggerire alla critica che tra i due artisti ci fu una collaborazione. La maggior parte delle sue opere è datata a partire dagli anni 50 e il quadro in esame si può collocare a questo decennio.L'opera è corredata da una scheda critica di Raffaella Colace.

Lot 1049

(Anversa, 1657 - 1720)Paesaggio con figure e cavalliOlio su tela, cm 82X103Pieter Van Bloemen compie il proprio apprendistato nella bottega di Simon van Douw (Anversa, circa 1630 - dopo 1677): pittore di battaglie e di cacce, quasi sicuramente si perfeziona studiando le opere di Philips Wouwerman, un caposcuola indiscusso di soggetti equestri. In effetti, lo Stendardo, così fu soprannominato dalle drappelle o bandiere che spesso inseriva nei suoi quadri, raggiunse una particolare abilità nella rappresentazione di cavalli fermi o in movimento, facendone risaltare con sicure pennellate, dai caratteristici riflessi, le anatomie, i mantelli e i più tipici tratti vitali. Queste sue capacità furono sfruttate anche nei soggetti di battaglia, per i quali non gli mancarono committenti sia a Roma, ove trascorse un ventennio a partire dall'inizio degli anni 70 e sia ad Anversa, dove fece ritorno nel 1694, aprendo una scuola di pittura. Opere che manifestano la medesima ariosità cromaticamente brillanti, con una accurata descrizione dei cavalli e delle figure che riscontriamo nella tela in esame, nella quale spicca, come un motivo-firma, un cavallo bianco, elemento caratterizzante e captante. La sciolta stesura della pellicola pittorica ed il largo respiro compositivo ribadiscono il pregio della tela, che costituisce una interessante aggiunta al catalogo delle opere del maestro fiammingo.Bibliografia di riferimento:A. Busiri Vici, Aggiunte per lo Stendardo, in Scritti d'arte, Roma 1990, pp. 80-90L. Salerno, Pittori di paesaggio nel '600 a Roma, Roma 1977-1978, p. 157

Lot 1050

(Anversa, 1662 - Roma, 1749)PaesaggioOlio su tela, cm 39X48Questo raffinato paesaggio è una prova esemplare dell'arte di Jan Frans van Bloemen, da considerarsi uno dei principali pittori attivi nella Città Eterna tra il XVII e il XVIII secolo, capace di descrivere con straordinaria sensibilità idilliaca e luminosità atmosferica la campagna romana. Le sue vedute raffiguranti vestigia classiche, borghi rurali e la valle del Tevere deliziavano i collezionisti non digiuni di storia e letteratura antica. Nell'età barocca questi luoghi erano la meta prediletta di Claude Lorrain e Nicolas Poussin, interpreti fra i migliori dell'ideale classico che, secondo Jonathan Skelton, avevano entrambi desunto soggiornando oltre le mura aureliane e Bloemen fu indubbiamente uno dei migliori discendenti di questa straordinaria tradizione. Tornando alla tela in esame, oltre alla qualità e la bella conservazione, rivela la sua obiettività geografica raffigurando un'ansa del Tevere e sullo sfondo il profilo del Monte Soratte. Dal punto di vista stilistico, il gusto impressionistico espresso con pennellate leggere e vibranti suggeriscono una datazione tra primo e il secondo decennio.Bibliografia di riferimento:L. Salerno, Jan Frans van Bloemen Orizzonte e l'origine del paesaggio romano settecentesco, Roma 1974, ad vocemL. Salerno, Pittori di Paesaggio del Seicento a Roma, II, Roma 1976-980, pp. 156-156

Lot 1055

(Haarlem, 1655 - Firenze, 1702)Paesaggio collinare con alberi e due figure vicino ad un ruscelloOlio su tela, cm 65X85L'orizzonte basso, la costruzione diagonale, la quasi inavvertita presenza umana, la tavolozza ridotta a pochi colori, concorrono ad esprimere un sentimento diretto con la natura e riconducono l'opera all'ambiente di Haarlem e in modo specifico a Salomon Rombouts. Sono evidenti le influenze di Jacob van Ruisdael (Haarlem, 1628-29 circa - 1682) che segnerà le prove giovanili del pittore. I paesaggi dell'artista mostrano una natura letta attraverso la luminosità dell'aria e della sua atmosfera e a lui peculiari sono le vedute in diagonale delineate da torrenti o sentieri alberati e cieli grigi densi di nubi. Tra gli altri affini paesaggi di Salomon Rombouts che ben esprimono le qualità della sua arte e offrono un confronto con questa in esame citiamo quelli nel museo di Bordeaux (n. inv. Bx E 250- Bx M 6381), del museo del Louvre (n. inv. RF 2861), della Wallace Collection (n. inv. P197) e quello già nella collezione del dr. Siegfried Aran di New York (RKD n. 3060). Non si conosce molto della vita dell'artista che apprese i primi rudimenti dell'arte pittorica con il padre Gillis Rombouts ed entrò nella Gilda dei pittori di Haarlem nel 1678. Dal 1681 al 1700 è documentato un suo soggiorno a Firenze.L'opera è corredata da una scheda critica di Raffaella Colace.

