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Lot 462

Chiabrera Gabriello. Delle opere di Gabbriello Chiabrera, in questa ultima impressione tutte in un corpo novellamente unite... Tomo primo [-quarto]. In Venezia: presso Angiolo Geremia in Campo di S. Salvatore, 1730-1731. Quattro volumi in-8° (mm 170x114). Pagine [8], XXXVI, 458, [10]; 441, [23]; 383, [5]; [8], 373, [5] con ritratto dell'Autore inciso in rame al primo volume. Minime arrossature sparse ma buon esemplare. Legatura coeva in pergamena su cartone, titoli e numerazione su doppi tasselli ai dorsi, abrasioni. L'opera poetica del Chiabrera fu raccolta per la prima volta dal Salvioni a Roma nel 1718 in un'edizione tuttavia ancora piuttosto lacunosa. Questa nuova edizione veneziana, più completa della precedente, fu realizzata per supplire alle mancanze della precedente. Chiabrera stravolse la canzone petrarchesca in maniera molto più ardita delle innovazione tecniche tentate in precedenza dal Trissino, dal Minturno e dall'Alemanni, giungendo sempre più ad imitare anche esteriormente la strofa pindarica caratterizzata dalla struttura tripartita (strofe, antistrofe ed epodo) e da una grande libertà metrica (cfr. La scelta della misura: Gabriello Chiabrera, l'altro fuoco del Barocco italiano, in Atti del Convegno di Studi su Gabriello Chiabrera nel 350° anniversario della morte, Genova, 1993, passim). Chiabrera, considerato uno dei massimi poeti barocchi italiani, ebbe una giovinezza molto turbolenta, mentre passò una maturità ed una vecchiaia al contrario piuttosto tranquille. Mandato a Roma dalla madre ad abitare presso uno zio, studiò filosofia al Collegio Romano e quivi rimase fino ai vent'anni, divenendo intimo di letterati quali S. Speroni, M. Mureto e P. Manuzio. Nel 1572 entrò al servizio del cardinal camerlengo Cornaro, presso il quale rimase fino a quando non fu costretto a lasciare la città in seguito ad un duello con un nobile che si era reso colpevole verso di lui di una grave offesa. Tornato a Savona, dopo poco tempo fu bandito a causa di altre intemperanze. Col passare degli anni il suo carattere andò calmandosi ed egli entrò in rapporto con tutti i più potenti principi italiani, che in cambio di componimenti e dediche gli concessero notevoli donativi, esentandolo fra l'altro dall'obbligo di risiedere presso le loro corti. Ciò gli permise di scrivere in tutta tranquillità nella sua casa savonese. Ebbe rapporti soprattutto con i Savoia, i Gonzaga ed i Medici, per i quali, in occasione del matrimonio di Maria de' Medici con Enrico IV, organizzò i festeggiamenti nuziali e diede da musicare al Caccini il melodramma intitolato Il rapimento di Cefalo. Fu scrittore assai prolifico (cfr. O. Varaldo, Bibliografia delle opere a stampa di Gabriello Chiabrera, Genova, 1886).

Lot 471

Colombo Fernando. Historie [...] Nelle quali si ha particolare, e vera relazione della vita, e de' fatti dell'Ammiraglio D. Christoforo Colombo [...] E dello scoprimento, ch'egli fece dell'Indie Occidentali dette Mondo Novo. In Venetia: per il Lovisa, 1728. In-12° (mm 16x67). Pagine [12], 492. Fregio xilografico al frontespizio. Macchie e sottolineatura a lapis blu al frontespizio, lacunosa c. L8, leggere bruniture e arrossature. Legatura in pergamena su cartone, titoli manoscritti al dorso, piccoli fori di tarlo ai piatti. Annotazioni manoscritte alla carta di guardia originale anteriore. Fernando Colombo o Colon, secondogenito di Cristoforo, fu scrittore, geografo e matematico. Accompagnò il padre nell'ultimo suo viaggio, dove furono esplorate le coste della terraferma centroamericana, e dopo la morte di questi viaggiò a lungo in Europa, raccogliendo molti libro fino a formare una celebre biblioteca di 15.000 volumi. Il suo scritto più importante rimane questa biografia, pubblicata per la prima volta nel 1571, che rappresenta una fonte diretta per conoscere la figura e l'attività di Cristoforo Colombo, cui è dedicata tutta la prima parte; la seconda contiene invece vari resoconti di viaggio, tra cui la più antica relazione sugli Indiani d'America scritta dal padre Roman Parie dell'Ordine di San Gerolamo su indicazione del navigatore genovese. Il manoscritto originale in spagnolo è andato perduto e l'opera ebbe diffusione in lingua italiana attraverso la traduzione che ne diede Alfonso de Ulloa. Sabin, 14674.

Lot 490

Della Casa Giovanni. Rime, et prose... Riscontrate con li migliori originali et ricorrette con grandissima diligentia. Aggiuntovi due tavole una di tutte le desinentie delle sue Rime, l'altra delle cose piu notabili che nel Galateo si contengono. In Fiorenza: appresso i Giunti, 1572. (Al colophon): In Fiorenza: appresso Iacopo & Bernardo Giunti, 1571. Due parti in un volume in-8° (mm 163x104). Pagine 15, [1], 112, carte 72, pagine 52 numerate 73-120 (i.e. 124). Marca tipografica xilografica ai frontespizi, capilettera e fregi xilografici. Arrossature, bruniture e qualche piccola gora. Legatura coeva in pergamena, fregio e titolo in oro al dorso su falso tassello, tagli gialli. Timbro di possesso al primo frontespizio, segnature a stampa e manoscritte al contropiatto e al verso della sguardia anteriore, segnatura manoscritta su etichetta cartacea al piatto anteriore, sottilineature e marginalia.   Questa raccolta di opere di Giovanni della Casa, che comprende anche il celebre Galateo, fu pubblicata per la prima volta nel 1558 (Venezia, Nicolò Bevilacqua ad istanza di Erasmo Gemini). Il Galateo, stampato separatamente per la prima volta nel 1559 a Milano, andò incontro a numerosissime edizioni e traduzioni fino alla fine del secolo. Si tratta della prima redazione del trattato la cui composizione, frutto delle conversazioni romane avute nel 1550 dall'autore con Galeazzo Florimonte, vescovo di Sessa, fu completata intorno al 1555: la versione definitiva verrà edita da G. Cugnoni a Roma nel 1889 tra gli Scritti inediti di Monsignor Della Casa. Il termine deriva dal nome latinizzato (Galatheus) del Florimonte, il quale suggerì al Della Casa di scrivere un trattato di buone maniere. Recuperando gli assunti del Cortegiano di Baldassarre Castiglione (vedi lotto 453) ed adattandoli al mutato clima della Controriforma, quest'opera sulla "buona creanza" e sul corretto comportamento ebbe un'enorme influenza sui costumi della società europea degli ultimi secoli. Come enunciato nel titolo, un vecchio "idiota", premurandosi di istruire un giovane su come non recar noia agli altri, enuncia tutti i comportamenti da evitare in pubblico e suggerisce al tempo stesso la giusta tenuta di condotta. Il vecchio illetterato mette in guardia il suo allievo da comportamenti che possano risultare sprezzanti (come la trasandatezza nel vestire) o infastidire gli altri; lo invita ad essere leggero e brillante nella conversazione, composto ed educato a tavola, elegante ma discreto nel vestiario e così via. Le buone maniere devono quindi essere improntate agli ideali di misura, discrezione e decoro.

Lot 503

Dolce Lodovico. Dialogo... Nel qual si ragiona del modo di accrescere e conservar la memoria. (Al colophon:) In Venetia: appresso Gio. Battista, et Marchio Sessa fratelli, 1562. In-8° (mm 150x95). Carte [4], 119, [1]. Titolo con cartouche xilografica e marca tipografica, numerose figure in legno nel testo, a mezza e piena pagina. Restauro al margine inferiore del titolo, con perdita di parte della 'a' finale di 'Venetia', leggere bruniture, ma buona copia. Pergamena rigida settecentesca con tassello e titolo in oro al dorso. Prima edizione di questa fortunata opera ristampata da Melchiorre Sessa nel 1575 e nel 1586. "Ma che cos'è questo dialogo sulla memoria di Dolce, l'ammiratore di Camillo, apparentemente così moderno? È una traduzione, o meglio un adattamento del Congestorium di Romberch. Il contorto latino del domenicano tedesco è trasformato in eleganti dialoghi italiani, alcuni dei suoi esempi sono modernizzati, ma la sostanza del libro resta Romberch... Fra gli ampliamenti apportati da Dolce al testo di Romberch, c'è quello, già ricordato, in cui è introdotta l'allusione a Dante come guida per ricordare l'Inferno. Altri ampliamenti di Dolce sono modernizzazioni dei precetti mnemonici di Romberch, ottenute con l'introduzione di artisti moderni, i cui dipinti sono utili come immagini di memoria... Così, mentre raccomanda le immagini dantesche per ricordare l'Inferno, Dolce aggiorna in pari tempo l'immagine di memoria, raccomandando le forme mitologiche nella versione pittorica di Tiziano" (F.A. Yates, L'arte della memoria, Torino, 1972, p. 151). Sull'opera cfr. inoltre L. Dolce, Dialogo del modo di accrescere e conservar la memoria, a cura di A. Torre, Pisa, 2001. Dolce studiò a Padova e visse tutta la vita a Venezia, sua città natale, coi proventi delle sue numerose pubblicazioni e della sua attività di revisore editoriale presso Giolito de' Ferrari, con cui collaborò per quasi trent'anni. R. Mortimer, Harvard College Library... Italian 16th Century Books, Cambridge, 1974, I, p. 225, nr. 157; M.N. Young, Bibliography of Memory, Philadelphia, 1961, p. 91; Wellcome, 1828.

Lot 504

Dolce Lodovico. Dialogo... nel quale si ragiona delle qualità, diversità, e proprietà de i colori. (Al colophon:) In Venetia: appresso Gio. Battista, & Marchiò Sessa, fratelli, 1565. In-8° (mm 145x95). Carte 87. Marca tipografica incisa in legno al frontespizio, capilettera, testatine e finalini xilografici. Esemplare corto di margini. Legatura moderna in pergamena, titoli in oro al dorso, tagli marmorizzati. Carte rinumerate a mano in inchiostro bruno 173-258. Rara edizione originale di questo Dialogo in cui il poligrafo veneziano affronta il tema dei colori non solo sotto il profilo della teoria artistica, ma prendendo in considerazione anche la loro valenza più tecnico-scientifica in termini di caratteristiche fisiche e proprietà ottiche. Attingendo a precedenti come il Libellus de coloribus di Antonio Telesio (1528) o il Del significato de' colori di Morato (1535), l'Autore intende trattare la "bassa e vil materia" e per questo ricorre sia al "testimonio de' scrittori antichi" - Platone, Aristotele, Omero, Virgilio, Cicerone, Ovidio, Terenzio - che a citazioni attinte da Petrarca, Bembo e Ariosto. Dopo il Dolce saranno Lomazzo e Borghini a tentare un approfondimento più sistematico della simbologia cromatica. Schlosser-Magnino, 343; STC Italian, 220; M. Kemp, La scienza nell'arte, 301-302; Cicognara, 113; Gamba, 1155.

