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Lot 314

A 9CT GOLD CUBIC ZIRCONIA RING, with the single stone to the plain tapered band, ring size O

Lot 324

AN 18CT GOLD SAPPHIRE AND DIAMOND CLUSTER RING, with circular sapphire and diamond chips to the surrounding edge, hallmarks for Birmingham, ring size O

Lot 554

A BOXED LEECH O GAUGE 0-6-0T LIVE STEAM LOCOMOTIVE, not tested, no certificates, complete with some accessories and full instructions, box complete with packing pieces

Lot 555

A BOXED LIMA RAILWAYS O GAUGE LOCOMOTIVE, 4F No.4683, L.M.S. Maroon Livery (L216534) with three boxed Lima coaches, all in L.M.S. Maroon Livery (L316616) X2 and (L316645), boxes damaged (4)

Lot 556

A QUANTITY OF UNBOXED AND ASSORTED O GAUGE MODEL RAILWAY ROLLING STOCK AND TRACK, Hornby, Lima, Cooper-Craft and other scratch and kit built rolling stock (s.d.), Peco track (s.d.) (three boxes)

Lot 557

A BOXED MERCIAN MODELS O GAUGE CALEDONIAN RAILWAY BRASS LOCOMOTIVE KIT, 'Cardean' No.903, contents not checked, but complete with instructions

Lot 569

A WAGON AND CARRIAGE WORKS O GAUGE 0-6-0 TANK LOCOMOTIVE, No.782, in Black Livery, constructed from kit No.WW304, contained in original box

Lot 570

A KIT BUILT O GAUGE MODEL OF A 4F LOCOMOTIVE, No.44446, B.R. Black Livery, no makers marks

Lot 571

A KIT BUILT O GAUGE MODEL OF AN 0-4-0 PUG TANK LOCOMOTIVE, No.266, Caledonian Railway Black Livery, possibly by Slaters Plastikard Ltd, with a quantity of spare parts and accessories

Lot 575

A BOXED LIMA RAILWAYS O GAUGE LOCOMOTIVE, 4F No.4683, L.M.S. Maroon Livery (L216534), with four boxed Lima coaches, two in L.M.S. Maroon Livery (L316616) and two in B.R. red and cream (L316618) (5)

Lot 588

A BOXED HORNBY RAILWAYS O GAUGE CLOCKWORK GOODS SET, comprising locomotive and tender No.60199, B.R. Black Livery (no.50), with key, rolling stock and track, box has been repaired but is complete with inner cardboard tray

Lot 612

A QUANTITY OF BOXED AND PART BOXED HORNBY O GAUGE ACCESSORIES, to include island platform, No.2 signal cabin and No.2 single arm signal, with a quantity of Lone Star Treble-O-Lectric track and a boxed Swanee whistle

Lot 95

A SOLID SILVER YARD-O-LED FOUNTAIN PEN, with engraved design, in original case

Lot 221

An early 20th century brass Brewers (brewery) advertising sign: Dudgeon & Co., Brewers, Dunbar. H. O. Wills & Co. Agents by T. Cowell together with a small brass plaque inscribed "Supplied by A. Brewer & Co. Ltd., Wilton, Nr. Salisbury.

Lot 325

A platinum diamond solitaire ring with diamond set shoulders, central stone 2.35 carats approx., clarity P2, colour K-L, ring size O. Condition Report: Overall an impressive ring, the stone does have picque and there is a small feather striation to the stone. NB. The carat of the stone has been re-classified as 2.35 since original cataloguing.

Lot 343

A gentleman's Parisfal wristwatch by Raymond Weil, with a bi-colour metal strap and case, the cream dial set out with Roman numerals and date aperture at the 3 o/c position.

Lot 1

Aldobrandino da Siena. Libro per conservare la sanità del corpo [trad. volgare di Zucchero Bencivenni]. [1380-1420 ca.]. UNITO CON:II. Glossario latino di erbe, radici e piante, con il loro corrispondente ""scientifico"", manoscritto cartaceo in volgare (1380-1420ca.).III. Magister Benvenutus. Synonyma Avicennae (glossario arabico-latino di olii, erbe, piante e fiori), manoscritto cartaceo in volgare (1420-1450 ca.). IV. Antonio da Parma. Compendium medicinae, manoscritto cartaceo in volgare (1420-1450 ca.).In folio piccolo (mm 280x195). Carte 56 (numerate 1-51 in alto a destra in inchiostro bruno da mano coeva, bianche le carte 1, 38, e le ultime 2 carte). FASCICOLAZIONE: 5 quinioni e 1 ternione, richiami presenti per i primi 4 fascicoli dello stesso modulo del testo in basso centrali. FILIGRANA: Tre monti sormontati da una croce, riferibile a carta prodotta nel secolo XIV (cfr. Briquet, 11676 e 11681). SISTEMA SCRITTORIO: grafia posata; rubriche in rosso con iniziali di modulo maggiore, segni paragrafali in inchiostro rosso, la lettera I dell'incipit, alta 8 linee, con estensioni a piccole foglie cuoriformi in inchiostro bruno. STRUTTURA: Il manoscritto comprende quattro opere, con tre differenti scritture: salvo la terza opera, non presenta indicazione degli autori. Legatura coeva in cartone rustico, titolo (sbiadito) manoscritto al dorso. I opera: Manoscritto in italiano del Régime du Corps (1256) di Aldobrandino da Siena, nella versione (interpolata) di Zucchero Bencivenni. Dell'opera, che ebbe un enorme successo nel Medioevo, si conoscono una cinquantina di codici in francese e una trentina in italiano. La volgarizzazione del Régime è stata tramandata in almeno due redazioni: una attribuita a Zucchero Bencivenni, edita (seguendo il ms più antico, il FI BMC Plut. LXXIII 47) da Rossella Baldini (1998), e l'altra anonima. La versione tradotta dal Bencivenni mescola la Santà con altre opere, mentre quella anonima è più fedele al testo francese. Sarebbe presente una terza redazione dell'opera, come dimostrano i sondaggi sul ms FI BMC Plut. LXXIII 47 e sull'edizione del ms FI BNC II II 85, curata da Alcide Garosi (1981). Quest'ultimo manoscritto contaminerebbe le due redazioni della Santà (Baldini 1998, p. 38). Al momento, non essendo ancora state pubblicate edizioni critiche delle tre redazioni, non è possibile ricostruire esattamente uno stemma codicum di ciascuna delle tre versioni, pertanto i manoscritti elencati, così come sono riportati da Baldini (Baldini 1998, pp. 294-295) indicano solo che essi tramandano un'opera che è sicuramente una traduzione della Santà, senza specificare l'appartenenza a nessuna delle redazioni. Una prima ipotesi sull'organizzazione della tradizione della Santà del Bencivenni, tuttavia, era stata offerta da Francesco Lospalluto (1921, pp. 37-54) e da Gabriella Bersani (1987), ma i nuovi manoscritti scoperti da Baldini (1998, 294-295) aprono nuovamente il campo d'indagine. Aldobrandino fu il primo a comporre un Regimen sanitatis in lingua vernacolare: scelse il francese perché studiò probabilmente in Francia, stabilendosi poi a Troyes (il suo nome appare tra i testimoni di un atto notarile nel 1277). Il Régime fu composto nel 1256; Aldobrandino redige il suo testamento nel 1287 e muore una decina di anni dopo, tra il 1296 e il 1299. Agli inizi del Trecento (ca. 1310) il notaio Zucchero Bencivenni volgarizzò in fiorentino l'opera, ponendola alla portata di un pubblico italiano più vasto. Il titolo originario che aveva dato all'opera era Livre de phisike, ossia Libro di medicina naturale: la physica era, infatti, nel mondo antico, la medicina esercitata con l'ausilio delle sostanze naturali, contrapposta alla cyrugia, che prevedeva l'intervento dell'uomo. Invece, il titolo Régime du corps fu dato successivamente dai copisti; allo stesso modo, una dedica apocrifa a Beatrice di Savoia, Contessa di Provenza e suocera di Luigi IX, fu aggiunta negli anni 1257-1261. Divisa in quattro parti, l'opera di Aldobrandino ci fornisce le regole per la sanità del corpo e dei suoi singoli organi (prima e seconda parte), enumera le qualità di 163 alimenti (terza parte) e termina con delle nozioni di fisionomia (quarta parte). Le fonti di Aldobrandino sono Avicenna, Isaac, Razes, tutti medici arabi o ebrei che a loro volta si rifacevano alla dottrina di Ippocrate e di Galeno. La rarissima prima e unica edizione incunabola (4 esemplari completi conosciuti nel mondo, in Italia solo l'esemplare della Biblioteca Civica di Catania) fu impressa in francese a Lione da Martin Huss nel 1480-1481, quando il libro non era più di moda, col titolo Le livre pour garder la santé du corps e non fu mai stampata per intero in italiano: tra il 1489 e il 1500, infatti, videro la luce quattro edizioni della sola quarta parte della Fisionomia, nella traduzione in volgare di Battista Carracino. TESTO: carte 1r-37v (incipit): 'II perche noy auemo dito de soura che noy uoleuamo trattare de alchuna partixella de physica...' La prima parte (cc. 1r-16r) è relativa alle indicazioni essenziali di dietetica e igiene che uomini, donne e bambini devono seguire per una corretta e sana gestione della vita. A livello esemplificativo, citiamo alcuni paragrafi: Capitolo a conoscere l'aere bono, Capitolo a la cogestione ouer magnare, Capitolo el qual tratta delle cose simplice, Capitolo del mouerse e de reposare, Capitolo del bagnare e a qual hora, Capitolo di come lomo se die purgare e in qual tempo, Capitolo della colera negra, Capitolo di come la femena se de guardare quando e incinta. La seconda parte (carte 16r-21v), annunciata da una rubrica in rosso 'Questi sono i capitoli de la secunda partita', si riferisce alle varie affezioni del corpo e al modo di trattarle: comprende un Capitolo de guardare li capilli, Capitolo de guardare el uiso e darli bello colore, Capitolo de guardare li denti e le gengiue in sanita, Capitolo de guardare lo stomaco in sanita, Capitolo de guardare lo figato in sanita, Capitolo de guardare lo core in sanita. La terza parte 'Qui commenza la terza partita la quale auremo tratado delle simplice cose cioe a dire che trata di tute le cosse che a l'omo conuiene usare per uiuere la natura loro' (carte 21v-37r) tratta dei semplici e delle sostanze alimentari che garantiscono la buona salute: Capitolo de tute maniere de frutti, Capitolo de tute maniere de herbe che lomo usa, Capitolo de tute maniere de pesci, Capitolo de tute maniere de latte e formaio e oue, Capitolo de tute spetie, Capitolo de tute maniere de biaua e pane, Capitolo de tute maniere de beueragii, Capitolo de tute maniere de carne, Capitolo de tute maniere de ligumi, Capitolo de tute maniere de biaua et in prima del formento. All'interno dei capitoli, l'autore affronta poi gli alimenti singolarmente: formento, orzo, riso, avena e spelta, sagina, farro, semola, beveragi et in prima de laqua, vino nouo e vechio, cerboza (birra), vino agro, tute maniere de carne (porcho, porcho spinoso, bue e vacha, berbire zioe di pechora, montone, de lecho, capra, cervio, lieuora, coniglio, orso, uccelli uolanti domestici, pulcini, gallo, galina colombo, hoca, anatra, uselli seluatichi pernice e coturnice, fagiano, pauone, grua, passera, quaglia e lodola, tordi), interiora (cervella, occhi, lingua, naso, orecchie, milza, rognone, piedi), carna mescolata grassa e magra, legumi e faue, lente, fagioli, lupini, robiglio, cicerchie, fungi, frutti (pere, pomi granati, pome codogne, perssiche, noce, chogumari e meloni), canamele on de si fa el zucharo, erbe (cauoli ouer uerze, porri, cipolle, sparagi, rape, penarescio, radichio, raffano, ruta, saluia, menta, basilico, manichale, abrotano, isopo, pulegio, papauero, apio), pessi (pesci d'acqua dolce e di mare), oua, formagio, late, pepe e spetie, zenzauro, cenamo, garofani, mastice sie goma, galanga, comino, zaffrano, chubebe, cardamomo, anexi, noce moscate, cedoaria, salle. L'opera termina con il seguente explicit alla carta 37v....