Lot 1063

(Anversa, 1642 - Parigi, 1678)PaesaggioOlio su tela, cm 39X46Originario di Anversa, l'artista si trasferì a Parigi nel 1659 dedicandosi a realizzare raffinati paesaggi ideali ispirandosi alle opere di Nicolas Poussin (Les Andelys, 1594 - Roma, 1665) e degli artisti attivi a Roma come Gaspard Dughet (Roma, 1615 - 1675) e Jan Frans van Bloemen (Anversa, 1662 - Roma, 1749). Notevoli affinità stilistiche avvicinano il nostro dipinto ai Paesaggi oggi presso lo Szépmüvészeti Múzeum di Budapest, l'Alte Pinakothek di Monaco di Baviera e la National Gallery di Londra, eseguiti dall'artista nel terzo quarto del Seicento.L'opera è corredata da una perizia di Ferdinando Arisi.

Lot 1066

(Milano, 1495 - Fiandre, 1550)Madonna con BambinoOlio su tavola, cm 102X72Il dipinto evoca influenze lombarde, ma presenta accostamenti stringenti con le opere di Ambrosius Benson (Lombardia, circa 1495 - Brujas, 1550), in cui la Madonna sorregge il figlio con commossa partecipazione intimistica. La costruzione del volto, l'esecuzione delle palpebre che si aprono appena e lo sguardo rivolto verso il basso, propongono un'espressività e una dolcezza che ricorrono nella carriera artistica del pittore e consentono di inserire questa in esame tra quelle prodotte dai suoi allievi e seguaci. A confronto ricordiamo quella conservata nella collezione Eugene Victor Thaw di New York che non dimentichiamo richiama i modelli di Rogier van der Weyden.

Lot 1068

(? ; Haarlem, 1666)BaccanaleFirmato P Spyckerman in basso a destraOlio su tavola, cm 72X101Sono scarne le notizie biografiche inerenti a Pieter Spykerman, ma lo sappiamo allievo di Reynier van der Laeck, nato all'Aia tra il 1615 e il 1620 dove morì entro il 1648 e ciò fa supporre che il nostro artista sia nato nella medesima città. Laeck fu altresì allievo o seguace di Cornelis van Poelenburch e di conseguenza si spiega la comunanza iconografica tra la tavola in esame con quelle del celebre maestro. L'opera è corredata da una perizia di Ferdinando Arisi.

Lot 1074

(Bergen op Zoom, 1613 - Anversa, 1654)Cristo con gli angeliOlio su tela, cm 42X33Il dipinto presenta caratteri di stile che evocano il pittore fiammingo Thomas Willeboirts Bosschaert e in modo particolare la Crocifissione custodita al Newport Museum and Art Gallery. L'artista fu allievo di Gerard Seghers ad Anversa, ma la sua arte risentì moltissimo della influenza di Anton Van Dyck e Pietro Paolo Rubens.Bibliografia di riferimento:A. H. Einrich, Thomas Willeboirts Bosschaert (1613/14-1654). Ein flämische Nachfolger Van Dycks, Turnhout 2003, ad vocem

Lot 1077

(Delft, 1621 - Rotterdam, 1664)Adorazione dei pastoriFirmato Olio su tavola, cm 58X64Lo stile e il carattere dell'immagine suggeriscono l'origine nordica dell'autore, un fiammingo attivo attorno alla metà del XVII secolo e il tema è stato affrontato con una sentita sensibilità naturalistica. Le figure come possiamo notare mostrano l'influenza di Van Ostade, a cui si deve l'ambientazione crepuscolare, interrotta dagli accenti cromatici vivaci di alcune vesti. Poel divenuto celebre per raffigurare vedute notturne con incendi ma fu altresì pittore di storia creando scene alla migliore maniera olandese. L'opera è corredata da una scheda critica di Raffaella Colace.Bibliografia di riferimento:A. Goldschmidt, Egbert van der Poel und Adriaen van der Poel, Oud Holland 40 (1923), pp. 57-66F. G. Meijer, A dictionary of Dutch and Flemish still-life painters working in oils, Leiden 2003, p. 162

Lot 1078

(L'Aia, 1626 - 1676)Paesaggio con cacciagioneOlio su tela, cm 62X47Il dipinto raffigura un albero con cacciagione alla stregua di un trofeo. La resa estremamente naturalistica allude al diretto contatto di Lelienbergh con la natura, dimostrandosi un abile animalier. Con maestria il pittore coglie la consistenza del piumaggio, senza trascurare la qualità ambientale del fondale. L'artista, come sappiamo, si dedicò prevalentemente al genere naturamortistico e le sue opere elegantemente crepuscolari sono caratterizzate da tonalità grigio argento, in modo particolare durante il momento giovanile e la prima maturità. Dal punto di vista biografico abbiamo scarne notizie, ma sappiamo per certo che nel 1646 era registrato alla Gilda di San Luca dell'Aia e nel 1656 fu uno dei fondatori della 'Confrerie Pictura', confraternita istituita nel 1656, sotto il nome di Konstgenootschap van Pictura, da coloro che dissentivano con la Gilda. Bibliografia di riferimento:L. J. Boi, Hollàndischer Maler des 17. Jahrhunderts, nahe den groften Meistem. Landschaften und Stillleben, Monaco di Baviera, s.d., ad vocem