Lot 52

Scacchi Francesco. De salubri potu dissertatio. Romae: apud Alexandrum Zannettum, 1622. In-4° (mm 199x140). Pagine [10], 235, [12]. Frontespizio calcografico decorato da un'elaborata cornice architettonica nella quale sono inseriti il ritratto del cardinale Ottavio Bandino, dedicatario dell'opera, e il suo stemma. Iniziali silografiche ornate nel testo, a p. 95 otto illustrazioni silografiche raffiguranti gli strumenti – dell'autore e dei giapponesi – utilizzati per scaldare e raffreddare le bevande. Splendido esemplare genuino. Legatura coeva in pergamena, titolo calligrafico al dorso. Prima ed unica edizione di questo rarissimo e importante trattato sull'arte del bere del medico fabrianense Francesco Scacchi, di capitale importanza per la storia dello spumante. Il De salubri potu dissertatio "si inserisce a pieno titolo nella tradizione spumantistica marchigiana" e oltre a esaminare il modo e l'arte del bere rifacendosi ad autori del mondo antico quali Plinio il Vecchio e Galeno, analizza i diversi tipi di vini descrivendo le modalità per ricavare i vini frizzanti. L'autore fornisce inoltre un resoconto del soggiorno a Roma di un gruppo di ambasciatori giapponesi, in visita a papa Paolo V nel 1615 e mostra particolare attenzione per le bevande prodotte dai giapponesi quali il tè e il sakè (vino ricavato dalla fermentazione di riso ed acqua) tanto da riprodurre, nelle pregevoli illustrazioni silografiche che adornano il volume, gli strumenti che essi utilizzavano a quell'epoca per riscaldare le bevande. Le bottigliette in ceramica e le teiere in ferro effigiate dall'autore vengono tuttora utilizzate in Giappone. Francesco Scacchi intitola il capitolo XXI del suo trattato Se il vino frizzante, comunemente detto piccante sia utile alla salute. Scacchi chiama 'Raspato' il vino frizzante ottenuto con l'aggiunta di un terzo di acqua calda a due terzi di vino dolce (proveniente indifferentemente da uve appassite bianche o nere) miscelati durante la vendemmia o comunque quando il vino è ancora nuovo. Si tratta di una 'ricetta' per ottenere un vino frizzante (uno spumante dell'epoca) con un sistema di rifermentazione che corrisponde con l'evoluzione nel tempo e l'acquisizione delle nozioni di microbiologia al 'Metodo Classico' (R. Roncalli, Francesco Scacchi, cronista del secolo XVI e F. Sbaffi, Capitolo XXI del De salubri potu dissetatio: lo spumante alla maniera di Francesco Scacchi, da www.francescoscacchi.it). Vicaire, 771; Krivatsy, 10293; Bitting, 417-18.

Lot 53

Bonardo Giovanni Maria. Le ricchezze dell'Agricoltura... Nelle quali sotto brevità si danno molti nuovi ammaestramenti, per accrescer le rendite de' Campi, & insieme bellissimi secreti. In Venetia: appresso Ghirardo, & Iseppo Imberti, 1626. In-8° (mm 147x100). Carte [5], 67. Marca tipografica, incisa su legno, al frontespizio. Testatine e iniziali silografiche ornate. Legatura coeva in cartonato. Alcune macchie ai piatti, all'anteriore mancante l'angolo esterno inferiore, leggero danno al margine superiore. Cucitura allentata, parziale distacco del primo fascicolo. Buon esemplare, sobrio il margine superiore di alcune carte. Frontespizio leggermente brunito, danneggiato l'angolo inferiore esterno bianco delle prime cinque carte, e il margine esterno dell'ultima carta. Qualche occasionale alone marginale. Al contropiatto anteriore ex libris 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat'. Edizione secentesca, a conferma della diffusione di questo agile compendio redatto da Bonardo, al servizio della corte dei Gonzaga, e data originariamente alle stampe nel 1584, per le cure di Luigi Groto detto il Cieco di Adria. Numerose le osservazioni che riguardano la viticoltura, gli alberi da frutta, e tutte quelle "herbe che sono buone per il vitto humano" (c. 11v). Malgrado la popolarità dell'operetta, poco lusinghiero fu il giudizio che ne diede all'inizio dell'Ottocento Filippo Re, "ne ho viste nella biblioteca di Bologna sette edizioni, se vero sia che dal fico o dal pero nasca coll'innesto la mandorla, che il fico possa dare frutta segnate con lettere scolpite nell'occhio del fico cui si vuole inserire, che sette mandorle amare mangiate prima di bere impediscono ad un uomo di ubriacarsi: se tutto ciò e moltissime altre cose di siffatta tempera sono vere allora mi sottoscrivo a chi ha giudicato bene del Bonardo". Re II, 10; Simon, Bacch. II, 101; Westbury 32; Paleari Henssler 104;  B.IN.G., 311 (ediz. successiva).

Lot 530

Gasparini Francesco. L'armonico pratico al cimbalo regole, osservazioni, ed avvertimenti per ben suonare il basso, e accompagnare sopra il cimbalo, spinetta, ed organo. Quinta impressione. In Venezia: appresso Antonio Bortoli, 1764. In-8° (mm 235x170). Pagine viii, 86, [2]. Fregio tipografico inciso su legno al frontespizio, testatine xilografiche. Tracce di sporco al frontespizio, gore, foro restaurabile al centro delle carte, arrossature. Brossura coeva in carta decorata, strappi ai bordi, mende al dorso, gore. Al recto della prima carta disegni a matita e firma di possesso a penna blu datata 3-11-53, al frontespizio anno 1764 in cifre arabe vergato a penna. Quinta edizione di questo importante trattato sull'armonia apparso a stampa per la prima volta a Venezia nel 1708. Questa guida al basso continuo del compositore toscano Francesco Gasperini non è il solo trattato teorico da lui composto, ma senza dubbio si tratta del più famoso e prezioso per la storia della musica: realizzato con chiaro intento didattico, l'armonico pratico mostra l'eccellente formazione teorica del suo Autore e denuncia sia il rispetto per la tradizione consolidata, sia l'apertura verso innovazioni originali e poco convenzionali all'epoca, come la regola dell'ottava o il ricorso a due bassi, uno per il continuo e uno per il violoncello.

Lot 532

Gerdil Giacinto Sigismondo. Introduzione allo studio della religione. Alla santità di nostro signore Benedetto XIV... Volume primo. In Torino: nella Stamperia Reale, 1755. Due parti in un volume in-4° (mm 280x210). Pagine [24], 429, [3]; [2], LXLV [i.e. XCV], [5], XCVI. Stemma del dedicatario inciso su rame al primo frontespizio, stampato in rosso e nero, marca tipografica incisa su legno al secondo frontespizio, capilettera e testatine xilografici. Qualche leggera arrossatura. Legatura coeva in pelle, fregi e titoli in oro su tassello al dorso, contropiatti e sguardie in carta decorata a pettine, tagli rossi, abrasioni, fori di tarlo al dorso, mende alle cuffie.     Edizione originale di questo trattato filosofico-teologico del cardinale Giacinto Sigismondo Gerdil, di cui il volume primo - con le Dissertazioni sopra l'origine del senso morale, e sopra l'esistenza di Dio poste in appendice con proprio frontespizio - costituisce tutto il pubblicato. In un lungo excursus introduttivo l'Autore esamina il problema della natura e dell'esistenza di Dio sviscerando il pensiero degli antichi filosofi del periodo presocratico, passando poi nella seconda parte ad analizzare le idee di ordine e di bello estetico. Opera di largo respiro, in cui si citano e si apprezzano personaggi come d'Alambert, Galileo Galilei o John Locke, l'Introduzione costituì un utile modello di apologetica per tutto il XVIII secolo e valse a Gerdil la nomina a membro dell'Accademia della Crusca.