Lot 104

Gherli Fulvio. La scuola salernitana dilucidata: O sia Lo scovrimento del vero e del falso, dell'utile e dell'inutile di questa stimatissima Opera, per sapersi conservar sano, e prolungare la vita, spiegandosi tutto sul buon gusto moderno. In Venezia: presso Giuseppe Corona, 1733. In-8° (mm 169x111). Pagine [12], 523, [1]. Fregio con corona al frontespizio, grande iniziale silografica al recto della terza carta. Legatura coeva in pergamena, dorso liscio con titolo manoscritto. Usurati gli angoli, piccola mancanza alla cuffia di piede, alcune macchie al piatto anteriore. Buon esemplare, bruniture e fioriture diffuse. Prima ed unica edizione di questo dialogo in cui - come si legge nel preliminare indirizzo al lettore - l'autore si propone di 'scovrire' la verità degli insegnamenti della Scuola salernitana (vedi lotti 11 e 18), distinguendone i precetti utili e adattandoli al 'buon gusto moderno'.  L'opera è dedicata a Giuseppe Maria Gonzaga duca di Guastalla, del quale Gherli era al tempo protomedico. Vicaire, 402; Westbury, 114; Marciana, 750; B.IN.G., 927.

Lot 119

Manoscritto settecentesco di ricette. Seconda metà del SettecentoManoscritto cartaceo in folio (mm 330x220). Carte [115], con paginazione manoscritta in numeri arabi 3-247, mancanti 11-14 e salto di numerazione da 188 a 201. Arrossature e bruniture. Legatura coeva in cartonato, carta decorata ai piatti, abrasioni e lacune ai piatti e al dorso, fascicoli allentati, macchie ai piatti. Al piatto posteriore note manoscritte di difficile lettura. Interessante manoscritto in lingua inglese databile alla metà del Settecento, un inedito compendio di ricette e istruzioni per preparazioni a uso dietetico e medicinale, inclusa, come si legge al verso della settima carta (numerata come pagina 22 dalla anonima mano che ne ha vergato il testo), -A Collection of receipts phisicall and chirurgicall most approved-. Tra queste, la ricetta ad esempio della Sanatifera, un cordiale a base di chiodi di garofano, cannella, zenzero e altre spezie lasciate macerare a lungo nel brandy, di cui era noto il salutare, se non prodigioso effetto. Le ricette si susseguono secondo il genere di disturbo da trattare (raffreddore, insonnia, forme di anemia), o gli organi del corpo interessati (occhi, apparato digerente, ecc.). Molte sono, infine, le pagine fitte di rimedi, consigli e segreti destinati alle donne, dalle preparazioni consigliate "to Take away haire", ai prodotti medicinali utili a prevenire l'aborto, o alleviare la nausea in gravidanza. 

Lot 12

Messisbugo Cristoforo (da). Banchetti compositioni di vivande, et apparecchio generale... Allo Illustrissimo et Reverendissimo Signor il Signor Don Hippolito da Este, Cardinale di Ferarra. In Ferrara: per Giovanni De Buglhat et Antonio Hucher compagni, 1549. In-4° (mm 199x140), Carte [8] (di cui il frontespizio, con ritratto silografico dell'autore al verso e le prime 3 carte in facsimile), 22, [2], 71 (carta O4 in facsimile), [8 di 9, manca l'ultima carta bianca; presente invece la carta bianca &4). Grande emblema inciso su legno alle carte &3v e c3v, con motto in cartiglio 'Omnia mea mecum porto' (secondo Chiappini da riferire non agli stampatori, ma allo stesso Messisbugo). Due silografie a piena pagina nel testo, raffiguranti la prima l'interno di una cucina, la seconda una scena di banchetto. Legatura in antica pergamena, dorso liscio con titolo breve su tassello dipinto, la lettera 'G' vergata al piede. Discreto esemplare, purtroppo con le mancanze dichiarate. Ampie gore, diffuse bruniture, tracce di sporco. Piccoli restauri all'angolo esterno inferiore bianco dell'ultimo fascicolo; mancante l'angolo della carta a2, senza perdita di testo. Al contropiatto anteriore ex libris 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat', e alcune note bibliografiche di possibile mano tardo ottocentesca su foglietto applicato al margine superiore. Più antica la mano che al verso della carta c3 ha ricopiato il motto presente nell'emblema. Rarissima prima edizione, pubblicata dopo la morte di Messisbugo, nato a Ferrara da famiglia di origine fiamminga, e 'provveditore ducale', ossia responsabile degli approvigionamenti della corte e delle retribuzioni del personale della corte Estense. Uno dei grandi testi della scalcheria e della gastronomia del Cinquecento italiano, composto su invito di Ippolito d'Este, e celebre per le 315 ricette che vi sono esposte, per la descrizione dei raffinati banchetti organizzati tra il 1524 e il 1548 per la corte ferrarese, per le fastose silografie che lo arricchiscono. Un trattato che Benporat ha definito "di ineguagliata perfezione", preziosa testimonianza della convivialità ferrarese, e della sua apertura a diversi influssi culturali, grazie a Renata di Francia, consorte del duca Ercole II. "La meticolosa precisione con cui vengono descritte le cene e i numerosi banchetti, la cura dei dettagli, l'impeccabile gestualità del cerimoniale, gli spettacoli letterari o musicali che animano le serate e le ricche liste delle vivante perfettamente assortite nell'alternarsi dei servizi presuppongono l'esistenza di una complessa regia che non abbiamo difficoltà di immaginare opera di questo poliedrico provveditore, uomo di fiducia del duca, accorto promotore di importanti relazioni sociali e attento regista della propria immagine, personaggio emblematico della corte cinquecentesca ferrarese" (C. Benporat, Cucina e convivialità italiana del Cinquecento, Firenze 2007, p. 35). Vicaire 596 (ma collazione sbagliata); Simon 1048; Westbury 150; B.IN.G.1286; Et coquator ponendo 302 ("Il primo libro di cucina che non si rifaccia a Martino"); Sander, 4517; C. Benporat, Storia della Gastronomia italiana, Milano 1990, pp. 113-120.

Lot 137

Baudeau Nicolas. Avviso al popolo sul bisogno suo primario o sia Trattato su la fabbricazione e commercio del pane, e sopra la vera maniera di fare le Provvisioni necessarie al pubblico. In Firenze: appresso Allegrini, Pisoni, e Compagni al Canto al Diamante, 1770. In-12° (mm 178x102). Pagine XII, 166, [2]. Marca tipografica, incisa su legno, al frontespizio. testatina e iniziale ornata silografiche alla carta A1r. Legatura coeva in pergamena. Dorso liscio, al piede antica segnatura su tassello cartaceo al piede, annotata anche al recto della carta di guardia anteriore. Tagli spruzzati in rosso. Ottimo esemplare, Al frontespizio abilmente risarcito l'angolo esterno inferiore bianco. Piccole mancanze al margine esterno bianco delle ultime due carte, occasionali fioriture ai margini bianchi. Al contropiatto anteriore ex libris 'Ex Bibliotheca Gastronomia Claudio Benporat' Prima edizione in lingua italiana del trattato, apparso in francese nel 1768, del noto economista di orientamento fisiocratico, fondatore nel 1765 del periodico Éphémérides du citoyen, e fine analista del pauperismo. La traduzione fu curata dall'abate Giuliano Merlini, mentre a Giuseppe Bencivenni Pelli si devono preliminare Avvertimento e le note a corredo del testo. L'opera, divisa in tre libri, tratta della fabbricazione e del commercio del pane, con minuziosi ragguagli sui metodi di panificazione. Einaudi, 341; Kress, 6710; Higgs, 4374. Manca a B.IN.G. e Westbury.

Lot 138

La vera guida per chi viaggia con la descrizione delle quattro Parti del Mondo. Il regolamento esatto per il novello corriero: ... Un vocabolario della lingua italiana, spagnuola, francese, tedesca, pollacca, e turchesca. Roma: appresso Niccola Roisecco mercante libraro a piazza Navona, 1771. In-12° (mm 130x90). Pagine XXIII (compresa l'antiporta), [1], 404. Antiporta firmata da Mangini. Testatine, iniziali ornate e finalini incisi su legno. Legatura coeva in mezza pelle, piatti ricoperti in carta decorata. Dorso liscio, decorato con ghirlandine dorate, titolo in oro su tassello in marocchino rosso. Tagli rossi. Buon esemplare, sobrio il margine superiore. Antico restauro al margine interno del frontespizio. Qualche brunitura, leggermente allentata la cucitura al piatto anteriore. Al frontespizio e al verso dell'ultima carta piccolo timbro censorio della diocesi di Modena. Guida di viaggio, pubblicata a Roma in forma anonima, che comprende - oltre a interessanti notizie su usi alimentari diffusi nelle quattro Parti del Mondo - un capitolo preliminare che espone "alcuni rimedj necessarj a sapersi da chi viaggia per la salute corporale", con precetti dietetici e curiose istruzioni per preparare il "Vino portatile in polvere" o la "Salsa portatile", e "per fare un Brodo di carne, che si porta in polvere per fare qualsivoglia zuppa in mancanza di Carne" (pp. 38-53)

Lot 141

Leti Gregorio, Zaccaria Francescantonio. Lo stato presente o sia la relazione della corte di Roma, già pubblicata dal cav. Lunadoro. Ora ritoccata, accresciuta, ed illustrata da Francescantonio Zaccaria... Parte prima [-seconda]. In Roma: per Giovanni Bartolomicchi, 1774. Due volumi in-12° (mm 156x81). Pagine XI, [1], 327, [1]; XXII, [2], 348. Minime bruniture ma buon esemplare. Legatura coeva in pergamena su cartone, titoli in oro su falso tassello ai dorsi, tagli spruzzati rossi. Ai frontespizi nota di possesso datata 1776 'Giambattista Motella' e timbro di antica collezione in inchiostro. La celebre opera di Gregorio Leti, che in questa non benevola illustrazione della corte pontificia si cela sotto lo pseudonimo del Cavalier Lunadoro. Nella Parte seconda è inserito un capitolo dedicato alle funzioni e all'organizzazione del Tribunale dell'Agricoltura, "una speciale soprantendenza alle cause appartenenti ad animali, a pascoli, campagne, ed altre cose di simil fatta; ed a Persone impiegate in Campestri lavori" (pp. 326-327).

Lot 142

Campini Antonio. Saggi d'agricoltura... sulla coltura delle terre, loro diversità, e natura; sulla seminagione de' grani, loro stato naturale, e morboso; e sulla coltivazione de' prati tanto naturali, che artificiali. In Torino: nella stamperia Reale, 1774. In-8° (mm 200x125). Pagine XIV, [2], 417, [3]. Bianca l'ultima carta. Vignetta silografica al frontespizio. Una tavola incisa su legno, piegata e legata in fine, raffigurante l'Idea, o sia tipo della fabbrica rustica co' letamai al di detro d'essa construiti, così come descritta alle pp. 414-417 dell'opera. Legatura coeva in cartonato, titolo vergato in inchiostro bruno al dorso. Ottimo esemplare, qualche leggera fioritura, sporadici aloni, piccoli fori di tarlo al margine interno bianco. Un unico forellino al margine bianco esterno del primo fascicolo. Al recto della carta di guardia nota di possesso datata 1780 'Gio: Tran:lo Moris nato in Bologna, Gio: Batta. filio unico nato Torino', quest'ultima ripetuta anche al verso della carta di guardia posteriore. Al verso dell'anteriore ex libris 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat'. Prima edizione di questo rigoroso trattato che attinge ampiamente alla fisica sperimentale e alla chimica. Per Campini l'agricoltura è infatti parte della filosofia della natura, e i Saggi non vogliono rivolgersi ai 'coltivatori' che non sono in grado di intenderne i principii, ma piuttosto agli "uomini d'ingegno, e di sapere, che ne intendono i precetti, e possono penetrarvi addentro, ed insegnare a bocca ai coltivatori stessi una vantaggiosa pratica" (p. XIV).  Le ultime carte comprendono il Metodo d'Agricoltura, che si tiene in Inghilterra, e specialmente nella provincia di Nortfolck, corredato di interessanti osservazioni sulla diversa coltivazione delle patate in Piemonte. Paleari I, 141; Niccoli, p.65.