Lot 1084

(Haarlem, 1626 - 1690)Interno con studioso (1667)FirmatoOlio su tela, cm 53X43Provenienza:Londra, Christie's, 18 aprile 1991, lotto 127 (come Hendrik Heerschop)Allievo di Willem Claesz secondo l'RKD Heerschop fu verosimilmente anche alla bottega di Rembrandt, ma come possiamo notare le sue composizioni furono altresì ispirate da Johannes Vermeer. A confronto possiamo citare il simile dipinto conservato all¿Aia presso il Museo Bredius (inv./cat.nr 176-1946- Cfr. A. Blankert, Museo Bredius. Catalogus van de schilderijen en tekeningen, Zwolle-Den Haag 1991, pp. 105-106 n. 70) e quello del Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam (inv./cat.nr 2508- Cfr. https://rkd.nl/explore/images/24742).Bibliografia di riferimento:S. Gudlaugsson, Drie zelfportretten van Hendrik Heerschop, Kunsthistorische Mededelingen van het Rijksbureau voor Kunsthistorische Documentatie 2 (1947), pp. 3-5

Lot 1086

(Aalst, 1502 - Bruxelles, 1550)Ultima cenaOlio su tavola, cm 39X52Nel 1527 Pieter Coecke Van Aelst era già registrato nella Gilda di Anversa quale maestro e stampatore e tra i suoi allievi citiamo Pieter Bruegel il Vecchio. L'interesse per il manierismo italiano, la cui influenza è evidente nelle sue opere, lo portò a pubblicare le traduzioni di Vitruvio e del Serlio. Ci restano numerosi disegni firmati, tutti all'Albertina di Vienna e al British Museum di Londra, mentre una delle opere più celebri è proprio l'Ultima cena di cui si conoscono ben 22 repliche.

Lot 1091

(Amsterdam, 1609 - 1656)San GerolamoOlio su tela, cm 91X71Salomon Koninck fu un seguace di Rembrandt che pur non frequentandone la bottega ne imitò strettamente la maniera, con tecnica accurata e fredda. Si presume che si formò in ambito familiare, ma seguì anche gli insegnamenti di Nicolaes Moeyaert, Pieter Lastman, David Colijns, Claes Corneliszoon Moeyaert e fu membro dell'accademia di Hendrick van Uylenburgh.

Lot 853

(Nijmegen, 1610 - Delft, 1677)La cuoca Firmato W. V. Od? Olio su tela, cm 100X122Provenienza:Da etichetta sul retro: Gemeentemuseumdi Den Haag, inv. n. 22-51Amsterdam, vendita Paul Brandt il 16 ; 19 maggio 1972, n. 33Amsterdam, Kunsthandel Gebr. Douwes 1972 e 1984Haag, vendita Glerum 1994Esposizioni:Londra, Douwes, cat. N. 16 (come Jan de Bray)Willem van Odekercken nel 1631 era attivo a Haag e dal 1643 è documentata la sua presenza a Delft. La tela in esame è tipica della sua produzione, dedita a descrivere scene di cucina con giovani cuoche, nature morte e animali. Dall'osservazione diretta della nostra composizione possiamo ben valutare le qualità mimetiche e descrittive del pittore, in modo particolare nel raffigurare i frutti e i canestri, ma ancor più, nel modo in cui riesce a dar vitalità agli animali, che divengono vere e proprie presenze, 'ritratti', con la medesima cura delle persone. A confronto con il dipinto qui presentato è la simile 'Cuoca con bacile di porcellana, mele e un oca' esitata presso la Christie's di Amsterdam il 10 novembre 2008, lotto 7.Bibliografia di riferimento:H. Wichmann, Mitteilungen über Delfter Künstler des XVII. Jahrhunderts, Oud-Holland 42,1925, pp. 60 -71E. Gemar-Koeltzsch, Hollandische stillebenmaler im 17. Jahrhundert, Lingen 1995, III, pp. 752 ; 753