Lot 534

Giuntini Aldo. L'universo in pugno glorificazione futurista della sintesi-brevità. Con presentazione di s.e. MarinettiCarrara: E. Bassani, agosto XII [1934]. In-16° oblungo (mm 185x212). Pagine 42, [6], con ritratto fotografico dell'Autore. Brossura editoriale azzurra, titoli in nero e blu al piatto anteriore e posteriore. SI AGGIUNGE: Boccioni Umberto. Manifesto tecnico della scultura futurista. Milano: Direzione del Movimento futurista, 1912. (mm 290x225). Pagine [4]. SI AGGIUNGE: Marinetti Filippo Tommaso. L'immaginazione senza fili e le parole in libertà. Manifesto futurista. Milano: Direzione del Movimento futurista, 11 maggio 1913. (mm 290x225). Pagine [4]. SI AGGIUNGE: Id. Lo splendore geometrico e meccanico e la sensibilità numerica. Manifesto futurista. Milano: Direzione del Movimento futurista, 1914. (mm 290x225). Pagine [4]. SI AGGIUNGE: Id. Futurismo. Marciare non marcire. Roma: Movimento futurista, [1925]. (mm 295x235). Pagine [2]. SI AGGIUNGE: Papini Giovanni. Contro Roma e contro Benedetto Croce. Discorso...detto al Meeting futurista del Teatro Costanzi il 21 febbraio 1913. Milano: Direzione del Movimento futurista, [1913]. (mm 290x225). Pagine [4]. SI AGGIUNGE: La città nuova. Quindicinale di architettura diretto da Fillia. Anno III. n. 6. 20 marzo 1934. SI AGGIUNGE: Sant'Elia. Architettura - arredamento - materiali da costruzione. Quindicinale. a.1° n. 2 - 22 ottobre 1933. SI AGGIUNGE: Futurismo (settimanale) a. II° n. 36 - 14 Maggio 1933. SI AGGIUNGE: Stile futurista. Estetica della macchina. Rivista mensile arte e vita. Anno I n. 5 Dicembre 1934. SI AGGIUNGE: A Steel Effigy of Mussolini. Florence, Dec. 25th 1929. SI AGGIUNGE: Thayaht. Lettera dattiloscritta. Firenze, [1938 circa] I opera: Edizione originale di questo saggio poetico, in pieno stile parolibero, preceduto da una prefazione di Marinetti e da un profilo biografico dell'Autore - il musicista carrarese inventore dell'aeromusica - a firma di Adolfo Angeli. Risponde ad un'estetica futurista anche l'impaginazione, distinta dal titolo dell'opera - impostato a croce e impresso in inchiostro blu - ad inquadrare il testo. Cammarota, 241.10; Salaris, 250; Bibliografia, p. 40b. II opera: Manifesto programmatico dell'estetica futurista applicata alla scultura a firma di Umberto Boccioni. Insieme a Marinetti e ad altri pittori tra cui Carlo Carrà, Gino Severini e Giacomo Balla, l'artista aveva già contribuito, nel 1910, alla stesura del Manifesto dei pittori futuristi e del Manifesto tecnico del movimento futurista. Cammarota, 13. III opera: Edizione originale di questo testo che segue di un anno esatto il primo Manifesto tecnico della letteratura futurista (maggio 1912): Marinetti precisa alcuni dei princìpi teorici generali già esposti e specifica come questi debbano riguardare "esclusivamente l'ispirazione poetica". Tra i concetti chiave quello delle parole in libertà, slegate dalla sintassi e rese "telegraficamente", insieme a quello dell'immaginazione senza fili, definita come "la libertà assoluta delle immagini e delle analogie". IV opera: Prima edizione, in versione volantino e in lingua italiana, di questo manifesto la cui sezione iniziale, fino al punto 7 incluso, era già apparsa su Lacerba (n. 6 del 15 marzo 1914) con il titolo Lo splendore geometrico e meccanico nelle parole in libertà; la seconda parte, ad eccezione dell'ultima frase con citazione da Mallarmé, era stata pubblicata sul numero successivo dello stesso periodico (n. 7 del 1° aprile 1914) sotto il titolo Onomatopee astratte e sensibilità numerica. V opera: Manifesto marinettiano stampato in rosso, con immagine del Pugno di Boccioni e il noto slogan futurista Marciare non Marcire, in cui sono elencati 15 movimenti culturali, artistici e letterari, che hanno contribuito ad ispirare il Futurismo e hanno a loro volta ricevuto da questo nuova linfa vitale. Si tratta nello specifico di Orfismo, Cubismo letterario, Dadaismo, Simultanesimo, Creazionismo, Purismo, Zenitismo, Surrealismo, Raggismo o Cubofuturismo, Vorticismo, Espressionismo, Costruttivismo, Suprematismo, Immaginismo e Ultraismo. VI opera: Prima edizione in forma di volantino di questo provocatorio discorso Papini, recitato in occasione di una serata al Teatro Costanzi di Roma, in cui l'intellettuale sancisce "l'alleanza offensiva" tra il gruppo di letterati gravitanti intorno alla rivista Lacerba e il movimenti futurista. Cammarota, 18; Salaris, 83; Falqui, 78. VII-X opera: Interessante insieme di periodici nati in seno al movimento futurista, tra cui due specificatamente inerenti il campo dell'architettura, dell'edilizia e dell'urbanistica: l'importanza cruciale di questo settore nell'ambito dell'avanguardia marinettiana è evidente dalla pagina intera dedicata al tema sul settimanale Futurismo del 14 maggio 1933, anche questo incluso nel lotto. XI-XII opera: Due pregevoli documenti relativi ad una scultura con l'effige del Duce realizzata dall'artista Ernesto Michahelles in arte Thayaht e regalata a Mussolini il 3 giugno 1929: il primo è un testo dattiloscritto in lingua inglese con un'analisi critica dell'opera, il secondo è una lettera dattiloscritta di Thayaht che costituisce verosimilmente un exemplum da inviare a diverse persone con scopi promozionali, contenente le informazioni tecniche sulla scultura.

Lot 547

Haym Francesco. Biblioteca italiana, o sia notizia de' libri rari nella lingua italiana, divisa in quattro parti principali; cioé istoria, poesia, prose, arti, scienze ... annessovi tutto il libro dell’Eloquenza italiana di Monsig. Giusto Fontanini. In Venezia: presso Angelo Geremia, a spese di Francesco Ricciardo, 1736. In-4° (mm 220x168). Pagine [24], 3-266. Bruniture diffuse e tracce di sporco, più evidenti alle prime e ultime carte. Legatura ottocentesca in mezza pelle, piatti rivestiti in carta marmorizzata, titoli in oro al dorso. Lacune alle cuffie. Al contropiatto anteriore ex libris 'Guido Hugues' ed etichetta 'Premiata Legatoria da Libri e Cartoleria Giovanni Acquarone Piazza Cassini - Sanremo'. Pubblicata per la prima volta nel 1726 con il titolo Notizia de' Libri rari nella Lingua Italiana, la Biblioteca di Francesco Haym, "the first or one of the first national catalogues" (Taylor, Catalogues of rare books, p. 15), divenne la bibliografia di riferimento per i libri italiani rari per tutto il Settecento. In tutte le edizioni successive, a partire dal quella del Geremia del 1728, l'opera venne accresciuta e trasformata in un repertorio di opere della letteratura italiana. La Biblioteca è divisa in sezioni e di ciascun libro citato fornisce anche il formato, le edizioni migliori e la rarità. Bestermann, 921.

Lot 548

Haym Francesco. Biblioteca italiana, o sia notizia de' libri rari nella lingua italiana, divisa in quattro parti principali...In questa seconda edizione aggiuntovi altri autori moderni per maggior commodità de' letterati. In Venezia, ed in Milano: per Michel'Antonio Panza, nella contrada de' Ratti, 1741. In-4° (mm 235x184). Pagine [14], 266. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio, capilettera e fregi xilografici. Tracce di polvere al frontespizio, arrossature. Legatura moderna in pelle marrone. Note manoscritte al frontespizio e al verso della sguardia anteriore originale, sottolineature e marginalia a matita e a lapis blu lungo il testo. Pubblicata per la prima volta nel 1726 con il titolo Notizia de' Libri rari nella Lingua Italiana, la Biblioteca del Haym, 'the first or one of the first national catalogues' (Taylor, Catalogues of rare books, p. 15), divenne la bibliografia di riferimento per i libri italiani rari per tutto il Settecento. In tutte le edizioni successive, a partire dal quella del Geremia del 1728, l'opera venne accresciuta e trasformata in un repertorio di opere della letteratura italiana. La Biblioteca è divisa in sezioni e di ciascun libro citato fornisce anche il formato, le edizioni migliori e la rarità. Bestermann, 921; Krieg, Bibliotheca Bibliographica, 36.

Lot 560

Kafka Franz. Das Schloss. Roman. München: Kurt Wolff Verlag, 1926. In-8° (mm 190x130). Pagine [8], 503, [1]. Fregio tipografico al verso della seconda carta di guardia anteriore. Legatura editoriale in tela azzurra, titoli in rosso su tassello cartaceo al piatto anteriore e al dorso, taglio di testa azzurro, sovraccoperta mancante. Rara prima edizione del Castello, il terzo ed ultimo romanzo di Kafka. Questi ne cominciò la stesura il 27 gennaio del 1922, il giorno stesso in cui arrivò a Spindlermühle, ma il libro non fu mai portato a termine. Max Brod, primo biografo di Kafka nonché esecutore testamentario delle sue carte (che secondo le ultime volontà dell'Autore si sarebbero dovute distruggere), ne curò la stampa nel 1926, apportando tuttavia alcune modiche all'impianto originario: proprio nella Nachwort Brod spiega i criteri dell'edizione. Das Schloss riassume tutte le concezioni tipiche del pensiero kafkiano, dall'alienazione umana all'impossibilità di stabilire rapporti col mondo che lo circonda, ma soprattutto - attraverso l'oscura e paradossale vicenda narrata - pone in rilievo la lotta impari e disperata dell'individuo per inserirsi in una compagine che da un lato lo invita, o così sembra, mentre dall'altro tende tragicamente a emarginarlo ed escluderlo.    

Lot 564

Lacombe de Prezel HonoréDizionario del cittadino, o sia Ristretto storico, teorico e pratico del commercioNella stamperia Remondini, 1765. Due parti in un volume in-8° (mm 190x125). Pagine XX, 248; 279, [1]. Con complessive 4 tabelle fuori testo più volte ripiegate. Testo su due colonne. Cartonato coevo, volume un po' sciolto, piccoli segni di tarlo su poche carte senza danno al testo. Noto repertorio ordinato alfabeticamente, miniera di notizie sui traffici commerciali e sulle produzioni manifatturiere dell'epoca. La prima edizione era apparsa a Parigi nel 1761 con il titolo Dictionnaire du Citoyen. La presente e la successiva napoletana sono ristampe della traduzione italiana apparsa per la prima volta a Nizza (per la Società Tipografica) nel 1762, aumentata, rispetto alla prima francese, di quattro grandi tabelle con le tariffe dei cambi e delle monete. Einaudi, 3163 (prima edizione francese) e 3164 (prima edizione italiana); Kress I, 335.

Lot 57

Manfredi Girolamo. Libro intitolato il Perche. Tradotto di latino in volgare... Con la dichiaratione della virtù d'alcune herbe. In Venetia: appreso Ghirardo Imberti, 1629. In-8° (mm 154x95). [32, bianca la carta b8], 314, [2]. Conservata la carta bianca V6, mancano le ultime due bianche, Marca tipografica, incisa su legno, al frontespizio. Iniziali ornate silografiche. Legatura ottocentesca in cartonato, ricoperti in carta azzurra. Al dorso, titolo vergato su tassello cartaceo. Bell'esemplare, in barbe. Fioriture diffuse, qualche alone. Tracce di polvere al frontespizio, mancanza all'angolo esterno inferiore della carta O8, senza lacuna perdita di testo. Bell'edizione secentesca che testimonia la straordinaria fortuna dell'operetta del medico e astrologo bolognese, apparsa originariamente in latino - con il titolo di Liber de homine - nel 1474. Ristampato ancora nell'Ottocento, l'enciclopedico trattato vuol mostrare 'le cagioni d'infinite cose, appartenenti alla sanità", e nel primo libro affronta, più in particolare,  questioni legate alla dietetica e alla alimentazione, fornendo ad esempio succinte e chiare risposte al 'perchè nel verno si mangia cibi grossi, e di più nutrimento', o 'perchè nuoce a mangiare latte con cose acetose overo con pesce'. Westbury, 143; Paleari Hennsler, p. 460; B.IN.G., 1123 nota.