Lot 143

Gallo Agostino. Le venti giornate dell'agricoltura e de piaceri della villa... Nuova edizione, accresciuta di annotazioni, e di un'aggiunta. In Brescia: nella Stamperia di Giambatista Bossini, 1775. In-4, pagine XX, 570 [ma 572, ripetute nella numerazione le pp. 599-560]. Ritratto dell'autore in antiporta, inciso da Pietro Bicceni. Vignetta calcografica al frontespizio con emblema e motto dell'Accademia di Agricoltura di Brescia. Belle testatine e iniziali, silografiche e calcografiche. In fine sei tavole incise fuori testo, illustranti attrezzi agricoli. Legatura coeva alla rustica, con titolo vergato su tassello cartaceo, leggero danno al dorso. Ottimo esemplare, in barbe e e in parte a fogli chiusi. Allentata la cucitura dei fascicoli centrali, brunito il margine superiore bianco di poche carte. Qualche traccia di polvere all'antiporta, e alle tavole incise. Al frontespizio nota di possesso in inchostro scuro, di ardua lettura, e piccolo timbro di appartenenza 'Ex libris Manoel de Carvalhaes'. Al verso della carta di guardia anteriore ex libris 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat'. Al contropiatto anteriore nota bibliografica vergata da mano ottocentesca 'Libro raro è citato dall'Haym a pag.a 194 vol. IV, edizione del Silvestri. Milano 1803'. Di mano più tarda la nota che rimanda al Brunet, su tassello applicato. Raffinata edizione settecentesca di questo celebre trattato rinascimentale di agronomia, dato per la prima volta alle stampe nel 1564 in dieci dialoghi (vedi lotto 17), aumentati a tredici nel 1566, e infine proposto sul mercato come Le venti giornate dell'Agricoltura. L'edizione bresciana del 1775 venne promossa dalla locale Accademia di Agricoltura, e corredata delle ampie annotazioni di Cristoforo Pilati. Il testo è introdotto da una biografia dell'autore, il cui ritratto è in antiporta, finemente inciso da Pietro Bicceni.Le ultime carte contengono la Aggiunta sopra in formentone, dedicato al mais, che "nel Bresciano dicesi semplicemente Formentone, o Formentone giallo" (p. 535). Ceresoli, 264: "Bellissima edizione, con le annotazioni di Cristoforo Pilati, a spese dell'Accademia di Brescia, con l'aggiunta sopra il frumentone altrimenti Gran Saraceno.".

Lot 152

Pileur d'Appligny (Le). Instructions sur l'art de faire la biere, au moyen desquelles chaque Particulier peut faire cette boisson chez lui. Paris: chez Serviere: Libraire rue Sain-Jean-de-Beauvais, 1783. In-8° piccolo (mm157x90). Pagine V, [3], 255, [1]. Vignetta, incisa su legno, al frontespizio; bella testatina silografica alla carta A1r. Legatura in mezza pelle, piatti ricoperti con carta decorata marrone, in più punti abrasa. Dorso liscio di recente fattura, diviso in scomparti da doppio filetto dorato, titolo breve in oro. Ottimo esemplare, qualche fioritura e brunitura, in prevalenza ai margini. Forellino alla carta I4, con perdita di due singole lettere del testo, minima mancanza al margine esterno bianco della carta a4. Al contropiatto anteriore ex libris cartaceo 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat'. Edizione originale, rarissima, di questo manuale interamente dedicato alla birra, la prima opera su tale argomento a essere stampata a Parigi. Oltre a precise istruzioni per la sua produzione e alla descrizione delle tecniche adottate dai brasseurs de Paris e dai brasseurs de Londres, Pileur d'Appligny include nella sua operetta anche una storia della birra, e accurate notizie su quelle più diffuse al tempo. Queste ad esempio le inglesi che vi sono elencate: la Porter, o birra scura di Londra, la Aile di Burton, la birra di Marlborough, più leggera e vigorosa, la birra ambrata di Nottingham, la birra di Dorchester, di gusto e odore assai intensi e molto schiumosa, e infine la birra scura di Bristol, destinata alle isole americane. Alla p. 152 la Table destinée à fixer la température des différens Moûts de Biere. Opera ancora oggi di grande interesse, in un esemplare in ottimo stato di conservazione. Schoellhorn, Bibliographie des Brauwenses, p.296. Non menzionato in Bitting, Cagle, Fritsch, Livres en Bouche, Oberlé, Simon, Vicaire.

Lot 179

Reyniere Grimod Alexandre Balthazar Laurent (de la). Manuel des Amphitryons; contenant un traité de la Dissection des Viandes à Table, la Nomenclature des Menus le splus nouveaux pour chaque Saison, e des Elémens de Politesse Gourmande. Ouvrage indispensable. Paris: Capelle et Renard, 1808. In-8° (mm 203x122). Pagine 384 con antiporta incisa in rame e 16 carte di tavole incise in rame fuori testo raffiguranti carne, selvaggina, pesce e il corretto modo di tagliarli. Minimo strappo a pagina 203 e lievi bruniture ma bell'esemplare ad ampi margini, completo delle ultime carte di indice, spesso mancanti. Legatura coeva in mezza pelle, piatti ricoperti in carta decorata, dorso liscio, decorato con ferri e greca in oro, tassello in marocchino con titolo in caratteri dorati.  Contropiatti e sguardie in carta caillouté, tagli marmorizzati. Leggera usura alle cerniere e alle cuffie, piccola mancanza al labbro esterno del piatto posteriore. Opera dedicata alla nuova classe sociale, la borghesia, composta da "nuovi ricchi" o "nuovi anfitrioni" bisognosi di apprendere la grande arte del "savoir vivre". Il libro è infatti diviso in tre parti: la prima è un trattato di scalcheria, accompagnato dalle splendide tavole figurate su come tagliare e servire ogni tipo di carne, pesce, selvaggina; la seconda parte è incentrata sulla gastronomia, scritta in collaborazione con il grande chef Alexis Balaine, e fornisce vari menù stagionali da 15, 25 e 60 coperti. La terza parte contiene infine gli "Elémens de politesse gourmande", un codice di civiltà della tavola di grande interesse storico. Questa edizione ha due tirature, la prima, ovvero la presente, e la seconda, cui si sono aggiunte una ventina di pagine di indice. Vicaire, 427; Bitting, 203; Oberlé, Fastes, 135; Simon, 805.

Lot 196

Benni Paolo. Osservazioni sopra la coltivazione delle patate o pomi di terra praticata nell'alta montagna... e riflessioni intorno ad esse in risposta di quesiti fattigli dall'egregio professore d'Agraria signor Giovanni Contri. Bologna: tipografia Ramponi, 1817. In-8° (mm 157x102). Pagine [8], 39, [1]. Brossura. Ottimo esemplare, in barbe. Tracce di polvere e leggeri aloni al frontespizio. All'interno della copertina anteriore ex libris 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat'. Raro opuscoletto pubblicato in risposta ai quesiti formulati da Giovanni Contri, docente di agraria presso la Pontificia Università di Bologna, a proposito del metodo di coltivazione introdotto da Benni nella Valle del Sambro "fino dell'Anno 1800, fatale per la carestia", superando "l'avversione dei Contadini alla coltivazione di questa pianta" (p. 1). C. Benporat, La patata nella cultura alimentare italiana, "Appunti di Gastronomia", 20 (1996), pp. 74-75.

Lot 210

Il Cuoco Piemontese ridotto all'ultimo gusto con nuove aggiunte ad uso anche della nostra Lombardia che insegna facilmente a cucinare qualunque sorta di vivande si in grasso che in magro. Milano: Per Giovanni Silvestri, 1825. In-8° (mm 190x118). Pagine [4], 402, [2]. Antiporta calcografica, raffigurante l'interno di una cucina. Tre tavole incise in rame, di cui due ripiegate, raffiguranti servizi e corredate di spiegazione al verso. Bella brossura editoriale illustrata e stampata, alla copertina anteriore titolo in cornice formata da vignette rappresentanti specialità alimentari italiane. Leggera usura alla cerniera posteriore. Ottimo esemplare, ad ampi margini. Qualche carta allentata, alcuni falli di carta. A partire dal 1794 il Cuoco Piemontese uscì, nelle edizioni milanesi con questo mutato titolo, a indicare - per mere esigenze commerciali - un presunto adattamento al gusto della città lombarda (vedi anche lotto 226). L'iniziativa fu dell'editore Sirtori, poi riproposta dal 1825 dal libraio Giovanni Silvestri. Alla copertina posteriore del nostro esemplare è stampato l'elenco dei 'libri diversi vendibili in questo negotio', con una scelta interamente dedicata alla gastronomia che documenta quali fossero i manuali al tempo più diffusi, molti dei quali - ad esempio Il Cuoco Galante di Corrado o la Cuisinière Bourgeoise di Menon - presentati anche nel nostro catalogo (vedi lotti 147; 113, 124, 134, 139, 161). C. Benporat, Ricettari italiani dell'800, "Appunti di Gastronomia", 17 (1995), pp. 61-62.

Lot 22

Monardes Nicolas. Trattato della neve e del bere fresco, raccolto per M. Giovan Batista Scarampo, dal trattato del Monardo medico di Siviglia, & ridotto in lingua toscana. In Fiorenza: nella stamperia di Bartolomeo Sermatelli, 1574. In-4° (mm 206x150). Pagine [4], 27, [1]. Marca tipografica al frontespizio, iniziali e fregi silografici nel testo. LEGATO CON: Cosimo Salini. Trattato del ber fresco. In Roma: appresso Guglielmo Facciotti, 1609. In-4°. Pagine 63, [1]. Marca tipografica al frontespizio ripetuta in fine, testatine e iniziali silografiche nel testo. Legatura coeva in pergamena floscia, titolo manoscritto al dorso, danni al dorso. Ottimo esemplare. lievi bruniture e minimo alone al frontespizio della prima opera. Al secondo frontespizio nota di possesso 'Filippo Ceris'; al contropiatto ex libris 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Bemporat'. Prima edizione della versione in 'lingua toscana'  del Tratado de la nieve y del bever frio del medico spagnolo Nicolas Monardes, apparso a Siviglia nel 1574, quale seconda parte della sua Historia medicinal de las cosa qui se traen de nuestra Indias Occidentales. Innovativa la posizione espressa dall'autore sul 'bere fresco' e di cui legittima la pratica, in un'epoca in cui, invece, le facoltà mediche europee erano concordi nel condannare, come dannoso alla salute, l'uso di raffreddare con la neve il vino, l'acqua e altre bevande. La traduzione fu curata da Giovan Battista Escardo. "Duo modi principali si usano oggi da rinfrescare con neve, l'uno è sotterrare i fiaschi o altri vasi pieni di neve, o in ghiaccio: il che si fa ne i luoghi dove nè quantità: l'altro è più facile et si fa con pochissima neve rempiendosi il bicchiere [...]  in modo che il vasetto entri nella bocca del bicchiere e che con il suo fondo tocchi il vino o l'acqua da rinfrescare" (pp. 25-26). I opera: Palau, 175494; B.I.N.G., 1327 (ed. del 1575); II opera: B.I.N.G., 1742.

Lot 229

Robert P. C.. La Grande Cuisine simplifiée, Art de la Cuisine nouvelle mise à la portée de toutes les fortunes... précédée d'un Dictionnaire du Cuisinier, avec 52 gravures. Paris: Audot, 1845. In-8° grande (mm 225x138). Pagine XXX, [8, con schemi illustrati di servizi], 414. Piccole illustrazioni. Legatura moderna in cartonato marmorizzato, titolo in oro su tassello in pelle al dorso. Buon esemplare, in barbe. Ampia gora ai primi fascicoli, diffuse bruniture, aloni e tracce d'uso. Qualche strappetto ai margini bianchi, e macchiolina in inchiostro blu al margine superiore bianco di due o tre carte. Numerose sottolineature e tratti marginali a lapis, forse a marcare le ricette sperimentate. Al contropiatto anteriore ex libris 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat'.   Edizione originale, assai rara. L'autore fu Officier de bouche di importanti uomini politici, nonché del conte Saint-Aulair, ambasciatore francese in Inghilterra. All'interno del volume è legata una copia del catalogo della casa editrice Audot, la cui sede era in rue de Paon, nei pressi dell'École de Médecine, specializzata nella produzione di manuali ad ampia diffusione, tra cui La Cuisinière de la Campagne et de la Ville (vedi lotti 245, 282). Vicaire, 745.