Lot 865

(Amsterdam, 1667 o 1670 - 1744)Paesaggio italianizzante con pastori e case sullo sfondo Olio su tela, cm 57X75Di squisito gusto italianizzante, l'esecuzione di questa tela dovrebbe collocarsi tra il 1694 e il 1697 quando è documentata la presenza del pittore a Roma, si contano le sue rare vedute della Città Eterna e paesaggi della campagna laziale, come la 'Veduta del Tevere', custodita dal Museo di Varsavia (1696). In queste opere si osserva quanto sia stato importante per Moucheron l'esempio dei paesisti dell'epoca ma al contempo ci si rende conto della sua autonomia pittorica e intellettuale che lo esenta dall'essere un semplice copista o seguace. La differenza si coglie specialmente analizzando il modo in cui interpreta la luminosità, giocata su complessi controluce senza smarrire la salda concretezza descrittiva e non a caso nella Bent romana fu soprannominato 'Ordinanza', perché sapeva ben comporre. Mostrano un meraviglioso simile talento anche i numerosi disegni, che per qualità sembrano superare i dipinti a olio e denotano, come suggerisce Busiri Vici, uno studio attento di Jan Frans van Bloemen. La nostra tela si può dire esemplare della sua arte e per la storia del paesismo capitolino.Bibliografia di riferimento:L. Salerno, Pittori di paesaggio del Seicento a Roma, Roma 1978, II, pp. 864-865A. Busiri Vici, Fantasie grafiche romane di Isaac De Moucheron, in L'Urbe, n. 2 marzo ; aprile 1981, ad vocem

Lot 869

(Roma, 1615-1675)Paesaggio collinare con figureOlio su rame, cm 28,5X36Di origini francesi ma romano di nascita, Gaspard Dughet fu uno dei più importanti paesisti dell'età barocca. La sua formazione si svolse nella bottega di Nicolas Poussin, che ne incoraggiò il talento osservando che 'inclinava più a disegnar paesi che figure' (Pascoli, 1730, p. 58). Seppur numerose le notizie storiche che lo riguardano, la biografia del pittore è nondimeno sfocata, tuttavia, la poetica di Dughet possiede una sincera adesione al dato naturale e un gusto arcadico parco di citazioni antiquariali. L'artista fu tra i primi a descrivere la campagna romana con empatia e sensibilità realistica, ponendo altresì attenzione ai fenomeni atmosferici, certificandone il concepimento en plein air. È questo l'aspetto che più lo distingue dai suoi colleghi e dall'ideale classico di tradizione bolognese, cogliendone i fremiti drammatici della natura. Non stupisce pertanto che Dughet fu celebrato dai collezionisti e fu modello di riferimento per i pittori successivi come Jan Frans van Bloemen e Andrea Locatelli. Il dipinto in esame è quindi un affascinante esempio della sua maturità, nei modi di quella famosa seconda maniera ricordata dal Baldinucci (Baldinucci, 1845-1847, p. 304): una veduta reale ma idealizzata dell'agro romano, interpretata con sensibilità pastorale dove lo sguardo si addentra in profondità seguendo la cadenza degli alberi e delle ombre.Bibliografia di riferimento:L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori..., Roma 1730, I, pp. 57-63L. Salerno, Pittori di paesaggio del Seicento a Roma, Roma 1977-1978, II, pp. 522-545G. Sestieri, Repertorio della Pittura Romana della fine del Seicento e del Settecento, Torino 1994, I, pp. 104-107, III figg. 599-622F. Cappelletti, Gaspard Dughet, in La pittura di paesaggio in Italia. Il Seicento, a cura di L. Trezzani, Milano 2004, pp. 272-275

Lot 877

(Anversa o Mechelen, ca. 1550 - Treviso, 1604/1605)Scena di cacciaSul retro è posta una etichetta del Sze´pmu¨ve´szeti Mu´zeum di BudapestOlio su tavola, cm 15,5X38,5Giunto a Treviso intorno al 1582, Ludovico Pozzoserrato viaggiò lungo la Penisola soggiornando a Firenze, Roma e Venezia. La sua valenza pittorica è ben evidenziata dalla fortuna critica e commerciale raggiunta precocemente nella città lagunare, tanto da poterlo considerare uno degli artisti più importanti della sua epoca e lodato dal Van Mander per i suoi squisiti paesaggi (Cfr. Karel van Mander, Le vite degli illustri pittori fiamminghi, olandesi e tedeschi, Roma 2000, p. 359). Il talento del pittore si comprende osservando la capacità di adattare la propria nordica formazione al paesaggio veneto, giungendo a una sintesi di rara maestria e sensibilità, evocando non solo gli aspetti della natura, ma anche a descrivere e influenzare la cultura del giardino 'all'italiana', protagonista di sue moltissime composizioni. Possiamo altresì dire che Ludovico fu in grado di cogliere il carattere 'internazionale' del manierismo elegante e colto di Jacopo Tintoretto, Paolo Veronese e in particolare dei Bassano, che troveranno in lui un interlocutore colto e utilissimo per aggiornare la loro visione della natura.