Lot 571

Leoni Giovanni Battista. Antiloco. Tragicommedia. In Ferrara: appresso Benedetto Mammarelli, ad istantia di Gio. Battista Ciotti, stampatore dell'Accademia Venetiana, 1594. In-4° (mm 202x145). Carte [8], 64 [i.e. 66]. LEGATO CON: Erizzo Sebastiano. Le sei giornate...mandate in luce da m. Lodovico Dolce. In Venetia: appresso Giovan Varisco, e compagni, 1567. Carte [8], 93, [1]. LEGATO CON: Della famosissima compagnia della Lesina dialogo, capitoli, e ragionamenti. In Trivigi: appresso Fabritio Zanetti, 1601. Pagine [8], 113, [3]. Fregi e marche tipografiche incise in legno al frontespizio di ogni opera, capilettera e finalini xilografici. Gore, arrossature e bruniture soprattutto alla terza opera. Curiosa e inusuale legatura secentesca in vitello marrone decorata ai piatti con ferri dorati raffiguranti due serpenti interfacciati che racchiudono un monogramma ('ECMA'?) sormontato da tre stelle e con una falce di luna nella parte inferiore, dorso a 4 nervi, tagli dorati. Al contropiatto anteriore etichetta cartacea stampata 'A Monsieur Ch. Cottier premier consult de la ville de Carpentras (pour la seconde fois). An 1787'; al taglio di testa iscrizione manoscritta in inchiostro 'C. Richard', firma di possesso cassata al frontespizio 'Mario Donani', varie annotazioni manoscritte alle sguardie, alcuni marginalia, lunga nota manoscritta a carattere bibliografico a carta G4r della terza opera.  I opera: Edizione originale ed unica, piuttosto rara, di questa tragicommedia del padovano Giovanni Battista Leoni, dedicata a Giovanni de' Medici. Variante B censita in SBN con 'Academico' al frontespizio. II opera: Prima edizione, curata da Ludovico Dolce, di quest'opera del nobile veneziano Sebastiano Erizzo in cui si immagina che sei studenti dell'ateneo padovano si riuniscano, per sei mercoledì, nella casa di un loro compagno a banchettare, raccontando novelle ambientate nei luoghi più vari. Gamba, 1381: "è bella la stampa in carattere corsivo"; Gamba, Novelle, 112; Papanti, I, 146; Adams, E-923; Haym, 93; Negley, 1371; STC Italian Books, 237; Fontanini, 93; Passano I, 291: "Rara ed unica edizione del sec. XVI. Novelle scritte in buona lingua, sebbene vi si avvisi qualche stento per la voglia d'imitare il Boccaccio". III opera: Edizione d'inizio XVII secolo di quest'opera burlesca di genere politico-satirico, di incerta paternità e da certa critica attribuita a Francesco Maria Vialardi o a Tommaso Buoni. La Compagnia della Lesina, immaginaria 'associazione' composta da avari, si prefiggeva di elogiare la somma virtù di chi persegue il risparmio e agisce con parsimonia. Alle tre carte finali le Stanze del poeta Sciarra, pseudonimo di Pietro Strozzi. Gamba, Serie de' testi di lingua, 150.

Lot 575

Livius Titus. T. Livii Patavini historiarum ab urbe condita libri qui exstant XXXV cum universae historiae, epitomis Caroli Sigonii scholiaVenetiis: In Aedibus Manutianis, 1572. Due parti (di 3) in un volume in folio (mm 312x200). Carte [6], 399, [1], [48], 109, manca ultima carta bianca. Marca tipografica incisa su legno ai frontespizi, capilettera e testatina xilografici. Restauri al frontespizio e ai primi 2 fascicoli, gora al margine inferiore, lavoro di tarlo non lesivo del testo al margine superiore delle prime 20 carte, al margine esterno delle cc. F3-I2 e al margine inferiore delle cc. Bb2-Dd3 della prima parte, restauri all'ultimo fascicolo della seconda parte, strappi all'ultima carta. Legatura novecentesca in mezza pergamena, carta decorata ai piatti, dorso scollato lungo la cerniera interna posteriore. Al margine inferiore al recto di c. R3 della prima parte firma di possesso L. Campani, sottolineature e annotazioni marginali a inchiostro.  Monumentale edizione - mutila della terza parte (Caroli Sigonij Livianorum scholiorum aliquot defensiones adversus Glareanum et Robortellum) - dell'opera di Tito Livio, corredata dall'autorevole commento dello storico modenese Carlo Sigonio. L'esemplare, diversamente da copie censite in alcune biblioteche italiane e straniere o disponibili sul mercato antiquario, presenta l'Index copiosissimus legato subito dopo il testo, prima degli Scholia. Brunet III, 1106; Graesse IV, 228; Schweiger I, 531; Renouard, 214; Adams, 1346.

Lot 576

Lobatschewsky Nikolai Ivanovitch. Pangeometria o sunto di geometria fondata sopra una teoria generale e rigorosa delle parallele. Versione dal francese, sull'edizione di Kasan del 1855. Napoli: De Angelis, 1867. In-8° (mm 280x195). Pagine [4], 64. Brossura editoriale stampata, dorso anticamente rinforzato, piccoli strappi. SI AGGIUNGE: Niels Bohr. Om Atomernes bygning. København: Jul. Gjellerups Forlag, 1923. Pagine 44, [4]. Esemplare a fogli chiusi. Brossura editoriale. Al frontespizio nota di possesso di difficile lettura, al contropiatto anteriore ex libris 'Burndy Library' con timbro di deaccessione. I opera: Prima rarissima edizione italiana del celeberrimo testo di geometria non euclidea di Lobatschewsky, estratto dal quinto volume del Giornale di Matematiche curato dal matematico Giuseppe Battaglini. Riccardi, Saggio di una bibliografia euclidea, p. 78. II opera: Edizione originale in volume del discorso tenuto da Niels Bohr in occasione del Premio Noble ricevuto nel 1922.

Lot 581

Lucretius Carus Titus. Lucretius [De rerum natura]. (Al colophon:) Venetiis: in aedibus Aldi, et Andreae soceri, mense Ianuario 1515. In-8° (mm 159x97). Carte [8], 125, [3]. Àncora aldina incisa su legno al frontespizio e al verso dell'ultima carta. Piccola gora marginale ai fascicoli m-o ma buon esemplare, Legatura coeva in pergamena floscia con unghie, nome dell'Autore manoscritto al dorso, al piatto superiore e sui tagli di testa e di piede, qualche piccola macchia ai piatti, dorso appena scollato alla cuffia inferiore. Al frontespizio nota di appartenenza coeva ('Gratij Gratia ac amicorum') ed altra, di poco successiva, di Eusebio Caimo, vescovo di Cittanova d'Istria ('Eusebij Caimi I.V.D.'), al contropiatto anteriore annotazione datata X feb.ii 1595, isolati marginalia di cui il più lungo a c. 123r, altra nota al verso di c. 125.  Seconda edizione aldina e ultimo libro stampato da Aldo prima della morte. L'opera è dedicata all'amico e protettore Alberto Pio da Carpi. Questa impressione, grazie al lavoro del curatore Andrea Navagero il cui nome compare nella prefazione a c. [ast]2r, risulta ancora più corretta della rara edizione originale del 1500 curata da Girolamo Avanzi. Il titolo del poema si legge a c. a1r: 'T. Lucretii Cari De rerum natura liber primus'. Renouard, 74, 11; Firmin-Didot, 409; Dionisotti-Orlandi, XC; Laurenziana, 132; Marciana, 153; G.F. d'Asola, 1 e note; Adams, L-1651; STC Italian, 3907; UCLA, 112. 

Lot 582

Lumisden Andrew. Remarks on the antiquities of Rome and its environs being a classical and topographical survey of the ruins of that celebrated city. Illustrated with engravings. London: Printed by W. Bulmer and co. Cleveland Row, for G. and W. Nicol, booksellers to His Majesty, Pall-Mall, 1797. In-4° (mm 290x222). Pagine iv, 478, [14]. Ritratto calcografico dell'Autore in antiporta, 12 tavole numerate I-XII incise in rame di cui alcune ripiegate. Bruniture, strappi restaurabili alla tavola III, braghette alle carte iniziali. Legatura moderna in tela marrone, titoli in oro su tassello al dorso. Al contropiatto anteriore doppio ex libris della biblioteca del Franklin Institute, Philadelphia. SI AGGIUNGE: Massimo Vittorio. Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane.con un appendice di documenti. Roma: tip. Salviucci, 1836. In-4° grande (mm 295x220). Pagine [4], 276. Sei tavole incise in rame numerate I-VI fuori testo, stemma calcografico al frontespizio. Arrossature. Legatura in cartonato coevo, al dorso titolo in oro su tassello in pelle, lievi abrasioni. SI AGGIUNGE: Raccolta delle principali vedute antiche e moderne della città di Roma e sue vicinanze disegnate ed incise dal vero dai migliori artisti. In Roma: presso Tommaso Cuccioni Neg.te di Stampe, Via della Croce N° 88, 1831. In-8° oblungo (mm 275x225). Carte [41]. Frontespizio calcografico con coloriture a mano, 40 tavole incise in rame. Leggere arrossature. Brossura editoriale con titoli stampati al piatto anteriore, vaste lacune al dorso, bordi usurati, macchie ai piatti. SI AGGIUNGE: Pinelli Bartolomeo. Nuova raccolta di cinquanta motivi pittoreschi e costumi di Roma. In Roma: Presso Lorenzo Lazzari alle Convertite N. 185, 1810. In-8° (mm 200×150). Titolo inciso in rame con ritratto dell'artista e 49 tavole su rame numerate. Qualche arrossatura, tracce di sporco su poche carte. Legatura coeva in pelle, fregi in oro al dorso, tagli spruzzati in rosso, abrasioni agli angoli e alle cuffie.  SI AGGIUNGE: Franzini Girolamo. Les merveilles de la ville de Rome, où est traitè des eglises, stations, & reliques des corps saints...Beaoucoup corrigè, & augmenté en cette impression. A' Rome: chez Bernabò: on les vend en Parion dans la boutique de Pierre Leon à l'enseigne de S. Jean de Dieu, 1725. In-8° (mm 167x110). Pagine  [4] (di 6), 216. Antiporta incisa in rame, numerose xilografie nel testo, marca incisa in legno al frontespizio, capolettera e finalini xilografici. Antiporta incollata al verso della carta di guardia anteriore, Gore, tracce di sporco al frontespizio, menda alla c. a7, restauri al frontespizio e ad alcune carte dei fascicoli N-O, fascicoli iniziali e finali allentati. Legatura coeva in pergamena floscia, macchie ai piatti, abrasioni, dorso staccato lungo la cerniera posteriore, con lavori di tarlo. Al contropiatto anteriore nota di possesso manoscritta 'Bibliothèque M.° de Dusrat Luneville 1779', calcoli manoscritti al piatto anteriore. I opera: Edizione originale di questo testo dedicato alle antichità romane dallo scozzese Andrew Lumisden. Segretario personale del principe Carlo Edoardo Stuart, partecipò alla 'rivoluzione' giacobita del 1745 che gli costò l'esilio: visse in Italia a partire dal 1750-1751, coltivando interessi storici e antiquari. Tra gli incisori che siglano le tavole calcografiche William Dickinson, Thomas Foot e Samuel John Neele. II opera: Unica edizione di questo testo di grande cultura, con continui rimandi a documenti storici per gli aspetti di nascita e di evoluzione della Villa e del suo circondario. Tavole di Giovanni Battista Cipriani. Olschki, Choix 17563; Schudt, 1106. III opera: Album contenente 40 tavole calcografiche con vedute di Roma: differisce dall'opera censita in SBN con titolo, anno ed editore analogo, ma formata da 60 carte, per l'assenza in copertina dell'indicazione 'Chez Fabri à Rome'. IV opera: Pregevole album con una raccolta di 49 incisioni su rame: si tratta della seconda serie prodotta da Pinelli, assai celebre e ricercata, raffigurante costumi popolari singoli e in gruppo, scene e mestieri, di Roma e dintorni. Fagiolo-Mazini, Pinelli, 300. V opera: Tarda edizione in francese della celebre opera di Franzini, primo esempio di guida illustrata di Roma: la fortuna editoriale si deve soprattutto al ricco apparato iconografico.