Lot 25

Plinius Secundus Gaius. Historia Naturale di G. Plinio Secondo tradotta per M. Lodovico Domenichi, con le postille in margine, nelle quali vengono segnate le cose notabili, e citati altri Autori, che della stesa materia abbiano scritto, o dichiarati i luoghi difficili. In Venetia: Alessandro Griffio, 1580. (Al colophon:) In Venetia: appresso Fabio, & Augustin Zoppino, 1580. In-4°piccolo (mm 198x138). Pagine 55, [1], 1188. Frontespizio inquadrato da bordura silografica; alla medesima carta marca tipografica, incisa su legno. Testatine e finalini silografici; iniziali ornate e animate, alcune su otto-dieci linee. Legatura tardo secentesca in vitello marmorizzato. Dorso a quattro piccoli nervi sottolineati da cordoncino dorato. Scomparti riccamente decorati in oro, al secondo nome dell'autore e titolo breve in caratteri dorati, su tassello in marocchino. Contropiatti e sguardie in carta caillouté, labbri dei piatti decorati con fregio dorato, in più punti ossidato, segnalibro in fettuccia blu. Tagli rossi. Esemplare in ottimo stato di conservazione, sobrio il margine esterno di alcune carte. Alcune piccole macchie al frontespizio e alle successive carte del fascicolo iniziale. Sporadiche e leggere brunitura, fori di tarlo al margine interno bianco dei fascicoli A-N, a non ledere il testo. Al verso della carta di guardia anteriore ex libris 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat'.   Importante traduzione italiana, curata dal piacentino Lodovico Domenichi, della monumentale Historia naturalis di Plinio il Vecchio (23 d.C. - 79 d.C.), opera che vide per la prima volta la luce in lingua originale nel 1469 a Venezia, e destinata a immediata, e notevolissima fortuna editoriale. La prima edizione in volgare - curata dall'umanista Cristoforo Landino - apparve nel 1476, ma destinata a maggior diffusione fu la traduzione del Domenichi, proposta nel 1561 da Gabriele Giolito De Ferrari, della cui tipografia il piacentino fu assiduo collaboratore. Innumerevoli sono, nella vastissima enciclopedia pliniana i riferimenti agli usi alimentari della Roma augustea. B.IN.G.1537 (altra ed.).

Lot 256

Vialardi Giovanni. Cucina borghese semplice ed economica... Servizio alla borghese, francese e russa. 800 ricette di cucina, 350 di dolci... Scelta di piatti adatti pella cura omeopatica e pei giorni di digiuno. Torino: G. Favale e C. Editori, 1863. mm 180x114. Pagine 470. Frontespizio in bella cornice incisa su legno formata da vignette raffiguranti due cornucopie, vivande e utensili da cucina. Numerose illustrazioni silografiche nel testo. Legatura coeva in mezza percallina, piatti ricoperti in carta decorata, in più punti abrasa. Dorso liscio, con titolo vergato su tassello, leggera. Leggera usura delle cerniere, carte di guardia rinnovate. Buon esemplare, frontespizio leggermente brunito e con tracce di polvere. Qualche piccola macchia e traccia d'uso. Prima edizione del classico manuale di Vialardi, cuoco e pasticciere alla Corte Sabauda di Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II, che propone non ricette complesse e costose, adatte alle sfarzose tavole aristocratiche che pur aveva a lungo servito, ma "una cucina semplice, sana, economica e borghese, cioè adatta ad ogni ceto" (p. 4). Le ricette sono introdotte da una breve illustrazione dei "doveri del maestro di case o della donna casalinga"; interessante e innovativo è l'ultimo capitolo dell'opera, dedicato alla cucina omeopatica (pp. 422-427), le cui virtù erano state diffuse da Samuel Hahnemann nel 1810. B.IN.G., 2035.

Lot 274

Vialardi Giovanni. Cucina borghese semplice ed economica... Servizio alla borghese, francese e russa. 800 ricette di cucina, 350 di dolci... Scelta di piatti adatti pella cura omeopatica e pei giorni di digiuno. Torino: Roux e Favale, 1880. mm 190x120. Pagine 470. Frontespizio in bella cornice incisa su legno formata da vignette raffiguranti due cornucopie, vivande e utensili da cucina. Numerose illustrazioni silografiche nel testo. Legatura moderna in cartonato ricoperto in carta decorata. Dorso liscio, su tassello cartaceo titolo dattiloscritto. Esemplare discreto, uniformemente brunito, distacco del frontespizio. Rinforzato il margine esterno delle pagine 48 e 144, senza perdita di testo. Gora al margine superiore dei primi fascioli, qualche alone e fioritura. Al contropiatto anteriore ex libris 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat'. Rapida nota di mano coeva al margine della ricetta, a p. 46, degli Agnelotti alla Borghese. Terza edizione - la prima fu pubblicata nel 1863 (vedi lotto 256) - del ricettario compilato dal cuoco e pasticciere alla Corte Sabauda di Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II, e destinato alle mense borghesi. Come indicato dagli editori Favale al frontespizio, il volume "si spedisce contro Vaglia Postale o Francobolli". B.IN.G., 2036.

Lot 278

Palma Giuseppe. Il principe dei cuochi, o la vera cucina napolitana: operetta indispensabile ai capi di famiglia e agli esercenti il mestiere di cuoco ... compilata sulle opere del Corrado, del Cavalcanti ed altri. Napoli: presso Giuseppe Eschena, 1881. mm 145x92. Pagine 256. Riparato il margine esterno bianco del frontespizio. Qualche traccia d'uso, usuale brunitura delle carte. Legatura coeva in mezza pergamena, conservata all'interno la coperta anteriore della brossura editoriale arancione. Prima edizione di questo ricettario dedicato alla grande tradizione gastronomica napoletana. L'ultima sezione è dedicata alle cantine e all'imbottigliamento: curiose le descrizioni relative al modo di disporre le bottiglie nelle cantine, sulla fabbricazione delle botti, e infine le osservazioni dedicate, alle pp. 231-234, alla birra. Manca a tutte le principali bibliografie.

Lot 28

Orta Garcia (da). Due libri dell'historia de i semplici, aromati, et altre cose che vengono portate dall'Indie Orientali pertinenti all'uso della medicina…Con alcune brevi Annotationi di Carlo Clusio. Venezia: Appresso Francesco Ziletti, 1582. In-8° (mm 169x110). Pagine [24], 347, [5]. Bianche le ultime due carte. Marca tipografica, incisa su legno, al frontespizio. Iniziali silografiche. Numerose silografie nel testo, alcune a piena pagina. Legatura settecentesca in cartone color senape, dorso liscio, con titolo breve impresso. Alcune leggere macchie al piatto anteriore. Esemplare in ottimo stato di conservazione, leggermente brunite alcune carte. Qualche alone alle ultime carte. Al contropiatto anteriore ex libris 'Timina Caproni di Taliedo'.     Seconda edizione in lingua italiana del trattato dato originariamente alle stampe, in portoghese, a Goa nel 1563, e in latino nel 1567. Il volgarizzamento, curato da Annibale Briganti, aveva visto per la prima volta la luce nel 1576, e ebbe un importante ruolo nella diffusione delle notizie sulle qualità e virtù terapeutiche di alimenti e spezie - tra cui la cannella, la noce moscata, il tabacco, il cocco e il pepe - provenienti dalle Indie. L'edizione, che comprende anche due trattatelli del medico spagnolo Nicolas Monardes (vedi lotto 23), manca a Wellcome ed alle bibliografie gastronomiche, compreso B.IN.G; Adams, O-319 (altra ediz.); Krivatsy 8446. 

Lot 296

Prato Katharina. Manuale di cucina per principianti e per cuoche già pratiche...Traduzione sulla 22. edizione tedesca, riveduta dall'autrice. Graz: Libreria Styria editrice, 1893. mm 195x125. Pagine VI, 673, [1]. Bruniture, primo fascicolo allentato. Legatura editoriale in tela azzurra, titoli e decorazioni di gusto liberty impressi in nero o a secco ai piatti e al dorso, abrasioni agli angoli e alle cerniere. Al contropiatto anteriore ex-libris 'Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat', firma di possesso a matita al recto della sguardia anteriore. Fortunatissimo ricettario, apparso originariamente in lingua tedesca nel 1858 (Suddeutsche Küche auf ihrem gegenwärtige Standpunkte), e tradotto in italiano sulla base della ventidesima edizione in lingua originale. Come osserva la stessa Prato nella prefazione, "essendochè l'edizione tedesca in circolazione conta 140.000 esemplari, ne riesce giustificata l'aspettativa che anche la traduzione italiana giungerà a meritarsi il favore del pubblico". Dal manuale originario furono sì scelte le ricette più adatte al gusto mediterraneo, ma più numerosi sono i piatti e dolci della tradizione mitteleuropea - come i Sauerkräute, la Sacher Torte, Krapfen e lo Strudel. Di qui la maggiore diffusione dell'opera nel Trentino e nel Friuli, regioni ancora sotto il dominio austriaco. L'opera venne spesso ristampata vedi lotti 306 e 311.

Lot 300

La vera cucina napoletana. Opera contenente una grande quantità di ricette per pietanze, pasticcerie, confetture, liquori, sorbetti, ecc. ecc. Nuovissima edizione. Napoli: Alfredo Meglio, 1895. mm 172x115. Pagine 311, [1] , [5] di pubblicità editoriali. Legatura coeva in mezza pergamena, titolo in oro su tassello al dorso. Piatto anteriore figurato della brossura originale conservato. Buon esemplare, uniformemente brunito. Ricettario napoletano sconosciuto alle bibliografie consultate e assai raro "Indispensabile ai capi di famiglia che desiderano fare una cucina economica familiare e sana per chi vuol dare ottimi pranzi e cene, per chi è in istato di malattia o di convalescenza, per chi vuole imparare il modo di trinciare le carni". Come osserva Benporat, "le ricette [...] sono copiate da Il cuciniere italiano moderno edito da Vignozzi a Livorno nel 1832" (C. Benporat, Ricettari italiani dell'800, "Appunti di Gastronomia", 17 (1995), p. 78).

Lot 307

Escoffier Auguste. Le Guide Culinaire. Aide-memoire de cuisine pratique, par M. Escoffier avec la collaboration de PH, Gilbert et E. Fetu. et al. Dessins de Victor Morin. Paris: Bureaux de l'Art Culinaire (ma Emil Colin), 1903. mm 215x133. Pagine X, [2], 792 con una tavola ripiegata di menù e molte figure in bianco e nero nel testo. Uniforme brunitura della carta ma buon esemplare. Legatura coeva in mezza pelle rossa ed angoli, titolo e fregi in oro al dorso. Al verso dell'occhietto timbro 'J.Dupont & Malgat', alla carta di guardia ex libris 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat'. Ricercata prima edizione del celeberrimo ricettario di Escoffier, noto come "cuoco dei re, re dei cuochi", opera fondamentale della gastronomia francese, e frutto di una lunga e trionfale carriera al Savoy e al Carlton di Londra, al Grand Hotel di Roma, al Ritz di Parigi. Comprende oltre 5000 ricette, suddivise in 17 capitoli, e destinate a cuochi professionisti in grandi ristoranti o nelle grandes maisons, con 250 differenti salse, e 223 modi diversi di preparare le uova. Leggendaria la ricetta della Pêche Melba, dedicata alla cantante lirica australiana Nellie Melba. Bitting, p. 146 (ma ed. succ.).

Lot 326

Donna Clara. La cuoca medichessa. Dietetica e ricette. Torino: S. Lattes & C., [1932]. mm 200x145. Pagine [8], 305, [3]. Lievi bruniture. Brossura editoriale illustrata, minimi segni d'uso alle cuffie e agli angoli. Bella edizione d'arte culinaria che si rivolge in particolar modo al popolo, con un intento divulgativo delle possibilità dietetiche e medicali di una cucina equilibrata. Nell'introduzione (Due parole di antecibum) si legge: "Da parecchi anni io mi andavo dicendo: Oh perchè mai i libri di cucina sono scritti senza alcun criterio di fisiologia e sono stampati senza la revisione di un medico [...] sarebbe logico supporre che la scienza culinaria non fosse più in balia di semplici cordons bleus e di cuochi più o meno esperti e fantasiosi, ma avesse in un certo modo la revisione dei medici".