Lot 890

(Amsterdam, 1583 - 1633)Abramo e i tre angeliOlio su tela, cm 105X171La tela esibisce inequivocabili stilemi nordici che suggeriscono l'attribuzione ad un autore olandese o fiammingo. Il tema e il sapore italianizzante, tuttavia, indicano che l'artista abbia visitato la nostra penisola e verosimilmente soggiornato a Roma. Infatti, i caratteri evocano le opere di Cornelis Van Poelenburgh (Utrecht, 1595-1667) ma in modo particolare quelle di Pieter Lastman. Quest'ultimo, il cui soggiorno a Roma è documentato dal 1603 al 1607, fu influenzato dall'arte di Adam Elsheimer e Peter Paul Rubens sviluppando un linguaggio figurativo che esercitò un ascendente decisivo sulla pittura dei Paesi Bassi nel Seicento, coniugando la tradizione del realismo nordico e l'ideale classico italiano.Bibliografia di riferimento:P. Schatborn, Een tekening van Pieter Lastman uit Italië, Kroniek van het Rembrandthuis 2011, pp. 36-41

Lot 909

(Beverwijk, 1616 - Haarlem, 1677)Veduta costiera con figure (Veduta di Nisida e Capo Miseno)Olio su tavola di quercia d'olanda, cm 33X49Registrato nel 1642 alla gilda dei pittori di Haarlem, Thomas Wijk si recò in Italia presumibilmente nel 1640, l'anno in cui un Tommaso fiammingo pittore è documentato come residente a Roma in Via della Fontanella. E' difficile stabilire quali sono i dipinti realizzati nella Città Eterna perché continuò a realizzare vedute e paesaggi dell'Urbe certamente impiegando disegni e fantasia a seconda delle necessità compositive. Comunque possiamo supporre che le opere che mostrano un maggior senso di immediatezza e realismo siano da collocare al suo soggiorno nella penisola. Opere risalenti al 1640 includono la Veduta dell'Aracoeli (Monaco, Alte Pinakothek), la Piazza del mercato di Portico d'Ottavia (collezione privata) e la Veduta di Napoli con il Vesuvio in eruzione (cfr. All'ombra del Vesuvio, Catalogo della mostra a cura di Nicola Spinosa, Napoli 1990, pag. 285), e la Veduta di porto di combaciante gusto rappresentativo pubblicata nel Catalogo della mostra Nederlandse 17e Eeuwse - ltalianiserende Landschapschilders, Utrecht 1965, fig. 'IS, n. 71, pp. 144-46). Queste opere tradiscono l'influenza di Andries Both, di Pieter van Laer, di Jan Miel e in particolare evidenziano la loro similitudine con le vedute di Asselijn e del Lingelbach, come ben si osserva gurdando le opere pubblicate da Busiri Vici (cfr. Porti, piazze e casolari di Roma e dintomi di Tommaso Fiammingo, in Scritti d'Arte, Roma 1990, pp. 402-410). Tornando alla tavola in esame è quindi verosimile collocarla al momento italiano o poco dopo e, come indica il Sestieri, l'immagine evoca una libera rappresentazione della costa napoletana con Nisida e Capo Miseno (cfr. G. Briganti, Gaspar van Wittel, Milano 1996, fig. 396, pp. 275-77).L'opera è corredata da una scheda critica di Giancarlo Sestieri.

Lot 916

(Messina 1668 - Livorno 1723)Natura morta all'aperto con fruttaOlio su tela, cm 70X95Pittore nato a Messina nel 1668 da genitori fiamminghi, poi trasferitosi intorno al 1674 a Livorno, Houbraken fu attivo per la committenza medicea. L'opera in esame presenta analogie con il gruppo di tele facenti parte delle collezioni granducali e in particolare con la tela custodita presso la Pinacoteca di Montepulciano (cfr. L. Della Monica, La natura morta a Palazzo e in villa, catalogo della mostra a cura di M. Chiarini, Firenze 1998, pp. 118-121). Tipico del pittore è il modo in cui descrive le foglie e la delicatezza cromatica con cui dipinge i frutti, indicando verosimilmente una datazione matura, quando le suggestioni dettate Giovanni Stanchi si attenuano e declinano in eleganti sensibilità rocaille. Bibliografia di riferimento:M. Gori Sassoli, Per il catalogo di Nicola van Houbraken, in Paragone 65 ; 66, 2006, pp. 78 ; 99

Lot 917

(Anversa, 1637 - Venezia, 1712)Natura morta con pesci e verduraOlio su tela ovale, cm 54X75Allievo di Jan Fyt ad Anversa, celebre pittore di nature morte e maestro di David de Koninck e Pieter Boel, Jacob Van De Kerckhoven si trasferì a Venezia prima del 1663, dove il suo cognome fu italianizzato in Giacomo da Castello. Nella città lagunare l'artista fu un punto di riferimento per il genere della natura morta e nella sua bottega si formò Giovanni Agostino Cassana. Le sue composizioni sono caratterizzate da un'inquadratura ravvicinata secondo un'ottica squisitamente nordica, atta a consentire la migliore lettura dei dettagli e una generosa impressione descrittiva e tattile. Forte della lezione fiamminga, Kerckhoven riscosse un notevole successo e gli inventari sei-settecenteschi delle collezioni veneziane citano moltissimi suoi dipinti. A documentare questo apprezzamento critico sono anche le collaborazioni con importanti pittori di figura, come si evince nella tela di Guido Cagnacci raffigurante una donna con due cani della collezione Borromeo (cfr. D. Benati, in Guido Cagnacci, catalogo della mostra a cura di D. Benati e M. Bona Castellotti, Milano 1993, pp. 152-155 n. 36).Bibliografia di riferimento:E. Safarik, La natura morta nel Veneto, in La natura morta in Italia, a cura di F. Porzio e F. Zeri, I, Milano 1989, I, fig. 422F. Palliaga, in Fasto e rigore. La natura morta nell'Italia Settentrionale dal XVI al XVIII secolo, catalogo della mostra a cura di G. Godi, pp. 242-246, nn. 98 ; 101