Lot 588

Maffei Scipione. Traduttori italiani o sia Notizia de' volgarizzamenti d'antichi scrittori latini, e greci, che sono in luce. Aggiunto il volgarizzamento d'alcune insigni iscrizioni greche; e la Notizia del nuovo museo d'iscrizioni in Verona. In Venezia: per Sebastian Coleti, 1720. In-8° (mm 180x126). Pagine 213, [3]. Marca tipografica incisa in legno al frontespizio, capilettera e finalini xilografici. Esemplare in barbe, qualche leggera arrossatura, bruniture ai fascicoli I-K, foro alle ultime 2 carte. Cartonato coevo con titoli manoscritti al dorso, macchia al piatto posteriore. Al contropiatto posteriore ex-libris 'William Semprini', al dorso numero manoscritto '25', alcuni marginalia. SI AGGIUNGE: Catalogo di commedie italiane. Venezia: nella Stamperia di Modesto Fenzo, 1776. In-12° (mm 200x108). Pagine vi, [2], 179, [1], 28. Stemma calcografico al frontespizio. Esemplare in barbe. Cartonato coevo, titoli manoscritti al dorso, piccoli strappi al dorso. Al verso della sguardia anteriore ex libris di Antonia Suardi Ponti, al contropiatto posteriore altro ex libris 'William Semprini', al dorso due numeri manoscritti di cui uno cassato e altro numero '2511' vergato su tassello cartaceo. I opera: Edizione originale di questo repertorio bibliografico compilato dall'erudito veronese. L'impressione include la Traduzione d'alcune insigni iscrizioni greche e la Notizia del nuovo museo d'iscrizioni in Verona. E paragone delle iscrizioni con medaglie: l'istituzione cui si fa riferimento è il Museo Lapidario di Verona voluto proprio da Maffei nel 1714. II opera: Prima edizione del Catalogo delle commedie in possesso del nobile Giuseppe Tommaso Farsetti - di cui compare lo stemma famigliare al frontespizio (si veda Gelli, Ex-libris italiani, n. 415)  - e compilato sotto la sua assistenza dall'abate Jacopo Morelli (cfr. Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime I, p. 185). La raccolta del patrizio veronese venne donata, nel 1791, alla Marciana di Venezia. Contiene, con segnatura e numerazione propria, l'Appendice prima, l'unica apparsa. Ottino-Fumagalli, 3897.

Lot 589

Magalotti Lorenzo. Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Cimento...In questa edizione si aggiunge la sua vita scritta dal signor Domenico Maria Manni. In Venezia: presso Giambatista Pasquali, 1761. In-8° (mm 177x116). Pagine lvi, 192, con XIV (di XXVIII) tavole numerate ripiegate incise in rame in fine. Marca tipografica xilografica al frontespizio. A fogli chiusi, qualche arrossatura. Legatura coeva in cartonato d'attesa, titoli manoscritti al dorso, qualche macchia ai piatti. Al dorso etichetta con segnatura manoscritta 'C 130'. SI AGGIUNGE: Vallisneri Antonio. Istoria della generazione dell'uomo, e degli animali, se sia da' vermicelli spermatici o dalle uova. In Venezia: appresso Gio. Gabbriel Hertz, 1721. In-4° (mm 255x185). Pagine [6] (di 8, manca l'occhietto), 490, [2] con XIII tavole numerate incise in rame in fine, di cui tre ripiegate. Esemplare in barbe, leggera gora al margine inferiore a partire da c. Mmm1. Legatura moderna in pergamena, titoli e fregi in oro su falsi tasselli al dorso. I opera: Edizione curata dal filologo ederudito fiorentino Domenico Maria Manni, la prima con la biografia di Magalotti da lui composta, di questi Saggi apparsi a stampa per la prima volta nel 1667: essi costituiscono un precoce esempio di resoconto scientifico frutto e risultato di esperimenti pratici - la cosiddetta fisica applicata - condotti dai membri dell'Accademia del Cimento. Riccardi II, 408. II opera: Edizione originale di questo importante studio di Vallisneri, pubblicato con non poche difficoltà dopo aver ottenuto il permesso di stampa dal rappresentante dell'inquisitore ecclesiastico: l'iniziale reticenza della Santa Sede si spiega verosimilmente alla luce delle posizioni espresse dallo scienziato a favore del preformismo ovistico nella variante degli inviluppi, secondo cui Dio avrebbe creato tutto contemporaneamente, inclusi tutti gli embrioni di tutti gli uomini inviluppati nelle ovaie di Eva e sviluppatisi poi nel corso del tempo. Nello stesso scritto l'Autore sviluppa la sua personale visione della grande catena degli esseri, in cui colloca non solo le specie viventi, ma l'insieme di tutte le creature. DSB XIII, 562/5; Waller, 9792; Blake, 468; Capparoni, 88/91; Heirs of Hippocrates, 706; Cole, Early theories, 172; NUC, pre-56.

Lot 598

Marcel Guillame. Tavolette cronologiche contenenti la serie de papi, imperadori, e re, che anno regnato dalla nascita di Cristo fino al presente divise in due parti. Nella prima delle quali ritrovansi descritti per ordine alfabetico i detti monarchi. E nell'altra vengonoIn Roma: presso Venanzio Monaldini mercante di libri, 1784. In-8° (mm 190x133). Carte [35]. Antiporta, frontespizio e testo incisi su rame. Legatura coeva in mezza pelle con punte, carta decorata ai piatti, fregi e titoli in oro su tassello al dorso, segnalibro in seta verde, abrasioni ai piatti, strappi restaurabili alla sgurdia anteriore. Al contropiatto anteriore etichetta azzurra a stampa 'Guido Manganelli'. Volumetto interamente impresso con procedimento calcografico a partire dall'antiporta allegorica incisa da Francesco Mazzoni su invenzione e disegno di G. Pietro Chattard Deborde. Si tratta di una versione italiana dell'opera dell'erudito e storico di Tolosa Guillaume Marcel, ma per cui spesso si trova - in cataloghi di biblioteca o schede bibliografiche di librai antiquari - l'indicazione di Girolamo Serangeli come autore.

Lot 599

Marcolini Francesco. Le ingeniose Sorti composte per Francesco Marcolini da Forlì. Intitulate Giardino di Pensieri. Novamente Ristampate, e in Novo et Bellissimo Ordine Riformate. (Al colophon:) In Venetia: per Francesco Marcolino da Forlì, 1550. In folio (mm 300x200). Pagine 157 [i.e. 207], [1]. Frontespizio allegorico inciso in legno, al verso del frontespizio ritratto del Marcolini entro raffinata bordura architettonica il tutto inciso in rame. Numerose vignette xilografiche e centinaia di piccoli legni raffiguranti carte da gioco e tarocchi. Strappi restaurati al frontespizio e a poche carte, piccola lacuna restaurata con perdita d'inciso alla carta LL2, carte LL2-LL3 rimarginate, rinforzi al margine esterno delle carte F2-F3, piccoli restauri e rinforzi ai margini di altre carte, tracce di sporco più evidenti alle prime e alle ultime due carte. Legatura ottocentesca in mezza pelle, titoli in oro al dorso. Alla carta di guardia applicata incisione in rame settecentesca raffigurante Giuseppe Porta, considerato uno dei possibili incisori dei legni. Seconda e definitiva edizione che segue la princeps del 1540, dedicata al duca di Ferrara. "La sopradescritta edizione sebbene sia meno rara della prima, tuttavolta è ricercata a preferenza, specialmente in Francia, pel migliore ordine dato all'opera dall'Autore" (Casali). Sempre il Casali, basandosi su una lettera indirizzata a Francesco Sansovino da Lodovico Dolce, attribuisce a quest'ultimo la versione in terzine delle risposte. "Nel 1540 (e poi, di nuovo, nel 1550) [Francesco Marcolini] pubblica Le sorti intitulate giardino dei pensieri, un'opera per molti aspetti simile al Triompho di Fortuna del Fanti. Anche qui siamo davanti a un libro/gioco, il cui uso prevede una combinazione di scelta (si sceglierà uno dei quesiti previsti, di cui 13 riservati agli uomini, 13 alle donne e 24 agli uni e alle altre) e di caso (si pescherà da un mazzo di carte). Ogni giocatore viene così guidato per un percorso, fatto di parole e immagini, che lo condurrà al responso finale: una terzina, che è inserita, come si vedrà, entro una complessa trama di associazioni, concettuali e iconografiche. Il gioco produce dunque, anche qui, un testo, o meglio un frammento testuale variamente combinabile con altri; questo libro/gioco, si diceva, è anche il luogo di tutte le storie possibili. Ritroviamo quindi la topica paradossale, la compresenza di tesi contrarie [...]. L'opera del Marcolini chiarisce bene il rapporto circolare, di riuso, che si instaura fra gioco e letteratura: i quesiti sull'amore e sulla donna sono da un lato legati all'antica tradizione dei "dubbi" e delle corti d'amore, dall'altro sono gli stessi che, proprio in quegli anni, alimentano una letteratura destinata a notevole fortuna editoriale. Le Sorti del Marcolini ci propongono anche una straordinaria galleria d'immagini: si potrebbe parlare di un dizionario iconologico che precede di decenni quello del Ripa, se non che le immagini del Marcolini non sono semplicemente accostate entro un ordine fisso e arbitrario (quale è appunto quello alfabetico), ma sono inserite, come si accennava, entro una trama di relazioni, che le rende pronte al gioco combinatorio. Così ad esempio il Matrimonio è rappresentato da una figura maschile con i piedi incatenati a un giogo, e associato con necessità, piacere, esperienza e pentimento; le immagini dei filosofi, inoltre, accompagnano le immagini dei concetti astratti, che corrispondono alle varie vicende, e situazioni della vita (alla Verità segue Polomone, al Matrimonio Ferecide, alla Vittoria Biante, e così via): una specie, dunque di teatro della memoria, la cui struttura meriterebbe di essere studiata; l'influenza del Camillo era del resto molto viva nell'ambiente del Marcolini, fra i suoi più stretti collaboratori: l'Aretino, il Doni, come si diceva, ma bisognerà ricordare anche Sebastiano Serlio, delle cui Regole di Architettura il Marcolini dà una splendida edizione. Questo libro/gioco, si diceva, dispone ordinatamente nei luoghi delle sue pagine parole e immagini, che insieme ricordano e profetizzano, distillano la sapienza del passato per indicarci la nostra sorte [...] Come ha mostrato Quondam, il Giardino del Marcolini, d'altra parte, era diventato due anni prima, nel Ragionamento delle corti dell'Aretino (1538), il luogo emblematico di un'esperienza letteraria libera dalla corte e dalla chiesa. [...] Anche il Marcolini aveva associato il gioco alla possibilità, o all'illusione, di avere il mondo in pugno: ma aveva sognato di costruire una specie di doppio, piacevole e ingegnoso, capace di suggerire il modo di affrontare la sorte attraverso l'arte combinatoria delle parole e delle immagini, attraverso l'incanto della poesia e del disegno" (L. Bolzoni, La stanza della memoria. Modelli letterari e iconografici della stampa, Torino 1995, pp. 118-119). Casali, n. 78; Essling II, p. 670; Mortimer, 280; Cicognara, 1701; L. Nardin, Carte da gioco e letteratura fra Quattrocento e Ottocento, Lucca 1997.