Lot 334

Morettini Alessandro. Il Kaki o Diospiro. Roma: Ramo Editoriale degli Agricoltori, 1949. mm 206x149. Pagine 144. Bella brossura editoriale con raffigurazione a colori del kaki. Ottimo esemplare, come nuovo. Timbro a stampa 'Dr. Dario Raspagni' e sua firma all'occhietto. Prima edizione di questa monografia che tratta notizie storiche ed economiche, botanica e varietà agricole, coltivazione, cause nemiche e commercio del kaki. Corredata da 48 figure in bianco e nero nel testo.

Lot 340

Cicero Marcus Tullius. Cato Maior, sive libelli de Senectute et Amicitia. De somno Scipionis et Paradoxa. [Leipzig: Wolfgang Stockel, 1498]. In-4° (mm 192x135). Segnatura: aa-ii6. Carte [54]. Testo su una colonna di 26 linee. Caratteri gotici 1:81G e 2:160G. Legatura del XIX secolo in marocchino verde decorata, ai piatti, da una cornice dorata a due filetti con al centro uno stemma nobiliare impresso in oro entro ovale con la scritta:'J. Gomez de la Cortina et Amicorum falitur hora legendo'. Dorso decorato da filetti dorati con titolo in oro; sguardie in carta a pettine. Esemplare in ottimo stato di conservazione, qualche lieve fioritura alle prime e alle ultime carte. In testa alla carta aa1r nota di possesso manoscritta in inchiostro marrone e di mano quattrocentesca che testimonia che il volume venne donato da Paolo de Vega al convento di S. Paolo di Burgos ('pertinet conventum sancti pauli burgensis perferens paulus de vega'). Collezione di J. Gomez de la Cortina, come testimoniato dalla legatura. Al contropiatto anteriore ex-libris inciso del collezionista Haskell Norman. Alcuni marginalia in latino di mano coeva ai margini del testo. Splendido esemplare di questa interessante e rara raccolta, che comprende alcune delle opere filosofiche più celebri di Cicerone – come il De Senectute o il Somnum Scipionis – destinata probabilmente ad essere utilizzata nelle scuole. In appendice ai testi dell'Arpinate viene proposta una selezione di epitaffi in lode dell'Autore, scritti da alcune delle personalità più rilevanti del mondo romano come Palladio e Asclepio. Lo stampatore di origini bavaresi Wolfgang Stöckel (1473-1526?), a cui è stata attribuita – in base all'analisi dei caratteri – la presente edizione, lavorò a Lipsia nell'officina tipografica di Arnold di Colonia, che rilevò dopo la morte di quest'ultimo. Nel 1490 venne insignito del titolo di dottore dall'Università di Erfurt, con la quale mantenne uno stretto legame lungo l'arco di tutta la sua carriera, come testimoniano anche numerose delle sue edizioni destinate appunto a servire da manuali per l'insegnamento universitario. GW 6990; BAV C, 308; Norman, 483 (Christie's New York, 18 Marzo 1998, 5,750 $).

Lot 35

Cervio Vincenzo. Il Trinciante... ampliato, et ridotto a perfettione dal Cavalier Reale Fusoritto da Narni… Con una bellissima Aggiunta fatta novamente dall'istesso Cavalier Reale. In Venetia: appresso gli Heredi di Giovanni Varisco, 1593. (Al colophon della seconda parte:) In Venetia: appresso gli Heredi di Giovanni Varisco, 1593. Due parti in un volume in-4° piccolo (mm 193x130). Ogni parte ha frontespizio proprio, ma cartulazione continua. Carte [4], 68. Marche tipografiche, incise su legno, ai due frontespizi e al verso dell'ultima carta. Iniziali silografiche ornate e animate, finalini. Tre tavole fuori testo, di cui due in facsimile. Quattro silografie a piena pagina, alle carte A6r, A6v, C4r e C4v. Legatura moderna in pergamena, dorso liscio. Discreto esemplare, al frontespizio ampia gora all'angolo inferiore esterno e lacune restaurate, con perdita di alcune lettere di una singola parola; alle due carte successive fori a ledere alcune lettere. Gore e bruniture diffuse, più evidenti nella seconda parte del volume. Alle carte C8-I4 fori di tarlo, con perdita di testo. Ampie bruniture e alcune macchie alla tavola originale, restaurato uno strappo. Al frontespizio antica nota di possesso in inchiostro bruno, 'Est ad usum Joannis Nicola', leggermente rifilata. Al contropiatto anteriore ex libris 'Ex Bibliotheca Gastronomica Claudio Benporat'. Seconda o terza edizione, dopo la prima del 1581, e contemporanea a quella impressa a Roma, sempre nel 1593, di una delle più importanti opere di gastronomia del Rinascimento. "Con Vincenzo Cervio il numero degli strumenti di lavoro si moltiplica in funzione della varietà, sempre più ampia, delle vivande da trinciare [...] Nelle successive edizioni di questo fortunato trattato, forcine e coltelli passano rispettivamente a quattro e sei (Venezia, 1593) [...] i coltelli hanno manico e lama d'acciaio temprato, il taglio sempre perfetto grazie a un'accurata manutenzione che il rinciante cura di persona". Aumenta anche il numero delle vivande da trinciare, e "spicca la presenza del carciofo, vegetale allora di gran moda e, per la prima volta, del tacchino, di origine americana, solo da alcuni deceni entrato nelle consuetudini conviviali europee" (C. Benporat, Cucina e convivialità italiana nel Cinquecento, Firenze 2007, pp. 46-47). Adams I, 1287; Bitting 81; Westbury 46, no. 2; Vicaire, 159; B.IN.G. 455; Coquator et ponendo p. 367.

Lot 355

I compassionevoli avvenimenti di Erasto. Opera dotta, et morale, tradottta dalla lingua greca nella italiana. In Venetia: appresso Domenico, & Gio. Battista Guerra, 1573In-8° (mm 145x95). Pagine [16], 277, [3]. Marca tipografica xilografica al frontespizio e altra in fine. Lievi bruniture, margine superiore un po' corto ma buon esemplare. Legatura settecentesca in pergamena su cartone, titoli in oro su tassello parzialmente perduto al dorso, tagli rossi. Edizione estremamente rara del cosidetto Libro dei sette savi, opera novellistica di origine orientale che si diffuse in Italia nella seconda metà del secolo XIII ed influenzò la struttura del Decameron. Edit 16 censisce 6 edizioni fra il 1542 e il 1599, ma non la presente. Gamba, 1379: "Si legge in essa, che il romanzo è tradotto dal greco, ma di testo greco non si ha alcuna traccia. È al certo tolto dalle favole dell'indiano Sendabar, o dal romanzo dei Sette Savi, detto Dolopathos, e contiene graziose novelle scritte con bella disinvoltura, alcuna delle quali fu dal Sansovino inserita nella sua Raccolta de' Novellatori italiani".

Lot 370

Minerva. Rassegna internazionale - Rivista delle riviste. Volume I Gennaio-Giugno 1891 [-Volume XXVI (Dicembre 1905-Dicembre 1906)]. Roma: Società editrice laziale, 1891-1906. Ventiquattro volumi in-8° (mm 238x153; mm 264x185). Legatura in tela bordeaux con titoli in oro al piatto anteriore e al dorso, contropiatti e sguardie in carta rosa (annate 1891-1898). Legatura in tela azzurra con decorazioni di gusto liberty e titoli in oro ai piatti e al dorso, contropiatti e sguardie in carta decorata (annate 1899-1906). Fondata nel 1891 a Roma da Federico Garlanda, che ne fu il direttore nonché il più attivo collaboratore, la Minerva fu una pubblicazione di grande originalità per i tempi, che si prefiggeva di far pervenire a un vasto pubblico italiano tutto il meglio pubblicato settimanalmente nel mondo, traducendo e semplificando testi delle più rinomate riviste e di circa 50 quotidiani su temi della più svariata natura: sociali, politici, scientifici, letterari, filosofici. La rivista ebbe un notevolissimo successo, e in essa confluì, accentuandone le caratteristiche, la Rassegna settimanale universale, edita dallo stesso Garlanda fra il gennaio 1896 e il dicembre 1898. La pubblicazione della Minerva mantenne periodicità mensile fino al 1898 compreso, poi, dal 1899, divenne settimanale, aumentando il formato e cambiando il titolo in Minerva. Rivista delle riviste. Rivista moderna (cfr. O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dell'Ottocento, Roma, 1963, ad ind.). Lotto non passibile di restituzione.

Lot 388

Alighieri Dante. Dante con l’espositioni di Christoforo Landino, et d’Alessandro Vellutello. In Venetia: appresso Giovambattista, Marchio Sessa, 1578. In folio (mm 313x205). Carte [28], 392 [i.e. 396]. Marca tipografica xilografica in fine. Al frontespizio ritratto di Dante in ricca cornice xilografica. Grandi iniziali xilografiche ornate, e belle testatine, con l'insegna dei Sessa; 100 xilografie a mezza pagina. Restaurati i margini interno e esterno del frontespizio, e leggera increspatura della carta; di minore entità il restauro a porzione al margine esterno della carta RR1. Leggerissime e occasionali fioriture ma, nel complesso, buon esemplare. Legatura ottocentesca in vitello raciné, dorso decorato con ghirlande e piccoli ferri in oro. Il nome dell'Autore in caratteri dorati su tassello in pelle. Contropiatti e sguardie in carta caillouté. Tagli policromi. Al contropiatto anteriore è incollato un ritratto inciso di Dante. Bell'esemplare della ristampa dell'importante edizione, già apparsa presso Melchiorre Sessa nel 1564, della Comedia curata da Francesco Sansovino, a cui spetta il merito di aver riproposto il commento di Alessandro Vellutello, che dal 1544 non era stato più pubblicato in Italia. Alle note del Vellutello si accompagna il commento di Cristoforo Landino. Anche questa più tarda ristampa presenta al frontespizio il celebre ritratto di Dante di tradizione vasariana, per il quale l'edizione del Sessa è nota come "del gran Naso" o "del Nasone". I legni che ornano il volume sono invece ripresi – come nel 1564 – dall'edizione del Marcolini del 1544. Adams D, 108; Batines I, 91-92; Mambelli, 40.

Lot 392

Aprosio Angelico. Lo scudo di Rinaldo overo lo specchio del disinganno, opera di Scipio Glareano. All'illustrissimo...Giuliano Spinola Marmi. In Venetia: appresso Gio. Iacomo Hertz, 1646. In-12° (mm 135x73). Pagine [44] (di 48, mancano cc. a2 e a12), 393 [i.e. 383], [1]. Antiporta e ritratto del dedicatario incisi su rame mancanti. Stemma inciso su legno al frontespizio, capilettare, testatine e finalini xilografici. Qualche lieve arrossatura. Legatura coeva, titoli manoscritti al dorso, piccole macchie ai piatti e abrasioni agli angoli. Firme e note di possesso al contropiatto anteriore, a c. H12r e al verso dell'ultima carta, segnatura manoscritta su etichetta cartacea al dorso. Edizione originale, mutila, di quest'opera di Angelico Aprosio, 'firmata' con lo pseudonimo di Scipio Glareano. Il trattato si inserisce in una polemica sui costumi femminili e sulla moralità nata dopo la pubblicazione, nel 1638, di una Satira Menippea contro il lusso donnesco di Buoninsegni. L'opera affronta, con intento e tono satirico, vari argomenti attinenti il costume delle donne: nei capitoli VII e VIII si domanda, ad esempio, se le donne siano atte alle armi e alle lettere, e conclude negativamente la sua indagine; nel capitolo VI pone il problema, "quale peccato fosse maggiore, o quello di Adamo o quello di Eva"; altrove estende la sua indagine alle usanze degli uomini, e in particolare degli ecclesiastici, fino a scendere ai particolari più minuti, come quello, che occupa un intero capitolo, "della barba in riguardo ai religiosi; se sia meglio il lassarla crescere, o podarla, o tosarla qui, pettine, o raderla in tutto o in parte". Nell'opera "cominciamo a trovare quella bizzarra commistione di minuta erudizione e di spiriti arguti, parodistici e satirici, che è forse il tratto più caratteristico del nostro smttore, e che ritroveremo maniera ancor più accentuata in altri suoi componimenti successivi" (si veda DBI, sv).