Lot 927

(Bisceglie, 1605 - 1651)San Pietro penitenteOlio su tela, cm 99X74Il dipinto raffigura San Pietro penitente e l'impostazione iconografica evoca modelli ribereschi. La stesura e la luminosità tenebrosa invece, indicano una inclinazione pittoricistica rispetto ai prototipi dell'artista spagnolo, indicando l'influenza di Novelli, del Van Dyck e della pittura bolognese. Questi indizi fanno pensare ad un autore meridionale, di formazione napoletana e con esiti di stile che conducono a Cesare Fracanzano. L'artista che dalla natia Puglia è documentato nella città partenopea insieme al fratello Francesco, già negli anni Venti e documentato nella bottega di Giuseppe Ribera, producendo una serie di interessantissime opere dal vigoroso impasto. L'orientamento del pittore verso il maestro, dal quale desunse il naturalistico gioco chiaroscurale nel descrivere le figure, è qui ben rappresentato e la scelta di utilizzare una tavolozza quasi monocroma solo rinvigorita dalla luce ne pone in rilievo la forza espressiva e la qualità. Tali considerazioni suggeriscono una datazione matura, al sesto decennio, quando il pittore oramai affrancato dalle influenze riberesche modula la sua arte con declinazioni cromatiche d'influenza vandichiana e romana in analogia con il San Pietro della chiesa di Santa Maria di Nazareth di Barletta, la bellissima Adorazione dei pastori, esposta alla mostra Ritorno al Barocco curata da Nicola Spinosa e l'Adamo e Eva compiangono Abele morente recentemente pubblicata da Viviana Farina. Bibliografia di riferimento:P. Piscitello, in Ritorno al barocco da Caravaggio a Vanvitelli, catalogo della mostra a cura di N. Spinosa, Napoli 2009, pp. 127-128, n. 1.48V. Farina, Artemisia e i pittori del conte. La collezione di Giangirolamo II Acquaviva d'Aragona, catalogo della mostra a cura di V. Farina, Cava dei Tirreni 2018, pp. 302 ; 303, n. 41

Lot 950

Mater dolorosaOlio su tela, cm 74X61La composizione è ispirata da un modello di Tiziano Vecellio che riscosse uno straordinario successo la cui versione autografa è riconoscibile nella Mater dolorosa realizzata dal pittore nel 1554 e custodita al Museo del Prado (cfr. M. Falomir, Tiziano, Museo Nacional del Prado, Madrid 2003, pp. 385-386). La forte ossidazione della superficie pittorica e la sporcizia non consentono una lettura adeguata dell'opera, che dai caratteri tecnici si suppone databile al XVI - XVII secolo. Detto ciò, a distanza ravvicinata possiamo percepire che l'esecuzione esula dalla maniera dura e stanca tipica delle copie, inducendo a leggere il dipinto quale interpretazione dell'originale. A questo proposito sappiamo delle simili composizioni eseguite da Jacopo Bassano e dai suoi figli, la cui bottega fu attiva sino alla prima metà del XVII secolo e sempre in questi decenni l'immagine fu altresì affrontata da Van Dyck e da artisti spagnoli come il Morales e il Murillo. Bibliografia di riferimento:A. Ballarin, Jacopo Bassano, I, 1531-1568 , Venezia, 1996, II, tav. 838, come Tiziano (?)