Lot 61

Giegher Mattia. Li tre trattati di messer Mattia Giegher bavaro di Mosburc, Trinciante dell'Ill.ma Natione Alemanna in Padova... opera rinnovata, e di molte cose accresciute. In Padova: per Paolo Frambotto, 1639. Due parti in un volume in-4° oblungo (mm 152x208). Pagine [16], 54 (l'ultima carta bianca G4 legata a precedere la carta A1); [34]. Completo del ritratto dell'autore in cornice ovale, con iscrizione  'Mattia Giegher Bavaro d'età d'anni 40' (nel nostro esemplare legato in fine al Trattato delle Piegature), e di 48 tavole incise in rame fuori testo, di cui due ripiegate. Bella legatura ottocentesca in marocchino granata, al centro dei piatti stemma in oro della famiglia Choiseul-Beaupré, dorso a cinque piccoli nervi, con titolo breve e anno di stampa in oro al secondo e terzo scomparto. Contropiatti e sguardie in carta decorata a pettine, labbri dei piatti decorati con doppio filetto in oro, ricche dentelles interne. Seconda e rarissima edizione di questa celebre raccolta. Il volume si apre con l'epistola dedicatoria a Burchard Rantzau, al tempo consigliere - presso la facoltà di legge di Padova  - della Natione Alemanna, e al servizio della quale il Bavaro di Mosburc Giegher svolgeva il proprio officio quale trinciante. In questa epistola - già premessa alla prima edizione del 1629 - l'autore dà notizie sul contenuto dell'iniziativa editoriale che comprende - oltre a un trattatello di nuova redazione, che "insegna con modo facilissimo piegare ogni sorte di tovaglioli e tovaglie in molte e leggiadre maniere" - il testo di due opere già pubblicate, lo Scalco (1621) e il Trinciante (1623), "già alquanti anni addietro, in diversi tempi date alla Stampa, e hora rinouate, e' n buona parte ampliate non meno di molti utili ricordi, e avvertimenti, che di vaghe figure intagliate in rame", al fine di fornire un manuale completo per governare la cucina e la tavola. Sono proprio le tante 'vaghe figure' - dovute senza dubbio a un incisore italiano - a corredo a impreziosire la presente raccolta, e a renderla assai ricercata. Tavole che illustrano elaboratii modi di piegare salviette - a forma di caravella o di uccello -, eleganti modelli per la disposizione di tovaglie e statue di zucchero, precise istruzioni per trinciare con maestria il petto di vitella o un coniglio intero, fantastici cedri tagliati a forma di ghianda, pesce o tartaruga. Drexel 238; Vicaire 402;  Westbury 115; Marciana 754; Paleari Henssler 759; B.IN.G. 937; Livre en bouche 142.

Lot 613

Medici Lorenzo de. Poesie volgari, nuovamente stampate...col Commento del medesimo sopra alcuni de' suoi sonetti. (Al colophon:) In Vinegia: in casa de' figliuoli di Aldo, 1554. In-8° (mm 155x92).  Carte 205 [i.e. 201], [3]. Àncora aldina al frontespizio ripetuta in fine. Lievi arrossature al frontespizio e a poche carte. Legatura settecentesca in pelle su cartone, titoli in oro al dorso (rifatto), contropiatti e sgurdie in carta marmorizzata, tagli azzurri, abrasioni. Note e monogrammi manoscritti di difficile lettura al frontespizio, al contopiatto anteriore ex libris 'Carl Purington Rollins' e 'Stedman', al recto della sgurdia anteriore biglietto con note bibliografiche a matita, al verso della stessa sguardia ex libris 'Edward Harmon'. Edizione originale delle Canzoni di Lorenzo de' Medici, esemplare mancante - come la quasi totalità delle copie superstiti - delle cinque canzoni censurate nel fascicolo O. Adams, M-1005; Ahmanson-Murphy, 473; Renouard, 162: "Presque tous les exemplaires sont mutilès de cinq chansons (Canzoni) dans la feuille O".

Lot 627

Orlandi Pellegrino Antonio. Origine e progressi della stampa, o sia Dell'arte impressoria e notizie dell'opere stampate dall'anno 1457 sino all'anno 1500. [Bologna] : ... opus ... effecit finitum Costantinus Pisarius ... impressor, et bibliopola in Porticu unici Archigymnasii, ad signum Sancti Michaelis Archangeli, Bononiæ studiorum, 1722. In-4° (mm 256x182). Pagine [8], 448, [4]. Porzione inferiore del titolo asportata e restaurata, altrimenti ottimo esemplare a fogli chiusi. Legatura posteriore in mezza pelle, tassello con titolo in oro al dorso. Edizione originale del primo repertorio italiano degli incunaboli usciti dai torchi europei. L'Origine e progressi della stampa del carmelitano bolognese Pellegrino Antonio Orlandi (1660-1727) rappresenta una utile bibliografia specialistica e, al contempo, uno dei più remoti esempi di storia del libro e della tipografia nel XV secolo. Il volume e' corredato da varie specimina tipografici e figure che illustrano le marche tipografiche dei primi tipografi. "No place of publication is given on the title-page. The introduction is dated 'Bologna', and the Censor's permission is dated. This work was issued about the time of Maittaire's Annales, to which it is very similar. It is a compendious account of the several books supposed to have been published from 1462 to 1500. There are copies in existence, and highly prized, that were printed on strong writing paper" (Bigmore - Wyman II, p. 95).

Lot 635

Pascal Blaise. Le provinciali o Lettere scritte da Luigi Montalto ad un provinciale de' suoi amici colle annotazioni di Guglielmo Wendrok. Tomo primo [-secondo]. In Venezia: appresso Giuseppe Bettinelli, 1766. Due volumi in-8° (mm 182x125). Pagine lxvii, [1], 468; 508, [2]. Lievi fioriture e minima gora al margine superiore delle ultime carte del secondo volume ma buon esemplare in barbe. Legatura coeva in cartonato, titoli manoscritti al dorso. Al frontespizio del secondo volume antico timbro di collezione di difficile lettura e nota di possesso cassata. Apparsa per la prima volta in italiano a Venezia nel 1761 in un'edizione che fu messa all'indice con decreto del 3 marzo 1762, quest'opera satirica fu composta e pubblicata anonima nel 1657, in occasione del conflitto teologico scoppiato tra i gesuiti e i giansenisti. Luigi di Montalto e Guglielmo Wendrok sono gli pseudonimi di Blaise Pascal e Pierre Nicole. La traduzione non è di Cosimo Brunetti come affermato da Melzi, ma del domenicano Ludovico Maria Carrara. Melzi II, 384.

Lot 644

Piazza Antonio. Il merlotto spennacchiato o sia la storia piacevole del conte Enea P. Nuova edizione riscontrata sopra l'originale dell'autore. In Venezia: appresso qualunque librajo, 1778. In-8° (mm 165x105). Pagine VIII, 198 (di 200, manca l'ultima carta di indice). Antiporta incisa in rame, fregio xilografico al frontespizio, capolettera inciso in legno. Strappo restaurabile a carta pigreco3, leggere arrossature. Cartonato coevo, tagli gialli, lievi abrasioni agli angoli. Nuova edizione di questo romanzo, già erroneamente attribuito all'abate Pietro Chiari e a Carlo Buonamonti (G. Passano, Dizionario di opere anonime e pseudonime in supplemento a quello di Gaetano Melzi, Ancona 1887, p. 208), sulla cui restituzione ad Antonio Piazza si veda A. M. Morace, Il prisma dell'apparenza: la narrativa di Antonio Piazza, Napoli 2002, pp. 8 e 308.

Lot 660

Possevino Antonio. Bibliotheca selecta de ratione studiorum, ad disciplinas, & ad salutem omnium gentium procurandam. Recognita novissime ab eodem, et aucta, & in duos tomos distributa. Triplex additus index. Coloniae Agrippinae: apud Ioannem Gymnicum sub Monocerte, 1607. Due parti in un volume in folio (mm 303x200). Pagine [26], 476; 519, [29]. Frontespizio calcografico, stemma xilografico della Compagnia di Gesù al frontespizio del Tomus secundus, capilettera, testatine e finalini incisi su legno, testo entro cornice a doppio filetto. Bruniture, qualche arrossatura. Legatura ottocentesca in mezza pelle, carta marmorizzata ai piatti, fregi e titoli in oro su tassello rosso al dorso, tagli dorati, piatto anteriore staccato, abrasioni al dorso con mende alle cuffie. Al contropiatto anteriore ex libris Balsamo, applicato con nastro adesivo al recto della sguardia posteriore un biglietto da visita 'Renata e Marino Berengo'. Edizione originale molto rara di questa importante opera di vasta erudizione. "La Bibliotheca selecta del 1593 è una sorta di repertorio di 'letture consigliate' dove venivano interpretati gli indirizzi della Chiesa cattolica dopo il Concilio di Trento. "Nel 1593 veniva pubblicata a Roma la Bibliotheca selecta. L'opera si inseriva in un 'genus' letterario di grande successo, quale quello delle bibliografie o 'bibliothecae' cinquecentesche, ed utilizzava come fonte primaria l'lndex librorum prohibitorum, seguendo inoltre il già consolidato programma pedagogico della 'Ratio studiorum' gesuitica. Eppure la Bibliotheca selecta si presentava, fin dalle prime battute, come un'opera sostanzialmente nuova, se non nel contenuto, nel metodo: "nescio, an ab ullo hactenus factum sit, ut Historiae ad solidam cum pietate notitiam legendae" (Carella, Antonio Possevino e la Biblioteca Selecta del Principe Cristiano, p.1).