Lot 41

Evitascandali Cesare. Dialogo del Trenciante... Nel quale si legge quanto si deve operare, & osservare nel servitio del Trenciante. In Roma: appresso Carlo Vullietti, 1609. In-4° (mm 211x150). Pagine [8], 100. Frontespizio con stemma inciso su legno del dedicatario -  il cardinale Scipione Borghese - stampato in rosso e nero. Altro stemma, inciso a piena pagina, a introdurre il testo. Testatine, iniziali ornate e finalini silografici. Legatura moderna in cartonato ricoperto in carta decorata a pettine. Esemplare discreto, diffuse bruniture, ampie gore, alle carte L2-M6 evidenti fori a ledere il testo.   Prima edizione, indirizzata al cardinale Borghese, di questo importante trattato dedicato al trinciare da questo grande protagonista della scuola romana (vedi anche lotto successivo, 38 e 49). "È la conferma del primato di questa scuola e dell'importanza che avrà più tardi nel diffondere in tutta Europa una raffinata manualità con il trionfo del 'trinciare in aria' anche se Evitascandalo non esclude la possibilità di posare gli animali di maggiori dimensioni sul piatto sottostante per fare riposare il braccio sinistro che sopporta il peso della forchetta con la quale si 'imbrocca' [...] Qui, per la prima volta, viene illustrata la tecnica per trinciare - o meglio per servire - le vivande all'ultima moda, l'olla podrida con un coltello e un grande cucchiaio d'argento oppure la capirottata [...]" (C. Benporat, Cucina e Convivialità italiana del Rinascimento, Firenze 2007, pp. 48-49). 

Lot 416

Bidpai. Il filosofo Indiano, ossia la condotta d'ogni grado di persona esposta sotto il vello d'alcune Favole. In Venezia: Presso Antonio Locatelli, 1786. In-8° (mm 197x129). Pagine 179, [2]. Antiporta incisa in rame, marca tipografica incisa in legno al frontespizio, capilettera e testatine xilografici. Qualche lieve arrossatura ma ottimo esemplare in barbe. Cartonato coevo, titoli manoscritti al dorso su tassello cartaceo. Numero manoscritto su tassello al dorso '1714'. Rara edizione - sconosciuta ai principali repertori - di questa traduzione italiana di un corpus di favole di origine indiana noto - nella versione araba che costituisce la base della trasmissione del testo in Europa - come Kalikah wa Dimnah e basato a sua volta su una collezione di racconti in sanscrito risalente al III secolo a. C.: il Panchatantra.  Il nome dell'autore, Bidpai o Pilpay come si legge al frontespizio, deriva probabilmente dal termine con cui si designavano gli studiosi e gli intellettuali alla corte indiana. Di intento edificante e con figure di animali quali protagonisti, le favole si diffusero in Occidente a partire dal Duecento attraverso una versione ebraica del testo tratta dall'arabo; tradotte poi in latino da Giovanni da Capua e quindi in tutte le diverse lingue volgari nel corso del XVI secolo, si ebbe la prima redazione completa in italiano nel 1552 ad opera di Antonfrancesco Doni. 

Lot 425

Bondi Clemente. Giornata Villereccia. Poemetto in tre Canti. Parma: Dalla Stamperia Reale, 1773. In-8° (mm 210x140). Pagine [8], 62, [2]. Frontespizio inciso su rame e 3 vignette calcografiche nel testo. Lievi aloni chiari sul margine esterno, un po' sciolto, ma ottima copia. Cartone marmorizzato coevo o di poco posteriore con piccole lacune al dorso. Prima edizione, dedicata al conte Girolamo Silvio Martinengo, di questo poemetto in ottave, "nel quale l'autore racconta con ''una cert'aria di lepido non plebeo, misto, e, dirò così, travestito di una nobile serietà un'allegra scampagnata dei convittori del collegio di S. Francesco Saverio" (DBI, sv). Brooks, n. 38; Melzi I, p. 456.

Lot 430

Broussais François Joseph Victor. Le Cholera-morbus èpidèmique, observé et traité selon la Méthode physiologique...seconde édition. Paris: Mademoiselle Delaunay libraire, 1832. In-8° (mm 218x137). Pagine [4], 211, [1]. Con 12 pagine manoscritte contenenti la Table des Matiéres legate tra i ff. 13 e 14. Arrossature. Brossura editoriale in carta verdina, dorso rifatto, tracce di sporco e piccoli strappi ai piatti. SI AGGIUNGE: Bianchini Alessandro. La colèra corsa a Fermo nell'1855 cicalata medica...seconda edizione riveduta e corretta. Fermo: Tipografia de' Fratelli Ciferri, [1855]. In-8° (mm 218x146). Pagine 19, [1]. Brossura coeva stampata in nero ai piatti, nota manoscritta al contropiatto anteriore. SI AGGIUNGE: Pace Giuseppe, Cevolani Pietro. Sul colera osservato nel lazzaretto di Cento l'anno 1855 rapporto all'Ill.ma Commissione Sanitaria di detta città. Fano: tipografia di Giovanni Lana, 1856. In-8° (mm 220x150). Pagine 26. Fregio calcografico al frontespizio. Brossura muta coeva. SI AGGIUNGE: Istruzione popolare sulla condotta da tenersi per garantirsi dal choléra-morbus pubblicata dalla commissione sanitaria di Sanseverino per utile de' suoi amministrati. Macerata: presso Alessandro Mancini, 1836. In-8° (mm 197x135). Pagine 6, [2]. Privo di legatura. SI AGGIUNGE: Istruzione popolare sul colera asiatico. Sanseverino Marche: tipografia di Benedetto Ercolani, 1865. In-8° (mm). Pagine 11, [1]. Brossura orignale stampata in nero ai piatti. SI AGGIUNGE: Battistini Giovanni. Dissertazione teoretica fisiologico-patologico-terapeutica sul colera morbo asiatico. Rieti: per Salvatore Trinchi, 1832. In-8° (mm 215x145). Pagine 20. Brossura in carta azzurra stampata in nero ai piatti. Al piatto anteriore firma di possesso Sig. Gio. Francesco Colapaoli. Gora. SI AGGIUNGE: Cappello Agostino. Esperimenti pel cholèra morbus. Roma: Tipografia delle Belle Arti, 1838. In-8° (mm 204x131). Pagine 10, [2]. Qualche arrossatura. Privo di legatura. SI AGGIUNGE: De Angelis Niccola. Riflessioni intorno il cholera morbus negli animali bruti. Roma: presso Antonio Boulzaler, 1832. In-8° (mm 204x135). Pagine 14, [2]. Privo di legatura. SI AGGIUNGE: Stato Pontificio Commissione straordinaria di pubblica incolumità Consiglio medico. Breve istruzione sui mezzi preservativi dal Cholera Asiatico e sul modo di curarlo al primo suo apparire quando non fosse pronta l'assistenza di un medico redatta dal Consiglio Medico d'Ordine della Commissione straordinaria di pubblica incolumita. Roma: Nella Stamperia della RCA, 1837. In-8° (mm 205x134)). Pagine 16. Bruniture. Privo di legatura. Paginazione manoscritta 329-343. Interessante insieme di volumi, pamphlet ed estratti relativi al morbo del colera. I opera: Seconda edizione di questo trattato del medico bretone François Joseph Victor Broussais: sostenitore della teoria secondo cui la maggior parte delle patologie derivava da infiammazioni o lesioni dell'apparato gastrointestinale, da curarsi mediante un regime alimentare leggero e l'applicazione di sanguisughe per i salassi, propose tale terapia - risultata del tutto inefficace - anche per il colera che proprio nel 1832 si diffuse in Francia. II opera: Estratto dal Raccoglitore medico di Fano, fascicolo 9 del 15 novembre 1855. Sul diffondersi del colera a Fano, tra l'aprile e l'ottobre del 1855, si hanno numerosi documenti e fonti storiche: quello del biennio 1854-1855 fu il terzo caso di epidemia di morbo asiatico in Italia dopo la sua prima comparsa nel 1835. III opera:  Estratto dal Raccoglitore medico di Fano. Serie II. Volume XII. Resoconto dei medici Giuseppe Pace e Pietro Cevolani cui le autorità sanitarie locali affidarono, all'indomani della comparsa a Cento dei primi casi di colera il 22 luglio 1855, la direzione del riaperto lazzaretto. IV opera e V opera: Due esempi di libelli destinati ad istruire la popolazione su alcune basilari norme (o rimedi) igienico-sanitari atti a contrastare il diffondersi del colera: significative le date di stampa (1836 e 1865) coincidenti con due delle più terribili e micidiali epidemie di tale morbo in Italia. VI opera: Breve pamphlet del medico chirurgo Giovanni Battistini sulla storia, i sintomi e la patologia del colera, precedente la sua prima comparsa in Italia nel biennio 1835-1837. VII opera: Estratto dal Giornale arcadico di scienze, lettere ed arti Tomo 74 in cui il medico reatino Agostino Cappello elenca una serie di "esperimenti" atti a studiare il morbo del colera mediante inoculazione in cavie animali. VIII opera: Articolo estratto dal Giornale arcadico di scienze, lettere ed arti Tomo 52  dedicato dal medico veterinario Niccola Da Angelis al cholera morbus e in cui cita, come autorità in materia, il lavoro di ricerca di Agostino Cappello (vedi VII opera)IX opera: Rapporto dei membri del Consiglio della Commissione straordinaria di pubblica incolumità, istituita da papa Gregorio XVI nel 1836 affinchè si occupasse delle misure - sia preventive che terapeutiche - da prendere in caso di epidemia di colera. Fu proprio nel 1837, anno di stampa del libello, che la malattia raggiunse la sua massima diffusione nello Stato pontificio.

Lot 44

Scappi Bartolomeo. Opera... con la quale si può ammaestrare qual si voglia Cuoco, Scalco, Trinciante, o mastro di Casa: Divisa in sei libri... Con le Figure che fanno di bisogno nella Cucina. In Venetia: presso Alessandro Vecchi, 1610. Tre parti in un volume in-4° (mm 197x145). Ogni parte ha frontespizio proprio. Carte [4, compreso il ritratto inciso dell'autore], 310 (con alcuni errori nella numerazione); [4], 39, [una carta bianca]; pagine 22. A ognuno dei tre frontespizi, bella vignetta silografica raffigurante un trinciante e un cuoco al lavoro in cucina. Iniziali ornate e finalini silografici. 27 silografie, di cui una su due pagine. Legatura coeva in pergamena, dorso liscio con titoli delle opere vergati in inchiostro scuro. Buon esemplare, con strappetti e piccole mancanze al margine inferiore bianco. Qualche fioritura, fori di tarlo al margine interni e inferiore di alcuni fascicoli, a ledere occasionalmente singole lettere. Rimarginato e staccato il terzo frontespizio, antichi restauri al margine inferiore delle carte successive, con parziale perdita delle ultime due righe del testo. Antica nota di possesso, in inchiostro bruno, al verso del frontespizio generale, 'C A Pernigott [?] lo compro per soldi 40-'. Al contropiatto anteriore ex libris 'Ex Bibliotheca Gstronomica Claudio Benporat'. Edizione del celeberrimo manuale redatto dal cuoco segreto di Pio V, apparso la prima volta a Venezia nel 1570 (vedi lotti 20 e 21), e qui arricchito da altre due popolari trattati, Il Trinciante di Vincenzo Cervio (vedi lotti 26 e 27) - privo della l'Aggiunta di Reale Fusoritto - e il Mastro di Casa di  Cesare Pandini, per la prima volta dato alle stampe a corredo dell'edizione del Cervio del 1593 (vedi lotto 35). Una scelta editoriale già proposta nel 1605 e destinata a notevole successo commerciale, nel suo offrire in un unico volume un compendio della grande tradizione gastronomica del Rinascimento italiano. Michel-Michel VII, 101-102; Vicaire, 774;  Bitting 419 nota;  Westbury, 203; Paleari Henssler, 673-674; Oberlè 76; B.IN.G, 1782.