Lot 954

(Helsingør, 1624 - Roma, 1687)Ritratto di giovane al pozzoOlio su tela, cm 99X74Si deve a Roberto Longhi la corretta lettura critica del pittore di origini danesi Monsù Bernardo, lo studioso ne distinse la produzione rispetto a quella di Antonio Amorosi e ne colse le affinità con Domenico Fetti (cfr. R. Longhi, Monsù Bernardo, in La critica d'arte, 1938, pp. 121-130). Mentre fu Federico Zeri a evidenziare alcune affinità con Bernardo Strozzi, grazie al ritrovamento nella Galleria Pallavicini di Roma di una copia della nota Cena in Emmaus che il Cappuccino replicò più volte. È indubbio che il Keil fu uno dei più originali pittori del suo tempo, tanto che Filippo Baldinucci gli dedicò una biografia nelle sue Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua, considerandolo un artefice lodatissimo, i cui quadri erano richiesti in tutta Europa (Firenze 1728, VI, pp. 510-516). Artista itinerante e dal plurilinguismo stilistico, Keil si formò inizialmente con il padre Gaspard e il danese Morten van Steenwinkel, per poi unirsi alla celeberrima bottega di Rembrandt ad Amsterdam dal 1642 al 1644. Partito per l'irrinunciabile viaggio in Italia, sostò nelle città tedesche di Francoforte, Colonia, Magonza e Augusta, dove portò a termine alcune commissioni, per giungere finalmente a Venezia nel 1651. In questo periodo lo sappiamo intento a eseguire ritratti, affreschi e tele di carattere sacro nei territori della Serenissima, in particolare a Bergamo, per poi approdare a Roma nel 1656. Nella Città Eterna l'artista conobbe il caravaggismo e la Scuola dei Bamboccianti, senza tralasciare i modelli delle eleganti nature morte ivi prodotte. Questa cultura eterogenea si coglie assai bene nel dipinto qui presentato, tipico della sua migliore produzione e partecipe di quelle dedicate all'allegoria dei Cinque sensi da lui compiute cogliendo il pretesto di un soggetto alto offrendoci singolari ritratti di vita quotidiana. Nel nostro caso la scena allude al tatto e all'elemento dell'acqua, evocati da un giovane intento a raccogliere acqua da un pozzo e caratterizzata da una stesura morbida e fluida, ma capace di descriverne con schiettezza la figura senza tuttavia trascendere nel crudo realismo. Sono poi da osservare gli eleganti brani di natura morta e la straordinaria resa delle vesti, in modo particolare il nastro rosa della manica, che denotano una qualità tra le migliori della produzione di Keilhau, che in questo caso si rivela altresì quale straordinario ritrattista. Infine, si deve indicare che di questa composizione non esistono altre versioni e vista la propensione dell'artista a replicare più volte le sue opere, la tela in esame si rivela un unicum. Bibliografia di riferimento:F. Baldinucci, Notizie de' Professionisti del Disegno (1681 - 1728), Firenze, 1972, ad vocemR. Longhi, Monsù Bernardo, in La critica d'arte, 1938, pp. 121-130L. Laureati, in Da Caravaggio a Ceruti. La scena di genere e l'immagine dei pitocchi nella pittura italiana, catalogo della mostra, a cura di F. Porzio, Milano 1998, pp. 336-337M. Heimburger, Bernardo Keilhau detto Monsù Bernardo, Roma 1988, p. 217, n. 128M. Heimburger, Eberhart keilhau, København 2014

Lot 985

(Beveren-Waas, 1599 - Torino, 1663)Paesaggio con chiesa e figureOlio su tela, cm 76X100L'opera reca una tradizionale attribuzione a Jan Miel per la stretta analogia compositiva con le tele note del pittore. Il dipinto esprime indubbiamente i caratteri tipici del maestro, non solo per la sua aderenza ai modi dei bamboccianti, ma altresì per la stesura e le tipologie fisionomiche della sua produzione giovanile. Miel è documentato a Roma dal 1636, ma è verosimile che vi sia giunto già nel 1633, facendo parte di quella generazione influenzata da Pieter van Laer, che diffuse la moda di descrivere la vita quotidiana della Città Eterna. La tavola consente d'apprezzare la cura con cui l'artista descrive i diversi protagonisti, le loro gestualità e indumenti, attenzione che indica una visione e uno studio dal vero della vita quotidiana, letta e interpretata senza filtri letterari ma con spiccato naturalismo, sincero e appassionato, impossibile da archiviare sbrigativamente nell'ambito dell'aneddotica o della cronaca spicciola, ma da leggere quale fenomeno denso di motivazioni culturali. L'immagine della 'finestra aperta' adottato da Giuliano Briganti è quindi la via critica migliore per comprendere questo particolare filone della pittura d'età barocca, il cui il nominativo di bambocciante, come rimarca lo studioso, può risultare un diminutivo grottesco e ingiusto da non tenere in 'simpatia'. Alla fine del 1658 il Miel si trasferirà a Torino su invito del duca Carlo Emanuele II, ma la sua arte era già nota in Piemonte sin dal 1651, grazie alla Madonna che presenta il Bambino a Sant'Antonio da Padova realizzata per il Duomo di Chieri. Al periodo sabaudo si collocherebbe la nostra opera, ormai distante dall'accentuato realismo dei primi anni romani.Bibliografia di riferimento:G. Briganti, L. Trezzani, L. Laureati, I Bamboccianti, pittori della vita quotidiana a Roma nel Seicento, Roma 1983, pp. 91 ; 130

Lot 987

(Utrecht 1597/98 - 1671)GiunoneOlio su tela, cm 73X99Jan Harmensz van Bijlert si formò presso la bottega familiare fino alla morte del padre avvenuta nel 1616, poi proseguì il suo apprendistato con Abraham Bloemaert. Il primo dipinto conosciuto della sua produzione è un San Sebastiano curato da Sant'Irene eseguito nel 1624, quando il pittore è nuovamente in patria dopo il soggiorno romano documentato dalla prima metà del 1620. Non possediamo opere riferibili a questo periodo, ma è logico intuire che il suo stile fosse allineato al gusto caravaggesco della bent capitolina, gusto particolarmente influenzato ad esempio da Terbrugghen (anch'esso allievo di Bloemaert) e Gerrit Van Honthorst, come possiamo facilmente comprendere osservano la tela in esame, che solo per via ipotetica possiamo interpretare quale elegante allegoria dell'udito.