Lot 67

Tanara Vincenzo. L'Economia del Cittadino in Villa... Libri VII. In questa Quarta impressione riveduta, & accresciuta. In Bologna: per gli HH. del Dozza, 1658. In-4° (mm 218x157). Pagine [8], 624, [16]. Grande vignetta calcografica al frontespizio, incisa da Giovanni Battista Coriolano e raffigurante un paesaggio agrestre. Testatine e iniziali ornate incise su legno, numerose illustrazioni silografiche nel testo, raffiguranti attrezzi agricoli. Legatura moderna in cartonato, al dorso titolo annotato a lapis. Esemplare discreto. Frontespizio brunito, con tracce di polvere e alcuni strappetti ai margini. Diffuse e ampie gore, numerose bruniture e tracce d'uso. Cucitura allentata. Al contropiatto anteriore ex libris cartaceo 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat'. Quarta edizione - la prima apparve a Bologna nel 1644 - di questa ampia opera destinata a grande e duratura fortuna anche nel secolo successivo. Ai sette libri delle edizioni precedenti (vedi lotto 64) è qui aggiunto, alle ultime carte, un trattatello dedicato al Cacciatore e alle sue "qualità, virtù, e doti", evidente riflesso della grande passione che il marchese Tanara nutrì per la caccia, e nel quale delinea il modello del "Cacciatore Nobile, o almeno civile", escludendo quindi "i Mercenarij, e i Villani", in grado solo di saccheggiare colombaie e pollai (p. 617). Westbury, 211; Marciana, 1563; B.IN.G., 1885; Vinciana, 1807.

Lot 695

Spinelli Vincenzo. Teatro di concetti... pertinenti allo scrivere Lettere famigliari. In Napoli: appresso Tarquinio Longo, 1619. In-4° (mm 204X141). Pagine [8], 139, [5]. Frontespizio calcografico, capilettera, testatine e finalini xilografici. Qualche arrossatura, carta lievemente brunita. Legatura in pergamena su cartone, titoli in oro al dorso su falso tassello. Nota di possesso cassata al frontespizio. SI AGGIUNGE: Malespini Celio. Ducento novelle...nelle quali si raccontano diversi avvenimenti così lieti, come mesti & stravaganti. In Venetia: al Segno dell'Italia, 1609. Due parti in un volume in-4° (mm 199x145). Carte [8], 281, [1], 312 [i.e. 308]. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio, capilettera xilografici. Tracce di sporco al frontespizio e su alcune carte, leggere arrossature, gore. Legatura in cartonato, carta decorata al dorso, titoli e numerazione manoscritti al taglio di piede, abrasioni, strappi e mende al dorso, legatura allentata lungo le cerniere interne. I opera: Edizione originale di questo scritto di Vincenzo Spinelli, membro dell'Accademia napoletana degli Oziosi, istituzione fondata nel 1611 con il motto Non pigra quies. L'opera si inserisce nel dibattito epistolografico del XVII secolo, erede di quello ben più vivace del Cinquecento quando l'arte di scrivere lettere, soprattutto di carattere ufficiale e diplomatico, o come semplice esercizio retorico, venne considerata un vero e proprio genere letterario autonomo. II opera: Prima edizione delle novelle di Malespini, la cui composizione risale agli anni del soggiorno mantovano dell'Autore, tra il 1595 e il 1605. Dopo un inizio di impianto boccaccesco, con la costruzione di una cornice in cui inserire i diversi racconti, le novelle diventano più eterogenee e prive tra loro di nessi logico-cronologici; i temi sono quelli tipici della tradizione novellistica (beffe, scherni, truffe e inganni, storie d'amore tragiche o licenziose, viaggi, eventi di cronaca) e ampio è il ricorso a materiali già esistenti. Originale invece l'insieme delle narrazioni ambientate a Venezia, Firenze e Milano, di chiaro impianto autobiografico. Il valore dell'opera non è tanto di natura letteraria, quanto piuttosto documentaria: le descrizioni di usi e costumi riflettono infatti bene, e in maniera più che verosimile, la società del tempo, sia quella degli strati più bassi del popolino che quella di antica nobiltà.

Lot 703

Tasso Torquato. La Gerusalemme Liberata [...] Adornata con bellissime figure a ciascun canto. In Venetia: Per Gio. Giacomo Hertz, 1673. In 8° (mm 202x156). Pagine [16], 244. Frontespizio architettonico con ritratto del Tasso in ovale, inciso in rame e 20 belle illustrazioni a piena pagina incise in rame lungo il testo. Frontespizio controfondato, gore e tracce di sporco lungo tutto il volume, qualche strappo, esemplare mediocre. Legatura settecentesca in mezza pelle, piatti rivestiti in carta marmorizzata, tagli spruzzati in rosso. Al contropiatto anteriore timbro 'Biblioteca Cavatorti' e antica collocazione manoscritta. Pregevole edizione illustrata che si apre con una dedica all'abate Michele Capellari (1630-1717), segretario di Cristina di Svezia; contiene anche la Vita di Torquato Tasso scritta dal cavalier Guido Casoni. Le incisioni dei fratelli Valegio (o Valesio), Francesco e Giacomo, sono le stesse utilizzate per l'edizione di Scaglia del 1625. Guidi , pag. 30.

Lot 711

Tiraboschi Girolamo. Storia della letteratura italiana. Roma: per Luigi Perego Salvioni stampator Vaticano, 1782-1785. 9 parti in 12 volumi in-4° grande (mm 285x200). Qualche sporadico alone, ottima copia. Pergamena rigida coeva, duplice tassello con titolo e numerazione dei volumi ai dorsi, tagli marmorizzati. Ex libris Nannini di Modena. Nota di possesso manoscritta ai frontespizi 'P. Fedele d'Alatri Cpno Applicato alla Libreria del M.S. Giovanni'. Rara edizione della prima storia generale della letteratura italiana, che il Tiraboschi cominciò a scrivere nel 1770, quando il duca di Modena Francesco III lo nominò prefetto della Biblioteca Estense, e che fu pubblicata per la prima volta a Modena tra il 1772 e il 1782. In essa il Tiraboschi raccolse un'immensa messe di notizie bio-bibliografiche intorno alle vicende della nostra letteratura, dall'età etrusca sino all'inizio del Settecento. Divisa per secoli e non per generi o per biografie, come nelle precedenti storie tradizionali, nell'opera si coglie un forte sentimento di italianità, che fa da preludio allo spirito romantico-risorgimentale del secolo successivo. Girolamo Tiraboschi, originario di Bergamo, prosecutore della grande tradizione storiografica muratoriana, gesuita dal 1746, fu chiamato a Modena nel 1770 con l'incarico di dirigere la Biblioteca Estense. Nella città emiliana rimase per tutta la vita, attendendo a studi ancora oggi consultabili con profitto per la sterminata dottrina che vi è profusa e per il rigore del metodo. Dal 1773 al '90 fu prima collaboratore e poi direttore del Nuovo giornale dei letterati d'Italia.

Lot 712

Tiraboschi Girolamo. Storia della letteratura italiana... Prima edizione veneta, dopo la seconda di Modena riveduta, corretta ed accresciuta dall'autore Tomo I [-IX]. In Venezia: 1795-1796. Sedici volumi in-4° (mm 205x145). Legatura coeva in mezza pelle, piatti rivestiti di carta marmorizzata. Titoli in oro su tassello ai dorsi, lievi difetti.  Rara edizione della prima storia generale della letteratura italiana, che il Tiraboschi cominciò a scrivere nel 1770, quando il duca di Modena Francesco III lo nominò prefetto della Biblioteca Estense, che fu pubblicata per la prima volta a Modena tra il 1772 e il 1782. Alla seconda edizione modenese, apparsa fra il 1787 e il 1794, l'Autore apportò alcune aggiunte e correzioni. In essa il Tiraboschi raccolse un'immensa messe di notizie bio-bibliografiche intorno alle vicende della nostra letteratura, dall'età etrusca sino all'inizio del Settecento. Divisa per secoli e non per generi o per biografie, come nelle precedenti storie tradizionali, nell'opera si coglie un forte sentimento di italianità, che fa da preludio allo spirito romantico-risorgimentale del secolo successivo. Girolamo Tiraboschi, originario di Bergamo, prosecutore della grande tradizione storiografica muratoriana, gesuita dal 1746, fu chiamato a Modena nel 1770 con l'incarico di dirigere la Biblioteca Estense. Nella città emiliana rimase per tutta la vita, attendendo a studi ancora oggi consultabili con profitto per la sterminata dottrina che vi è profusa e per il rigore del metodo. Dal 1773 al '90 fu prima collaboratore e poi direttore del Nuovo giornale dei letterati d'Italia. Lotto non passibile di restituzione.

Lot 714

Tonelli Francesco. Biblioteca bibliografica antica, e moderna; d'ogni classe, e d'ogni nazione. Raccolta da Francesco Tonelli... Tomo primo [-secondo]. In Guastalla: nella Regio-ducale stamperia di Salvatore Costa e compagno, 1782-1783. Due parti in un volume in-4° (mm 245x190). Pagine [16], 167, [1]; [8], 162, [2]. Fregio inciso in legno ai frontespizi, capilettera e testatine xilografici. Esemplare in barbe, piccola gora al margine inferiore dei fascicoli o-r del tomo secondo, mutila l'ultima carta bianca del tomo secondo. Legatura in cartonato coevo, carta decorata al dorso, titoli manoscritti su tassello cartaceo al dorso, legatura allentata con parziale distacco dei primi 10 fascicoli del tomo primo. Al contropiatto anteriore ex-libris Balsamo.  Edizione originale di questo repertorio, vero e proprio dizionario bio-bibliografico, che pone il suo Autore - il giurista mantovano Francesco Tonelli - accanto ai grandi nomi che nel XVIII secolo si occuparono di bibliografia: Apostolo Zeno, Ireneo Affò, Girolamo Tiraboschi, Gaetano Poggiali. 