Lot 440

Campanella TommasoDe monarchia Hispanica discursus Amstelodami: 1640. In-12° (mm 120x70). Pagine [12], 560. Marca tipografica incisa in legno al frontespizio, capolettera xilografico. Strappo restaurabile a c. O4. Legatura coeva in pergamena, titoli manoscritti al dorso. Annotazioni a matita ai contropiatti. SI AGGIUNGE: Cardano Girolamo. Proxeneta, seu De prudentia civili liber recens in lucem protractus. Lugd. Bat.: ex officina Elzeviriana, 1627. In-12° (mm 118x65). Pagine [24], 767, [1]. Frontespizio inciso su rame, capilettera e fregi xilografici, restauri al frontespizio. Legatura in pergamena, titoli manoscritti in inchiostro al dorso, tagli spruzzati in azzurro. Al contropiatto anteriore etichetta 'Curatorium des Deutschen Reichs-und Königl. Preuss. Staats-Anzeigers' con antica segnatura cassata. I opera: Prima rara edizione latina, successiva alle due tedesche del 1620 e del 1623 stampate da Besold, di questo  trattato del filosofo domenicano composto nel 1601, durante la prigionia napoletana. Nell'opera Campanella dà vita, più che ad un organico sistema capace di riflettere il reale assetto politico del suo tempo, ad una visione utopica in cui la Spagna di Filippo II costituisce il fulcro ideale per l'istituzione di una monarchia teocratica universale, in grado di unificare tutti i regni cristiani. L'impressione di Lowiij Elzevier, il cui nome si evince dalla dedica a c. *4r, ebbe nello stesso anno, a Harderwijk, una celebre contraffazione. Willems, 243-244. II opera:  Prima edizione, postuma, di quest'opera di contenuto politico e morale in seguito intitolata Arcana Politica. Si tratta di un manuale pratico il cui tema centrale è quello della prudenza politica e civile. Il prossenèta, dal greco προξενέω ("ospitare, procurare"), è colui che agisce da mediatore o sensale, spesso nell'accezione dispregiativa di mezzano o ruffiano: nello scritto di Cardano il termine indica quindi quel soggetto che, nei differenti contesti sociali e rispetto alle esigenze più varie, sia in grado di assecondare la realizzazione dei diversi desideri e delle altrui aspettative, la cui azione va valutata non dal punto di vista morale, ma esclusivamente in base all'utilitas e soprattutto all'efficacia in ambienti spesso dominati da inganni e tendenze alla sopraffazione reciproca (si veda G. Cardano, Il prosseneta ovvero della prudenza politica, introduzione di A. Grafton, traduzione italiana di P. Cigada, note di L. Guerrini, Milano 2001). L'Autore godette di fama e fortuna proprio a partire dal XVII secolo, quando apparvero a stampa sue opere fino ad allora rimaste allo stato di manoscritto: fu esattamente il caso del Proxeneta, come si legge nell'epistola dedicatoria degli stampatori. Willems, 72-73; Hoefer VIII, 695.

Lot 441

Canale Bartolomeo. Diario spirituale overo considerationi per tutti i giorni dell'Anno... Parte prima. In Milano: nella stampa di Giuseppe Marelli, 1711. Due parti in un volume in-12° (mm 140x78). Pagine [6], 260, [4]; 96. Tracce di sporco e leggere arrossature al frontespizio, lievi bruniture, menda a c. K2. Legatura coeva in pergamena, dorso a 4 nervi, resti di bindelle, tagli spruzzati in rosso, macchie ai piatti, abrasioni al dorso. Al contropiatto anteriore note manoscritte ex dono 'Do: Maria Colomba Ferri' e 'Dono alla buona, pia, morigerata, devota, cristiana, paziente e fedele sorella in Gesù Cristo Maria Signifredi', al recto della sguardia anteriore nota manoscritta e data 1846. SI AGGIUNGE: Araldi Giambattista. Le virtù teologali fede, speranza, carità, proposte in alcune divote pratiche. In Modena: per gli eredi di Bartolomeo Soliani stampatori ducali, 1759. In-12° (mm 180x97). Pagine 143, [1], con XI tavole calcografiche numerate fuori testo. Fregio inciso su legno al frontespizio, capilettera e finalini xilografici, testo entro cornice xilografica a doppio filetto. Tavole con leggere arrossature. Legatura coeva in marocchino, fregi in oro al dorso, contropiatti spruzzati in rosso, dentelles, tagli spruzzati in rosso, abrasioni agli angoli. SI AGGIUNGE: Storchenau Sigismund von. Institutiones Metaphisicae in IV libros distributae. Liber I. Editio Octava. Venetiis: apud Antonium Rosa, 1817. In-12° (mm 185x103). Pagine 216. Fregio xilografico al frontespizio, testatine incise su legno. Esemplare in barbe, arrossature.Legatura coeva in cartonato, gore al piatto posteriore. Segnatura manoscritta al dorso. I opera: Solo parte prima di questa famosa opera di meditazione del padre barnabita Bartolomeo Canale risalente al 1670. Nato dalla lunga esperienza dell'Autore come guida spirituale dei novizi, il Diario riflette bene la pratica intensa di preghiera ascetica e contemplativa di cui egli stesso fu modello al punto da diventare, già tra i suoi contemporanei, un personaggio in alone di santità. II opera: Edizione originale di questo libretto dell'Araldi, autore di "alcune opere spirituali e sulla confessione o sulla comunione" (G. Tiraboschi, Notizie biografiche e letterarie in continuazione della biblioteca modonese V, p. XLIII). Belle le tavole incise su rame da Giacomo Mercoli su disegno di Giuseppe Fumagalli. III opera: Solo libro I di quest'opera del padre gesuita carinziano von Storchenau, professore di Filosofia a Vienna a partire dal 1763 e prolifico autore di testi che divennero manuali di studio e di riferimento per la formazione dei religiosi anche fuori dalla Compagnia di Gesù. L'edizione originale delle Institutiones Metaphisicae risale al 1769.

Lot 442

Cangiullo Francesco. Poesia pentagrammata. Napoli: Gaspare Casella, 1923. In-8° (mm 218x158). Pagine 44, [4]. A fogli chiusi, leggere bruniture. Brossura editoriale originale stampata in rosso e nero, illustrata da Enrico Prampolini, strappi e piccole mende al dorso, piatto anteriore parzialmente staccato. SI AGGIUNGE: Id. Caffeconcerto. Alfabeto a sorpresa. Milano: Edizioni futuriste di Poesia, [1919]. In-8° (mm 259x175). Carte [24], di cui alcune di colore verde o rosa, illustrate in bianco e nero. Brossura editoriale originale stampata in nero, al piatto anteriore illustrazione dello stesso Cangiullo.   I opera: Edizione originale di questa raccolta che contiene una serie di poesie messe in musica con i relativi spartiti, riprodotti dagli originali tramite fotoincisione. All'interno dell'innovazione 'paroliberista' propria della poetica futurista, l'Autore utilizza le lettere e le parole come su fossero note musicali, ricorrendo a soluzioni di composizione tipografica finalizzate a tradurre visivamente la corporeità della scrittura. Insieme alle opere edite negli anni 1916-1924 - Piedigrotta (1916), Caffeconcerto (1918), Il debutto nel sole (1919), Poupée sulle gambe del barone (1920), Il mobilio futurista (1920) e Il sifone d'oro (1924) - si tratta di una delle prove sperimentali più originali e innovative dell'intera produzione di Cangiullo. Cammarota, 76.20; Salaris, 155; Salaris, Bibliografia, 27a; Hulten, 439-440; Falqui, 73; Le Livre futuriste, 81, 145. Gambetti - Vezzosi, 169. II opera: Edizione originale, non comune, di quest'opera tipicamente futurista, in cui la scrittura assume una valenza visiva e pittorica mediante suggestioni tipografiche che - animando le lettere dell'alfabeto - le trasformano in personaggi viventi di uno spettacolo teatrale di varietà. Si tratta di uno dei testi maggiormente esplicativi delle dinamiche grafiche proprie della sperimentazione avanguardistica del Movimento fondato da Marinetti. Sebbene alcune bibliografie riportino il 1916 come data di edizione, si tratta di un errore in palese contraddizione con la menzione - al verso della penultima carta - di una mostra di Cangiullo e Pasqualino presso la Galleria d'arte Bragaglia di Roma (novembre 1918) e dell'Esposizione Nazionale Futurista di Milano (aprile 1919). Salaris, 27; Le Livre futuriste, 87, 118, 145; Jentsch, 322; Andel, 11, 113; Gambetti - Vezzosi, 169.

Lot 444

Capelloni Lorenzo. Vita del prencipe Andrea Doria. In Vinetia: appresso Gabriel Giolito di Ferrarii, 1569. In-4° (mm 208x147). Pagine [22], 188, [4]. Due ritratti calcografici nel testo, marca tipografica incisa su legno al frontespizio e al verso di c. M7, capilettera, testatine e finalini xilografici. Gore e tracce di sporco al frontespizio e su alcune carte, macchie (ceralacca?) al contropiatto e alla sguardia anteriori, mende alle sguardie. Legatura coeva in pergamena floscia, titoli manoscritti al dorso, legatura allentata, lacuna al piatto posteriore. Al recto e al verso della sguardia anteriore lunghe note di possesso manoscritte ('Dalmatius Theseus Guasta...') datate rispettivamente 1694 e 1695, altre note al recto dell'ultima carta ('Comes Laurentius Maximilianus Pasti ex Germania ad pedemontis bellus accessitus anno 1690 obijs Mediolani die 6 novembris 1694') e al verso della sguardia ('Andreas Doria Princeps plurima gestis ad fidei defensione cui parvus inclinant Jan(?) hoc anno 1694 morbo gallico impediente'), corona imperiale tracciata ad inchiostro al frontespizio. SI AGGIUNGE: Orologi Giuseppe. Vita dell'illustrissimo signor Camillo Orsino. In Vinegia: appresso Gabriel Giolito de' Ferrari, 1565. In-4° (mm 206x146). Pagine [22] (di 24, manca c. *12 con ritratto di Camillo Orsino inciso in rame), 141, [3]. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio e al verso di c. S4, capilettera, testatine e finalini xilografici. Qualche lieve arrossatura, lavori di tarlo non lesivi del testo al margine inferiore di alcune carte dei ff. H e G.  Legatura in pergamena su cartone, titoli in oro su falso tassello al dorso, contropiatti in carta decorata, tagli azzurri. Etichetta ex libris di Clemente Domenico al verso del frontespizio, al contropiatto anteriore resti della medesima etichetta, al recto delle cc.*11 e S3 timbro Collezione Clemente Domenico, al dorso etichetta cartacea con numero 48 ad inchiostro. SI AGGIUNGE: Fontaine Simon. Historia catholica de' tempi nostri...contra Giovanni Slaidano divisa in XVII libri. Tradotta di lingua francese, nella nostra italiana. In Venetia: appresso Gasparo Bindoni, 1563. In-8° (mm 152x104). Carte [8], 274, [2]. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio e al verso dell'ultima carta, capilettera xilografici. Tracce di sporco al frontespizio, restauro agli angoli del frontespizio e di c. V3, qualche arrossatura. Legatura in pergamena. Al frontespizio nota di possesso manoscritta datata 7-2-1945. SI AGGIUNGE: Giannotti Donato. Libro de la republica de vinitiani. [1564]. In-8° (mm 144x95). Carte 103, [1]. Marca tipografica e fregio incisi su legno al frontespizio, capolettera xilografico. Due piccole macchie al frontespizio, lievi arrossature.  LEGATO CON: Contarini Gasparo. La republica e i magistrati di Vinegia...Nuovamente corretta, e stampata. In Vinegia: per Dominico Giglio, 1564. In-8°. Pagine 158, [10]. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio, capolettera xilografico. Qualche legera arrossatura. Legatura coeva in pergamena con unghie, titoli manoscritti al dorso, mende al bordo del piatto anteriore e al dorso. Firma di possesso al recto della sguardia anteriore 'Henry Petley September 1846 Venice', sottolineature e marginalia isolati. SI AGGIUNGE: Zinani Gabriele. L' Amico over del sospiro...Alla ser.ma Signora duchessa d'Urbino. In Reggio: appresso Hercoliano Bartholi, [1591]. In-8° (mm 142x86). Pagine [6], 24 [i.e. 22]. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio, capilettera e finalini xilografici. Legatura in pergamena, tagli rossi. I opera: Seconda edizione, "poco conosciuta, e senza paragone più rara della prima" (Bongi II, 215), di questo profilo biografico del celebre ammiraglio genovese, composto dallo storico ligure Lorenzo Capelloni. L'esemplare, sebbene non conforme al censimento ICCU, non può dirsi incompleto, perchè non vi sono mancanze testuali al fascicolo **, quanto piuttosto una variante con ultimo fascicolo M di 8 carte di cui M8 bianca. II opera: Prima edizione, mancante del ritratto, di questa biografia composta da Giuseppe Orologi e curata da Lodovico Dolce, letterato che indirizza la dedicatoria all'inizio del volume a Paolo, Giovanni e Latino, figli del capitano di ventura Camillo Orsini di cui sono raccolte e narrate le gesta. L'Autore compose l'opera in maniera celebrativa, nascondendo o ignorando particolari scomodi, come la presunta vicinanza del condottiero al movimento protestante. Il libro venne ristampato nel 1669 senza la lettera del Dolce, ma con l'aggiunta di una serie di documenti dell'Orologi che erano rimasti manoscritti alla Marciana di Venezia: l'impressione secentesca "è detta terza; qual fosse la seconda non [...] è riuscito di trovarlo" (Bongi, II, p. 213). III opera: Edizione originale dell'unica traduzione italiana, condotta da Giuseppe Orologi, di quest'opera apparsa in francese nel 1558 (A Paris: chez Claude Fremy). L'Autore, ripercorrendo la vicenda della Riforma, narra la vita di Martin Lutero, non senza elementi falsi o leggendari tra cui il topos del suo concepimento ad opera di Satana. Si tratta di fatto di un eloquente libellus anti-luterano, interessante come documento di una precisa fase della storia della Chiesa. IV opera: Edizione, datata 1564 su base tipografica e restituita ai torchi di Domenico Giglio, di questa famosa opera sulla storia e la politica della Serenissima, composta da Giannotti in chiave antimedicea e antiromana e stampata per la prima volta a Roma per Antonio Blado nel 1540. Legata nello stesso volume è l'edizione originale de La republica e i magistrati di Vinegia di Contarini, scritto che contribuì in maniera decisiva, nel corso del XVI secolo, a rafforzare e diffondere in Europa il mito di Venezia. V opera: Edizione originale di questo scritto del letterato reggiano Gabriele Zinani, poeta che insieme a Marino fu iniziatore del genere dell'idillio barocco. L'opera costituisce un esempio della trattatistica amorosa molto diffusa nel secolo XVI, rivolta a discutere la vera natura dell'amore. USTC, 864402.