Lot 256

Gardens.- W[orlidge] (J[ohn]) Systema Horti-culturae: or, The Art of Gardening in Three Books, first edition, engraved additional pictorial title by F.H. Van Houe and 3 plates, a few small neat repairs to engraved title margin, occasional light marginal soiling, but a very good, clean copy generally, handsome later polished tree calf, gilt, spine gilt in compartments with green morocco label, [Fussell pp.68-72; Henrey 369; McDonald pp.116-121; Wing W3603], 8vo, Printed for Tho. Burrel, at the Golden Ball under St. Dunstan's Church in Fleetstreet and Will.Hensman, at the King's Head in Westminster Hall, 1677.⁂ The rare companion work to Worlidge's Systema Agriculturae, we can trace only a handful of copies at auction. Includes fountains, trees, and kitchen gardens.

Lot 165

Heyden (Hermann van der) Speedy help for rich and poor. Or, Certain physicall discourses touching the vertue of whey.., in the cure of the griping flux of the belly, and of the dysentery. Of cold water, in the cure of the gout, and green-wounds. Or wine-vineger, in the preservation from, and cure of the plague, first edition in English, title within typographic border (trimmed at foot affecting border, lower corner restored), typographic ornaments, lacking initial blank f., light foxing, 20th century morocco, gilt, [Wellcome III, p.260; Krivatsy 5595; Wing V63], 12mo, by James Young, for O.P. and are to be sold by John Saywell, at his shop, at the sign of the Greyhound in little Britain without Aldersgate, 1653. ⁂ Scarce, first published in Ghent in 1645, where the author held a practice as a physician.

Lot 215

Garden railway layout, comprising; Pico locomotive number 37105 high sided open wagon and guards van, Nedqida covered wagon and two passenger carriages, large quantity of track, points and external power box

Lot 158

Kit built brass electric model of a 0-6-0 locomotive, and a small brass model of a vintage delivery van (2)

Lot 740

After Van Heydn, maritime battle scene, French warships in the foreground, print on canvas, 53cm by 84cm

Lot 750

J Van Stappen, Flemish canal view, watercolour, signed, 26.5cm by 18.5cm

Lot 196

Oil on canvas 'Ducks over Fens ' landscape - G Van Der Velde

Lot 345

ATTRIBUTED TO CORNELIUS VAN DER VOORT; oil on panel, portrait of a gentleman wearing white lace ruff and holding gloves in left hand, inscribed upper left 'Catatss.31.AO.1613', 105 x 77cm, framed.Additional InformationThe picture has been restored by Gerard Tudhope, who has made a cradle to support the back and has also stabilised the vertical splits in the panel. His notes also include removing earlier over painting, noticeably to the upper portion of the picture. Under UV, we can still see overpaint throughout the image. The vertical splits are perhaps the main area of concern. General surface wear throughout. Please refer to additional photographs. 

Lot 61

A metal van racking shelf unit

Lot 867

After Jacques Callot (French, 1592-1635)De Droeve Ellendigheden van den Oorloogh eighteen etched plates after Callot, including the decorative title, mounted in two framed sets of nine. each plate 9.5cm x 20cmFor further information on this lot please visit Bonhams.com

Lot 151

Van Cleef & Arpels: Diamond cufflinks, mid 20th centuryDouble-sided, each sphere inlaid with single-cut diamonds, signed Van Cleef & Arpels, maker's mark, French assay mark, numbered 59876, sphere diameter 1.1cmFor further information on this lot please visit Bonhams.com

Lot 294

Van Cleef & Arpels: diamond braceletSet with a graduating row of oval-cut diamonds, diamonds approx. 20.00cts total, signed Van Cleef & Arpels, numbered 31374, French assay mark, length 17.5cmFor further information on this lot please visit Bonhams.com

Lot 218

Enamel brooch, 17th-18th centuryThe polychrome enamel scene depicting a putto following and pleading with Cupid before a castle landscape, beneath a banner inscribed with the French motto, Amour sans pitié (pitiless love), in a silver-gilt frame with ropetwist detail, later brooch fitting, some enamel loss, dimensions 5.6cm x 4.6cm, cased by WartskiFootnotes:This scene is an emblem taken from 'The Amorum Emblemata', an important and influential emblem book, designed by Otto van Veenand which was first published in Antwerp in 1608. The popular images it contained were widely used by decorative artists throughout Europe.For further information on this lot please visit Bonhams.com

Lot 295

Van Cleef & Arpels: diamond earringsSet to the front with a trio of oval-cut diamonds between brilliant-cut diamonds, diamonds approx. 3.80cts total, signed Van Cleef & Arpels, numbered 32232, maker's mark, French assay mark, length 1.8cmFor further information on this lot please visit Bonhams.com

Lot 1938

Dinky toys, boxed, #253 Daimler Ambulance, #415 Mechanical horse and open wagon, #796 Healey sports boat on trailer and #470 Austin van, Shell

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