Lot 717

Tournefort Joseph Pitton de. Institutiones rei herbariae ... Tomus primus [- III] Editio altera, Gallica longe auctior, quingentis circiter tabulis æneis adornata. Parisiis: e typographia Regia, 1700. (Al colophon:) Parisiis: e typographia Regia. Curante Joanne Anisson, ejusdem typographiæ præfecto, 1700. Tre volumi in-4° (mm 227x172). Pagine [20], 697, [11], 54, [10]; carte [251] di cui una ad antiporta incisa su rame e 250 di tavole calcografiche numerate; carte [240] di cui una ad antiporta incisa su rame e 239 di tavole calcografiche numerate 251-489. Al tomo I marca tipografica incisa su rame al frontespizio, capilettera e testatina calcografici, fregi xilografici. Leggere arrossature, alcuni fascicoli con carte brunite al tomo I, gora al tomo III. Legatura omogenea coeva in pergamena su cartone, titoli in oro su tassello ai dorsi, tagli azzurri. Numero 122 a stampa su etichetta cartacea al contropiatto posteriore del tomo III.   Edizione originale, completa del Corollarium, impresso nel 1703. L'opera è principalmente una traduzione latina, realizzata dal Tournefort stesso, dei suoi Elemens de botanique, mentre il Corollarium è un supplemento da lui scritto al ritorno da un viaggio compiuto nel vicino Oriente, che contiene l'inventario di 1350 tipi di piante trovate laggiù. L'importanza del Tournefort risiede nel fatto che egli classificò tutte le piante in generi e gran parte dei nomi coniati o introdotti da lui furono poi adottati da Linnaeus e sono in uso ancora oggi. Brunet V, 903; Pritzel, 9428; Hirsch III, 432; Olschki, Choix, 9646; Blunt, 113-116: "These llustrations, made no doubt under Tournefort's direct supervision, are remarkable for the accuracy of their dissections".  

Lot 732

Zaccaria Francesco Antonio. Lettera... al reverendissimo e dottissimo Padre Abate Giovangrisostomo Trombelli...Di alcune giunte e correzioni le quali potrebbero farsi al libro del Padre Orlandi. (Al colophon): Milano: 10 Novemb. 1747. In-8° (mm 146x77). Pagine [2], 215-258. Brossura moderna in carta decorata, tagli spruzzati in rosso. Estratto dal tomo XLV della Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici compilata da Angelo Calogerà, contenente questo pamphlet in forma di epistola indirizzata a Giovanni Crisostomo Trombelli, composto dall'erudito gesuita Francesco Antonio Zaccaria; successore di Muratori nella direzione della Biblioteca Estense di Modena dal 1745, Zaccaria è noto anche come autore di una Storia letteraria d'Italia (Venezia, 1750-1759) e di una Bibliotheca Pistoriensis (Torino, 1752). Lo scritto cui desidera offrire 'giunte, e correzioni' è Origine e progressi della stampa o sia dell'arte impressoria (Bologna, 1722) di Pellegrino Antonio Orlandi, il primo repertorio italiano di edizioni del XV secolo uscite dai torchi europei.

Lot 87

Massialot François. Le Cuisinier Royal et Bourgeois, qui apprend à ordonner toute sorte de repas, & la meilleure maniere des Ragouts les plus à la mode & le plus exquis. A Paris: chez Charles de Sercy, 1693In-12° (mm 160x92). Pagine [20], 505, [46]. Marca tipografica, incisa su legno, al frontespizio. Testatine, iniziali ornate e eleganti finalini silografici. Legatura in vitello moucheté. dorso a cinque piccoli nervi, scomparti decorati con ferri dorato. Al secondo scomparto titolo breve in oro. Usurati gli angoli e la cerniera al piatto anteriore, mancanza della pelle in corrispondenza delle cuffie. Buon esemplare, qualche brunitura e fioritura, leggeri aloni marginali. Mancanza al margine esterno della carta Tt2, con perdita delle lettere o parole finali di sette linee. Al frontespizio timbro di appartenenza, in inchiostro violetto. Al contropiatto anteriore ex libris cartaceo 'Marcus Crahan', al recto della carta di guardia anteriore 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat'. Seconda edizione, rarissima, del libro di cucina più importante di Massialot. Pubblicato per la prima volta nel 1691, ebbe numerose edizioni (vedi lotti 94, 96, 101, 108, 121 e 132) e fu considerato opera fondamentale per la compilazione delle successive opere gastronomiche e per lo sviluppo dei ristoranti. La prima parte comprende modelli di menù distribuiti secondo le stagioni e pranzi realmente preparati dall'Autore, mentre la seconda presenta per la prima volta le ricette proposte per ordine alfabetico, costituendo de facto un prodromo dei dizionari di cucina. Innovativi sono l'introduzione delle essenze nella preparazione dei fondi da cucina e l'utilizzo nelle ricette del cioccolato, fino ad allora considerato soltanto come bevanda. Livres en bouche, 117 (I ediz.); Vicaire, 574; Menell, All Manners of Food pp. 74-5: "The social connotations of food were being made more and more explicit: not only was anything reminiscent of rusticity and the food of the peasants to be avoided, but the court and the best circles were offered as models to be copied. The growing sense of "good taste," national pride, and deference to the court as the fount of all fashion are all evident".

Lot 94

Massialot François. Le Cuisinier Roïal et Bourgeois; qui apprend à ordonner toute sorte de repas en gras, et la meilleure manière des Ragouts les plus delicats & les plus à la mode. A Paris: chez Claude Prudhomme, 1710. In-8° (mm 163x85). Pagine [16], 500, [48]. Marca tipografica, incisa su legno, al frontespizio. Testatine, iniziali ornate e finalini silografici. Otto tavole incise su legno fuori testo, piegate  e raffiguranti tavole imbandite (fortemente brunite, diffuse fioriture).  Legatura coeva in vitello, dorso a cinque nervi decorati con ferri floreali in oro, titolo breve in caratteri dorati. Cerniere usurate, legegre spellature alle cuffie. titolo e fregi oro al dorso (piccoli difetti alle cerniere). Con 8 tavole f.t. ripieg. Raffiguranti tavole imbandite. Tagli spruzzati in rosso. Buon esemplare, carte uniformemente brunite, tracce di polvere al frontespizio. Qualche macchia, gora al margine esterno di alcuni fascicoli, minima corrosione della carta alla c. K2, a ledere una o due lettere del testo. Sobrio il margine superiore. Al contropiatto anteriore ex libris cartaceo 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat'; al frontespizio piccolo timbro in inchiostro nero. Edizione del ricettario di Massialot sconosciuta ai repertori di riferimento. Pubblicato per la prima volta nel 1691 e rivolto, più che alle mense familiari, ai cuochi di professione e ai Maîtres d'Hôtels, il manuale conobbe grandissimo successo commerciale, e fu nel corso del Settecento proposto con successive aggiunte. Livres en bouche 117 (I ediz.); Vicaire, 574 (altre ediz.).

Lot 23

Jens H Quistgaard for O V Mogensen, a Danish silver part canteen, Champagne pattern, designed circa 1947, including four dinner forks, four dinner knives, four dessert forks, two dessert spoons, two tablespoons and a butter knife, dated 1957-59, approximately 22.57ozt without knives (17)

Lot 60

O F Hjortdahl (1858-1936), a Norwegian silver and enamelled necklace, red enamel open lozenges, 41cm long

Lot 100

9ct Gold ring with citrine stone. 1973. Size: N/O. Gross weight: 3.4g

Lot 111

9ct Gold ring with purple stone and diamonds. Size: O/P; Weight: 2.7g

Lot 120

9ct Gold diamond ring. Size: O; Weight: 1.3g

Lot 381

A RARE GENTLEMAN'S STAINLESS STEEL ROLEX OYSTER PERPETUAL DATEJUST "TURN O GRAPH" BRACELET WATCH CIRCA 1960, REF. 1625 D: Silver dial with silver "dagger" batons & hands, date aperture. M: 25 jewel automatic chronometer movement with "butterfly" rotor, signed Montres Rolex S.A. & numbered, calibre 1560. C: Oyster case with "thunderbird" bezel, signed Montres Rolex S.A., dated II.60, numbered, Rolex crown, case diameter measures approx. 36mm. B: Rolex "light" Jubilee bracelet with later period Rolex clasp. CONDITION REPORT D: Dial in excellent condition. M: Working at present. C: In excellent condition. B: In very good condition. D: Dial / M: Movement / C: Case / S: Strap / B: Bracelet.

Lot 228

Yard-o-led Sterling Silver Propelling Pencil, another Yard-o-led Propelling Pencil, Conway Stewart Fountain Pen, Parker Fountain Pen with 14k nib plus other Parker and other Pens

Lot 438

Wedgwood 'P & O Canberra World Cruise 1985' Vase together with Queen Mary & Queen Mary 2 Memorabilia and Book plus a Wedgwood Cunard QM2 Maiden Transatlantic Voyage Butterdish

Lot 541

Hornby 'O' Gauge including- Clockwork 4-4-0 LMS No. 1185 Locomotive with Tender in Maroon Livery - Clockwork Locomotive in Green Livery - Four Wagons (Motor Shell, Robert Hudson Ltd, Bi Cables and one with Four Barrels) - Windsor Tin Plate Station - Quantity of Track

Lot 61

A collection of 19th century and later Staffordshire figures to include: 'Tam 'o' Shanter' & 'John Sooter', 'Dick Turpin', 'Tom King', a pair of dogs and one other.

Lot 1000

An 18ct gold Rubelite and diamond ring size O

Lot 1001

A 9 ct gold fine bar diamond ring - Ring size O

Lot 1002

A 9 ct yellow gold green diamond/white diamond ring - Ring size O

Lot 1003

A 9 ct yellow gold cross twist front diamond ring - Ring size O

Lot 1113

A collection of costume jewellery to include silver items, stained ivory beads, horn beads, Venetian glass and yard o lead pencil etc.

Lot 1438

A Vintage Leg O Mutton gun case - Length 79 cm Condition report: Polished condition

Lot 694

A silver Yard o Lead pencil, an early 20th century French ivory purse, a German silver 1914 pendant and a Sterling silver locket - Weighable silver approx. 0.7 troy oz Condition report: Some wear to purse, rest good condition

Lot 876

A 9ct gold tanzanite floral cluster ring - Hallmarked Birmingham - Ring size O - Weight approx 2.3gms Condition Report: Good

Lot 878

A 9ct gold spinel and diamond floral cluster ring - The oval-shape spinels to the brilliant-cut diamond - Hallmarked Birmingham - Ring size O - Weight approx 2.7gms Condition Report: Good

Lot 881

Two 9ct gold white-gem single-stone rings - To include zircon - Hallmarked Birmingham - Ring sizes N 1/2 and O - Weight approx 3.8gms Condition Report: Good

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