Lot 448

Carli Gian Rinaldo. Delle opere del signor commendatore don Gianrinaldo conte Carli... Tomo I [- XIX]. Milano: nell'Imperial Monistero di S. Ambrogio Maggiore, 1784-1794. Diciannove volumi in 8° (mm 218x140). Con un'antiporta incisa (firmata da: Hier. Mantelli del., Ant. de Giorgi direxit, Jac. Leonardis scul. Ven.is) e numerose tavole, carte geografiche in rame e tabelle ripiegate fuori testo. Solida mezza pergamena moderna con titolo al dorso. Bellissima copia intonsa con barbe. Prima edizione collettiva delle Opere del grande economista Gian Rinaldo Carli (1720-1795). Originario di Capodistria, Gian Rinaldo Carli fu educato dagli scolopi nel suo paese natale. Nel 1739 si trasferì a Padova, dove, pur iscritto a giurisprudenza, seguì le lezioni di A. Vallisnieri, G. Poleni e J. Facciolati e strinse amicizia con A. Zeno e S. Maffei. Membro dell'Accademia dei Ricoverati, pubblicò vari scritti di carattere erudito e alcuni pezzi tragici per il teatro. Nominato lettore di teoria dell'arte nautica e, dal 1746, di geografia presso l'ateneo patavino, nel 1748 sposò una ricca ereditiera, Carla Rubbi, di cui assunse il cognome, aggiungendolo al proprio. Alla morte della moglie, avvenuta solamente un anno dopo, si trovò a dover gestire un'ingente fortuna. Si dimise da ogni impegno universitario e cominciò ad interessarsi di questioni economiche, pubblicando nel 1751 Dell'origine e del commercio delle monete (L'Aia, ma probabilmente Venezia, 1751). Dopo essersi risposato nel 1752 con una vedova pisana di nobile famiglia, cercò un impiego di corte a Milano, Torino e successivamente in Toscana, dove pubblicò la sua opera principale, Delle monete e dell'instituzione delle zecche d'Italia, dell'antico e presente sistema di esse, e del loro intrinseco valore, e rapporto con la presente moneta dalla decadenza dell'Impero sino al secolo XVII (L'Aja, ma Venezia o Pisa, 1754 e Lucca, 1760). Nel 1760 fece ritorno a Capodistria, dove si costruì una villa e tentò di rinnovare la cultura locale. Rimasto in contatto con gli illuministi lombardi, scrisse articoli sul Caffè e nel 1765 fu nominato presidente del Supremo Consiglio di economia e consigliere della nuova Deputazione per gli studi del ducato di Milano. Negli anni successivi il suo atteggiamento moderato lo portò a frequenti scontri con il più innovativo Verri, ma i due furono costretti a lavorare fianco a fianco per volontà di Maria Teresa e del cancelliere W.A. von Kaunitz. Nonostante gravi problemi familiari, fu operosissimo fino agli ultimi giorni. Curò personalmente l'edizione delle sue Opere. Morì vicino Milano nel 1795. Lotto non passibile di restituzione.

Lot 451

Castelfranchi Carlo. Il Plutarco ad uso della gioventù, ossia Massime e trattati storici estratti dalle Vite degli uomini illustri...Volume primo [-secondo]. Milano: per Giovanni Silvestri, 1812. Due parti in un volume in-16° (mm 144x95). Pagine [2], 247, [1]; 252. Macchie di ceralacca ai contropiatti e alle sguardie. Legatura coeva in mezza pelle con punte, carta marmorizzata ai piatti, titoli in oro su tassello al dorso, tagli spruzzati in azzurro, abrasioni. Al recto della sguardia anteriore timbro di possesso D'Adda Gioachimo, al dorso etichetta cartacea con segnatura manoscritta. SI AGGIUNGE: Vergilius Publius Maro. Les oeuvres de Virgile, traduites en francais, par l'abbe' des Fontaines, avec des notes tirees des meilleurs auteurs. Tome premier [-quatrieme]. Lyon: Amable Leroy; de l'imprimerie de Michel Leroy, 1812. Quattro volumi in-12° (mm 129x76). Pagine [4], viij, 247, [1]; [4], 215, [1]; [4], 287, [1]; [4], 255, [1]. Ritratto calcografico dell'Autore in antiporta del primo volume, marca tipografica xilografica ai frontespizi. Lievissime arrossature, pochi fascicoli con bruniture, errore nella fascicolazione del f. O del tomo quarto. Cartonato verde coevo, titoli in oro su tassello rosso a dorsi, tagli spruzzati in rosso. All'occhietto del volume quarto timbro di possesso Gioachimo D'Adda, segnatura manoscritta su etichetta cartacea ai dorsi. I opera: Compendio delle Vite di Plutarco redatto dall'abate somasco Carlo Castelfranchi, rettore dell'orfanotrofio maschile di Milano, apparso per la prima volta nel 1807 e più volte ristampato da Silvestri: per l'editore milanese l'Autore compilò altri lavori tutti d'indole scolastica. II opera: Edizione della traduzione francese, condotta dal letterato Pierre-François Desfontaines, delle opere di Virgilio: stampata per la prima volta nel 1743, la versione del critico letterario di Rouen non era solo di tipo linguistico, ma anche metrico-stilistico, perchè la struttura in versi degli scritti virgiliani era volta in forma prosastica.

Lot 453

Castiglione Baldassarre. Il libro del cortegiano. [Toscolano: Alessandro Paganini, non prima del 1528]. In-12° (mm 132x70). Carte [204].  Ottimo e genuino esemplare. Legatura in pergamena floscia coeva con nervi passanti. Rarissima edizione tascabile del capolavoro del Castiglione, attribuita al tipografo Alessandro Paganino e probabilmente stampata tra il 1528, anno della prima edizione aldina, e il 1533 circa. Il testo e' stampato in un minuscolo carattere corsivo. Mantenendo per buona la datazione più precoce indicata, si tratterebbe della seconda o terza edizione del Cortegiano, dopo la princeps aldina in folio, precedente o contemporanea all'edizione giuntina in 8° del 1529. Composto a partire dal primo decennio del Cinquecento e più volte rielaborato, il Cortegiano, uno dei testi più celebri ed influenti del Rinascimento italiano, è scritto in forma di dialogo. La scena si svolge ad Urbino e si sviluppa in quattro sere. Gli interlocutori sono alcuni tra i più illustri personaggi dell'epoca, quali la duchessa Elisabetta Gonzaga, Emilia Pio, Cesare Gonzaga, cugino dell'autore, Ludovico di Canossa, il cardinal Bibbiena, Federico e Ottaviano Fregoso, Pietro Bembo, Giuliano de' Medici, Gaspare Pallavicino e Bernardo Accolti (Unico Aretino). Nel primo libro, dedicato all'educazione del gentiluomo, si affronta il tema della lingua più adeguata all'uomo di corte. Nel secondo libro si discorre delle qualità del cortigiano in quanto uomo sociale e del suo contegno. Egli deve sviluppare al massimo tutte le sue facoltà individuali: padroneggiare le armi, essere abile nei giochi di società, conoscere a fondo le arti e la letteratura, essere brillante ed ironico nelle conversazioni, evitare ogni affettazione. Nel terzo libro Giuliano de' Medici e il misogino Gaspare Pallavicino discutono del ruolo della donna a corte. Infine il quarto libro tratta dei rapporti fra il cortigiano e il principe e contiene una dissertazione del Bembo sulla dottrina dell'amore platonico. Permeato di quel raffinato decoro che fu l'ideale del Rinascimento italiano, il Cortegiano, insieme galateo di buone maniere e summa della vita di corte, anche grazie al suo piacevole andamento dialogico, ebbe un enorme impatto sulla cultura europea, influenzando non solo i successivi trattati sull'argomento, ma anche la poesia e il teatro. Castiglione per primo delineò le caratteristiche e gli obblighi sociali di quella figura di perfetto gentiluomo, sicuro di sé, ironico e autosufficiente, che in Spagna prese il nome di caballero, in Francia di honnête homme e in Inghilterra, paese dove la sua influenza fu maggiore, di gentleman (cfr. A. Quondam, "Questo povero Cortegiano". Castiglione, il Libro, la Storia, Roma, 2000). G. Bologna, a cura di, Le cinquecentine della Biblioteca Trivulziana, Milano 1966, II, nr. 345; U. Baroncelli, La stampa della riviera bresciana del Garda nei secoli XV e XVI, 1964, nr. 60; A. Nuovo, Alessandro Paganino (1509-1538), Padova, 1990, p. 139 (l'autrice esclude l'edizione dagli annali del Paganino sulla base della «manifesta difformità di tutti gli aspetti esterni»).

Lot 458

Cessole Jacopo da. Volgarizzamento del libro de' costumi e degli offizii de' nobili sopra il giuoco degli scacchi... tratto nuovamente da un codice magliabechiano. Milano: dalla tipografia del dottore Giulio Ferrario Contrada del Bocchetto al N.° 2465, 1829. In-8° (mm 227x145). Pagine XX, 162, [2]. Illustrazione xilografica al frontespizio, altre 13 incisioni xilografiche nel testo. Esemplare in barbe, gora al margine interno del frontespizio e delle prime 5 carte. Brossura editoriale a stampa, titoli al piatto anteriore e al dorso, abrasioni lungo le cerniere e piccole mende al dorso. Volgarizzamento del Libellus de moribus hominum et officiis nobilium ac populum super ludo scaccorum, noto più semplicemente come Liber de moribus o Libellus super ludo scaccorum, curato dal letterato Pietro Marocco, autore della nota Al cortese lettore che funge da prefazione. Il Libellus, opera del frate domenicano Jacopo da Cessole composta intorno all'anno 1300, è strutturato in quattro parti e si tratta di uno scritto a carattere edificante che, utilizzando come espediente la descrizione e la spiegazione del gioco degli scacchi e delle sue regole, procede ad un'analisi delle diverse componenti della società medievale, nonchè delle virtù che esse devono coltivare per garantire l'armonico vivere comune. Opera di grande fortuna e diffusione, ebbe numerose traduzioni in tutta Europa già a partire dal XV secolo. Le belle incisioni riprendono quelle che ornavano l'impressione fiorentina di Antonio Miscomini del 1493. Chicco-Sanvito, 181; Gamba, 342.

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